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Gli eroi vivono insieme, ma muoiono da soli

La mia attenzione viene catturata da un vaso molto largo ma stretto sui bordi. Su di esso c'è un dipinto molto crudo e chiaro, che non lascia fraintendimenti.

Il sangue che scorge da quelle ferite come un fiume che scorre dal picco alla vale, è raffigurato con un rosso scuro così pulito; quel volto sofferente e quell'espressione neutra che fa capire come ogni forza si stia levando dal suo corpo gigantesco; è la rappresentazione di un gigante che viene trafitto e accerchiato da centinaia di semplici uomini che sembrano quasi insetti. Quest'ultimi, sono raffigurati con una certa prospettiva che arriva all'occhio come se fosse un'orda vista da una altura. Tutta questa armata di uomini, guerrieri, si spingono e si accalcano tra di loro, solo per dare il loro affondo con le lance a questa grossa sagoma sofferente e in fin di vita.

-Apparteneva ai Nani. Loro erano stati amici dei Giganti, e li hanno anche aiutati nella loro Rivolta. Almeno per quel che hanno potuto. Quello che ora stai vedendo è Renus-. l'Elfo interrompe il flusso dei miei pensieri.

-Ancora grazie-. Riprendo le mie cose, e senza degnare loro di un ultimo sguardo, mi dirigo verso l'uscita. C'è ancora la bufera che bussa alla porta, quindi non ho perso molto tempo, ma non ne posso sprecare altro.

-Armus... Lui non è come sembra. E se te lo chiede, tu non mi hai mai visto e non sai nemmeno chi sono-. Mi urla, mentre esco fuori.

-Sta attento, figliolo-. Quest'ultima è sua moglie, con un tono premuroso. Ma ancora non rispondo e penso solo ad andarmene.

Senza Mitri sarà un suicidio.

***

La strada è in salita, ogni mio passo sprofonda in centimetri di neve, mentre il cielo è grigio e il massimo di visibilità è di un paio di metri. Le mie gambe sono troppo pesanti, troppo per le mie forze, le mie spalle fanno male e sono piegate. Non riesco più a reggermi, a causa freddo non sento più il sangue scorrere e il mio corpo è morto.

Non sento più le gambe, non riesco più a muoverle. Le tocco, non c'è circolazione, ho perso il loro uso. Ora ho un peso in più.

Striscio. Striscio. So di essere spacciato, e questo mi fa sentire umiliato e frustato.

Perché ora non riesco più a muovermi? Rimango steso per lungo, guardando verso destra: non vedo niente, solo il vento gelido e il buio. Non faccio nemmeno più resistenza, non spingo e non reagisco. Rimango così, mentre vengo ricoperto dalla neve.

Respiro, respiro. Riprovo a spingere. Stringo i denti, ma è inutile. Sono immobilizzato.

Ancora un altro tentativo, ma ancora niente.

Urlo. Urlo con tutto il fiato che mi è rimasto. Ma ho sprecato anche le ultime energie.

Mi sono già rassegnato, perciò lascio perdere tutto quanto, aspetto solo di morire.

***

Apro gli occhi e guardo il cielo ancora grigio scuro, mentre mi sento trascinare su di una slitta lungo le valanghe e colline di neve, con il vento di bufera contrario.

Vedo solo una sagoma scura, ma dalle enormi fattezze. Non capisco chi possa essere, ma sembra che stia passeggiando normalmente.

Sente che mi sono svegliato, e si volta per guardarmi. Il suo volto è irriconoscibile, non vedo nessun tratto o colore, niente, solo un'ombra.

-Sai...-, parlare è così faticoso,- sai... Dov...e ....-. Non ho più le forze, e le mie palpebre stanno cedendo e chiudendo da sole, contro la mia volontà.

-Tu sei uomo buono-. Dice questa sagoma, mentre il vento rapisce le sue parole. L'ha detto con un tono così docile, rotto e diffidente nel spiccicare parole.

-Noi sapere di te. Noi sostenere te-. È così amichevole e la sua voce è come quella di un cucciolo.

-Grazie-. Dico con immenso sforzo, ma con un sorriso in volto.

-Io dovere riposare... Scusa-. Con questo mi porta in una grotta.

È tutto così umido qui dentro, un vento che è come un martello che dà sulle ossa. Percepisco le rocce e il terreno accidentato, mentre non vedo più niente.

Ma subito dopo, ecco che il fuoco spazza via l'ombra e rivela tutto quanto: i disegni antichi sulle rocce e tante raffigurazioni infantili. Mi guardo intorno, studiando tutto quel che c'è disegnato, mentre rimango a bocca aperta e quasi incantato. È sia misterioso che fantastico.

Ma ecco che ora posso vedere veramente il suo viso, e i suoi occhi da bambino.

Ha il viso di un neonato, con quelle guance morbide e quegli occhi così gioiosi. Ma il suo corpo è gigante, un suo braccio è quasi quanto me. Ecco come riusciva a trascinarmi prima.

Ma è una creatura così umile e da debole. Un cucciolone.

Prende una coperta, una coperta della sua misura, e la usa per coprirmi.

Questi disegni sono così espliciti e chiari. Narrano tante storie, tanti avvenimenti di epoche passate. Nonostante siano disegnate in modo disordinato e con linee sghembo, sono molto crude e dirette.

-E' il vostro sfogo? Le hai designate te?-. Chiedo, mentre sto sul punto del collasso e con la testa rivolta verso il soffitto irregolare con lineatura e spigoli appuntiti che pentono proprio sulla mia gola.

-Io piacere storie mie antenati... Io insegnare questo anche miei figli. Loro come me, il sapere rende liberi e contenti. Sapere antenati fa sorridere loro. E loro fa sentire soddisfato me sapere di avere figli così intelligenti e buoni-. Lui è seduto proprio all'angolo opposto al mio, accovacciato e con le gambe che arrivano a toccarli anche il mento.

-Come fai a sapere di me?-. Chiedo con tono grave.

-Io amico di Throt. Lui ha parlato con me. Ma anche prima, io osservare, nascosto, te. Tu uomo che ama famiglia-.
Appoggia una mano, la sua manona, sul suo cuore.- Tu essere così. Tu volere vivere in pace, come me pure-.

Imito il suo gesto, mentre lo guardo negli occhi.

-La tua gente, vive bene?-. Domanda cruciale, che porgo con uno sguardo misero.

Il falò riempie di colore le nostre facce tristi.

-Mia gente sofferto. Farei di tutto per miei figli, non importa quanto mi costerebbe, ma questa motivazione, più importante mia vita... Se finissero in capo al mondo, io gli troverei-. Stringe i suoi pugni e denti.

-Renus? Questo è il tuo nome?-.

-No, ma questo è il nome della persona la quale traggo più forza e ispirazione al mondo-. Indica un suo disegno: c'è raffigurate centinaia di persone, Giganti, proporzionate in scala, in base alla distanza, che insieme circondano e abbracciano un solo gigante che si erge impavido tra di loro.

Le donne lo accarezzano, gli uomini appoggiano una mano sulle sue spalle e il loro viso sembra infranto, ma ciò che mi colpisce di più, sono i bambini ai suoi piedi.

-"Grazie, eroe". Ecco cosa sussurravamo in quell'attimo-.

"Essi piangono e si stringono alle sue gambe possenti, mentre il Gigante si commuove ma si emoziona. Il suo volto di pietra si frantuma in lacrime mentre la sua anima sente tutto l'amore e il rammarico delle persone che vogliono stargli vicino e dargli la prova di quanto lo apprezzano, amano e ringraziano, in un'esplosione di affetto e calore. "Grazie, eroe" è questo che dicevamo". Provo a tradurre le parole del gigante.

Eroe...

"Tutti sapevamo che non l'avremmo più rivisto, dopo quell'ultimo abbraccio fisico da parte di tutti noi. Stava andando a sacrificarsi, ma a lui non importava. E questo nostro ultimo gesto... Non ci sono parole per descriverlo, non so come fare... Capisci... Le sue emozioni hanno avuto il massimo della libertà di espressione in quel momento. Le carezze e il semplice ma potente grazie di migliaia di persone che lo amavano-. Il Gigante si accorge del mio evidente interesse verso quella così semplice ma chiara rappresentazione". Ecco cosa dice il Gigante, con quel suo modo di parlare distorto.

-Perché si stava per sacrificare?-.

"E' una lunga storia, ma ricorda che non fu l'unico a sacrificarsi quel giorno. Ma ricorda che quella fu la prima è ultima volta che sorrise. Non aveva paura di niente, non si faceva scoraggiare da niente, non si faceva demoralizzare da niente; un giorno, quando ci fu un confronto diplomatico con Gli Schiavisti, il loro tiranno affermò con lingua di serpente di essere disposto a sacrificare ogni suo singolo uomo per la sua testa, di Renus. Ma Renus dice di gusto, proprio in faccia al viziato imperatore che rimase sbalordito e spiazzato, e disse: "...e io, invece, sarei disposto a sacrificarmi, per ognuno dei miei figli e fratelli che combattono insieme a me. Stando seduto per tutta la vita su quel trono, forse nessuno ti avrà mai insegnato che non c'è fuoco migliore per formare legami d'acciaio, che il bollente sangue che hai versato in battaglia con i propri fratelli".

Questo è tutto ciò che riesco a capire e a tradurre dal suo modo di parlare.

-La gente come lui muore sempre, ma vale la pena finire in questo modo. Io voglio morire così, capisci?-. Affermo, innalzando lo sguardo con occhi da lupo carichi.

"La gente così muore in due soli modi... O da soli, o insieme alle persone che gli sono state affianco. Ma c'è un problema, a volte quest'ultimi ti voltano le spalle. Ma non è stato il suo caso. Il nemico lo voleva solo, e promise anche che se lui si consegnasse, ci avrebbe lasciato andare. Renus accettò, e ci disse di continuare per la nostra strada verso il Nord. Beh, quella fu la prima volta che disubbidiamo ai suoi ordini!".

Comunque questa parlata un po' strana del gigante, è un effetto voluto.

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