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Gli Anziani Che Vivono Alla Riva Del Lago Ghiacciato

Logan ride al solo pensiero del tiro mancino che ha in programma. Ogni volta che sorride i suoi baffi sembrano brillare come una lama appena lucidata e affilata. E i suoi occhi sono fissi sul incomprensibile libro di Chida.

-Veniamo anche noi!-. Ma nel frattempo, Lagherta continua nel suo disperato tentativo di dissuadermi, mentre mi guarda fisso negli occhi. I suoi sono lucidi.

-Devo andare da solo. Abbiamo già pochi guerrieri, e se la nostra gente durante l'evacuazione la Barriera venisse attaccata... Aspetta!...-. Mentre parlo, un'idea mi balena in testa.

-Arus...-. Lui, sino a poco fa, era appoggiato di schiena su di un muro a braccia conserte e il volto basso, completamente distaccato dai nostri discorsi.- Loro non sanno che stiamo facendo evacuare tutti quanti, ma quando arriveranno, li farete un'imboscata. Lo so, so che sarete in sette contro mille, ma l'unico modo per sopraffare la superiorità numerica stessa del nemico, è la magia-.

Logan, a questo punto, si alza e sbatte il libro sul tavolo, evidenziando un determinato paragrafo.

-Quanti ne avete di queste?-. Indica una determinata parola.

-Quando quasi tutte le vedevano come dei rifiuti inutili o utili solo a consumare spazio, io vedevo delle cose che sarebbero state utili in futuro!-. Ridiamo maliziosamente e insieme.

-Hai uno scantinato pieno?-. Chiede con sguardo accigliato.

-Mettetevi a lavoro!-.

La tempesta continua a soffiare come se avesse fiato illimitato, e ci vuole forza di ben dieci uomini per riuscire ad aprire la porta di legno dello scantinato.

Il vento spinge contro la porta, impedendoci di aprirla con facilità. Ma finalmente, dopo aver stretto i denti, riusciamo ad entrare. Gli altri entrano, mentre io tento di far rimanere aperta la porta premendo con tutta la mia forza, e opponendo resistenza con la gamba contro il muro parallelo all'apertura della porta.

Dopo che sono entrati tutti, lascio subito la presa e mi tuffo all'indietro, per evitare di venire schiacciato dalla porta stessa.

Con la piromanzia, anche perché senza di essa sarebbe stato impossibile, accendiamo una candela per illuminare uniformemente la buia stanza. Logan e Set sgranano gli occhi per la rinvigorente sorpresa.

Sembra che per tutto questo tempo abbiamo avuto un tesoro, senza nemmeno saperlo.

Logan appoggia sul palmo della propria mano una di queste titaniti di cristallo trasparente rosse con sfumature di un viola denso e consistente, e inizia a narrare la loro storia:

-Quando le comunità nomadi dei giganti, per anni schiavi e perseguitati dagli imperi voraci di espansione e dominio solo per confermarsi come super potenza, riuscirono a migrare lungo le coste nordiche, proprio dove gli imperi perseguitori non avrebbero mai messo piede a causa della loro paura nei confronti dei barbari. Dopo aver miseramente fallito nella loro "Rivolta Degli Schiavi" guidata dal valori e sostenitore della libertà ribelle gigante Renus, i pochi sopravvissuti dopo anni e anni di conflitto, giunsero qui quasi strisciando, ma al contrario di come si potesse pensare, i barbari prima della nascita dei demoni e la distruzione, accolsero e considerarono proprio come dei pari fratelli questi docili, gentili e umili giganti puzzolenti. I grandi imperi dell'epoca, trafficavano e commerciavano con questi esseri possenti. Esseri viventi e dal cuore umile. Era molto facile sottometterli, benché non erano amanti della guerra. Ma il motivo per cui erano i più cercati e desiderati dagli schiavisti, è proprio perché uno solo di loro aveva la forza di mille uomini. E durante l'era di espansione, con la loro forza potevano costruire immensi palazzi per i loro re e padroni, oppure enormi arene dove combattevano gli schiavi delle svariate conquiste-.

-Che c'entra questo con le titaniti?-, chiede Lagherta.

-Perché queste titaniti provengono proprio dalle ceneri e dai loro organi, mischiati con il ghiaccio Delle Rive!-. Conclude Set, a posto di Logan.

-Ok, fate quel che dovete fare e preparatevi a combattere! Io andrò ad avvertire gli Elfi dell'inevitabile minaccia, con la speranza che non mi vedano come colui che ha portato la minaccia-.

Non molto tempo fa, quando portammo gli Elfi per la prima volta a Nord come prova della loro esistenza alla nostra gente, fui proprio io ad avvertire Armus di quanto possa essere pericoloso il mio stesso popolo. Lui rispose  che, se solo succedere qualcosa di male alla sua famiglia o alle sue terre... Non avrebbe nessuna pietà nei miei confronti e di quelli di chi mi sta affianco. Nessun perdono ci sarà.

***

Il vento che esplode sul mio viso ad una velocità che sfugge persino ad un occhio pieno. È tutto grigio, ogni cosa è grigia e fredda, ma il mio Mitri è caldo anche se i suoi sfavillanti colori non risultano più che di una briciola in un oceano in tempesta.

È più veloce della bufera stessa.

Troppo veloce infatti, cosicché quando si accorge che sta per fare un passo falso, non può più ritirarlo.

Prima il rumore dell'acqua che si apre come un vortice, e subito dopo il ritrovarsi in una tomba gelida. Mi si pietrificano i muscoli, i quali perdono il contatto con me stesso. I miei occhi sono ancora aperti, mentre sprofondo e le oscurità mi posseggono e incatenano con catene sempre più dure e spesse in ogni centimetro sempre più in basso.

Il nero è così uniforme e pulito qui, un nero che si posa sul mio corpo come un mantello. I miei occhi sono ciechi, non vedo più niente per quant'è buio.

***

Queste coperte così calde, la brezza del fuoco che balbetta alla giusta distanza per farmi sentire il consueto calore, un materasso che non ho mai toccato prima, il quali i miei nervi non sono abituati e rigettando con una certa tensione questa nuova sensazione. Devo andare via da qui.

Ho le idee confuse, non ricordo con esattezza cosa e come ci sono finito qui.

Ma certo, l'oscurità.

Appoggio prima un piede, il pavimento è tappezzato di legno ed è così caloroso... Ma non so dove mi trovo. Non so a cosa andrò incontro una volta attraversata quella porta socchiusa.

I miei piedi toccano in maniera morbida il pavimento, sulle punte delle dita per non far sentire i miei passi da felino, trattengo il respiro e con un occhio guardo cosa c'è oltre questa porta dalla maniglia dorata: un salone pieno di divani agli angoli, un tavolone al centro e un tappeto bianco con bordi d'oro.

Su degli scaffali di marmo ci sono posate, in modo santuario, delle spade che sembrano da collezione. Su altri ancora, invece, ci sono dei vasi o pezzi di pietra ritagliati in maniera artistica.

-Non c'è il bisogno che di nascondi... Sei a casa mia, perciò ti converrebbe presentarti e darmi un'idea migliore di chi ho come ospite!-. Dall'altro lato della porta sento una voce, dalla quale non riesco a vedere il volto di chi la emette, robusta e calda.

-Mi hai salvato? Se sì, sappi che non importa quel che hai fatto per me. Io non ho tempo da perdere, soprattutto per scontare debiti con qualcuno. Perciò, dimmi dove stanno le mie cose, così potrò togliere il disturbo-. Ancora non vedo il suo volto, ma parla con tono dispregiativo e arrogante.

-Ragazzo...-. L'uomo, anzi, l'elfo apre del tutto la porta da poco socchiusa così da mostrarsi in tutta la sua statura imponente e la sua barba marrone, come i suoi capelli folti, che arriva fin sul suo petto ampio e possente.- Ho già preparato la cena. Non ho sprecato tante energie nel buttarmi e nuotare dentro un lago di ghiaccio per salvarti solo per vederti morire deperito subito dopo. Cammina!-. Esclama con una voce rozza e amplificata dai suoi baffi e dal suo enorme addome.

Di solito gli Elfi sono alti e snelli, con arti molto lunghi, è una loro immancabile caratteristica che, però, riguarda solo i tratti facciali. Quest'Elfo ha un viso di una magrezza sproporzionata per il suo corpo, e delle braccia e gambe molto lunghe.

Il tavolo è apparecchiato per tre. Manca ancora una persona.

Ed ecco che, dopo aver sentito un forte rumore improvviso, una signora dagli occhi azzurri e freddi, statuea caratteristica per un'Elfa, ma due spalle fuori dalla norma.

E grazie all'aiuto di queste spalle e delle sue possenti braccia quasi da uomo, questa signore porta a tavolo una portata veramente abbondante e pesante. Carne di coscia di Korm, già tagliata in fette più grandi del mio palato.

Non appena questo vassoio viene portato a tavola, l'Elfo infilza ben tre spesse fette con un solo spiedino e le fa scivolare nel suo piatto.

-Throt, e lei è Elga. Tu?-. Con una voce ruvida, con lo sguardo a malapena distaccato dal suo piatto e rivolto solo con la coda dell'occhio verso di me, mi interroga.

Io rimango in silenzio, e anche un po' in disagio.

-Avevo un Mitri!-. Esclamo.

-E' questo il tuo nome?...-, continua a mangiare voracemente senza guardarmi,- Allora, AvevoUnMitri, da dove provieni? Questo nome è molto diffuso nella tua zona?-. Chiede in tono sarcastico.

Ma io non ricambio il sarcasmo. Preferisco essere freddo e parlare poco con gli sconosciuti.

-Da quando in qua gli Elfi vivono a Nord? Non vivevate oltre il Nord?-.

-Se tu stai pensando che potessimo veramente vivere vicino e sotto il comando di quel narcisista di Armus, amico devi essere pazzo. Vogliamo rimanere fedeli al nostro vecchio Manus, siamo suoi discepoli, mai e poi mai volteremo lui le spalle-.

Questo mi confonde.

-Sapete, Manus è morto da tempo-.

-E' ancora vivo. Cambiando discorso, qui da noi non giungono mai e poi mai notizie di quel che c'è al di fuori di casa nostra. Ogni tanto i nostri due figlioli vanno a caccia o a fare scambi con altre specie, come ad esempio i Centauri ad est e i Nani a Ovest. I nostri due figlioli li concedono la carne di Korm o di altri demoni esistenti solo a Nord, in cambio di altre armi o cibi di qualità tipici di altre zone. Ho ancora conservato della carne di Fatone che mi hanno portato. Passando alle cose serie, non di solito prediligiamo esseri ignoranti, purché sapere in che modo sta ancora degenerando il mondo. Ma adesso io e la mia amata moglie faremo un'eccezione... Allora, cos'hai da dirci, straniero?

E mi guardano nuovamente, con quegli occhi scavatori e esaminatori, dandomi un certo fastidio. Sto perdendo tempo qui.

-Grazie per il pranzo...-. Provo ad alzarmi bruscamente, ma vengo stoppato di nuovo:

- Dimenticavo... Ho della carne di Serpente Fatone Delle Terre dei Centauri. Lo vado a prendere. Oh, aspetta. Comunque anche il tuo Mitri è morto, converrebbe mangiarlo. Tanto vale-.

Il suo volto viene illuminato da un sorriso controverso giallo e a trentadue denti, mentre si alza per andare a prendere la seconda carnivora portata.

-Un po' mi dispiace... Sai, mangiare il proprio Mitri...-. Secondo me la carne di Korm riesce sempre a tirar su di morale, è una sua splendida proprietà contro il malumore.

-Beh, sai, non c'è gusto nel mangiare un animale che non abbia avuto dei sentimenti. A volte, nella mia testa, quando vedo le loro fettine, è come se mi parlassero e mi dicessero: "perché?" Detti con dei versi sofferenti e con petulanti lamenti dilaniante e angosciante. È proprio a quel punto che li dò una bella calata!-.

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