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capitolo6 Il Piede Caldo Sul Terreno Freddo

Ti prego smettila! Non sai a cosa stai andando in contro, hai giocato già abbastanza-.

-Parli di quella?-. Alexander continua a rompermi le palle nel sonno.

- Più ti osservo, guido e seguo, mi rendo sempre più conto che sei una vera e propria testa di cazzo, proprio come tuo padre da giovane-. Alexander sbruffa sotto i suoi folti baffi.

Io e i miei compagni siamo partiti da poco. Il viaggio di ritorno è decisamente più facile e tranquillo dell'andata. Dopo esser andati più avanti, abbiamo deciso di fermarci un po', e sicuramente mi sarò addormentato in quel momento.

-E questo sarebbe un pregio o un difetto?-.

-Tutti e due. Sbagliando e comprendendo i propri errori si impara, ma sta a te non ripetergli-.

- Capisco...-. Sospiro.

Mentre continuo a guardare negli occhi Alexander, percepisco due piccoli calci sulle costole.

-E' ora di ripartire-. Armus mi riporta nella realtà. Forse, per la prima volta gli Elfi dovranno fronteggiare il mondo per quel che è veramente. A quanto vedo non sono molto abituati al freddo, ma ci servono, ci servono come testimonianza che abbiamo una mappa.

Ma c'è un solo problema: non sappiamo come reagirebbe la mia gente, non appena verrà a contatto per la prima volta con questi Elfi. Noi discendiamo pur sempre dai vichinghi, forse decideremo veramente di razziare, saccheggiare e colonizzare. Ma non posso permettere che tutto questo accada, questa è la mia più grande paura, questo è ciò che mi tormenta.

Armus ha fiducia in me, non si crea problemi a seguire i miei consigli... Forse è ora di cambiare programma.

***

-Armus, ti devo confessare qualcosa...-. Lo porto lontano dagli altri, per parlargli in privato.

-Cosa c'è?-. Mi guardo autoritario e dritto negli occhi.

-La mia gente è buona, hanno il senso dell'umanità, ma non tutti. Sotto la barriera, c'è gente cattiva e approfittatrice. Ciò che temo di più, è che loro decidano di prendersi ciò che vogliono, senza rimorso o sentimenti per il tuo popolo. Ora ascoltami, la mia gente è umile, in segreto gli condurremo lontano dalla loro miseria, dalla nostra miseria. Ma ci sono altri Clan e tribù che sono troppo pericolosi, e non devono sapere della vostra esistenza-. Cambio completamente espressione faciale.

Armus rimane in silenzio, a fissare la distesa di neve che si erge tutta intorno a noi.

-Figliolo, sappi solo che se succederà qualcosa, qualcosa di male a mia figlia, ai miei campi e a tutto il resto dei miei figli e fratelli che considero la mia gente, i quali sarei disposto a sacrificare la mia vita per ognuno di loro, sappi che non ti ucciderò, ma farò del male a chiunque ti stia a cuore! Gli torturerò sino allo sfinimento, davanti ai tuoi occhi. Così da farti passare il resto della tua vita tra il rimorso e tormento-. Stringe i denti, senza rivolgermi lo sguardo.

Riprendiamo a camminare.

***

-I Corrotti che forma hanno?-. Chiede Mea ad un guerriero elfo, mentre tutti insieme continuiamo a marciare.

-Sono viscidi, sono puzzolenti, dal loro culo fuoriescono vermi e hanno degli enormi denti aguzzi-. L'alto e forte guerriero sembra riderci un po' su, nella sua descrizione poco seria.

-Almeno sanno usare una spada?-. Chiede Arus, e l'elfo sembra ancora una volta intenzionato a rispondere.

-Ricordatevi che loro, anche se è stato moltissimi anni fa, erano pur sempre cavalieri Elfi. Il demone della corruzione ha scelto proprio i primi e i migliori guerrieri, per poi attirare persino Manus nella sua trappola-.

-Perché Manus ha deciso di seguire questo mostro?-.

-Perché questo mostro era un suo vecchio amico, quasi un fratello-.

-Che sembianze aveva questo mostro?-. Chiede Lagherta.

-Guardatevi allo specchio e lo scoprirete!-. Adesso tutti zitti.

Brandon

Il solito silenzio e la solita routine. Abbiamo visto l'apparizione del sole una sola volta, una sola. E la frustrazione di chi mi sta accanto viene amplificata dalla delusione e dall'odio verso il fato che si è fatto due risate a darci false speranze.

-Aprite i cancelli!-. Una voce rimbomba ad ogni angolo: una voce indebolita dal vento contrario. E subito gli uomini scattano per impugnare le lance e le spade. I neonati piangono per la confusione, mentre vengono portati e sigillati nelle proprie case, dalle loro madri.

I colpi continui e costanti del martello di quel fastidiosissimo nuovo fabro, finalmente cessano.

Gli uomini si schierano in un muro di scudi a testuggine dinnanzi al cancello.

Una sola sagoma si riesce a distinguere nella bufera. La prima cosa che salta all'occhio è un cappello a punta, da mago.

I protettori della barriera iniziano a circondare questa misteriosa figura incappucciata dalla testa ai piedi.

-Levati quel cappuccio!-. Urla uno dei guerrieri, mentre lo circondano fuori dalle nostre mura.

L'uomo misterioso scopre la sua testa, esponendo la sua faccia. Io ovviamente, da dove sto osservando adesso, mi risulta estremamente difficile distinguere i suoi tratti facciali.

Adesso sembra che stiano parlando a bassa voce, parole che non riesco nemmeno più a percepire.

***

Questa misteriosa persona è solo un anziano viandante, che rimane a osservare il fuoco del caminetto, con occhi rigidi e seri, mentre il suo fetore si mescola nell'aria con lo scricchiolio delle fiamme.

Rimane così per più di qualche secondo, per poi starnutire e girarsi verso di me.

Il suo volto è ricoperto dalle rughe, e mentre mi sorride alza e abbassa le sue sopracciglia, per esprimere non so cosa.

-Ragazzino, che ci fai qui? Vai subito via!-. Un soldato mi ordina di andarmene, ma io continuo a guardare negli occhi il vecchietto, senza dar retta alle parole dell'uomo che mi vuole mandare via severamente.

Alla fine vengo spinto fuori dalla stanza, e vengo gettato su un ammasso di neve. Se solo ci fosse stato mio fratello, quell'uomo avrebbe fatto una brutta fine.

Marcus, prima che la gente stupidamente lo dichiarasse morto, lui era il diretto discendente del nostro re, che io e mia sorella non abbiamo nemmeno mai visto, mio fratello era al comando, ed era un grandissimo condottiero. Ma adesso, non si capisce più chi sia il capo.

D'un tratto vedo Set, il maestro di piromanzia, che con aria di prepotenza si avvicina verso di me.

-Set...-. Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase, che sulla sua mano si formano diversi cristalli lucenti, che iniziano ad emettere una scia di colori sgargianti.

-Logan! Smettila di nasconderti, rivelati!-. Set caccia un urlo fortissimo, un urlo così talmente forte da far venire i brividi e da spaventare persino il più spavaldo dei combattenti. Non si capisce se lui stia lanciando un guanto di sfida oppure è solo felice di rivedere una chissà quale vecchia conoscenza. Non si capisce se il suo urlo sia di rabbia o di gioco, come se volesse fare il burlone.

-Riconscerei la tua puzza e piedi puzzolenti a distanza di anni, girati e parla bastardo! È inutile continuare a nasconderti!-. Con queste ultime confusionarie e fraintendibili parole, con la potenza delle sua piromanzia, abbatte il portone che lo separa dal suo "amico-nemico", facendo anche balzare in aria gli uomini, incluso me stesso e chiunque gli stesse vicino, che sino a poco fa lo stavano interrogando per capire chi fosse

"Logan", o come si chiama questo tizio, rimane voltato di spalle e, nonostante la potenza dell'onda d'urto, lui rimane seduto rigido sul suo sgabello e, inaspettatamente, senza finire nel camino che sta ancora facendo ancora ardere il suo spesso fuoco.

-Maestro Logan, hai dimenticato per caso come combattere?-. Set si carica ancora una volta di potenza, e prepara il suo prossimo attacco magico.

-Eri il mio allievo preferito della mia prodigiosa scuola di magia nelle terre del "Dominio Dei Draghi Di Cristallo", e ora ti sei ridotto ad insegnare piromanzia elementare a dei bambini, e per giunta​ hai tenuto nascoste per tutto questo tempo le tue immense capacità! Avresti potuto fare di meglio con i tuoi stramaledetti poteri!-. L'anziano finalmente si volta e si illumina di un'immensa aura blu con sfumature di viola, e io, nel frattempo, sono estremamente confuso.

-Pecati questo!-. Set fa nascere dal nulla una sfera di luce azzurra dalla sua mano e la proietta verso questo nuovo stregone.

-Ricorda che io ti ho insegnato queste magie! E che so perfettamente ogni tua singola tecnica!-. Anche Logan fa comparire una lancia di cristallo blu scuro dalla sua mano.

Le due energetiche armi magiche si scontrano tra di loro in un potentissimo boato e luce accecante, che fa tremare le montagne e la barriera stessa, insieme alla terra.

I ghiacci si infrangono, tutta la neve viene spazzata via, così da lasciare finalmente un terreno fatto di roccia.

Tutte le persone che sono state sbalzate in aria rimangono pietrificate e disorientate. Il panico e confusione si sparge nelle loro menti, e le loro facce mostrano solo paura, tutte le facce tranne la mia.

"È stato fantastico". Questo è il mio unico pensiero.

Tutte le persone continuano ad indietreggiare, alcune arrivano addirittura a pensare di scappare e allontanarsi dalla barriera che ci protegge dai pericoli esterni, ma nessuno è curioso quanto me.

I guerrieri si schierano ancora una volta in una falange tenendo alle loro spalle tutti i civili e, anche se gli stessi guerrieri sono ancora increduli e tremanti, senza nemmeno riuscire a tenere le spade e lance ben salde per il loro tremolio alle mani, cercano ancora di difendere qualcosa.

Io per ora non mi trovo dietro le loro spalle, ma bensì davanti a loro, a pochi metri dai due stregoni. E come se non bastasse, per confondere ancora di più le idee, i due si stanno stringendo forte in un abbraccio con le lacrime agli occhi.

Sembrano proprio due amici che si incontrano dopo tanto tempo e che si stringono forte tra di loro, come se stessero commemorando e rimpiangendo insieme, i bei vecchi tempi ormai andati.

Non vedo l'ora di conoscere le loro storie, sapere com'era questa prestigiosa "Scuola di Magia", situata da quel che ho capito, in questa "Terra dei Cristalli".

Forse, sentendo queste storie, mia sorella che è amante e appassionata di piromanzia, riuscirebbe a trovare una via d'uscita dalla sua depressione.

Marcus...

-Cos'è stato?-. Dice Armus colmo di ansia e sospetto. Violente scosse si susseguirono poco prima delle sue parole.

-Provenivano dalla barriera...-. Mormora Arus.

-Dobbiamo muoverci ora!-. Questa sua affermazione mi ha fatto agitare molto. Inizio subito a pensare ai miei due fratellini e a tutti quelli che conoscevo. Cosa sarà successo?

Mentre noi iniziamo ad accelerare il passo, il terreno sotto ai nostri piedi inizia a frantumarsi. Si riesce anche a sentire quello scricchiolio che fanno le crepe mentre si espandono sul ghiaccio.

Questo suono ci fa rabbrividire e ci dà la sensazione di essere spacciati.

-Andiamocene! Non ho nessuna intenzione di farmi una doccia ghiacciata!-. Urla Lagherta.

Il terreno inizia a sgretolarsi con velocità e voracità, e noi corriamo veloci per evitare di essere inghiottiti.

-Lasciate tutti i vostri borsoni a terra!-. Urlano gli Elfi che ci accompagnano.

D'un tratto, a pochi metri da noi, una feroce bestia salta fuori dalle crepe del lago che sino a poco tempo fa era ricoperto da una spessa superficie di ghiaccio.

Questo predatore degli abissi spalanca la sua bocca cacciando fuori i suoi denti aguzzi e si prepara ad assaggiare, forse, per la prima volta della carne umana.

-Pezzo di merda!-. Dice Armus al "pesce", mentre continua a correre per salvarsi dalla fame di questa bestia.

Altri mostri sbucano fuori dal terreno e noi continuiamo a sparpagliarci, finché non raggiungiamo il terreno solito.

Una volta arrivati a riva, questi predatori marini, senza pensare due volte, si gettano sulla terra ferma, agitandosi e saltando. Così da commettere un grosso sbaglio.

Adesso è come se fossero degli uomini imbavagliati e legati come salami. Fanno fatica a respirare, ora forse avranno capito che sarà stato un tremendo errore seguirci fin qui...

È ancora troppo pericoloso avvicinarci a loro, sarà meglio continuare per il nostro percorso.

D'un tratto, Armus si avvicina senza timore ad uno di loro, -Armus, ricorda che ci servi vivo...-, dice Mea.

Subito dopo, Manus, con il suo potente urlo, zittisce quasi gli ultimi sospiri e versi di dolore di queste creature selvagge degli abissi.

Adesso, mentre tutti noi ammiriamo questa scena, questi mostri ci fanno quasi tenerezza, mentre rimangono sofferenti e impotenti a terra.

Armus, con la sua potente lama, taglia in due parti precise la testa di una di queste creature, e da essa, strappa via con aggressività una delle sue innumerevoli scaglie color viola.

-A che ti servono?-. Chiede Lagherta.

-Se lavorate queste scaglie, diverrebbero delle ottime titaniti per forgiare armi magiche... Sai, Astoria prediligeva queste creature e storie a riguardo, mormorano che sia stato proprio lui a conferire, da usare come scudi con poteri magici, queste scaglie-.

-Sentiamo... E che potere avrebbero queste scaglie?-. Chiede Lagherta.

-Lo vetrai-. Arus si intromette e, con una voce dura e primitiva, risponde a Lagherta.

-Arus, a te l'onore di lavorare questi materiali rari, non appena giungeremo a destinazione-. Armus porge questo tesoro al nostro fabbro di fiducia, che finalmente sorride un po', facendo un sì con la testa.

***

Finalmente, dopo tanto tempo, siamo giunti nuovamente alla barriera. Gli Elfi rimangono a bocca aperta, mentre dal basso verso l'alto, osservano questo miscuglio di ghiaccio e acciaio nero impenetrabile.

Situata in quello spazio tra le due montagne, dove la parte centrale è crollata, in quello spazio c'è la nostra casa.

Dinnanzi a noi si para il nostro rassicurante cancello di ferro un po' arrugginito, che è proprio il punto esatto da cui è iniziato il nostro viaggio, il quale può essere aperto solo dall'interno con la necessità di decine di uomini, soltanto per attivare il meccanismo per aprirlo.

-Eih! Ahahahah... Se mi credevate morto vi sbagliavate di grosso!-. Con il mio urlo sarcastico, richiamo l'attenzione dei guardiani che facevano da vedette all'entrata.

-Pensate che sia morto e che un demone abbia preso il controllo del mio corpo!? Aprite!-. E infatti, ora che riesco a focalizzare meglio le guardie, sembrano davvero incredule.

-Non riesco a credere che abbiano dubitato veramente di noi...-. Brontola Arus.

Finalmente possiamo rientrare a casa e durante tutto il tragitto per arrivare al centro del castello, dove, quasi sempre, tutta la gente si passa la giornata... Gli occhi di tutti cadono sugli Elfi.

È come se stessero vedendo un fantasma... E non hanno tutti i tordi. Molte storie mormorano che gli Elfi si sono estinti, i demoni hanno soprafato e riempito di ombre il loro cuore, che si sono estinti e che le loro maestose opere e testimonianze di civiltà si siano dissolte nella nebbia... Ma non è così, e la gente si dovrà ricredere.

Ma mentre mi ritrovo al centro del rifugio, uno spettacolo raccapricciante si erge di fronte a noi: è come se fosse passato un tornado e abbia distrutto tutto.

Vedo oggetti sparsi per tutto il terreno, alcune case distrutte, scudi e lance spezzate da per tutto. Sembra che questo posto sia stato il teatro di una brutale battaglia avvenuta poco fa... Anzi, no: solo adesso mi accorgo che non c'è nessuna traccia di sangue e nessun figlio, madre o marito che piange un cadavere, quindi è improbabile che sia avvenuto alcun tipo di scontro.

Molto probabilmente saranno state le scosse di poco fa, a causare questo disastro. Ma è anche un po' strano, perché prima mi è sembrato che le scosse fossero partite proprio da cui.

-Marcus...-. Sento l'inconfondibile voce di Chida. Mi volta per osservare e rassicurare il suo viso graffiato dalle lacrime e le dò la certezza di essere ancora vivo e che niente mi separerà mai dalle persone che tengo più a cuore.

Lei a braccia aperte si butta su di me per abbracciarmi in presa ben stretta, così stretta, che è come se volesse impedirmi di partire nuovamente.

-Ti avevo promesso che mi avresti rivisto nuovamente, dovevi solamente essere paziente... Ora aspetta, perché, come dalle mie promesse, ho tante belle storie di avventure da raccontare a te e a Brandon. A proposito, dov'è si è cacciato quello? E che diamine è successo qui?-.

-Niente, è che abbiamo un nuovo ospite...-. Chida, dal suo faccino e espressione di consolazione e serenità, sembra decisamente più tranquilla di me, come se questo disastro intorno a me, non volesse dire niente, perché è come se non fosse successo niente.

-Ed ecco i nostri giovani avventurieri, appena tornati da un salto nel vuoto-. Set, insieme ad altre persone, sembrano proprio felici di rivederci vivi. Ma adesso, non dobbiamo essere noi al centro dell'attenzione, abbiamo una grande notizia da dare...

-Marcus...-. Ed ecco che arriva mio fratello, accompagnato da un tizio con un lungo cappello blu, che stranamente non ho mai visto.

-Sai amico, i tuoi fratellini sono dei piccoli prodigiosi nel campo della piromanzia-. Dice questo nuovo è strano tizio. Probabilmente, dopo mi occuperò di lui, adesso ho di meglio da fare.

-Ho visto cosa c'è oltre il nord... Sarò schietto, vi dirò le cose come stanno... Se volete coltivare dovete combattere! Là fuori c'è tutto quello che noi desideriamo, è abbiamo soltanto due modi per ottenerlo!-. Estraggo la mia spada e l'appoggio sulla gola di re Armus, ma dopo questa mia folle azione, anche i suoi seguaci Elfi sguainano le loro spade e le incrociano con quelle dei miei compagni, così da creare una situazione di stallo.

-Armus, non ti voglio fare veramente del male, regimi il gioco...-. Sussurro, mentre premo sul suo collo.

Lui ha il volto arrabbiato e oltraggiato dal mio insensato gesto. Forse si starà già pentendo della fiducia che mi ha dato.

-Come ho già detto, abbiamo ben due possibilità!-. La gente attizza le loro orecchie.- Ho avuto l'onore di conoscere questa gente e di toccare con mano la loro bontà e onestà... Ma la sopravvivenza avrà pur sempre un prezzo da pagare... E quel prezzo può essere il rimorso o sangue di innocenti sulle mani... È semplice, è un principio: il più forte e aggressivo mangia il più piccolo e indifeso, e nessuno muove un dito-.

Sorrido mentre promuovo morte e distruzione, ma sto solo scherzando, questa cosa non è da me, e nemmeno la mia gente sembra approvare. Almeno è questo che riesco a dedurre e decifrare dai loro sguardi amari, nemmeno loro vogliono compiere gesti ignobili.

-Oppure...-. Rigiro la mia spada nella mia mano, così da impugnarla dalla lama affilata senza nemmeno la minima paura di sanguinare, e porgo l'impugnatura d'acciaio alla mano tremante di Armus, facendoli l'occhiolino gli chiedo di impugnarla, in segno di amicizia.

-Non mi trafiggere...-. Sussurro.

-Proverò a trattenermi-. Ridiamo insieme.

-Possiamo allearci e batterci insieme, contro le belve infami, per gli stessi ideali!-.













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