contre le monde entier
La luce accecò Marinette per un singolo momento. Quando riaprì gli occhi, si maledì per averli chiusi.
Uno Chat Noir compiaciuto stava in piedi davanti a lei, attendendo la sua reazione, ma non mettendole fretta di realizzare l'accaduto.
E beh, c'era tanto da elaborare. Un uragano di emozioni colpì la ragazza, che aveva perso tutte le parole che aveva imparato sin da piccola. Nemmeno un suono uscì dalle sue labbra.
Sto per svenire...
Prima di tutto, non poteva incappare in una situazione più sfortunata. Perché se Adrien era Chat Noir, come i suoi occhi credevano di vedere, significava che la amava. Amava proprio lei, nessun'altra. Chat Noir lo aveva sempre dichiarato, non vergognandosi di esprimere i suoi sentimenti e anzi, volendo che lo sapesse, più e più volte, con svariate dichiarazioni e gesti che non celavano quello che sentiva. Dannazione, l'aveva sempre rifiutato, per... lui.
Penso di aver visto una scena simile in un film romantico.
Quella era proprio la scena di un film, sì. O una candid camera... ma non ne scorgeva alcuna. E se lo fosse stata, perché sentiva quella sensazione al ventre, che sembrava un monito che quella fosse la pura verità?
«Non ci credo.» biascicò alla fine, portandosi una mano alla bocca e sgranando gli occhi più del dovuto. Che il destino ce l'avesse con lei? Tuttavia, riconsiderando la notizia... era la più bella che potesse mai ricevere. Il destino non ce l'aveva con lei. Tutt'altro. «Già, sono Chat Noir, il supereroe.» iniziò quello, grattandosi la nuca. «Ti prego, non fare che questo cambi la nostra amicizia, puoi mantenere il segreto e tutto sarà come prim-» ma la ragazza lo fermò. «Adrien.»
Quello sospirò. «Sì, dimmi.» La ragazza lo guardò intensamente, fissando i tratti del suo volto, che anche se coperti dalla maschera, erano gli stessi. Accidenti, non l'aveva mai guardato per bene. Ma ora che lo ammetteva a se stessa, Chat somigliava tantissimo ad Adrien.
Idiota, sono la stessa persona.
Improvvisamente il suo cuore iniziò a battere più forte, rivedendo tutti i loro momenti. Chat Noir era semplicemente la versione enfatizzata di Adrien. Erano eguali, in tutto e per tutto. La sincerità e l'umiltà, il coraggio, la bontà, la forza d'animo, la passione. Non era perfetto, pensò a quel punto. Anzi. Parecchio imperfetto.
Spero di iniziare a conoscerlo veramente d'ora in avanti, in tutto e per tutto.
Ma possedeva talmente tanti valori, che la sua ammirazione verso di lui, possibilmente, accrebbe ancora.
Da un altro aspetto... e se avesse rimandato?
Socchiuse le labbra, approvando quell'idea. Avrebbero dovuto aspettare. «No... niente. Tranquillo, questo... non cambierà nulla.» indugiò un poco, solo perché quella era una mezza verità. Qualcosa, fiduciosamente, sarebbe cambiato. In meglio. «Non lo dirò ad anima viva. Non ci credo, sei Chat Noir!» Con un po' di fatica, la ragazza si finse totalmente estranea alla situazione, poiché quella frase aveva della verità e del sarcasmo, ma il ragazzo non parve cogliere quest'ultimo, tant'è che rispose sollevato. «Grazie al cielo, ero preoccupato. Va bene, ora dovrei andare a combattere quell'akuma, quindi è meglio che usi il mio Cataclisma.» Dopo aver distrutto la porta, uscirono tutti e due più tranquilli. «Ora vado a cercarla. Marinette, vai a nasconderti in un posto sicuro, me lo prometti?» Adrien la prese dalle spalle e la guardò intensamente. La ragazza arrossì un po' assentendo, e lo vide correre via a combattere l'ennesima akuma.
Adrien riscosse tutte le emozioni che aveva trattenuto prima mentre correva. Sentì l'adrenalina per il rischio che aveva corso. Sentì il suo legame con Marinette rafforzarsi. Sentì una crescente fiducia nei suoi confronti. E poi pensò alla paura che doveva aver provato. Pensò al battito del suo stesso cuore, che con quell'abbraccio era aumentato. Pensò agli occhi azzurri di Marinette, che dopo lo sgomento iniziale, sembravano essere divenuti ancora più profondi. Pensò alle sue labbra rosse, da cui all'inizio non riusciva a uscire alcuna parola. Pensò a lei. Con il vento freddo che gli accarezzava il viso, sentì comunque un calore insperato sulle guance.
Ladybug era arrivata pochi minuti dopo di lui, quasi fossero in sincronia. La battaglia ebbe alti e bassi, momenti difficili che avevano però superato col loro sostegno reciproco. Avevano una sintonia che poche persone potevano vantare di avere, e lo sapevano. E ora Marinette ne capiva anche la ragione.
«Ben fatto!» esclamarono la frase tipica come erano soliti fare in seguito a una battaglia. L'akumizzato era un ragazzo poco più grande di loro, forse ventenne. Dopo i convenevoli congedarono la vittima di Papillon, finalmente rilassati. «Wow, è stata una battaglia davvero stancante. Penso che andrò ora, alla prossima Milady.» era in procinto di andarsene, ma non gliel'avrebbe lasciato fare. Non quella volta.
Gli afferrò il polso, e non esitò a farlo. Si meritavano di più, entrambi. «Chat, veramente vorrei che tu venissi con me, per questa volta.» pronunciò sicura Ladybug, non lasciando nemmeno un attimo quel contatto. Il ragazzo la fissò, stranito e incapace di credere che Ladybug gli avesse appena chiesto di restare. «Mi sto per ritrasformare, non so se...» aveva cominciato esitante, ma capì che c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Quegli occhi azzurri come la distesa del mare. E intanto, si torturava le labbra mordicchiandole. Quelle labbra rosse...
Annuì, convinto di potersi fidare di lei. Lei fece incastrare la sua mano in quella di lui, attirandolo verso di sé. Lo strinse dal busto, sentendo il calore del suo corpo quando lui le circondò le spalle col braccio. Dedicandogli un sorriso, lanciò lo yo-yo e si librarono in volo. I pensieri erano a mille. Il cuore era a duemila. Adrien in particolare, aveva una sensazione nota sulla punta della lingua, ma non riusciva a capire. Perché gli aveva chiesto di restare? Che era cambiato? Se si fosse ritrasformato davanti a lei? E soprattutto: dove stavano andando?
In pochi minuti che sembrarono immensi, atterrarono a destinazione. Il terrazzo su cui lui si era dichiarato.
Perché mi ha portato qui? Cavolo, sto impazzendo...
Il venticello s'era attenuato. Solo i raggi del sole accaloravano il clima di metà aprile. Ladybug sollevò lo sguardo su di lui, era arrivato il momento.
«Chat Noir... non noti niente?» Quella domanda risuonò nella mente di Adrien come se avesse l'eco. Che avrebbe dovuto notare? Forse era uno di quei trabocchetti a cui le donne solevano sottoporli. E di queste cose lui non ne sapeva niente. Ma a cosa si riferiva? Era tutto così ambiguo...
«A cosa ti riferisci?» La ragazza sorrise ampiamente. Le parole non le mancavano questa volta. «Inizierò io. Ho notato di te che hai gli occhi verde chiaro. Che hai i capelli color oro.» ingoiò a vuoto, avanzando di un passo. «Ho notato che hai un animo gentile, che sei coraggioso, che non perdi mai la speranza.» Un altro passo. «Ho notato che ti gratti sempre la nuca quando sei imbarazzato, che non manchi un'occasione per evidenziare il bello delle persone. Che faresti di tutto per i tuoi amici.» Ancora uno. «Ho notato che sei tremendamente simile a qualcuno di mia conoscenza, e sono stata una stupida a non averlo capito prima...» E ancora un altro. «Ho notato che ti meriti il mondo, e che io te lo voglio dare.» Cessò il suo discorso, mirandolo in modo intenso. Dopodiché, si sporse solo di qualche centimetro, appoggiò piano le mani sul suo viso e lo baciò.
La morbidezza delle labbra di Ladybug era cosa di un altro mondo. E come lo si poteva descrivere, quel bacio? Lento, avvolgente, appassionato. Un tocco delicato ma fatale. Le sue labbra sapevano di fragola e felicità. Percepì il suo cuore riscaldarsi, e le gambe cedergli. Accostò le mani sulla sua vita esile, abbandonandosi piano su di lei. Il suo respiro ansante fu l'unico suono che avesse mai desiderato sentire per sempre. Si strinsero sempre più, mentre il ragazzo fruiva delle sette meraviglie.
Staccandosi, Adrien la guardò negli occhi sorridendo per un attimo che assomigliava a un'eternità. «Non sai da quanto lo desideravo...» le mormorò, giocherellando con una ciocca dei capelli neri. Il sorriso tenue che gli rivolse dopo lo illuminò, i suoi occhi sempre così tremendamente familiari. Appoggiò la testa sulla spalla della ragazza, nell'incavo del suo collo. Il suo profumo di pane mischiato a cioccolato gli addolcì le narici.
Quella sospirò, lasciandosi andare su di lui. Lo abbracciò più forte, posando un bacio delicato sui suoi capelli biondi. Il ragazzo trattenne il respiro, ché il suo cuore aveva saltato un battito. «Sei una persona bellissima, Adrien.» fu quello che si sentì sussurrare all'orecchio. Il tempo che gli avrebbe dovuto concedere per realizzare quella sentenza, tuttavia, non bastò, prima che un fascio di luce rosa lo costringesse a chiudere gli occhi per un attimo. Quasi per caso, anche lui si ritrasformò al contempo. Erano ancora stretti l'uno all'altra, e ormai non c'erano barriere a limitarli.
L'unico rumore che ormai percepiva era il suo cuore martellare, costante, nelle proprie orecchie. Il giovane schiuse lo sguardo, puntato sui capelli della ragazza. Quei soffici capelli, da sempre legati in due particolari codini, che raggiunse a sfiorare con un dito. Guardò le loro mani, ancora intrecciate, come a chiedere più tempo prima di separarsi. Guardò l'orecchio della giovane, che sfoggiava gli orecchini del miraculous della coccinella. Infine, adagio alzò il capo dalla sua spalla, incontrando gli occhi blu di cui era tanto innamorato, e le labbra rosse di cui, ne era certo, non avrebbe potuto più fare a meno.
«Marinette...» sussurrò lievemente con un sorriso tremante, mentre si avventava di nuovo sulla sua bocca.
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