3 - Bad girls
- Joyce, esci da lì e vai in palestra! Muoviti!
Mi raggomitolo nel letto, infreddolita al solo pensiero di dover uscire nel gelo di inizio dicembre.
Sono tre giorni che continuo a ripetere a mia madre che sto male per Margot, ma oggi ha deciso di non crederci più e vuole costringermi ad uscire dal letto.
In realtà sto male perché la faccia di Ben quando gliel'ho detto ha fatto persino più male di quando ho scoperto a quattro anni che Babbo Natale non esiste.
Penso che i biscotti al cioccolato siano il mio unico conforto in questo momento.
Mangio placidamente con lo sguardo vacuo, i rimproveri di mia madre attutiti in una galassia lontana.
Sono contenta che sia stato Ben a dare la notizia a Sean, mi si sarebbe spezzato il cuore all'istante.
Gli ho scritto che stasera sarei passata con uno stupido film d'amore e la pizza e credo che non mi abbia detto di no solo perché sono io. Ci sono sempre per lui e ora più che mai abbiamo bisogno di spingere via il dolore insieme, riparandoci a vicenda come abbiamo sempre fatto.
- Joyce. - mia madre bussa forte alla porta della mia stanza.
Tiro su il cappuccio della mia felpa rosa, quella della disperazione. Sorprendente come sia consumata eh?
- Joyce! - bussa più insistentemente.
Prendo il telefono dal comodino e dò un'occhiata ai social, mentre la mia mano non trova biscotti nel pacchetto.
Cazzo, non possono essere finiti.
No, non lo accetto.
Se sono finiti faccio venire giù la madre di Zeus e il Segugio Infernale.
Metto il telefono da parte e controllo il pacchetto, troppo leggero per contenere qualcosa.
Cosa c'è di peggio di quando i tuoi biscotti preferiti finiscono?
- Joyce, alza il culo e vai in palestra. Hai due minuti e trentotto secondi. - sbraita mia madre, entrando in camera mia come una furia.
Mi strappa il pacchetto vuoto dalle mani e lo accartoccia velocemente, per poi buttarmi il borsone della palestra addosso.
Io rimango lì ferma qualche istante, ancora scossa dal pacchetto vuoto di biscotti.
Sbuffo pesantemente e decido finalmente di alzarmi.
Se voglio avere il tempo di fare la doccia e passare a prendere la pizza, devo finire in fretta l'allenamento.
Già prevedo di buttarmi sul divano di Sean come un sacco di patate lesse, perché di venerdì Toby mi fa fare l'allenamento più intenso della settimana.
Mogia mogia lego i capelli in una orribile coda e indosso la tuta, poi passo dalla cucina per salutare mia madre e prendere le chiavi della macchina.
Non appena metto piede fuori di casa, una folata di vento gelido mi fa rabbrividire dalla testa ai piedi.
Viva la vita, Joyce.
***
La mia triste giornata si risolve tutta in una fantastica doccia calda.
Mi beo della sensazione di calore che penetra strato dopo strato nella mia pelle e mi scalda dentro. Massaggio dolcemente i capelli, mi volto per prendere il bagnoschiuma e quasi svengo per quanto è buono il profumo dei fiori di melograno.
Esco dalla doccia avvolta da un morbido asciugamano bianco e passo davanti allo specchio. Odio quando è appannato dal vapore.
Rientro rapidamente in camera e indosso i vestiti che avevo scelto: leggings neri per stare comoda e maglione lungo color senape perché l'ho amato dal primo momento in cui l'ho visto e rimane uno dei miei preferiti. Devo poter trarre conforto da ogni minima cosa.
Asciugo i capelli e, sapendo che probabilmente piangerò, evito di truccarmi. Grazie al Cielo stasera il correttore non è indispensabile.
Abbottono il cappotto blu notte e infilo il telefono e le chiavi in tasca, confidando che Sean abbia una riserva di fazzoletti a casa sua così da non dovermi preoccupare di portarli.
- Ciao mamma, vado da Sean. - le dò un bacio sulla guancia, nonostante prima sia stata piuttosto cattiva con me.
- Quando torni?
Apro bocca per parlare, già frustrata per la solita domanda, ma lei mi interrompe.
- A mezzanotte devi essere nel tuo letto con il pigiama e gli occhi chiusi, okay?
Annuisco. Non penso di fare più tardi.
Rabbrividisco quando entro in macchina e ringrazio che Sean abiti a soli cinque minuti da casa mia. Il condizionatore della mia macchina è rotto e mia madre lo vede come un beneficio, così sarò più stimolata a camminare invece di "essere sempre così sedimentaria".
Mi fermo davanti alla pizzeria Carlo's e ordino due pizze: una con würstel e patatine come piace a Sean e una col tonno come piace a me.
Poco dopo entra un ragazzo... Un ragazzo che ho già visto.
Mi sembra di conoscerlo.
- Affoghi i dispiaceri nella pizza? - mi saluta sorridendo.
Ha gli occhi azzurri!
I suoi capelli color caramello sono proprio belli, ora che li guardo meglio. E nel complesso lui non è niente male.
- Mi sa che i dispiaceri sono un po' più forti della pizza, ma mi accontento così. È pur sempre una benedizione, se penso che ci sono persone che non la mangiano. - gli sorrido di rimando.
- E dimmi, quali grandi dispiaceri staresti affrontando con la pizza? Hai rotto con il tipo?
Ridacchio.
- Ma no... È successa una cosa brutta ad una mia amica.
È strano come la mia voce risulti ancora perfettamente allegra nonostante quello che ho detto.
- Oh. Spero nulla di troppo grave.
Mi stringo nelle spalle, senza sapere cosa dire.
- Alla fine non mi hai detto come ti chiami. - mi si rivolge ancora, sempre sorridendo.
Ha un bel sorriso, che sa di sincerità e armonia.
E improvvisamente ricordo dove l'ho visto. Stavo piangendo tra le braccia di Ben, a scuola. Dio, che brutta impressione che gli avrò fatto.
- Joyce.
- Christopher, tanto piacere. - sorride.
Gli verrà una paralisi facciale a forza di sorridere.
Osservandolo, mi rendo conto che prima del giorno in cui l'ho urtato in corridoio non l'avevo notato. Ed è strano, perché i ragazzi carini generalmente attirano la mia attenzione.
Mi focalizzo sulla forma morbida delle sue labbra.
È decisamente carino.
Perché sta parlando ad una sfigata con problemi esistenziali come me? Nessuna ragazza sana di mente non si trucca il venerdì sera prima di andare da un amico, anche se sa che piangerà. Nessuna ragazza sana di mente persiste nella sua tragica ottica di vita, continuando a sperare che Ben Bowers le dichiari il proprio amore e la renda improvvisamente felice.
Forse è tutta una questione di masochismo. Masochista io che persisto nelle delusioni della vita e masochista lui perché continuando a parlare con me non otterrà vantaggi e penso che sia abbastanza intelligente da capirlo.
O forse è stupido come me che ripongo tutto nella speranza.
- Non ti ho visto in giro prima di... martedì. Hai sempre vissuto qui? - domando d'un tratto.
- Mi sono trasferito con mio padre e mia sorella da una settimana. Probabilmente sono capitato nella Città delle Ragazze Acide e Cattive.
Tossicchio, sentendomi chiamata in causa.
- Ah sì?
- Sì. Ho sentito che una ragazza della scuola è morta per overdose di cocaina... Spero di non aver fatto male a venire qui.
Il suo tono di voce rimane leggero e simpatico, ma intuisco la gravità del tema e la sua curiosità in proposito.
Purtroppo per lui, non sono ancora pronta a parlarne, perciò faccio finta di non saperne più di lui.
- Questa è sempre stata una cittadina tranquilla, la ragazza dev'essere stata un'eccezione. - rispondo atona.
- La conoscevi?
Mi guardo intorno, chiedendomi dove diavolo sia finito il pizzaiolo.
Tamburello le dita della mano sul bancone rosso.
- Di vista.
- Le pizze per te, signorina! - compare il pizzaiolo.
Deo gratias.
- Tu cosa prendi? - si rivolge a Christopher.
Lui mi guarda.
- Una pizza ai funghi.
Il pizzaiolo mi fa lo scontrino e io gli passo la banconota, dicendogli di tenere i pochi centesimi di resto. Scompare di nuovo per preparare la pizza di Christopher.
- Io devo andare, Sean mi sta aspettando. È stato bello conoscerti. - mi congedo.
- Si chiama Sean quel ragazzo che...
- No, Sean è un altro mio amico. - gli sorrido.
Mi saluta con la mano, un po' perplesso, ed esco dalla pizzeria.
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Come promesso, ho aggiornato ❤
Settimane fa il prof di matematica aveva detto "La verifica di trigonometria è quella che va sempre peggio" e oggi abbiamo fatto l'ultima sessione di esercizi prima della verifica di domani.
Il prof fa "Cavolo, vi ho svelato tutti i trucchetti per i problemi di domani... Come faccio ora?"
Non è così strano che sia la verifica che va sempre peggio allora. Stronzo.
Comunque, preghiamo che vada bene 🙈🙈
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