19 - Ruin
Non mi sono mai sentita così tanto studiata da quando nonna ha deciso di parlarmi delle sue vicende d'amore di quando era giovane. Era una boss tra parentesi.
Christopher mi fissa con i suoi dolci occhi azzurri, poi scuote la testa.
- Se fosse per me ti direi tutto quello che so, ma penso che a Nicole non piacerebbe. Preferisco che sia lei ad aprirsi. E forse ci sono cose, nel profondo, che non so neanch'io. È pur sempre una donna, no? Avete sempre qualche segreto da portare nella tomba. - dice, con l'ombra di un sorriso.
Una cosa che ho imparato ad amare di Christopher è questa sua capacità di riuscire a trattare ogni tema con equilibrio e la giusta leggerezza. È proprio una caratteristica sua: la sua dolcezza innata gli permette di non rovinare mai niente.
Ma poi... c'è qualcosa che non posso amare di lui? È come un quadrotto di torta preso dal centro: perfetto in ogni sua parte.
- Secondo te... Nicole potrebbe c'entrare con... - esito.
La sua espressione cambia radicalmente, in un istante.
Cazzo.
- Non posso credere che tu... l'abbia anche solo pensato... pensi che non lo saprei? Pensi che te l'avrei conoscere altrimenti?
È deluso, lo sento in ogni nota della sua voce, in ogni curvatura del suo viso.
Stupida stupida stupida.
Perché non sono capace di stare zitta quando dovrei?
- Da te non me l'aspettavo, Joyce. - mormora, senza nemmeno guardarmi.
Prende lo zaino e mi lascia sola con la mia bile da ingoiare.
***
L'errore commesso con Christopher mi perseguita durante spagnolo e quando la prof fa "Qué pasa por tu mente?" rimango a fissarla come un pomodoro spelato, senza buccia a fare da protezione.
Che poi ha proprio ragione Shawn Mendes, che schifo i pomodori. Io faccio schifo.
Devo trovare il modo di sistemare le cose con Christopher.
Quando esco da scuola, intravedo Ben che esce dal parcheggio con la sua auto superfiga, degna del proprietario, e mi giro dall'altra parte con il telefono in mano.
Faccio finta di chiamare qualcuno.
La sua auto si ferma giusto dietro di me, sento il motore rombare.
Conosco troppo bene il rumore che fa la sua auto per confonderlo.
Non oso girarmi.
Suona il clacson.
Ripeti, Joyce, ripeti come un mantra: non ti devi girare, non ti devi girare, non ti devi girare, non ti devi girare.
Tra un attimo se ne andrà e potrai continuare a cercare Christopher.
- Joyce? - picchietta le dita sulla mia spalla.
Cazzo, non stavo parlando. Si accorgerà che fingevo la chiamata!
- Oh, santo Cielo! Mi hai spaventata. - sorrido ad un Ben confuso.
- Stavo... fa niente, tanto non risponde. - sbuffo, come se fossi rimasta ad aspettare per ore che qualcuno mi rispondesse al telefono.
- Chi? - domanda il mio angelo.
- Ahm... Mio padre. Dovevo... dovevo dirgli una cosa. - faccio un sorriso.
Dai, vattene, devo sistemare le cose con Christopher.
Oh mio Dio, sto seriamente cacciando via mentalmente Ben Bowers?! Ma che problemi ho?
La mia faccia deve sembrare disperata e molto stressata, perché Ben mi mette una mano sulla spalla come conforto.
- Tutto bene, tesoro? Hai bisogno di un passaggio a casa? Vieni.
No, cazzo. Non te l'ho nemmeno chiesto. Lasciami in pace.
Le mie labbra si increspano come in procinto di una lagna assurda, ma non trovo la voce.
È come se le lettere si catapultassero da una parte all'altra dentro di me e non volessero disporsi in ordine, formare parole ed uscire dalla mia bocca.
Che frustrazione!
- Dov'è Sean? - mi esce come un lamento, come se fosse la mia unica salvezza.
Guardo gli occhi verdi di Ben e vedo ancora una volta delusione e abbattimento.
Quanti testosteroni ho ucciso con sole tre parole?
- Proprio qui. Mi cercavi Joy? - compare il moro sorridendo.
Il contrasto fra le due facce direttamente vicine a me è talmente grande che fa male.
Perché cazzo ho voglia di piangere?
Io ho dei seri problemi. Ridatemi Christopher santo Cielo.
Il suo nome si ripete svariate volte nella mia mente.
In tempo zero è diventato così importante... Ho decisamente, clinicamente, dei seri problemi.
So così poco di lui... ho tanta voglia di parlare con lui per ore, di baciarlo, di scoprire tutto quello che tiene segreto. Mi manca già il suo sorriso solare.
Afferro la mano di Sean e mi avvio verso la sua macchina senza dire una parola.
- Joyce, stai bene? - domanda, preoccupato.
- Joyce! Sean, che cazzo succede? - la voce di Ben arriva lontana e irritata alle mie orecchie.
È la voce ferita del mio angelo.
Salgo sulla macchina di Sean e allaccio la cintura, poi pianto gli occhi nel finestrino.
So per certo che si è girato almeno cinque volte a lanciarmi un'occhiata fuggevole.
Apprezzo molto che abbia saputo mantenere il silenzio quando ne avevo bisogno. Non ha detto nulla finché non siamo arrivati a casa mia e mi ha accompagnata fino alla porta sempre senza fiatare.
- Ti... ti fermi un po'? Giusto per fare merenda. - gli chiedo, non volendo restare da sola.
Se restassi da sola, farei presto a correre verso casa di Christopher e implorare perdono. Probabilmente senza ottenerlo.
Qualche piccola rotellina nelle segrete del mio cervello mi dice che oggi è meglio se lo lascio stare, se entrambi ci diamo un freno e riflettiamo un attimo.
Lascio Sean in cucina per andare a mettere qualcosa di comodo.
Come mi guardo allo specchio, un brivido di paura mi percorre tutta. Perché ho gli occhi di un cucciolo di foca frustato?
Voglio Christopher. Batterei i piedi come una bambina, se servisse ad averlo qui con me, ora.
Per un attimo mi immergo nel ricordo delle sue braccia che si prendono cura di me e mi si scalda il cuore.
Poi apro gli occhi e mi ritrovo a terra con le gambe incrociate, il viso triste.
Indosso infine un pantalone della tuta grigio melange e sopra una maglia di pile violetto. Con le calze azzurre dal bordo a pon pon bianchi, ho proprio abbinato tutto.
Lego i capelli in una coda alta molto alla buona e raggiungo Sean in cucina.
È immerso nei suoi pensieri e ha il gomito appoggiato al tavolo, il palmo della mano a reggere il viso.
- Cosa vuoi fare dopo il liceo? - gli chiedo, di punto in bianco.
Gliel'avrò chiesto un paio di volte, ma non ricordo la risposta.
Focalizza lo sguardo su di me.
- Il bastardo.
Mi metto a ridere.
- Per quello non serve nemmeno una laurea! - ridacchio.
Lui però è serio.
Intende davvero quello che ha detto? Cosa mi sono persa?
- Il bastardo? Quello non è un piano di realizzazione personale, è natura. Devi nascere così per sentirti a tuo agio con te stesso. - torno seria.
Sbuffa.
- Ma che cazzo... Porca troia... - borbotta tra sé.
- Ehi, mi spieghi come ti è venuto in mente? Tu non sei un bastardo. Sei un ragazzo dolce e buono e tutte le ragazze del mondo dovrebbero ringraziare di avere l'opportunità di averti! Potresti scegliere quella che vuoi, sono sicura che sarebbe una sciocca a rifiutare.
Sean mi fissa intensamente, serio.
- E se questa ragazza fosse innamorata di un altro?
- Eh ma allora ti vai a cercare le grane. Scegline una senza altri per la testa!
Qual'è il problema? Ci sono sette miliardi e mezzo di persone sul pianeta, destinate ad aumentare: perché fissarsi su una se si può scegliere?
No, so benissimo anch'io che è una cazzata colossale.
Comunque, ora che Margot non c'è più, lui potrebbe dedicarsi totalmente alla ragazza che più gli piace. Ha tanta dolcezza da offrire!
- Non si può sempre scegliere...
- Ehi, sai una cosa strana che mi è successa recentemente? - lo interrompo.
Alza le sopracciglia, in attesa.
Metto in tavola i cappuccini che ho preparato nel frattempo e verso dei biscotti in una ciotolina a fiori.
- Ben ha provato a baciarmi e... non gliel'ho permesso. - racconto, addentando uno dei biscotti che ho messo in tavola.
Sputo istantaneamente.
Ma che cazzo è sto schifo?
Prendo un altro biscotto e lo osservo attentamente: una delle minchiate integrali che compra mia madre.
La confezione è già oscena dall'immagine, ovvero i biscotti disposti lungo la flora intestinale disegnata in verde, e la descrizione degli ingredienti fa addirittura terrore: farina d'avena, segale e altri quindici cereali di cui non ero neanche a conoscenza.
A quanto pare fanno bene per la flora intestinale, la digestione e la pelle.
Tac. La pelle. Ecco perché mia madre ha sprecato dei soldi per questo schifo.
Spingo i biscotti del terrore da parte e pesco due merendine con yogurt magro.
Che palle sta roba salutare.
Almeno è dolce e sa di cibo, non di terra.
- Scusa, come hai detto? L'hai seriamente rifiutato? Ma sei seria? - balbetta Sean.
Annuisco, sorpresa anch'io se ci ripenso.
- E perché?
Il mio sguardo corre lontano dal suo, perché non voglio che vi legga quello che penso realmente.
Già Christopher non gli sta simpatico, se gli dico che il motivo è lui al novantanove per cento come potrebbe reagire?
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Buongiorno 🍩🍰🍬
Se conoscete una formula magica per allungare le vacanze, vi invito a farvi avanti 😂
Domandina random: dove andate a scuola?
Tipo a me esce naturale #scientificoschifo
A domanii❤
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