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16 - Reason

La centrale di polizia non è tanto lontana dalla nostra scuola, probabilmente la distanza casa mia - scuola è la stessa, ma in direzione ovest. La zona è piacevolmente ricca di alberi e la piazzetta di fronte è attaccata ai giardini con i giochi per i bambini che vengono dopo la scuola.

Infatti adesso si sentono le loro urla.

Christopher parcheggia l'auto nel secondo posto della fila orizzontale, l'unico libero per la precisione.

Scendiamo dall'auto e attraversiamo la strada per arrivare al marciapiede dall'altra parte, poi saliamo i gradini ed entriamo dalla porta semi-vetrata.

- Lo sceriffo? - domanda subito Christopher alla ragazza lì davanti, che sta lavorando al computer.

Lei alza lo sguardo su di noi e sembra riconoscere Christopher.

- Tuo padre è di là, - indica una porta in fondo alla nostra destra - aspetta che avverto.

- Non c'è problema, tanto lo so che giocano a poker povero. - replica lui.

La ragazza fa un sorriso dispiaciuto e lascia che andiamo da soli.

Christopher mi precede nel breve corridoio e bussa forte alla porta color metano, oltre la quale si sentono comunque vocioni e schiamazzi.

In quel momento tutto tace.

Qualcuno sta venendo ad aprirci.

- Figliolo! Lei deve essere la tua amica... Josie Kinney?

- Joyce, sceriffo. - sorrido.

Annuisce. - Entrate, entrate. Voi altri fuori, per ora.

La sua voce è abbastanza bonaria, ma ho l'impressione che se volesse potrebbe sembrare molto molto autoritario, tanto da far paura.

Cinque o sei agenti, metà dei quali con tre palloni da basket ben uniformati al posto della pancia, vanno fuori quasi ballonzolando e il silenzio rende il tutto molto comico.

Sul lungo tavolo scuro che domina la stanza sono sparpagliate carte da gioco, fiche da poker colorate e una tovaglia verde per un'atmosfera più adatta.

- Chi stava vincendo? - scherza Christopher.

- Billy. Ha sempre la fortuna di tutto l'Olimpo. - ridacchia suo padre.

Lo sceriffo è un uomo alto, snello a differenza dei colleghi, con i capelli grigio chiaro e le rughe d'espressione sulla fronte ben visibili. Ad un esame più attento si notano anche le zampette di gallina vicino agli occhi e la pelle che tende a scoprire l'arcata inferiore dei denti, segno di vecchiaia. D'altronde avrà più di cinquant'anni, è normale.

Indossa una camicia beige chiaro con il distintivo davanti al cuore e un paio di pantaloni marrone scuro, la cintura con la fondina per la pistola.

- D'accordo, veniamo alle cose serie. Joyce, devi sapere che stiamo indagando sulla morte di Margot, che sappiamo essere stata tua amica stretta. Giusto?

Annuisco.

Mio padre mi aveva avvertita di questa faccenda.

- Le nostre indagini ci hanno portato alla conclusione, per ora, che questa ragazza è morta per overdose, ma non a causa sua. In pratica, qualcuno voleva farla fuori e l'ha mandata in overdose, nonostante la sua dipendenza non l'avrebbe portata lontano. Quello che stiamo cercando di capire è chi può aver voluto la sua morte. - spiega lo sceriffo.

Qui interviene Christopher.

- Essendo tu la persona più vicina a lei, ho pensato di coinvolgerti così da avere una mano in più. Ovviamente non potevo dirtelo subito, spero che tu non te la prenda. - dice con la voce di sempre, sincera e in un certo senso dolce.

Anche volendo, non riuscirei a prendermela con lui, non con questa voce e con questi occhi limpidi.

Cerco di riordinare un attimo le idee.

- Quindi pensate che io sappia chi la voleva... morta? - sussurro.

- No, pensiamo che con il tuo aiuto potremmo arrivarci. D'altronde, frequenti la stessa cerchia di persone da anni e conosci l'ambiente, la gente che gira... Non vogliamo subito un nome, ti chiediamo di rifletterci e di fare più attenzione in modo da notare dettagli utili all'indagine. Va bene?

Lo sceriffo ha una voce rassicurante, propria di chi fa di tutto per mettere a suo agio l'interlocutore.

Sono contenta che sia capace di mostrare un lato umano così autentico, invece di aver interiorizzato a pieno la personalità intimidatoria dello sceriffo come spesso capita.

- Probabilmente questa situazione si presenta un po' difficile e pesante, ma proprio per questo abbiamo bisogno di te. Ora andate a mangiare qualcosa e non pensateci troppo, in fondo siete giovani. Avete tempo per tutto. - sorride.

Non ha lo stesso sorriso dolce da far sciogliere l'Antartide di Christopher, perché le sue labbra sono più sottili e leggermente screpolate, ma ha lo stesso spirito.

Mi chiedo come possa essere la versione intimidatoria di Christopher, se somigli così tanto a quella di suo padre come la versione tenera.

Forse sarebbe più adatto chiedersi se Christopher abbia una versione intimidatoria. È sempre così sorridente, allegro e dolce... Anche quando sembra stronzo, in realtà scherza e non è altro che infinita tenerezza.

Guardo i suoi capelli color miele, la pelle chiara, i lineamenti pronunciati ma non spigolosi. E quelle labbra morbide... Mordo forte il labbro per non pensare al nostro bacio, altrimenti mi verrebbe voglia di baciarlo qui e ora, di fronte a suo padre.

- Andiamo? - domanda il biondo, dirigendosi verso la porta.

La apre e fa un cenno della testa per indicarmi di passare per prima.

Quanti punti gli posso dare per questa semplice galanteria che però molti dimenticano?

- Arrivederci, sceriffo. - saluto timidamente.

- Ciao ragazzi.

Christopher mi affianca appena fuori dalla centrale e non mi sfugge il lungo istante che i suoi dedicano alla mia figura.

Trattengo un sorriso.

Il viaggio in macchina trascorre pressappoco come il precedente, ovvero con me che canto a caso pezzi di canzoni che conosco mentre cerco di memorizzare il percorso svolto.

Per fortuna ho un senso dell'orientamento abbastanza soddisfacente nella maggior parte dei casi e credo che mi ricorderò come arrivare a casa di Christopher in caso ne avessi bisogno.

Casa sua è un un bell'edificio di due piani, color crema, con un portone d'ingresso in legno e il balconcino sopra in ferro battuto con motivo a ghirigori floreali. Dal tetto si vedono i pannelli fotovoltaici issati sul retro e la casa è circondata da una rigogliosa vegetazione, con due grandi vasi di fiori sul davanti e ai lati dell'ingresso.

Di certo casa mia non è brutta, non mi lamento, ma se volesse fare a cambio non sarei dispiaciuta... Questa casa ha un aspetto molto elegante.

Quando entriamo, il salone si divide a sinistra con la sala di lettura, come dimostra la libreria, a destra con il salotto ampio e luminoso, e in avanti troviamo le scale, affianco alle quali il corridoio porta alla cucina e alla sala da pranzo.

- Di sopra ci sono le camere da letto e un bagno, mentre l'altro è appena prima della cucina, dietro quella porta bianca. - mi informa Christopher.

- Hai una casa davvero bella. - commento.

Sorride e mi trascina in cucina, dove tira fuori due bicchieri e dell'aranciata fatta in casa.

- Benvenuta in casa Daniels.

L'aranciata è deliziosa, ma lui, con le labbra umide socchiuse, è decisamente irresistibile.

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Abbiamo scoperto che Christopher non si è avvicinato a Joyce per caso... Riusciranno a trovare il colpevole?

Aggiorno domani

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