Capitolo 41 - Incontri
Troppo duro? Forse. Non abbastanza? Non ne ho la più pallida idea. Questa ragazza mi sta facendo impazzire. Devo ammettere che se questo era il suo obiettivo, ci sta riuscendo davvero alla grande.
Come mi fa sentire tutto questo? Negherei l'evidenza se non dicessi che in fondo in fondo mi sento un po' preso in giro ed ingannato quando mi accorgo di esserle stato più vicino che mai e di non essermi accorto di lei.
Ma la gran parte di me ne è attratta. Ah cazzo, Aiden! Non sai nulla di lei!
Per questo sono stato così duro nella lettera. Devo cercare una reazione, spingerla scoprirsi. Avere Finalmente qualche indizio serio e solido e non semplici supposizioni , che per quanto possano essere corrette, vengono comunque dal proprietario di un pub irlandese, il che qualche dubbio me lo porta.
Vorrei fare di più, Dio se lo vorrei!
Ma per adesso è tutto ciò che mi viene permesso.
I minuti corrono, le ore corrono , tra una lezione che non seguo è un pranzo che non mi gusto.
Continuo a pensare a quella lettera, alla W che mi dice meno di niente su di lei. Ho pensato anche si trattasse di iniziali, "V" e "V", ma anche così il buio più assoluto.
Cosa fare se non attendere la sera per lasciare stavolta il mio messaggio su quella coperta? Un messaggio che dovrò riscrivere.
Osservo gli scarabocchi, le note, le cancellature, appunti che ho inciso così a fondo da bucare il foglio, cercando di essere più comprensivo in una frase per poi cancellarla e scriverne una più dura il secondo dopo.
Mi siedo sul prato sotto un albero la cui ombra gira tutto attorno a me come una meridiana. Ora la proietta in direzione della palestra in lontananza.
Il sole mi scalda la nuca e le spalle non protette dal tronco.
Un po' come questa situazione: scoperto è in balia degli eventi. Ma ho promesso a me stesso di tenere duro, ho promesso di non mollare tutto come al solito, non lasciar prendere il sopravvento a quella parte di me che tende alla distruzione.
In mattinata dopo la lezione ho fatto un salto in aula di architettura. Non è stato facile non farmi notare. Soprattutto vista la situazione. Mi sono accordato ad un folto gruppo di studenti che non sembravano essere a conoscenza dei fatti. Ne ho approfittato per sedermi alle spalle di Francesca per constatare che non è lei ad essere mancina.
Con Meir è stato più complesso. L'ho incontrata nei corridoi. Era di spalle, scrivendo qualcosa su un foglio, lo stesso che ha poi riposto distrattamente pagine di un libro che teneva sotto braccio.
Lo ammetto non vado fiero di me. Non ho mai rubato. Non ho mai avuto bisogno di rubare. Forse solo una volta ma non per bisogno giusto... per sentire quel brivido. Ma avevo tredici anni. Ovviamente allora mi hanno beccato ma aldilà di una tirata di orecchie poco altro.
Stavolta invece no. Le ho sfilato quel foglio scappando poi nei bagni e confrontandolo con il biglietto appena ricevuto. E...
Cavolo se scrive male. Peggio di un farmacista ubriaco e cieco. Neppure se si sforzasse riuscirebbe a scrivere come W.
Quindi eccomi qui, di nuovo, in un vicolo cieco.
I lampioni del campus si accendono circa dieci minuti più tardi del tramonto del sole alle mie spalle.
È il momento. Mi alzo facendo leva sui pugni. Mi guardo attorno. È il momento ideale per muoversi. Esattamente l'orario in cui gli studenti dopo le lezioni ritornano nei loro alloggi prima di uscire di nuovo per la serata.
Provo ad allungare il passo ma senza destare sospetti nonostante mi senta come un ladro alle prime armi.
Mi allontano dalla costruzione principale evitando la luce dei lampioni e muovendomi nell'ombra. E mi accorgo di quanto sia strano tutto questo, della mia furtivitá nonostante non stia facendo qualcosa di sbagliato ma semplicemente per non essere seguito al vecchio osservatorio. Tutto ciò perché mi sento responsabile dell'unica parte che in realtà W mi ha concesso di lei. Se perdessi questo, perderei anche unica cosa che abbiamo in comune e l'unico modo per scoprire chi è.
Cambio strada questa volta. Ero troppo esposto la notte scorsa.
Attraverso l'enorme palestra con la sua struttura in acciaio e lamiera semicircolare, come se un gigantesco cilindro si fosse abbattuto dal cielo e metà di esso giaccia ancora sotto terra. Le mie suole stridono sul linoleum del campo da basket.
<< Ehi tu! >>
Cazzo.
Il rumore della mia corsa intervallato dai passi della guardia che scende velocemente dietro di me la scalinata delle tribune. Copro la distanza che mi separa dalla uscita di emergenza in neanche tre secondi. Spingo forte e la porta si spalanca sbattendo sul muro esterno. Un tonfo sordo voltantomi verso la guardia. La osservo cadere rovinosamente gli ultimi gradini delle tribune.
Peggio per lui non posso fermarmi. In lontananza i pochi alberi che circondano l'osservatorio.
Con un salto supero la staccionata di legno. Non regge il mio peso facendomi rotolare tra l'erba alta colpendo la terra con il petto.
Mi sforzo per non imprecare, di non emettere un fiato. Alla guardia si è rialzata ed i passi si avvicinano.
Arrivato sulla soglia, punta la torcia a sfiorare l'erba.
Alla mia destra, alla mia sinistra. Il fascio di luce passa sopra di ma per un istante.
<< Maledetti ragazzini! >> impreca chiudendo con un tonfo la pesante porta.
Cazzo, me la sono vista brutta!
Benedico questo campo e la natura che ha fatto crescere quest'erba tanto alta da nascondermi.
Attendo almeno cinque minuti. Quando ogni altro rumore si è finalmente placato tento di rialzarmi, tenendomi il petto e raggiungendo la linea degli alberi.
Tra di essi l'osservatorio rimane fedele al suo nome e fermo, immobile, ci guarda. Ma per uno strano caso stasera mi appare meno lugubre del solito.
Sarà perché lo conosco e riesco a districarmi bene tra le sue edere ed i frammenti di finestra infrante. Sarà perché conosco dove posare il peso e dove invece è pericoloso.
Sarà perché conosco la coperta di pesante lana rossa sulla quale poso la mia lettera
Conosco anche la finestra sulla mia destra che mi illumina e dalla quale getto un'occhiata all'esterno.
L'unica cosa che non riesco a riconoscere è la figura incappucciata che dal basso mi osserva.
© Giulio Cerruti (The_last_romantic)
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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