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Capitolo 19 - Accendino

Un colpo sul fondo del pacchetto realizzando che non ricordo minimamente come ho iniziato.
Mi pare verso i sedici o diciassette anni, in quel breve momento in cui mi sono accorto che la mia vita dorata era solo placcata. Che grattando il fondo sotto la superficie era il nero, il buio a farla da padrone.
Un colpo col pollice, l'accendino si apre. Provo e riprovo senza alcun risultato.
<< Merda! Si deve essere scaricato ieri sera! >>
Al quinto tentativo una debole fiammella si accende scaldandomi leggermente il naso e la punta della sigaretta.
Sì. È stato più o meno dopo quell'estate, dopo Cassie. Ne avevo rubata una dalla borsa di qualche cameriera. Scoprì che più che la sostanza che aspiravo, era il gesto a tranquillizzarmi, a dare un ritmo alla mia vita. Poi lentamente il subconscio ha preso il sopravvento sul gesto ed ora ha perso anche quella capacità di calmarmi, diventando compulsivo ed aggiungendosi agli altri problemi.
Un qualcosa aggiungere alla lista "da migliorare".
Ed ora l'aspetto qui, seduto sul cofano, gettando a terra il mozzicone fumante e provando ad accenderne un'altra mentre l'accendino, mosso a compassione, si rifiuta per il mio bene.
Chi se ne frega, mi dico, guardando l'orologio e convenendo che a momenti dovrebbe uscire finita la lezione. E so che non può sfuggirmi avendo parcheggiato vicino alla sua macchina, è qui che deve tornare.
Termino i miei pensieri un istante prima di vederla apparire sulla soglia di facoltà. Bella come sempre e come non è mai stata. Spicca in mezzo a questo mondo cupo con quei capelli biondi legati a mezza lunghezza da un elastico sceso lungo essi più del dovuto.
Indossa un maglioncino corto rosso che termina poco sotto il seno, una maglietta al di sotto di esso e un paio di stretti jeans azzurri.
Cazzo, mi sembra di vederla per la prima volta ed, in qualche modo, di averla conosciuta da sempre.
Mi vede.
Non mi saluta ma sorride. Io ricambio cercando di mantenere il contegno del personaggio che mi sono creato, ed anche lei, ora che si avvicina, cerca un riserbo che nasconda la felicità spontanea di prima. Ma la posso anche capire per il modo in cui me ne sono andato la volta scorsa.
<< Che ci fai qui Aiden? >>
Non mi guarda negli occhi, probabilmente per paura che io possa scoprire il suo bluff.
<< Sono qui per scusarmi per ieri e per invitarti a fare un giro. >> le dico facendo finta di accendermi una sigaretta con nonchalance sapendo perfettamente che l'accendino me lo impedirà.
<< Che fai? Mi tratti come tratti Fran? >>
<< Sai che non mi permetterei mai visto non c'è niente tra me e Fran. >> mento in entrambi i casi e sorprendendomi che una fiamma sia riuscita a bruciare la punta della sigaretta. << E poi sono qui per spiegarti, soltanto per parlare. >>
<< Quindi mi tratteresti diversamente perché con me hai intenzione di parlare e con lei hai scopato? >>
<< Primo: possiamo evitare di parlare di Fran? E secondo: possiamo evitare di parlare di Fran?>>
Mi guarda interdetta come se stesse decidendo sul da farsi.
Le apro la portiera dell'auto sul lato passeggero. Guarda la sua macchina. Poi guarda la mia.
Mi sorride prima di sedere comoda nell'Impala ed attendendo che chiuda la portiera.
<< Accetto solo perchè voglio sentire fin dove si spingeranno le tue bugie. >>
Scuotendo la testa faccio il giro dell'auto ma non faccio in tempo a prendere in mano il volante che subito mi chiede: << Che cos'è questo odore? >>
<< Non chiedere. >>
<< E perché il lunotto posteriore è distrutto? >>
<< Non chiedere. >>


La strada fila veloce, accompagnata da alberi su entrambi i lati a perdita d'occhio. Solo sulla sinistra, di tanto in tanto, fa capolino un pezzetto di oceano per sparire subito dopo la curva successiva che ci porta ancora più nell'entroterra.
Mentirei se dicessi che so dove sto andando. Per me è tutto nuovo. Alberi, oceano, ogni strada ma benedico chi ha inventato il navigatore satellitare che nascondo in mezzo alle gambe e che di tanto in tanto sbircio per far finta di sapere benissimo quale svolta prendere.
<< Si può sapere dove mi porti? >>
<< Cosa sei preoccupata? >>
<< Di te? No, ti conosco troppo bene! >>
<< È la seconda volta che lo dici. Ne devi essere proprio sicura? >>
<< Direi proprio di sì, Aiden Cobb di New York! >>
<< E poi che cos'altro sai? >>
<< Che sei stronzo. Che ti piace flirtare con tutte, che fai l'amore molto bene, e che nonostante tutto sei più sensibile di quanto fai vedere e nascondi più di quanto mostri. E... l'ho già detto che sei stronzo? >>
Imito un verso strereotipo di una risata ma nella mia testa lunghi, lunghissimi silenzi tra i miei pensieri a prendere tempo, a prendere aria, a prendere parole sparse qua e là nel mio passato per renderlo meno duro è più comprensivo per chi non l'ha vissuto.
<< Perché non mi rispondi ? >>
<< Siamo arrivati. >>

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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