CAPITOLO 14 - Sorpresa
Cavolo. Che strana sensazione.
Cerco e ricerco. Parole forbite, parole strane, parole che non sono neppure nella mia lingua. Forse i tedeschi. Si, loro sì. Loro hanno una parola per descrivere tutto. Anche complessi e astratti concetti psicologici. Anche più complessi del mio.
Ma ce l'hanno di sicuro. Ne sono certo. Qualcosa che descriva al contempo la sensazione impagabile di essersi liberati di un peso e la paura di averlo fatto.
Come posso spiegarlo.
Cammino. Un passo, poi un altro. Come un'altalena osservo i miei piedi entrare ed uscire dal mio campo visivo provando giusto un pizzico di ansia, come se temessi di veder sparire il piede destro ed attendere invano il suo ritorno. Ma poi arriva e mi sento rinfrancato.
Esattamente come i miei segreti.
Mi accorgo di quanto in questo ambiente siano la preziosa coperta che mi protegge. Di quanto, ciò che sto provando sia il timore che essi possano essere scoperti, che il mio passato possa essere svelato al mondo attirando su di me tutte quelle attenzioni da cui sono fuggito ma che so mi stanno cercando.
Forse anche ora. Forse anche lì, dietro a quel cespuglio, quello un po' spoglio che rivela una presenza dietro di esso. Sì, cazzo c'è qualcuno!
Socchiudo gli occhi nello sforzo di mettere a fuoco.
Cazzo non ho mai visto bene da lontano maledetta miopia.
Ma la figura non sembra muoversi, non sembra essersi accorta di esser stata scoperta. Attraverso la strada cercando di aggirarla.
Per tenere gli occhi puntati al cespuglio rischio anche di venir investito. Il pick up Dodge mi suona contro il potente clacson facendomi trasalire e voltando lo sguardo.
Cazzo. Torno a guardare il cespuglio mentre l'automobilista mi augura ogni "bene".
È ancora lì.
Mi schiaccio contro una Buick, tastando con i palmi la fredda carrozzeria della portiera.
Deve essere qui per me.
È a una ventina di metri. Devo solo guardare attraverso i vetri.
Che idiota!
Io lo guardo. Lui mi guarda. Inclina la testa da un lato. Io faccio lo stesso.
Infine mi abbaia.
Ed ha ragione. Non ispiro molta fiducia a sbirciarlo da dietro l'auto. Nessuno ispirerebbe fiducia.
« Qualche problema? » chiedono alle mie spalle
Ci mancava solo la proprietaria della macchina. Non la vedo ma giudicare dalla carrozzeria ammaccata, dai cuscini sui sedili, da quello sul sedile del guidatore più alto degli altri ma soprattutto dall'anno di produzione dell'auto direi una vecchietta sull'ottantina, alta un metro e poco più, con il bastone ed occhiali spessi.
« Signora mi perdoni è che... Mair? »
« Che fai? Ti nascondi? »
È di fronte a me, bella come sempre, anzi forse un po' di più. Ha i capelli leggermente spettinati dal vento, gli occhi azzurri circondati da un paio di occhiali dalla montatura leggera, una felpa dallo scollo talmente largo da far sbucare una spalla e due vistose buste della spesa tra le dita.
E qualcuno potrebbe pensare che questa visione non potrebbe mai battere quella di lei in leggins e canottiera della Mair sportiva o ancora meglio quella di lei completamente nuda della Mair del nostro incontro eppure è cosi.
Più la osservo e più me la ricorda. Quella naturale bellezza della quotidianità, di quando Cassie lavorava nel giardino con la felpa sporca di terra ma portata esattamente come la indossa Mair in questo momento, quando aiutava la madre con la spesa e la osservavo rientrare a casa con il corpo inclinato verso il braccio con cui portava i pacchi e quegli occhiali che lei odiava ma che l'uso prolungato delle lenti a contatto di tanto in tanto la costringevano ad indossare.
« N... nascondermi? No! Ti Pare! Da chi? »
« Tipo da Francesca! » esclama lei emanando uno sbuffo di aria calda dalle labbra come una risata sommessa dalla paura di venir scoperta.
« N... no! Direi di no! È che ho avuto un piccolo capogiro e mi sono appoggiato a questo catorcio un secondo per riposare. »
Mi osserva divertita. Non dovrebbe. Le ho appena detto che mi sono sentito male. Ma i suoi occhi sgranati e sorridenti rimbalzano tra l'auto e me mimando sorpresa.
Io la guardo. Lei mi guarda.
« Beh... mi dispiace che la mia auto non ti piaccia! »
« È tua? »
« Ti vedo sorpreso! »
« Ma dai! È... è una Buick? »
« Già! E ora permetti... »
Allarga le braccia per sottolinare il fatto che i due pacchi che trasporta sono pesanti e li voglia posare all'interno.
« Oh si. Perdonami. Anzi permettimi di darti una mano. »
« Sicuro? Non vorrei mai che un Newyorkese come te si potesse "sporcare" con una macchina popolare! »
« Ma no che dici! Non offenderti! È solo che non pensavo che una ragazza giovane avesse bisogno di tutti quei cuscini! Non sei poi cosi bassa da non raggiungere il volante. »
« Grazie di avermi detto che sono bassa! »
« Ma no! Aspetta! Non volevo... »
« Aiden! »
« Cosa? »
« Ti sto prendendo in giro! » rivela chiudendo la portiera posteriore dopo aver sistemato i pacchi sui sedili.
Non riesco a vederla in viso ma so che sta sorridendo per questo colpo messo a segno.
« Okay Mair! Chapeau! Tanto di cappello! Ora, visto che ho fatto abbastanza figure di merda per oggi, direi che posso anche tornare a casa a leccarmi le ferite. Non posso dire sia stato un piacere. Ciao! »
Cerco tra le possibili espressioni quella che i miei muscoli facciali ritengono la più arrabbiata e la indosso, scansandola per guadagnare l'uscita del parcheggio.
« Ma no Aiden! Non essere cosi permaloso! Fatti dare un passaggio fino al campus! »
Le dita della sua mano tra le mie, strette nell'ultimo tentativo di farmi desistere.
« Mair. »
« Sì? »
« Ti sto prendendo in giro! »
© Giulio Cerruti (The_last_romantic)
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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