You Make It Real [Rendi Tutto Reale]
PRIMA PROVA
Prova: ispirarsi a un brano musicale per comporre una One Shot; personaggi e ambientazioni inediti.
Brano Musicale: You Make It Real di James Morrison
Min. 600 parole - Max 1500 parole - Terza Persona: 1500 parole - 9.397 caratteri. (Dedica, Citazione, Testo canzone ESCLUSI) - Terza Persona passato/presente
Termine Prova h 23.59 del 13 Luglio 2016: pubblicato l'11 Luglio 2016, h 00.10 ca.
Note: il brano scelto non rientra nei gusti musicali dei protagonisti del racconto; è una canzone che Leda e Ymer hanno ascoltato - per caso- una sera in un locale, in occasione di una loro reunion, ed entrambi hanno giudicato le parole adatte alla loro relazione. I personaggi sono reali e hanno prestato il loro consenso all'autrice per l'utilizzo di nomi, dialoghi, ambientazioni.
- A Ymer: sei il mio "per sempre" più onesto -
"Rendi tutto reale per me, ed io sto correndo verso di te tesoro. Tu sei l'unica che mi salva, ecco perchè mi sei mancata così tanto ultimamente, perchè tu rendi tutto reale per me."
You Make It Real - James Morrison
"Nello spazio di una vita, l'amore potrebbe non suonare mai il campanello. Tenetelo bene a mente. Ma nel caso in cui suonasse, nel caso in cui, aprendo la porta, vi trovaste davanti una sagoma completamente dissimile dalla vostra visione onirica... vi supplico: permettetegli di entrare, offritegli almeno un caffè; potrebbe essere il caffè migliore della vostra vita, il più lungo, il più buono. In quella tazzina, nel fondo di quel caffè, potreste leggere... l'infinito."
L'aveva convinto. Lui sapeva tutto ciò che doveva fare. Niente denaro, nessuna narcotizzazione alcolica preliminare, nessuna corona in palio. D'altronde, lui, era già un Re per lei.
«Non possiamo scolarci cinque o sei bottiglie, parlare, filosofare, svenire a letto e tu domani - da sola - relazioni l'edificante nottata?» propose lui, seduto al capo opposto del tavolo, gli occhi blu fiordaliso accesi da un rimasuglio di speranza.
«La scadenza è a mezzanotte» ripeté lei, prendendo un sorso di Pinot bianco dal bicchiere bombato.
Bevve anche lui, con slancio; il gesto parabolico gli fece scivolare il bracciale d'argento sull'avambraccio tatuato e il suo pomo d'Adamo stantuffò per qualche istante come la biella di una locomotiva a vapore; posò il bicchiere vuoto, lanciando un'occhiata libidinosa alla bottiglia al centro del tavolo, e poi disse: «Sei consapevole che, quanto a originalità, questa cosa fa schifo?»
«E' stravagante il modo in cui ho scelto di farlo» gli rispose, monocorde. «Lo saprò solo io, ma che importa?» Impostò il colore blu- viola nelle opzioni di Piratepad, programma aperto anche sul computer di lui. «Scegli il colore.»
Stronza, comparì sullo schermo. Aveva scelto un verde smeraldo e un sorriso indisponente accompagnò il suo sguardo affacciato alla scocca del portatile.
Lei si accese una sigaretta, lasciandola tra le labbra per intrecciare le dita delle mani e scrocchiare le articolazioni. «Inizio io.»
«Vedrò subito quello che scrivi?»
«Sì.»
«Fantastico...» bofonchiò, saettando un sopracciglio.
Licenziando ogni sarcasmo, lei sapeva che quello che stavano per fare era fantastico oltre ogni definizione, così com'era consapevole che una parte di lui fosse più che euforica.
Lui grugnì, aggrottando la fronte e posizionando le dita sulla tastiera.
Lei finì il vino, parcheggiò la sigaretta nel guscio di cocco accanto alla bottiglia e, tallonata dal tempo avaro, iniziò.
Ymer è tornato...
«Che cazzo fai?» sbottò lui.
"Maledetto!" Riemergendo dall'ispirazione, notò l'orrore nella sua espressione. «Cambierò i nomi... dopo» disse, pacata, nel tentativo di tranquillizzarlo. «Ora, devo immedesimarmi...»
«Cambiali o ti disconosco» la minacciò, inviperito. «Non scherzo. Sai che odio quando esponi al pubblico ludibrio le nostre conversazioni.»
«Hai preferenze sul nome?»
«Fa come ti pare» sputò, acido, ma immediatamente corse ai ripari e ammorbidì il tono. «Cinicus o Emden... evita Victor, lo usi già anche troppo» pronunciò le ultime raccomandazioni minatorie, e poi ricavalcò un silenzio macchiato soltanto dal ticchettio dei tasti e dai refoli di fumo.
Ymer è tornato. Questa volta, la sua voglia di tornare ha toccato i minimi storici. Ma è tornato. Lei sa che è tornato perché aveva bisogno di rivederla, di boccheggiare nel clima natio con lei. L'Italia è diventata vecchia e poco affascinante, triste, ma a lui serve questa tristezza per rigenerarsi, per combattere l'insoddisfazione che prova. Sa che Ymer è tornato solo per lei. Sono anni, ormai, che non ha più altri motivi per cui tornare alla sorgente.
Staccò le dita dalla tastiera e sbirciò nella sua direzione, scoprendolo intento a leggere. Pochi secondi dopo, sullo schermo iniziarono a rincorrersi i caratteri verdi.
Attorno a lui c'è tanta pazzia. Non ha nulla a che fare con l'ambiente, il caldo soffocante e il climatizzatore che lei non ha ancora istallato. Leda è la fonte di pazzia, lei sprigiona tutta l'aria di cui lui ha bisogno per respirare. Vede la routine che la circonda e non può fare a meno di offrire una spalla a tutta quella monotonia. I minuti passano e le priorità cambiano: non c'è più la tristezza di non vivere nello stesso fuso orario ogni fottuto giorno dell'anno, c'è solamente la folle e concreta consapevolezza di quanto gli sia mancata.
"Però..." meditò lei, compiaciuta, imponendosi di non guardarlo.
Lui rende tutto finalmente reale, ecco perché le è mancato così tanto; perché senza di lui la forza della testa non le basta, il cuore è troppo debole. Vivere lontano da Ymer è come nuotare in un uragano d'incertezze. Tutto è instabile, tutto sa di plastica. Tutto è... finto. Anche nella nauseabonda quotidianità, pregna della sua assenza, se pensa a lui le parole tornano sempre, così come la speranza. Lui insegna al suo cuore a parlare, alla sua anima a sperare.
«Perché devo continuare io? Te la stai cavando bene da sola» osservò, lui, con una punta d'imbarazzo nella voce. Aveva la lusinga spruzzata un po' ovunque sul suo bellissimo involucro di carne, un appagamento che scoppiettava e lo rendeva stronzo, smanioso di stemperare il sentimentalismo in cui, volente o nolente, stava sprofondando.
«Perché non posso scrivere di me... da me... usando te.»
«Molto chiaro» disse, ironico. «Bevi un altro po', la tua ebbrezza cognitiva non è sufficientemente molesta» la prese in giro, prima continuare.
Lui è tornato a casa senza desiderarlo, non è riuscito a mettere insieme neanche una piccola quantità di nostalgia. Nella perenne svogliatezza degli ultimi anni, quando detesta la compagnia di se stesso, quando non ha nemmeno tanta voglia di vedere lei... lei è l'unica che vuole accanto. Così ha corso. Non camminato, corso. Ha macinato oceani nel tunnel di un paio di paralleli simbolici esclusivamente per assaggiare un po' di salvezza, mitigare l'inferno di lingue che si protendono verso la sua esistenza.
Terminò la sua frase e si schiarì la voce. «Non conviene scegliere una bella canzone e inventare qualche stronzata romantica? Non sarebbe preferibile entrare nei cervelli di due innamorati veri? A nessuno interessa un rapporto psicotico come il nostro. E senza sesso, per giunta!»
Lei scosse la testa e ricominciò a scrivere.
Interessa a lei. E' così profondamente grata al destino per Ymer. Tutti possono parlare con le parole dell'amore, ma che amori vivono? Esplosivi, provvisori, fragili, decrescenti... Lei può parlare di un amore completamente estraneo a qualsiasi cliché, può parlare di quell'anima che la conosce per ciò che è davvero, che è in grado di farla splendere anche a distanza.
Le tremavano le mani. Scrutò il circondario, inglobando lui solo superficialmente. Era un'atmosfera frizzante, quella che li avvolgeva. Il fermento dell'alcol, la levigatezza dei tasti, il buon aroma della nicotina, erano solo un apatico contorno. C'era una beatitudine eccentrica, un delirio che pizzicava il sedere incollato alla sedia e spingeva ad alzarsi per afferrare il vero. Perché lui rendeva tutto reale per lei.
Lui spera di farcela, di riuscire ancora una volta a colmare il radicato disagio di deambulare in un mondo che lo ha voluto così tanto, troppo al di sopra del convenzionale; incapace di vivere in un rapporto d'amore, incapace di una costanza di sopravvivenza economica, incapace di una sana dipendenza da qualsiasi passatempo. Dentro di lui, si agita l'esigenza di stravolgere sempre tutto e cercare l'originalità per sentire di nuovo... qualcosa. Ogni volta la sfida è più ardua e lui si sente sempre più assuefatto dalla noia.
Lei spostò lo sguardo dallo schermo a lui, irrequieta. «Anche adesso?»
Lui sospirò, fissandola serio. «Ora, in questo momento preciso... proprio adesso... no.» Stringendosi nelle spalle, portò gli occhi altrove. «L'unico posto in cui voglio essere è a casa con te, come una volta. Immagino ci sia tanto altro da imparare ma, se tu sei qui con me, so da che parte voltarmi. Sei tu... tu rendi tutto reale per me.»
«Perché non l'hai scritto?» lo rimproverò. «Queste parole sono fighissime! Le voglio!»
«Sono già tue, oca!» sottolineò, lui, bruscamente.
«Intendo che le voglio mettere nel testo...»
«Ed io voglio che siano solo mie e tue» l'osteggiò. «Posso esercitare il diritto di scelta, ogni tanto? Sono nostre, e non ne voglio più discutere.» Si mordicchiò il labbro pieno, pensieroso. Forse si era reso conto di aver esagerato. «Aspetta» le disse, rimettendo le mani sulla tastiera.
Leda è l'unica in grado di scatenargli un crampo al cuore, uno spasmo che riverbera nello stomaco ed evade sotto forma di risata isterica. Correrebbe tutta la vita per avere questa ricompensa. Lei è il suo specchio più onesto, quello che non affina la figura e non ravviva il colorito, quello che restituisce un'immagine autentica e reale. Lui può guardarsi dentro attraverso lei. Da solo, non ci riuscirebbe mai.
«Se fossi capace di amare come amano gli innamorati veri... amerei te, lo sai?»
«Lo so» sussurrò lui, abbozzando un sorriso armonioso. «Adesso che dobbiamo fare? Alzarci, abbracciarci e piangere? Cosa c'è sul menù romantico?»
Lei rise. «No, aspettiamo di fingere di dormire per le smancerie, così nessuno dei due si sentirà in colpa per le proprie debolezze» suggerì, furba, e poi aggiunse: «Dal menù sceglierei altre due bottiglie di Jermann, che ne dici?»
«Accetto. E' la mia risposta definitiva e l'accendo.»
Forse non era la perfezione che inseguono la maggior parte delle persone, ma era la loro perfezione, l'unico amore davvero reale.
***
Testo
Mmmm
There's so much craziness surrounding me
There's so much going on it gets hard to breathe
All my faith has gone you bring it back to me
You make it real for me
Well I'm not sure of my priorities
I've lost site of where I'm ment to be
And like holy water washing over me
You make it real for me
And I'm running to you baby
Youuu are the only one who save me
That's whyyy I've been missing you lately
Cause you make it real for me
When my head is strong but my heart is weak
I'm full of hurricanes and uncertainty
But I can find the words
You teach my heart to speak
You make it real for meee yeaaa
And iiiiiiiiii'm running to you baby
You are the only one who save me
That's whyyy I've been missing you lately
Cause you make it real for me
Everybodies talking in words
I don't understand
You got to be the only one
Who knows just who I am
And you shine in the distance
I hope I can make it through
Cause the only place
That I want to be
Is right back home with you
I guess there's so much more
I have to learn
But if you're here with me
I know which way to turn
You always give me somewhere,
Somewhere I can learn
You make it real for me
And iiiii'm running to you baby
Cause you are the only one who save me
That's why I've been missing you lately
Cause you make it real for me
You make it real for me
***
Traduzione
*Immagine Capitolo: Y.O. by Marco Piersanti
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