Italian History XXX [Una Storia Italiana XXX]
QUINTA PROVA [Prova Finale]
Prova: Una famiglia immaginaria, un giorno qualunque, viene disturbata dall'arrivo inaspettato del parente strambo. Il parente strambo darà vita a una serie di fraintendimenti che faranno vacillare la serenità familiare. La one shot deve essere comica e fare RIDERE!
Min. 600 parole - Max 2.000 parole - Persona Libera: 2.000 parole (praticamente ho lasciato alcune frasi senza reggiseno -.-) - 12.330 caratteri spazi inclusi (Dedica, Citazione e Postilla ESCLUSI) - Prima Persona Presente
Termine Prova h 23.59 del 12 Ottobre 2016: pubblicato il 12 Ottobre 2016, h 22.35 ca.
Note: Gli eventi narrati non sono mai accaduti. I luoghi, i dialoghi e gli oggetti presenti sono opera della fantasia dell'autrice. Alcuni personaggi sono liberamente ispirati a persone realmente esistenti.
***
- A Laurent -
"I have a profound empathy for people who are in the public eye, whether they manifest it themselves or whether it happened by accident - it doesn't matter to me. I think there's a great misunderstanding of what it is to be famous."
Alanis Morissette
La domenica vigono due obblighi imprescindibili: riposare e assecondare civilmente il riposo del prossimo.
Il campanello cinguetta e sono troppo vicino all'ingresso per sottrarmi all'incombenza. Apro la porta.
«Famiglia!»
Riconosco il latrato, distinguo due fanali scuri inforcati in un nido di zucchero filato rosa e, immantinente, stabilisco che è più che abbastanza. Con un calcio secco richiudo la porta e, per sicurezza, do anche un giro di chiave.
«Giorgio, chi è?» urla mia moglie dalla cucina.
«E' il signor Cataldo, amore!» strido in mezzo decimo di secondo netto.
«Ma il signor Cataldo è morto!»
«Strano, vero?» ribatto, imprecando a bassa voce. Tra tutti gli under 60 del quartiere dovevo scegliere proprio l'unico over 90 dipartito suppergiù cinque anni fa.
Coglione, coglione!
Beatrice - mia moglie - guadagna l'anticamera, rifilandomi una disapprovazione pungente.
Non ho scampo. La serratura scatta, la porta si spalanca e sono gli ultimi istanti in cui posso crogiolarmi nella speranza di aver preso un abbaglio. Magari è Lady Gaga che sta fuggendo dai paparazzi, oppure la settima Winx in cerca di una famiglia adottiva...
«Sono così felice di vederti!» esclama Beatrice, accogliendo l'ospite.
Purtroppo, non è nessuna di queste meravigliose ipotesi: è solo lei. Concretamente e spaventosamente lei: mia cognata Giada.
Le due sorelle si avventosano, in un orripilante amplesso tra raffinatezza e volgarità. Poi, Giada mi squadra e si fa avanti.
Ho gli arti rigidi e pruriginosi, in modalità "ruspa estirpa intrusi", ma cedo alla mimica supplichevole della donna che amo e fingo un abbraccio spontaneo.
«Quanto ti serve, stavolta?» le sussurro all'orecchio, pianissimo. Oltre a sembrare uno zucchero filato, ne ha pure l'effluvio dolciastro e penetrante.
Giada ignora la frecciatina e rimpiazza la molestia del suo corpo con la molestia della sua borsa. «Mettila in un posto sicuro» ordina, velenosa.
I miei muscoli cedono sotto il pachiderma di tessuto e lei ridacchia. Se fossi in lei, riderei molto meno. La sua esistenza è un compendio di fallimenti che può così riassumersi: figlia di papà negli ozi, figlia dei fiori nei vizi.
Mi assesta una pacca sulla spalla. «Sempre più inclemente il tempo con te, eh, cognatino?»
E figlia di put-...
«Zia Giada!»
Il legittimo insulto viene stroncato dall'acuto di mia figlia Marica e la mia domenica diventa ufficialmente quello che sarebbe stato il concerto dei Rolling Stones a Copacabana nel 2006 se un meteorite lo avesse colpito: un disastro storico e planetario.
*
Diretto alla panca-guardaroba, mi pongo due questiti fondamentali. Il primo: a che ora alzerà i tacchi mia cognata? Il secondo: quanto sarà profondo il cratere nel mio conto corrente alla fine dell'infausta giornata? Non ho risposte. Di conseguenza, mi arrabbio e l'incazzatura si traduce in un lancio mal calibrato della borsa di Giada che manca il bersaglio e rovina a terra, rigurgitando buona parte del contenuto.
Merda!
Per fortuna, il rumore è stato minimo e nessuno sembra essersene accorto. Mi affretto ri-farcire il bagaglio: rossetto, rossetto, altro rossetto... cinque Tampax di colori diversi, portachiavi azzurro a forma di pene che sorride (sì, sul glande è disegnata una faccia) e un treno di altro ciarpame "alla Giada". Terminati i piccoli oggetti, mi dedico a quelli ingombranti e, tra tutti, censisco una confezione di pillole anticoncezionali; la scoperta mi lascia basito: Beatrice usa la pillola e la sorella le ha sempre bocciato la consuetudine, sproloquiando di cellulite, peli e cazzate analoghe. Poi...
... c'è un fodero di seta nera da cui spuntano delle manette pelose, quello che mi pare un manico intrecciato e un indumento lucido ben ripiegato.
Potrebbe essere la compagna ideale di quel maiale di Landi - il mio collega -, fissato a tal punto con il sesso sadomaso da guardarsi i porno persino al lavoro.
Scaccio l'immagine nauseabonda di Landi e Giada che copulano nella sala riunioni - ammanettati alle gambe del tavolo e inguainati nel lattice - e aggiungo ancora un paio di questiti fondamentali alla lista: come mai ha con sé questi "giocattoli"?; a che diamine le serve la pillola se non ha un fidanzato? Chiudo il sacchetto, lo infilo nella borsa e faccio per alzarmi quando noto una brochure colorata sul pavimento: sono pacchetti vacanze per la Grecia e alcune offerte sono cerchiate in rosso. Ci avrei scommesso: l'infingarda sta programmando l'ennesima fuga!
*
Poco dopo, sono in cucina con un'ulcera incipiente e una zuppiera di insalata tra le mani.
«Ho dimenticato di avvisarti» dice mia moglie, frugale, quando sa benissimo che, se lo avesse fatto, a quest'ora sarei come minimo sul Millenium Falcon* in viaggio a velocità luce destinazione "il più lontano possibile da Giada Camoni".
«Perché diavolo è qui?»
«Che domanda... p-per... stare in famiglia, no?» tentenna, evitando il mio sguardo.
Ma in quale vita? «Io una teoria l'avrei: o ha finito i soldi o... ha finito i soldi.» Eh... deve andare in Grecia, le serviranno pure due o tre spiccioli, no?
«Giorgio!» mi rimbrotta.
E' la verità, non sussistono altre variabili. Mia cognata, i soldi di mio suocero prima - quelli di mia moglie dopo -, le perversioni e i viaggi sono un'equazione permanente.
Nel marasma del diverbio coniugale, mio figlio Luca sfreccia nella stanza, vestito di tutto punto per il pranzo con i genitori della fidanzata.
«Come mai zia Giada è qui?» Prende le chiavi della sua auto. «E' venuta a battere cassa?» Non lascia spazio alla replica, saluta me, bacia Beatrice sulla guancia ed esce dalla porta sul retro.
Un'ombra di avvilimento si allarga sul volto di mia moglie, esternazione che mi arrogo il diritto di uccidere arcuando eloquentemente un sopracciglio. Ho come l'impressione che alla base del culo mi sia spuntato un folto piumaggio multicolore e che si stia esibendo in una vanagloriosa ruota di trionfo.
*
«Allora, piccoletta, come vanno le cose con Samu?» s'impiccia Giada che, come nel più rimasticato dei copioni, si sta ingozzando in stile "ultima sopravvissuta della grande carestia europea post peste nera".
«Benissimo!» risponde mia figlia. «Anche se la maturità ci sta sfinendo.»
«E' una rottura, lo so» glossa mia cognata. Bel modo di motivare un adolescente... «Ma vedrai che presto vi sentirete liberi, impavidi...» prosegue, smerciandomi un'occhiata sobillatrice, «...e, secondo me, dovreste osare un po' di più, esplorare nuovi orizzonti...»
«Devono pensare allo studio, a costruirsi un futuro» intervengo, piccante. E' una pervertita e chissà quali idee malsane potrebbe impiantare nella mente labile della mia bambina.
«Papà...» si lamenta Marica.
Non la calcolo. La torre rosa che ha mia cognata al posto dei capelli e l'incriminato contenuto della sua borsa sono distrazioni che vibrano ad alte frequenze.
Giada tracanna il terzo bicchiere di vino. «Tuo padre è antico e noioso, sempre con il naso in quel computer...»
«In "quel computer" c'è il futuro della mia famiglia» specifico, aggricciando tutti i lineamenti che sono in grado di aggricciare.
«Solo quello?» chiede, ironica.
«Giada!» la rimprovera, Beatrice, tra i denti.
Che vorrebbe insinuare, la stronza? «Si chiama "lavorare". Ti dice qualcosa?»
Inaspettatamente, batte le mani. «A dire il vero, sì.»
«Ti hanno assunta!» prorompe mia moglie.
La sorella annuisce, eccitatissima, incorporando la notizia bomba che frequenta un tizio da circa tre di mesi.
La sala da pranzo si trasforma in un aula magna in cui esplodono ovazioni e felicitazioni per la neo laureata in quella che dovrebbe essere una "vita normale", e io non posso fare a meno di indirizzare una preghiera ai malcapitati - fidanzato e capo - affinché la superficialità di Giada Camoni non li seppelisca.
«Sì, è così... così...»
«Contronatura?» azzardo, perfido.
Giada fa finta di niente e si rivolge a Marica. «A proposito di "esplorare nuovi orizzonti", piccoletta, ho portato una sorpresa per te e Samu!» mi guarda per un attimo, diabolica. «Potreste fare cose folli, insieme!»
Le ultime parole mi giungono all'orecchio con la delicatezza di una ginocchiata nelle palle; un boccone di arrosto mi va di traverso e inizio a tossire, sputacchiando filamenti di carne sul piatto e sulla tovaglia, ed è come se un artiglio mi stesse dissezionando il fegato.
«Giorgio!» Beatrice si precipita al mio fianco e mi picchietta la schiena. «Santo cielo, ti senti bene?»
No, porca puttana, non sto bene per nulla! E non ci sono santi cieli o Santi in cielo che tengano!
*
Prodigiosamente - incomprensibilmente -, sono riuscito a trattenermi. Quello che provo penso sia l'equivalente di quello che sta provando la metà di arrosto rimasto in tavola, segato in meridiani e paralleli da un fottuto spago.
Devo dirlo a Beatrice. Devo.
Approfitto del fatto che mia figlia è al telefono e quella stronza di Giada in bagno, raccolgo il vassoio con l'arrosto e raggiungo mia moglie in cucina.
A pochi passi dalla porta, però, un chiacchiericcio sommesso cattura la mia attenzione, così mi appiattisco al muro e trattengo il respiro.
«Ecco i soldi» bisbiglia Beatrice. «Mi sento così in colpa, Giada, forse dovrei dirglielo.»
«Non devi! Stai già facendo anche troppo per quel rammollito...»
«Giada!»
Maledetta sanguisuga impenitente! Lo sapevo! Sapevo che era venuta solo per mietere il grano!
Sento freddo fuori e un magma incandescente dentro. Le mani mi tremano e i casi sono due: o sto avendo un infarto o sto per ritinteggiare le pareti con il sugo dell'arrosto. L'ira borbotta, si gonfia a dismisura, e risalendo rompe gli argini delle mie labbra.
«Fuori da casa mia, piccola depravata!» sbotto. Poso il vassoio sulla penisola e abbranco mia cognata per un braccio, trascinando lei e la sua estorsione ancora in corso fino all'ingresso, dove apro la porta e provo a spingerla fuori.
Beatrice e Marica accorrono, invocando il mio nome con crescente affanno.
Giada oppone resistenza, aggrappandosi allo stipite. «Ma che stai facendo? Sei impazzito?»
«Tu lo sei, se credi di potermi prendere per il culo e approfittare del buon cuore della mia famiglia» le ringhio addosso. «Restituisci i soldi, tieniti gli oggetti satanici ed esci per sempre dalle nostre vite!»
«Giorgio!»
«Papà!»
«Giorgio e papà, un cazzo!» Sono una furia. Corro alla panca, recupero la borsa e ritorno all'ingresso. Le guardo in faccia, una per una, per ultima mia cognata; dopo di che, rovescio il contenuto della borsa ai loro piedi. «Inizi mia figlia al sesso sadomaso, le procuri la pillola anticoncezionale e, nel frattempo, progetti una fuga in Grecia con i soldi di mia moglie!» sintetizzo, iracondo. «Ma non ce l'hai un briciolo di moralità... di vergona in quel minuscolo cervello secco?»
Tutto d'un tratto, l'espressione spaventata di Giada diventa scandalosamente burlesca. «Brutto idiota ficcanaso!»
Sto per prenderla a sberle, ma Beatrice si mette in mezzo e Marica raccoglie dal pavimento la brochure della Grecia.
«Per l'amore del cielo, Giorgio, calmati. Hai frainteso tutto.»
«Ho scoperto queste cose per puro caso, ma non osare difenderla...»
«No, sul serio, posso spiegarti» continua, imbarazzata. «Io...»
Giada si schiarisce la voce. «Quello che sta cercando di dirti mia sorella è che ha trovato un video porno nel tuo computer e mi ha chiesto una mano per "affrontare la situazione"...»
«Giada!»
«No, Bea! Deve sapere che ti sei ridotta a comprare materiale sadomaso pur di assecondare i suoi vizi e risvegliere il suo barbagianni» dice, l'indice puntato al mio inguine.
Mia figlia arretra, la brochure stretta al petto, mia moglie tiene la testa bassa e mia cognata continua a sbraitare.
Io riesco a dire solo una verità: «Quel video l'ha allegato il coglione di Landi a una mail di lavoro, l'ho scaricato per sbaglio» confesso. «Nemmeno mi piace il sadomaso!» aggiungo, schifato.
Gli occhi di Beatrice sono due cuori lucidi. «Davvero?»
«Te lo giuro, amore.»
«Ma figuriamoci...» mormora Giada, roteando il capo.
«Taci! Ciò non toglie che volevi dare un contraccettivo orale a mia figlia e hai un viaggio in programma, altro che lavoro!»
«Il viaggio è... per me papà» sibila Marica, muovendo un passo avanti. «Io e Samu vogliamo andare in Grecia quest'estate.»
A parte che nemmeno da morto lascerei partire la mia bambina con quell'ormonal-nerd del suo ragazzo... «Allora la...»
«La pillola è mia, deficiente!» si sfoga mia cognata. «Sei anche sordo oltre che ficcanaso? Sono monogama da tre mesi.»
Ora, sento un gran caldo fuori, e un gelo terribile dentro. Prima del buio, il mio pensiero va alle pareti di casa: il verde oliva sarebbe perfetto.
*Il Millennium Falcon è un'astronave dell'universo di Star Wars, presente nei film della Trilogia Classica e nell'Episodio VII. Viene pilotata dall'esperto Ian Solo e dal suo co-pilota, il wookiee Chewbecca.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro