Seconda Prova
Sento il tintinnio della spada sull'asfalto. Non posso crederci, ho perso anche l'ultima arma che avevo per salvarmi.
I miei amici non sono riusciti ancora a raggiungermi, sto perdendo le speranze. Si sta avvicinando sempre di più a me. Tra le mani trattiene saldamente ciò per cui sono arrivata fin qui, ciò per cui sono disposta persino a dare la vita.
Avevo attraversato una palude, ero scampata alle sabbie mobili e alla loro infinita profondità, avevo sopportato la morte di colui che mi aveva accompagnata sin dall'arrivo in quel mondo così magico, piangendo lacrime colme di senso di colpa verso il povero uomo, lo zio Jonathan, così misterioso sin da quando ero bambina. Colui che mi leggeva le fiabe sulle fate, quando mia madre le riteneva poco educative. ''Fanno solo sognare, questo genere di racconti. E i sogni, se presi troppo sul serio, sono destinati a farci soffrire. Specialmente quelli in cui sei un folletto che vive in un mondo fatato e nel quale si ritrova ogni giorno ad affrontare lavori magici con i suoi poteri magici. Per te diventa routine. Non è tutto così bello. E, anche se lo fosse, puoi dimenticarlo, Shailene. Anche se per te quel mondo è meraviglioso, dovrai imparare a vivere senza, e leggerne ti farà solo aumentare il desiderio di quel posto, che è solo un sogno. E, da tale, come tutti i sogni, non è reale.''...insomma, a mia madre non piaceva che io leggessi o sentissi parlare di fate, folletti, elfi o gnomi. Preferiva che m'interessassi a vampiri o licantropi, come tutte o quasi le altre ragazze della mia età. Forse, perchè sapeva che quel genere di creature erano realmente insesistenti, e non c'era il benchè minimo rischio che io, un giorno, avessi potuto imbattermici. Oppure, esistono davvero, ma nè io e nè lei abbiamo mai avuto il piacere d'incontrarne una.
Mia madre è da sempre molto incoerente nei concetti: non farmi credere nei sogni perchè non sono reali, ma tenermi all'oscuro dell'esistenza di un mondo fantastico e reale, incitandomi ad amare un'altra realtà, davvero solo frutto dell'immaginazione umana. O di fate, elfi, gnomi. Vampiri e licantropi avrebbero anche potuto essere una loro invenzione. Non mi sorprenderebbe affatto. Quelle che fino a poco tempo fa io giudicavo creature sovrannaturali, sono totalmente naturali. Creature naturali come elfi, fate e gnomi avrebbero potuto benissimo inventare l 'esistenza di creature innaturali, come vampiri, licantropi e esseri simili.
L'alta figura vestita di colori scuri è di fronte a me, che indietreggio seduta a terra, fino a quando la mia schiena non va a sbattere contro il muro di quel putrido e tetro luogo. Una misera stanza, fredda e umida. Ma, nonostante questo ambiente, la mia fronte è sudata a causa degli innumerevoli sforzi. Se solo avessi retto più forte la spada, ora troppo lontana da me perchè io possa raggiungerla allungando solo il braccio. Stringe il libro fra le dita, lunghe e affusolate, pallide e scheletriche. Vorrei alzarmi e strapparglielo, ma lui è armato delle sue mani emananti incantesimi muti. Io no, adesso. Sono rimasta senza armi. La mia arma si trova a diversi centimetri da me: è irraggiungibile.
La risata dell'uomo, alto e magro quanto uno scheletro, fa accapponare la pelle. Il cappuccio viola impedisce di vedere il suo viso, e il pensiero di essere a contatto diretto con quegli occhi blu le quali pupille scintillano nonostante l'oscurità non mi rende entusiasta, quindi il viso lo giudico molto meglio se coperto.
<Non tutti gli elfi sono piccoli, bassi e senza potere. Non lo sapevi, Shailene?>,la voce mette i brividi. Fredda e senza emozioni.
<Non so molte cose insolite sugli elfi, sai? Dovrei informarmi, forse. D'altronde, è in parte il mio mondo. Ma sono qui solo da oggi, quindi, credo che avrò tempo per imparare.>,rispondo, cercando di mantenere un tono di voce sicuro e controllato.
<Non farai in tempo a scoprire più di quel che sai, e mi dispiace molto per te. Mi dispiace che tu debba pagare per gli errori e per i debiti della tua famiglia. D'altronde, hai solo quindici anni. Ma, come tuo zio prima di te, non completerai il tuo cammino. Non avrai il libro, anche perchè non ti servirà, perchè non tornerai a casa, mai più. Ti colpirò con la tua stessa spada, che grande disonore, non trovi? Morirai nel disonore. Come ha sempre vissuto la tua stirpe, tu, invece morirai. Qui, nel mio rifugio. E, grazie a questo libro, io tornerò nel mondo nel quale sono nato...il tuo. Sai, questo libro era mio. Tuo padre me lo ha portato via decenni fa. Quindi, di fatto, appartiene a me. Io ero un umano, e lui ha vissuto nel mio mondo prendendo ciò che non gli apparteneva. Ma quell'incidente stradale l'ha ucciso, ho saputo... ha avuto quel che meritava. Non vedo la mia famiglia... mia madre, le mie sorelle e mio fratello da anni, per colpa di tuo padre. E tu non rivedrai la tua. Avrò la mia vendetta, e la tua famiglia si pentirà di aver preso ciò che non apparteneva loro.> ,non mi viene semplice immaginare mio padre come un ladro. Nonostante io avessi quattro anni quando lui è morto.
<Come sei diventato un elfo? Perchè mio padre ti ha rubato quel libro? Mio zio me lo legge da quando lui è morto.>
<Se bevi il sangue di una creatura che uccidi, diventi ciò che essa era. E, a differenza dei nati elfi, ho potuto evolvermi... un ibrido: metà umano, e metà elfo. Ho solo dovuto sfruttare le mie rare qualità. Tuo padre voleva conoscere il mio mondo e, attraverso la lettura del mio libro, è entrato dentro questo. E non ne ha fatto più ritorno. Ho saputo che si era innamorato di un'umana, e che aveva avuto una figlia. Che ora sta per morire per mano mia...sei un ibrido, esattamente come me. Tua madre è umana, e tuo padre era un folletto. Più meschini degli elfi: adulatori, affascinanti. Puoi considerarti una mezza fata...ma la considerazione che hai di te stessa avrà valore ancora per pochi minuti.>,l'uomo si volta per prendere la spada, ma qualcuno lo precede: Thomas.
Il ragazzo raccoglie agilmente la spada che io non sarei mai riuscita a prendere da quella distanza, e colgo il momento per alzarmi dal pavimento freddo e riprendermi la mia arma.
<Questa è la mia battaglia, Thomas. Non la tua.>,i suoi occhi verdi penetravano i miei azzurri, mentre parlavo. Sarei rimasta ad osservarli ancora più a lungo, se non avessi dovuto combattere contro una creatura ibrida desiderosa di uccidermi.
Quell'essere combatteva tramite onde emanate con le mani, non aveva altre armi se non le sue dita affusolate, impegnate nel tentativo di reggere il libro. E se il suo potere fosse alimentato da esso? Thomas sembrava averlo capito prima di me. Con un abile movimento del busto, s'infiltra fra me e l' uomo, prendendogli il libro dalle mani. Le dita dell'ibrido si immobilizzarono. Adesso è come pietrificato, e colgo l'occasione per far ciò a cui pensavo in precedenza, e che credevo di non voler fare: gli levo il cappuccio.
Rimango senza espressione, nell'udire il suo urlo agghiacchiante mentre i suoi occhi blu cadevano sul pavimento e il suo viso, composto solamente da cenere, si sgretola e cade a terra, smaterializzandosi. Thomas mi abbraccia.
<Shailene. Visto? Ora è finita.>
<Ne è valsa la pena? Perdere mio zio, perdere tua sorella? Non credo. Dove sono Clarissa e Kyle?>,il ragazzo sorride debolmente. Io mi sento devastata, e lui trova le forze per sorridere. Non riuscirò mai a capire pienamente il mio migliore amico.
<Sono fuori di qui. Ci stanno aspettando... vuoi tenere tu il libro?>
Me lo porge, e usciamo da quel luogo infernale. Spero con tutta me stessa di non doverci mettere più piede.
***
Ho cercato di metterci fantasia, e spero sia venuto bene!!!
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