I'm not Gay (revisonata)
Ho personalmente adorato questa storia, una delle poche a tema omosessualità scritta bene ed in modo realistico.
Mi ha fatto molto piacere imbattermi in questa storia che ho seguito fin dal primo capitolo e non me ne sono mai pentita.
Sono molto contenta perché spesso questo tipo di storia sono incentrate solo sul sesso, spesso sono scritte male e pensate solo per far fare cose poco caste ai personaggi fin dal primo capitolo, ma in questo storia si affrontano varie tematiche e che dire se non che è fantastica?
Mi ha preso così tanto che, in quei capitoli di puro amore, quando finivo di leggerli avevo il batticuore, e anche adesso se penso a quei due sento che potrei avere un infarto e non so quante volte mi sono chiesta perché non posso incontrare uno come Evan cuccioloso (non mr.idiota re della scuola) con cui fidanzarmi.
Leggendo questa storia ho riso per le battutine di James, pianto per le litigate tra questi idoti e amato attraverso i cuori dei due protagonisti quindi, autrici, permettetemi di ringraziarvi.
Fatto questo vi lascio a come vedo il finale di questa storia e vi chiedo scusa se vi ho annoiate, sperando che vi piaccia.
James era all'ultimo anno di università, ancora qualche mese e avrebbe ottenuto la laurea.
Kelly era così felice, continuava ad andarlo a trovare nel appartamento che lui si era comprato con fatica facendo quasi delle magie per riuscire a studiare e fare tutti qui lavori, ma ne era felice e così sua madre aveva potuto riprendersi dalle sue difficoltà economiche.
Era un appartamento modesto e ogni volta sua madre lo sgridava perché era completamente in disordine, non che non avesse tempo ma semplicemente odiava mettere in ordine come odiava cucinare, bhe, più che odiarlo non ne era capace.
Servì una tazza di te alla madre sorridente per poi accomodarsi anche lui sul piccolo divano che, all'occorrenza, poteva diventare anche un portico letto.
<So che non ami parlarne ma...> <No,mamma,non mi sono più fidanzato da quando...insomma, lo sai, no?> disse mentre torturava i suoi poveri ricci scarlatti cercando di non ripensare a quando il suo ragazzo lo aveva lasciato anni prima.
Si diceva che era un cretino, come poteva ancora amarlo dopo tutto quel tempo, già, perché Mr. Idiota non si era fatto sentire neppure una volta e ancora sperava che gli chiedesse di rimettersi con lui, certo, non avrebbe accettato subito ma dopo poco lo avrebbe perdonato totalmente e questo solo perché lo amava, lo amava da impazzire.
Kelly sorrise debolmente non facendosi notare dal suo piccolo pesciolino rosso ormai giovane uomo, non lo riconosceva quasi più tanto era diventato alto ma certamente non aveva abbandonato le sue pessime abitudini alimentari.
La donna guardò l'orologio mostrando un radioso sorriso al figlio, gli diede un piccolo bacio sulla guancia per poi scappare via, lavoro aveva detto anche se solitamente non lavorava quel giorno, cosa che sembrò davvero strana a James, che avesse un amante, si chiese.
Anche se fosse non sarebbero stati affari suoi, non che avesse nulla in contrario, solo non vedeva perché la madre avrebbe dovuto nasconderglielo, sapeva quanto lui avesse insistito affinché trovasse in uomo da tormentare al posto suo.
Il ragazzo sospirò portando le tazzine nel lavabo per poi sprofondare ancora sul divano, chiuse gli occhi e lasciò la testa abbandonata sul bracciolo mentre si ricordava per l'ennesima volta di tutti i bei momenti che aveva vissuto con il suo primo e unico amore: quel megalomane di Mr.Idota.
Suanorono al campanello e solo allora si accorse che stava piangendo, già, ancora gli faceva male ripensare a tutte quelle cose felici e questo era probabilmente dovuto al fatto che ancora lo amava da impazzire, ma che ci poteva fare lui, in anni di psicologia aveva imparato che certe cose sono così e basta per la nostra psiche.
Si asciugò gli occhi con la manica della felpa nera e si diresse verso la porta chiedendosi chi potesse essere, sfogliando mentalmente la lista dei suoi amici che non era molto numerosa, in realtà contava sono una decina di persone e nessuna di queste gli faceva visita sapendo quanto era insopportabile in certi momenti.
In alcuni momenti infatti, iniziava a parlare di Evan senza rendersene conto e poi iniziavano a colargli giù dagli occhi delle vere e proprie cascate, una dei motivi per cui aveva abbandonato le camice e si era dedicato alle felpe extra large, i jeans neri e le scarpe da ginnastica nere.
Non era mica diventato emo, sia chiaro, era solo che aveva qualche piccolo problema ad abbinare i colori e quella era stata l'unica opzione possibile: se aveva tutti gli abiti neri non poteva sbagliate abbinamento, no?
Aprì la porta lentamente riparandosi gli occhi dai raggi cocenti, aveva dimenticato quanto odiasse il sole di luglio, tanto che non prestò neppure attenzione al volto di chi aveva davanti ma non ne ebbe bisogno perché vide un pacchetto di patatine alla paprika con una lettera attaccata sopra, il "postino" se ne andò rimanendo sconosciuto.
James era confuso e in fondo almeno un pò contento quando rientrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Prese fra le braccia Mr. Idiota Jr. e lesse il contenuto della busta candida; dalle prime righe sembrava una lettera comune che chiunque dei suoi amici avrebbe potuto scrivergli ma, più andava avanti più, il suo cuore prendeva a battere forte, era emozionato perché uno dei suoi più grandi desideri si stava avverando, Evan gli aveva scritto e voleva incontrarlo.
In quella lettera diceva che odiava la sua vita senza di lui e James ovviamente arrabbiato, si
chiese perché allora lo avesse lasciato, ma sapeva che se lo avrebbe incontrato nel luogo dell'appuntamento avrebbe avuto delle risposte.
Guardò l'orologio e notò che aveva giusto due minuti per raggiungere quel parco sperduto vicino all'Università che tutti credevano infestato e si precipitò per poter arrivare in orario.
Camminò per il parco e non vide nessuno perciò decise di sedersi su una panchina e aspettare, era intenzionato più che mai ad avere quelle maledette risposte e le avrebbe avute costi quel che costi.
Non dovette aspettare molto perché poco dopo sentì dei passi poco delicati sull'erba secca e davanti a se vide il suo ex fidanzato e si, non era cambiato poi molto, solo portava gli occhiali da vista e continuava ad essere più alto di lui.
<Evan> <James...> si salutarono freddamente, forse più per scelta del rosso che non voleva certo corrergli fra le braccia come quelle scene patetiche dei flim d'amore o dei romanzi rosa che sua madre tanto adorava, voleva solo restare calmo ed avere delle risposte.
<Vorrei spiegarti i motivi per i quali ti o lasciato nonostante io ti abbia sempre amato tantissimo> esordì evidentemente teso, chi non lo sarebbe stato davanti a due gelidi occhi verdi che quasi non riconosceva più <Sono qui apposta> rispose freddo l'altro nascondendo il suo dolore e ogni sua altra emozione.
<Mi sentivo inutile, un peso, un fallimento e per questo avevo deciso di rendermi prima indipendente, una persona affidabile, capace di vivere per conto proprio e di sostenere la persona che ama e poi di chiederti di stare con me per sempre, anche se sempre è una parola molto grande.
Il fatto che ero ancora arrabbiato con me stesso per quello che ti avevo fatto a causa del litigio con i miei genitori e in più non potevo dare di certo una mano a te e a Kelly, ero semplicemente di troppo e quindi mi sono impegnato a fondo realizzando il mio sogno di diventare scrittore.
Mi sono detto che se non ero in grado di andare avanti con le mie sole forze, allora non ero certo degno di essere il tuo ragazzo....> disse con la voce un pò tremante, in fin dei conti James era tutto per lui e aveva già notato che era molto arrabbiato.
In quel momento la scelta di James di rimanere calmo davanti ad Evan sembrò non averla mai fatta, arrabbiato e ferito com'era stato per ben cinque anni non poteva mica accettare una cosa simile, almeno non tranquillamente<Sei davvero un idiota, ti sembra una giustificazione degna di questo nome forse?
Tu hai pensato solo a te stesso, hai agito di testa tua senza considerare le persone che ti stavano a torno, che ti amavano sul serio e te me sei uscito così, tranquillo con una stupidaggine del genere.
Non hai minimamente pensato ai miei sentimenti, ma solo ai tuoi, ai tuoi sogni, non a me e ora mi chiedi di perdonati?> chiese ridendo amaramente alzandosi in piedi ed iniziando a camminare con una mano appoggiata sulla fronte ormai sul punto di piangere, si stava sfogando e questo l'altro lo capì.
<Come credi che sia stato, che io sia stato felice Evan, bhe, notizia del secolo, non è così.
Mentre tu te ne stavi tutto felice e contento a scrivere i tuoi libri io stavo cercando di capire che razza di problemi avesse il mio cervello perché ancora non l'ho capito sai, non ho capito come io non abbia potuto smettere di amare un idiota come te> urlò buttando fuori tutto quello che aveva trattenuto per anni lasciandosi confortare delle braccia forti di colui che aveva amato così a lungo.
Evan si sentiva male in quel momento, non credeva che di aver fatto stare male il suo ragazzo, almeno non così tanto e quasi scoppiò a piangere cosa che l'altro notò, dopotutto lui odiava far piangere James.
<E ora perché stai piangendo tu Mr.Idiota?> lui non rispose, non che non volesse era solo che non sapeva bene cosa dire, motivo che lo spinse a baciarlo in risposta, sperando di non essere respinto e aggrappandosi con tutte le sue forze alla speranza che James lo accettasse nuovamente come suo fidanzato.
Quando si staccarono James lo abbracciò forte, come aveva fatto tante volte nel sonno, affondando il suo volto nel petto del più alto farfugliando parole incomprensibili che, almeno quella volta Evan riuscì a sentire <Però se fai così non è valido> a quel punto un sorriso da ebete gli si era stampato in faccia.
<Ti amo> <Anche io Mr.Idota> disse il rosso per poi staccarsi lasciando confuso il ragazzo <Bhe, che fai non vieni?> chiese mentre si dirigeva verso la propria abitazione, ma prima che potesse farlo Evan lo fermò e si mise in ginocchio con una scatolina in velluto nero fra le mani tremanti, suda freddo e aveva ancora gli occhi lucidi.
Sotto la luce aranciata del tramonto di luglio chiese al ragazzo che non aveva mai smesso di amare di sposarlo dopo aver ottenuto il suo perdono.
Quella dichiarazione gli era costata mesi e mesi di preparazioni, di coraggio e in quel momento aveva lasciato, che finalmente fosse il suo cuore a parlare per tutto il tempo, ricordando i momenti felici che avevano trascorso assieme, le difficoltà che avevano superato e quanto fosse importante per lui, ma forse era stato troppo avventato perché, inaspettatamente James rifiutò.
Studiò la sua tesina duramente, per quegli ultimi attimi e, poco dopo, si laureò in psicologia e dopo che ebbe trovato un lavoro come assistente andò a vivere con il suo ragazzo.
Eppure Evan non si era dato per vinto e ci aveva riprovato ancora una volta dopo due anni di convivenza e, ringraziando il cielo, questa volta James era stato clemente e gli aveva detto di si, anche se si era ripromesso di non farlo per almeno quattro anni, ma non ce la faceva più nemmeno lui.
I due si sposarono, fu una cerimonia semplice con pochi invitati tra cui i genitori di Evan che in quell'evento, osservando quei due così raggianti e felici capirono che avevano qualcosa che a loro mancava, l'amore.
Kelly raccontò successivamente al figlio che lei sapeva tutto e che aveva fatto passare le pene dell'Inferno al povero Evan prima di permettergli di chiedere perdono e di chiedergli la mano, aveva ferito il suo pesciolino rosso, non gliela poteva par passare liscia, no?
Avevano tanti piani per il futuro ma erano felici di quello che avevano in quel momento, si amavano, avevano una famiglia amorevole ed erano felici, finalmente insieme.
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