Il Gyett
Una lama di luce che entrava da uno spiraglio tra le tende, lo svegliò. Ormai era giorno. Quel giorno. Sarebbe diventato finalmente adulto, un Gyett a tutti gli effetti.
Si alzò e aprì i pesanti tendaggi, lasciando che il sole inondasse la camera. Fuori dall'ampia vetrata i campi erano tutti i fiore, quasi volessero anche loro festeggiare l'evento.
Qualcuno bussò.
- Signorino Luke? Siete sveglio?
Luke si allontanò dalla finestra e andò ad aprire una porta sulla parete opposta. Una donna magra, con lunghi capelli castani raccolti in una crocchia e un vestito molto semplice si inchinò.
- Ciao, Marta...
- Allora signorino, come si sente?
Un sorriso illuminò il volto del ragazzo.
- Non vedo l'ora!
- Immagino! Le faccio portare la colazione, mentre Le preparo il bagno?
Lui annuì e rientrò in camera chiudendo la porta. Si sedette sul suo letto enorme e si lasciò sprofondare tra i mille cuscini appoggiati sulla coperta rossa.
Erano anni che aspettava quel momento. Anni che veniva preparato per quel giorno. E finalmente era arrivato.
Di nuovo dei leggeri colpi lo risvegliarono dai suoi pensieri. Davanti alla porta c'era uno dei servitori con il vassoio della sua colazione.
Appena ebbe finito di mangiare, si diresse verso la sala da bagno, dove Marta aveva riempito di acqua la vasca più grande e vi aveva aggiunto un'essenza floreale che non riuscì a identificare.
Si liberò in fretta della camicia da notte e si immerse. Lasciò che ogni singolo muscolo si rilassasse prima di cominciare a insaponarsi. Cerco di far durare quel momento più che poteva: sapeva che era molto importante che si presentasse alla cerimonia al meglio della sua forma.
Quando uscì si avvolse nel candido telo che la fida cameriera aveva appoggiato sullo sgabello di fianco alla vasca e torno in camera. Accuratamente sistemati sul letto appena rifatto c'erano i vestiti che avrebbe dovuto indossare quel giorno: eleganti pantaloni attillati di velluto nero, una camicia bianca e la giacca rossa con i profili dorati che veniva usata solo per le cerimonie più importanti.
Appallottolò l'asciugamano e cominciò il complesso rito della vestizione. Ma subito si bloccò.
- Marta! Dove sono le mie calze?
La povera donna si affrettò a porgergliele, biascicando delle deboli scuse, ben consapevole di quello che stava pensando Luke: guai. Grossi guai.
Sì, perché nel regno di Greyson tutto accadeva per un motivo. E se la vestizione per la Gran Cerimonia era sacra, anche il più piccolo errore, la più piccola dimenticanza erano il presagio di un esito nefasto della cerimonia stessa.
Luke ora era visibilmente nervoso. Finì di vestirsi in fretta, incurante delle scuse della cameriera e delle sue offerte di aiuto ad abbottonare giacca e camicia. La congedò con un brusco gesto della mano e lanciò un'occhiata fuori dalla finestra. Il cielo ancora limpido era attraversato da qualche nuvola tanto gonfia e tanto bianca da sembrare ovatta. Nei campi i contadini avevano iniziato il loro lavoro e sulla strada che fiancheggiava il palazzo si avviava a passo lento un piccolo carro carico di patate. Tutto sembrava essere perfettamente normale. Che quello delle calze non si dovesse considerare come un vero imprevisto? In fondo gliele aveva date subito, probabilmente stava per aggiungerle al resto del corredo, ma lui aveva impiegato troppo poco a fare il bagno e non le aveva lasciato il tempo...
Cercando di tenere a freno l'angoscia che lo tormentava, scese il grande scalone e andò incontro ai suoi genitori.
- Allora Luke, figlio mio, sei pronto?
- Sì, padre.
Probabilmente esitò un attimo di troppo a rispondere, perché il bellissimo viso di sua madre si rannuvolò.
- Tesoro, va tutto bene? Non ci sono stati problemi stamattina, vero?
Scosse la testa, cercando di apparire più sicuro e tranquillo di quanto non fosse in realtà.
La sala grande del palazzo era gremita di gente. Tutte le persone che contavano nel regno erano venute a presenziare alla Gran Cerimonia. Ognuno aveva indossato il suo abito più bello e le signore facevano bella mostra dei gioielli più preziosi. Al centro della sala, esattamente sotto all'immenso lampadario di cristallo, un vecchio con una lunga barba bianca stava disegnando un cerchio sul pavimento, usando un ramoscello che emetteva piccole scintille ogni volta che veniva a contatto con il suolo.
Altri nove vecchi con la stessa lunga barba bianca e la stessa tunica immacolata di quello al centro, erano schierati in piedi alle sue spalle.
Luke li osservava silenziosamente.
Quando il cerchio fu completato il vecchio si rialzò e rivolse al ragazzo uno sguardo penetrante, prima di annunciare a gran voce:
- Tutto è pronto. Che la Gran Cerimonia abbia inizio!
Luke sentì una scossa pervadergli tutto il corpo, fino alla punta dei piedi.
- Nobile Luke di Greyson sei pronto a ricevere il dono che ti stiamo per porgere?
Il ragazzo osservo il vecchio, che si era coperto il capo con un panno di lino bianchissimo e cercò di rispondere con voce altrettanto forte e chiara, ma la salivazione completamente azzerata gli rese il compito difficile.
- Sono pronto! - riuscì infine a pronunciare.
- Cosa desideri che ti concediamo?
Ecco che la cerimonia entrava nel vivo. Ogni Gyett adulto aveva un potere fisico, uno mentale e una caratteristica particolare che venivano scelti per lui dal Gran Consiglio e, durante la Gran Cerimonia, uniti inscindibilmente alla sua persona.
- Ciò che il nobilissimo e venerando Gran Consiglio mi ritiene degno di possedere. Siano esse doti di poco conto se anche io sono tale, o di grande valore se le merito. Dunque, nobilissimo e venerando Gran Consiglio, cosa avete deciso di donarmi?
- Sei pronto ad ascoltare il nostro verdetto, insindacabile e immutabile perché così hanno voluto dalle leggi degli Antenati che ci gloriamo di onorare ogni giorno?
- Sono pronto!
- Ebbene entra nel cerchio. Ora sentirai quali sono i doni che abbiamo scelto per te.
Luke fece un passo avanti e si posizionò esattamente al centro del cerchio. Non appena si fu sistemato sentì un piccolo movimento della terra, come un microscopico terremoto: il cerchio sacro lo aveva accolto e riconosciuto.
Il vecchio cominciò a recitare la formula di rito che precedeva l'enumerazione delle tre doti. Mentre parlava il cerchio si staccò da terra, senza il pavimento, solo uno strato d'aria che sorreggeva perfettamente il peso di Luke.
Ma quando già il cerchio era a mezz'aria e il vecchio stava per nominare il primo potere che sarebbe stato donato al Gyett, un rumore di vetri infranti rimbombò per tutta la sala
Un drago aveva fatto irruzione sfondando la vetrata.
Tra le urla dei presenti si avvicinò al centro e si abbassò finché il suo cavaliere non si trovò all'altezza di Luke. Quando si alzò in piedi tutti poterono vederlo, re e regina compresi che si lasciarono andare a un grido strozzato. Lo avevano riconosciuto.
Era un ragazzo all'incirca della stessa età di Luke, con la pelle pallidissima e profondi segni neri intorno agli occhi. Indossava una lunga tunica nera che ne copriva interamente il corpo, senza lasciare un centimetro di pelle scoperto. Ne uscivano solo il viso e le mani.
- Popolo di Greyson! Mi riconoscete?
Tutti trattennero il fiato, solo la regina sussurrò:
- Michael...
Era stato solo un soffio, ma lui l'aveva udito.
- Già, sono Michael. È bello sapere che almeno colei che mi ha messo a morte mi riconosce... Ciao mamma!
Sull'ultima parola la voce divenne stridula e sul viso gli si dipinse un ghigno terribile.
Luke spalancò la bocca, sgranando gli occhi: aveva un fratello? Che storia era quella?
- Dunque non vi hanno detto niente! Vi hanno tenuto nascosto che razza di saggi governanti sono! Ebbene, colmerò le vostre lacune...
Con la coda dell'occhio vide che alcune guardie si stavano avvicinando, armi in pugno. Con un rapido scatto fece impennare il drago, tenendosi saldamente a delle briglie simili a quelle dei cavalli.
Le guardie si bloccarono immediatamente sul posto, ma questo non bastò a salvarli: una fiammata uscita della bocca del drago li investì in pieno. Quando il ruggito finì di aleggiare nella sala, di loro erano rimasti solo dei mucchietti di cenere.
Il ragazzo ritornò a rivolgersi alla platea atterrita.
- Dicevamo... La mia storia inizia con la mia nascita. Esattamente sedici anni fa, la regina di Greyson partorì due gemelli. Al primo venne posto il nome di Luke, all'altro di Michael. Ma, poco dopo il parto, la regina cadde in uno stato di prostrazione che sembrava dovesse portarla alla morte. Furono chiamati al suo capezzale medici provenienti da ogni parte del regno, ma nessuno riusciva a trovare un rimedio efficace. Finché un vecchio eremita non le somministrò un intruglio segreto che la fece tornare in forze. Completamente ristabilita, la regina si prese cura dei suoi figli e cominciò ad allattarli. Ma ora si ammalarono i due gemellini. Venne richiamato l'eremita che sentenziò che quell'epidemia era dovuta a un "imprevisto" e che solo con l'eliminazione di quest'ultimo si sarebbe salvata la famiglia reale. E l'imprevisto ero io. Il secondo nato, quello che nessuno si aspettava. Seguendo le indicazioni dell'eremita venni avvolto in un telo nero e lanciato nella bocca del vulcano dove dimorano i draghi. Ma avevano sbagliato i loro calcoli. Perché il fuoco, il caldo e il magma mi bruciarono anche l'anima, ma non mi uccisero.
Così dicendo sfilò con un gesto rabbioso la tunica. Sotto indossava solo una lunga camicia a quadri con le maniche strappate. Subito tutti notarono che non aveva le gambe, ma galleggiava a mezz'aria. Tutto quanto era ora visibile del suo corpo era ricoperto da orribile cicatrici dovute alle ustioni.
- Vi faccio orrore, vero? Pensate quanto ne abbia fatto a me. Ma il dolore che ho dovuto sopportare, quello no, non potete neanche lontanamente immaginarlo. Non c'è malattia, ferita, niente che possa anche lontanamente ricordare quello che si prova a sentire le proprie gambe avvolte dalle fiamme carbonizzarsi poco a poco. E poi muoversi e scoprire che si sono staccate da tuo corpo. Ero solo un neonato, ma vivevo tutto con la consapevolezza di un adulto. Perché? Perché avete sbagliato! Non ero io l'imprevisto. Era colui che finora è vissuto negli agi grazie al mio sacrificio. Colui che non ha mai saputo come sono andate davvero le cose. Luke.
Il ragazzo sussultò incapace di reagire in un qualsivoglia modo. Se quello che Michael aveva appena raccontato era vero... Ma doveva essere vero per forza a giudicare dalle espressioni dei suoi genitori...
- Come potete vedere, mi sono successe un po' di cose considerate strane anche per un Gyett adulto. Sono sopravvissuto a un vulcano e ai suoi abitanti. Ho perso le gambe e non solo non sono morto, ma ho imparato a muovermi solo con la forza di volontà. Ho addestrato un drago e lo uso come cavalcatura. Fin da neonato ho avuto la consapevolezza di un adulto e... Ah, già! Mamma vuoi spiegare tu cosa è successo poco prima che mi gettaste nell'inferno?
La povera donna era accasciata sul pavimento, in lacrime.
- No, non ne ha voglia, vorrà dire che ve lo spiego io. Il vecchio eremita si era raccomandato di avvolgermi completamente nel telo nero a mezzanotte e di non scoprirmi più. Ma tu ti svegliasti poco dopo e non trovasti Luke nella sua culla. Preoccupata che avessero preso il gemello sbagliato rincorresti la spedizione che mi stava portando al vulcano e prima che ti potessero fermare scopristi il mio viso. Quello che vedesti però, non fu il faccino patito del neonato che avevi mandato a morte. No, era questa faccia che ho ora. È per questo che mi hai riconosciuto. Ma questo prodigio non ti fece capire niente. Non comprendesti che era segnale dell'errore che stavate per commettere. Anzi. Ti convincesti che era stato preso il bambino giusto. E infatti Luke ti stava aspettando in braccia alla balia.
Rimase un attimo in silenzio, lasciando vagare lo sguardo su tutta la sala, per poi fermarsi sul suo gemello.
- Bene, direi che ora che conoscete tutta la storia possiamo passare alle cose serie. Per esempio, a riprendermi il posto che mi spetta...
Così dicendo rivolse il muso del drago verso il Gran Consiglio. Simultaneamente i vecchi saggi alzarono i loro bastoni. Poteva sembrare una semplice posizione difensiva, ma Michael ben comprese le loro intenzioni.
- Oh, no, io non lo farei! Vi sconsiglio vivamente di lanciare un incantesimo. Non vi farebbe per niente bene. Fa male il fuoco, ve lo posso dire con cognizione di causa!
Ma le sue parole non sembrarono intimorirli. Non fecero in tempo a pronunciare una sillaba che dalla bocca del drago uscì una serie di lingue di fuoco che avvolsero i bastoni e le mani che li reggevano. Non un lamento venne pronunciato dagli stoici saggi. Solo una smorfia tradì il loro dolore.
- Avete capito che non scherzo? Comunque non vi preoccupate, continuate pure con la cerimonia, fate come se non vi avessi mai interrotti.
Loro non si mossero e il ragazzo cominciò a infervorarsi.
- Allora?! Non vi è bastato? Forza, continuate la cerimonia. Vi eravate interrotti al momento in cui dovevate comunicare i tre doni che volete offrire a Luke. Forza! Sono tutto orecchie! Voglio proprio sentire di cosa lo ritenete degno...
Il vecchio con il capo coperto fece un passo avanti, guardingo.
- Che hai intenzione di fare?
- Oh, niente, fidati. Potrai portare a termine la tua stupida cerimonia. Non ho nessuna intenzione di uccidere nè voi, nè il mio caro fratellino. In fondo sono un Gyett anch'io...
Pareva che non ci fosse altra soluzione. Con voce molto più debole di prima, il vecchio ricominciò da capo la lunga formula rituale.
La piattaforma fatta d'aria su cui stava ritto Luke ricominciò ad alzarsi. Michael diede un piccolo colpetto al suo drago perché lui potesse rimanere sempre alla stessa altezza del gemello.
Il ragazzo, al centro del suo cerchio magico, non riusciva assolutamente a capacitarsi di quello che era appena successo. Nessuno aveva mai fatto cenno a una storia come quella che gli era appena stata raccontata. Nessuno gli aveva mai parlato di un fratello, gemello per di più. E poi tutta questa situazione era a dir poco irreale: draghi addomesticati, vendette, epidemie... E tutto proprio il giorno della sua Gran Cerimonia. Perché gli stava accadendo tutto questo? Le calze! Era veramente stato un presagio negativo! Ma quanto negativo non lo sapeva. Non riusciva a capire cosa volesse fare suo fratello. Nessuno capiva cosa avesse in mente.
I saggi si unirono a quello al centro nel recitare la formula finale, ma esattamente un secondo prima che fosse pronunciata l'ultima parola, Michael si lanciò nel cerchio magico.
Un boato scosse la sala, il palazzo, tutto il regno. Tutti coloro che erano in piedi a seguire la cerimonia furono scaraventati a terra a distanza di qualche metro da dove si trovavano prima. Una luce fortissima rischiarò tutta al sala come se il sole stesso si fosse appeso al soffitto. Nessuno riuscì a reggere quel chiarore troppo forte per i loro occhi. Il drago cadde a terra, accecato.
Poi, come era iniziato, tutto finì. La luce si spense, tornò il silenzio e la terra smise di tremare. Impauriti tutti alzarono gli occhi verso Luke. Il cerchio che stava fluttuando, scendendo lentamente verso terra, sorreggeva ora una persona sola. Aveva le gambe di Luke, ancora fasciate nei pantaloni da cerimonia. Ma dal tronco in su... Dal tronco in su erano due corpi a metà fusi insieme. Esattamente al centro del torace era ben visibile una linea simile a quella di una saldatura poco raffinata. Metà era il corpo di Luke, senza giacca e con la camicia strappata e annerita fino ad avere impressa l'immagine di un drago, metà era quello di Michael. Il viso era anch'esso diviso nel centro. Da una parte c'era quello di Luke e dall'altra quello di Michael, la bocca contratta in una smorfia malvagia.
- Ce l'ho fatta! Ora che i nostri corpi sono uniti non ci sarà più scampo per voi! L'innocente colpevole e il colpevole innocente fusi in un solo corpo, in una sola anima, annulleranno il mondo degli errori. Ricordate la profezia?
Sì, tutti sapevano di quella vecchia profezia che nessuno mai, nemmeno i saggi del Gran Consiglio, era riuscito a interpretare. Eppure ora appariva chiaro a tutti il suo significato.
- E sia!
Due parole. Possono due parole causare la fine del mondo? Sì. Infatti, appena furono pronunciate queste semplici quattro lettere, tutto intorno al corpo dei due gemelli iniziò a girare sempre più forte. Poi, con un lampo di luce, tutto sparì.
Rimasero solo loro, in una specie di tunnel fuori dal tempo.
Condannati per l'eternità a gioire della propria vendetta e a piangere della propria fine.
2744 parole
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