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Prologo

Camminava per il lungo corridoio di pietra scura illuminato a malapena da delle ormai consumate torce attaccate ai muri. Quante volte aveva percorso quella stessa strada negli ultimi anni? Troppe volte. Peccato che non arrivasse mai in fondo; il suo corpo gli si rivoltava contro e i suoi piedi si fermano prima della fine di quell'angusto luogo.
E dire che un tempo viveva in un luogo decisamente migliore, ma la fortuna non gli aveva sorriso per molto. Aveva perso tutto, ogni cosa.
Continuò a camminare, sospirando. Si lisciò la lunga veste viola in un gesto quasi meccanico e si aggiustò le maniche, le quali non erano mai delle stessa lunghezza secondo la sua opinione. Era sempre stato un maniaco della simmetria, non ci poteva fare nulla, era così.
Arrivò finalmente dinanzi all'enorme portone in mogano. Prese un lungo respiro e lo aprì.
Subito si mostrò ai suoi occhi una cupa stanza poco arredata. Libri erano sparsi ovunque sul pavimento e, quello che una volta doveva essere un magnifico lampadario a cristalli, era sul pavimento mancante di vari pezzi che erano probabilmente sparsi per la sala.
Chiuse gli occhi, rievocando le immagini della sua lontana giovinezza, dove quella sala era un tempio di cultura per la sua mente da bambino. Scaffali di legno erano posti su tutte le pareti, pieni di libri e amuleti. Al centro vi era un mastodontico tavolo dal quale si poteva avere una visuale sul mondo sotto di loro, quello che i suoi nativi chiamavano "Terra".
Si ricordò della prima volta in cui aveva avuto accesso a quella sala. Era stato appena dopo la sua nomina, appena dopo che il fato aveva deciso quale sarebbe stato il suo futuro. Era così giovane e ingenuo, così sorpreso e pieno di speranze, così inesperto e avido di conoscenza.
Poi, come attratti da qualche filo invisibile della sua mente, della sua crudele mente, altri ricordi tornarono fargli visita, seppur non chiamati. Altri ricordi, ricordi dell'ultima volta che aveva messo piedi lì dentro. Ricordi tristi, sadici, pieni di sofferenza e di promesse di vendetta. Vendetta ormai prossima.
Sì, perché erano stati loro, erano stati i draghi e i loro cavalieri a distruggere la sua felicità, erano stati loro a sterminare la sua gente ed erano sempre loro i colpevoli del suo esilio. Ma sarebbero stati anche i colpevoli della loro stessa caduta. Caduta che presto, molto presto sarebbe arrivata.
Inspirò l'odore di chiuso e sorrise, un sorriso sadico, un sorriso che dopo secoli finalmente riappariva sul suo volto. Un sorriso che prometteva il male e cancellava ogni speranza.

Ciambella198 parla a vanvera(che, come al solito, non le risponde):
Wow, finalmente ho aggiornato!! E continuerò, visto che in questi due giorni dovrò darmi un sacco da fare.
Allora, questo capitolo, oscuro come pochi (nah, sto scherzando), introduce brevemente, ma mooolto brevemente alla storia. Dal prossimo inizierà il vivo(?) della faccenda, yee(?)!
Al prossimo capitolo e chiedo ancora scusa a EliToma03 per il mio mostruoso ritardo (sorrysorrysorrysorry).
See ya!

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