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La scelta fatale

Il quarto giorno, delle guardie, o almeno credeva fosse quello il loro ruolo, la presero con loro e la scortarono in un grande e maestoso palazzo di cristallo. Sembrava un tempio greco ed era imponente con sei enormi colonne all'entrata, si sapeva di certo far rispettare dagli altri edifici intorno.
Salirono varie rampe di scale, per poi arrivare in un'ampia sala di cristallo. Al centro c'era una scrivania, azzurra, era uno dei due colori che dominava in quel luogo in fondo, e seduto dietro di essa c'era l'unica persona che in quei giorni stava cercando di evitare.
«Buongiorno testa di pigna, passati bene questi... Quattro giorni?»le chiese, appoggiando il mento sulle mani. La castana deglutì. Non aveva combinato nulla di male negli ultimi tempi, vero?
«Ehm... Bene, e tu?»gli chiese, cercando di sorridere. Il ragazzo sospirò.
«Ho pensato un po'... A te.»disse, con un tono vago. La ragazza spalancò gli occhi. A lei?!«Tu sei riuscita a richiamare Phyant, il drago di Hava.»la accusò, o almeno quello era il tono. Crystal deglutì, poi annuì col capo, non capendo dove volesse andare a parare.
«Vedi, tutto ciò è molto strano... In teoria, non avresti potuto.»continuò, pensieroso. Anche lei si era posta quella domanda, ma non aveva dato troppo peso alla cosa, anche se forse avrebbe dovuto, visto il tono grave utilizzato da sua "altezza".
«Quindi... Ci ho pensato su, e vorrei che tu facessi una... Chiamiamola piccola prova.»le disse, osservandola con due occhi verde prato. La ragazza annuì, sperando che non fosse nulla di troppo difficile; non era mai stata un gran che nel superare i test.
«Allora seguimi.»si alzò, per poi porgerle la mano. La castana la osservò un attimo prima di afferrarla. Era grande, da uomo, eppure, a quanto pareva aveva ben diciassette anni, ed era più basso di lei, che era già considerata una nana.
Con forza, si alzò e seguì il biondino in un dedalo di corridoi bianchi, sperando di non dover tornare indietro da sola, altrimenti si sarebbe persa dopo le prime due svolte.
Dopo degli interminabili minuti, arrivarono davanti ad un portone. Era nero, cosa che la sorprese abbastanza; in quel luogo era tutto bianco e azzurro, i colori del cielo e dell'aria, che era trasparente, avrebbe voluto far notare. Quindi perché c'era un portone nero?
«È stato fatto da una cultura precedente alla nostra.»le spiegò la sua guida, leggendole nella mente forse? Molto probabile.
«Quindi, cosa devi fare esattamente?»chiese la ragazza, titubante. Il biondo le sorrise.
«Vedrai.»pronunciò semplicemente. La castana deglutì, perché non la rassicurava per niente?
Il ragazzo poggiò la mano sul portone, il quale si aprì immediatamente, rivelando una sala circolare. Un porticato era vicino al muro e al centro vi erano cinque semi colonne. Sopra ognuna c'era un'oggetto fluttuante. Crystal fissò Ankush, come a chiedergli spiegazioni. Lui le fece segno con la mano di avanzare.
Fece un passo dopo l'altro, guardando le sue varie scelte. Quattro oggetti erano più luminosi e "vivi", mentre il quinto aveva l'aria di qualcosa di dimenticato. Qualcosa che si stava estinguendo. I primi quattro avevano colori sgargianti, mentre il quindi era spento. Il quinto era così diverso.
Le fece quasi tenerezza. Quell'oggetto era solo, come se gli altri lo rigettassero.
Istintivamente cercò di prenderlo, ma si accorse che si trattava di un oggetto immateriale, infatti la sua mano lo oltrepassò.
Si voltò verso il ragazzo, che la guardava sorpreso, quasi sconvolto. Lei non capiva. Aveva forse fallito la prova? Continuò a guardare verso l'oggetto che aveva scelto. Una strana spirale viola pallida inconsistente. Perché l'aveva scelta?
Forse perché anche lei era "diversa"? Quante volte i bambini l'avevano chiamata così, per via dei suoi occhi. Sua madre le ripeteva che erano speciali, ma gli altri continuavano a sostenere che fossero diversi. Era tanto grave essere "diversi"? Non lo sapeva.
Si voltò e si incamminò verso il ragazzo, ancora sconvolto.
«Tu... Tu... Hai scelto quello?»le chiese, come a sperare di aver visto male. La ragazza annuì, decisa, non capendo la sua reazione. Perchè si comportava in quel modo.
«È tanto grave?»chiese, quasi scocciata. Sentiva come se qualcosa dentro di lei le stesse ordinando di mettersi sulla difensiva, come se Ankush fosse improvvisamente diventato il nemico.
«Ehm...»il biondino di fermò. Parve rifletterci un attimo, forse per scegliere bene le parole.«Diciamo che è... insolito.»le disse, pensieroso. Lei inclinò la testa di lato. Il ragazzo sospirò, per poi aggiungere.«Andiamo via, per oggi è tutto.»
***
Crystal era arrabbiata. Arrabbiata con se stessa, perché se avesse scelto un altro oggetto forse sarebbe andata decisamente meglio. Arrabbiata con Ankush, per la freddezza con cui l'aveva trattata al ritorno. Arrabbiata con l'oggetto che aveva scelto, per il fatto di esistere e di essere stato la scelta sbagliata. Arrabbiata con quello stupido mondo, nel quale essere diversi era un crimine.
Prese il suo cuscino e lo sbattè fuori da quella che era diventata la sua stanza, ossia il posto dove si era svegliata il giorno in cui si era ritrovata su quella strana città sulle nuvole.
Si rannicchiò su se stessa, pensando a casa sua. A quanto volesse tornarci, a quanto rivolesse i suoi genitori, a quanto rivolesse stendersi nel suo letto, nella sua casa, nel suo mondo. Dove era diversa, ma almeno era a casa.
Pianse, non capendo il perchè. Non capiva il perchè quegli oscuri pensieri affollassero la sua mente, sapeva solo che erano iniziati da dopo la sua fatidica scelta. Da allora sentiva tutte quelle strane sensazioni, e non le piacevano, per niente.
Qualcosa scostò una delle tende che la nascondevano agli occhi di quel mondo sospeso nel cielo.
«Tutto bene Crystal?»le chiese il muso bianco di Phyant. Lei si asciugò velocemente le lacrime.
«Sì, non preoccuparti. Non è nulla.»lo rassicurò, accarezzandogli dolcemente il capo. Quel contatto le bastò per tornare in se, per scacciare via quei brutti pensieri. Altro che scaccia sogni, a lei serviva un drago.
«Io so cosa sei, ragazza, non preoccuparti. Non sei sola.»esordì il suo amico squamato. Lei lo fissò interrogativa.«La tua scelta... Tu l'hai fatta bene. Non potevi mentire alla stanza delle verità. Potevi solo scegliere quello che più ti rappresentava, e hai scelto bene. Anche se i saggi del consiglio dei cavalieri dell'aria probabilmente mi contraddiranno.»disse il rettile, piegando la sua bocca in quello che sembrava un ghigno.
«Non capisco Phy, non capisco.»
«Esistono cinque tipi di cavalieri, quelli degli elementi, i primi quattro, ma ne esiste un quinto gruppo. Quello da noi chiamato "cavalieri antichi". Essi sono speciali, non hanno un elementi e possono scegliere il drago che vogliono. Non hanno bisogno di un fischietto per rischiare il loro drago, forse i primi tempi si, ma poi a loro basta il pensiero.»le spiegò, con tono solenne. La castana continuava a non capire. E tutte le regole di Hava? Ma soprattutto, perché non gliene aveva mai parlato?
«E... Quindi?»gli chiese, ancora confusa. Il drago sorrise, intenerito, forse.
«I cavalieri come Ankush e Hava temono i cavalieri antichi, perché non si possono opporre a loro. È una reazione naturale. Pensa che, secoli fa, ci fu una terribile guerra, alla fine della quale, gli antichi vennero sterminati, o confinati nel mondo mortale, poiché creduti malvagi e troppo potenti.»le narrò. La ragazza ascoltò in silenzio. Ma perché le sembrava di conoscere già quella storia?«Tu, forse, sei una dei pochi rimasti. Capita che anche fra i mortali nasca un cavaliere. Come capita che fra i cavalieri nasca un mortale. Le vostre razze sono legate, dopo tutto. Comunque, sei una benedizione ragazza. Grazie a te, forse, gli antichi torneranno.»le disse Phyant.
«E in che modo? Io... Sono solo una... Mortale.»disse, cercando di persuadere il drago. Era felice che fosse lì accanto a lei, ma lei non era così grande e potente come il suo amico rettile sosteneva.
«Puoi sempre dimostrare che la tua magia, il tuo essere, non è così malvagio come credono.»le propose, spingendola un po' con il muso. La ragazza sospirò. Lei non era adatta a quelle cose. Voleva solo tornarsene a casa. Del resto non le importava.
«E invece saresti molto utile a questo mondo, forse più di quanto tu possa immaginare...»la lasciò il drago, di nuovo sola...

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