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Prima Prova: Prologo lungo, Tema 8

Giudici:
elilovebooks22
Emma-Blues
EmmaIzzyMorgenstern
Cacciatricediamore

Prologo 2 - Tema 8: Deve comparire la figura mitologica di Morfeo

Ho sempre desiderato comprendere l'amore umano e poterlo provare almeno una volta.

Questo desiderio si fa più vivido in me ogni volta che vedo gli umani innamorarsi, e vivere questo sentimento persino nei loro sogni. Li ho visti struggersi per amore di giorno, per poi trovare conforto tra le braccia della persona amata durante la notte, ho vissuto il loro amore sulla mia pelle, ma non mi è stato mai concesso di provarlo davvero.

Finché non ho incontrato lei.

Entravo nei suoi sogni ogni notte, solo per osservarla da vicino, per vederla sorridere per me, per stringerla tra le mie braccia, per provare la magnifica sensazione che mi nasceva nel cuore ogni volta che posava le sue labbra sulle mie.

Eppure tutto questo non mi bastava, io l'amavo, ma lei non amava me. Nemmeno mi conosceva davvero. Rispondeva ai miei sentimenti solo perché in me vedeva il ragazzo che le piaceva, quel suo compagno di scuola di cui era perdutamente innamorata, ma che non la filava nemmeno per sbaglio, se non nei suoi sogni. Continuavo a pensare che finché era convinta di essere con lui, non avrebbe mai potuto stare davvero con me. Eppure ogni volta che entravo nei suoi sogni, ero costretto ad assumere la forma di persone che lei conosceva bene, non potevo presentarmi nella mia forma, mostrandomi a lei come Morfeo, per quanto lo avrei desiderato.

Scossi la testa per liberarmi di quei pensieri. Non ero lì per questo stavolta. Mentre fissavo i suoi verdi smeraldi perdersi nella lettura di chissà quale libro, e le sue dita scostarle dietro le orecchie le scintille dorate dei suoi capelli, pensavo a ciò che avrei dovuto fare di lì a poco, sentendomi morire solo al pensiero.

La osservai attentamente, sforzandomi di imprimermi nella memoria ogni singolo centimetro del suo viso, ogni sua movenza, ogni gesto istintivo che la rendeva diversa da tutte le altre donne umane che io avessi mai visto. La osservavo ed esitavo, consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista. La sua vita stava per spegnersi per sempre tra le mie braccia, per colpa mia.

Sapevo di non avere scelta, mio padre, Ipno, era stato chiaro: quella ragazza doveva morire. Era l'unico modo per uccidere mio fratello, non poteva restare impunito dopo l'atto spietato che aveva compiuto, e l'unico modo di impedirgli di nuocere ancora era eliminare la persona nei cui sogni aveva trovato rifugio. Eppure come avrei fatto ad uccidere l'unica persona che io avessi mai amato? Come avrei potuto convivere con il senso di colpa? Stavo per spezzare una vita innocente solo per vendicare il torto che mio fratello aveva fatto alla nostra famiglia. Non era giusto.

Allo stesso tempo però ricordai il gesto efferato che aveva compiuto mio fratello, il dominatore degli incubi, avvelenando il suo stesso padre nella speranza di ottenerne il potere. Avevo ormai accettato il fatto di non essere in grado di evitare che mio padre morisse a causa di quella letale sostanza, ma non avrei permesso a mio fratello di raggiungere il suo scopo, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.

Assunsi la forma di quello sciatto umano che a lei piaceva tanto, e stringendo nella mano il pugnale che tenevo celato nella tasca del giubbotto, mi avvicinai a lei con il cuore in tumulto.

Appena lei si accorse della mia presenza alzò lo sguardò dal libro e mi rivolse un sorriso che bastò a fare a pezzi il mio cuore e tutta la mia determinazione. Improvvisamente dimentico di ogni cosa, l'aiutai ad alzarsi e la strinsi forte a me, lasciando che il suo dolce profumo di mughetto mi invadesse le narici.

«Ehi! Quanto entusiasmo! Ciao anche a te!» esclamò lei ridacchiando.

Sciolsi l'abbraccio e rimasi qualche secondo ad osservarla ridere. Mi rendevo conto che stavo solo ritardando l'inevitabile, ma non riuscivo ad evitare di temporeggiare. Avrei voluto restare lì con lei per sempre, se solo avessi potuto.

Mentre ero perso nelle mie sciocche romanticherie mi accorsi che l'atmosfera di quel sogno si stava facendo più tetra, chiaro segno che mio fratello aveva avvertito la mia presenza e mi stava raggiungendo. Non avevo molto tempo, dovevo agire prima che mi trovasse, altrimenti sarebbe sicuramente fuggito in un altro sogno, e la mia ricerca sarebbe dovuta ricominciare da capo.

Mi feci forza, imponendomi di non pensarci oltre, afferrai il pugnale e con un gesto fulmineo lo conficcai al centro del suo petto. Lei si accasciò subito tra le mie braccia.

Mi fissava con le lacrime agli occhi, l'espressione tradita e gli occhi che sembravano chiedermi una sola cosa: perché?

Era chiaro che soffriva, potevo solo immaginare il dolore che stava provando, ma a giudicare dalla vita che risplendeva ancora nei suoi occhi dovevo aver mancato il suo cuore, fortunatamente. Così restai lì, a stringerla tra le mie braccia mentre lei lentamente moriva dissanguata. 

Sapevo che non avevo scelta, che avevo fatto ciò che dovevo per salvare l'Olimpo, eppure mi sentivo un assassino. Non riuscivo nemmeno a guardare le mie mani macchiate del suo sangue. Non staccai lo sguardo dal suo finché non fu lei a farlo, ferita dal mio tradimento. Lasciava vagare il suo sguardo verso l'albero presso cui era seduta piuttosto che abbandonare la sua vita guardando negli occhi il proprio assassino.

Sospirai. Era estremamente doloroso, ma sapevo di aver fatto la cosa giusta. Quello era l'unico modo per fermare mio fratello. Eppure la donna che mi stava morendo tra le braccia mi aveva regalato quello che in millenni di vita nessuno aveva saputo darmi. Mi aveva fatto conoscere l'amore, e, nonostante non ricambiasse davvero i miei sentimenti, mi aveva insegnato cosa voleva dire essere amati. L'amore che leggevo nei suoi occhi non era rivolto a me, ma era reale. Come erano reali i suoi baci e le sue carezze.

Così, prima che lei esalasse l'ultimo respiro decisi di restituirle il favore, senza pensare alle conseguenze che questo avrebbe comportato per me. Interruppi il suo sogno, permettendole di svegliarsi e salvandole la vita.

Appena rimasi solo in quella radura mi fissai le mani, ancora sporche del suo sangue. Avevo fallito, avevo lasciato a mio fratello l'occasione di fuggire. Allora perché solo ora sentivo davvero di aver fatto la cosa giusta?

Numero di parole: 1023

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