3.
Era tardi, stranamente tardi. Come poteva il tempo essermi scivolato addosso senza accorgermene? Un'intera giornata passata ad osservare il mio compagno di legame; ore ed ore in cui non avevo mai distolto lo sguardo dalla sua sagoma. Come potevo anche solo pensare di rifarlo?
La curiosità e l'apprensione mi stavano divorando. Stava bene? Se l'era cavata?
Teoricamente, se gli fosse accaduto qualcosa, lo avrei dovuto percepire. Ma ignorai tutto e mi buttai sul letto con il frammento di specchio tra le mani, cercando di ricreare il legame come se ne andasse della mia stessa vita.
Mi venne più che naturale collegare lo specchio ai miei pensieri, ma dovevo impedire che una bizzarria come quella che mi era accaduta si ripetesse. "Non più di cinque minuti." pensai convinta.
La prima regola era osservare in rare occasioni, così che l'anima venisse momentaneamente resa completa e la vita potesse proseguire normalmente; non osservare compulsivamente il proprio partner...
"Una sola occhiata." mi ripetei come in uno sciocco tentativo di auto-convinzione. "Vedo se sta bene e chiudo il contatto."
Era una bugia che cercavo di propinarmi da sola, perché appena il collegamento si aprì e vidi la sua folta capigliatura, rimasi impietrita e letteralmente incollata allo specchio.
Non potevo spostare lo sguardo da lui, neanche volendo. Non che mi dispiacesse...
Ciò che realmente mi infastidiva era doverlo guardare sempre di spalle. Perché lo specchio non aveva altre inquadrature!?
Sospirai, sollevata che fosse vivo, e rattristata per non aver di nuovo la possibilità di vederlo in volto.
Un'idea malsana mi attraversò la mente "E se lo chiamassi?" pensai con fare innocente. Per qualche istante presi veramente in considerazione l'idea di farlo, ma non sapendo il suo vero nome lasciai perdere. Avessi avuto quel l'informazione non avrei esitato più di tanto. Da quel punto di vista ero davvero debole.
Ormai convinta di poterlo ammirare solo da dietro e senza poter carpire i suoni, trasalii quando una voce cupa e rauca parlò alle sue spalle.
«Per Zeus...» esalò un uomo decisamente molto più maturo. «Tuo padre non ti ha donato l'intelligenza figliolo? Salirai al trono tra due lune e invece di preoccuparti del tuo popolo, uccidi creature come quella!» l'uomo indicò un ammasso di carne ed acqua, che dovevano comporre una specie di testa. Riconobbi le zanne aguzze dei mostri marini, li aveva decapitati?!? Non fu tanto la visione della sua eroica impresa a stupirmi, quanto il fatto che fosse un futuro re.
«Capisco che tu voglia essere ricordato come un eroe, ma vagare per i regni in cerca di simili belve non gioverà alla tua salute!» continuò l'uomo.
«Anteles, invece di passare il tuo tempo ad elogiarmi oppure a sgridarmi, aiuta il tuo unico nipote a trasportare le teste di Kimiferia alle quattro veggenti.» questa volta fu il mio compagno di legame a parlare, e la sua voce mi conquistò all'istante. Soave, delicata ma allo stesso tempo decisa. Una melodia che mai nessuno avrebbe potuto emulare.
«Le quattro veggenti? Cosa cerchi tu, Demetrio, successore dell'isola di Polenteste - unica isola con il favore degli dei per giunta - da quelle quattro streghe megere che portano agli uomini solo sventura!?» il tono dell'uomo chiamato Anteles - suo zio da ciò che avevo capito - era adirato, furibondo e decisamente troppo alto...
Però, nonostante quel fastidioso vocione assordante, ero felice. Sapevo il suo vero nome. Demetrio. Certamente mi apparve più soave e angelico di Jack.
«Non hai forse già tutto ciò che un giovane può desiderare?» aggiunse poggiandogli le mani sulle spalle. «Dimmi cosa ti manca nipote mio, e te lo porterò senza che tu debba rivolgerti a loro.»
«Amore.» disse Demetrio facendomi sussultare. «Voglio un po' di amore.» aggiunse con tono fermo e incredibilmente serio. Ma l'uomo scoppiò in una fragorosa risata, iniziando a beffeggiarlo.
«Quello che tu brami quindi è una donna?» disse ridendo ancora. «Per Eros! Dovevi dirlo subito! Qui abbiamo dozzine e dozzine di fanciulle che aspettano di entrare nelle tue grazie!»
«No, non voglio concubine o vallette!Voglio una donna che mi sappia dare vero amore. Voglio incontrare l'anima che mi è stata destinata, quella a cui sono legato. Quella che le quattro veggenti hanno promesso di svelarmi al compimento di queste tre insulse prove.» non so descrivere la mia reazione : gioia, stupore e un miscuglio di illusioni attraversarono la mia mente, ma cercai subito di ricompormi.
"Ti dono questo frammento per poterlo osservare, ma mai vi sarà permesso qualsiasi genere di contatto." queste erano le parole che Solange mi aveva detto, e che io c'ercavo di tenere bene a mente. In quel momento non le misi in dubbio, ma le cose stavano cambiando. Perché iniziai a sperare di poterlo incontrare...
«Perché chiedere a loro quando puoi scovarla da solo per il regno?» gridò Anteles.
«Perché ho la sensazione che sia...lontana.» rispose Demetrio.
Ebbi una specie di inspiegabile sussulto al cuore.
«Per Zeus!» imprecò l'uomo. «Stai per diventare re, non avrai intenzione di partire alla ricerca di una femmina?!» c'era del disprezzo nel tono di Anteles.
«Non sarà necessario se mi accompagnerai dalle quattro veggenti!» rispose Demetrio avviandosi lungo un bizzarro corridoio formato da sole colonne, caricandosi sulle spalle tre di quelle schifose teste e trascinandosene dietro altre quattro.
«Per Ade...» mugugnò Anteles. «Non solo mio nipote disdegna i piaceri dell'essere giovani e re allo stesso tempo, ma corre dietro ad una delle trappole più pericolose in cui l'uomo sia mai incappato : l'amore...» la voce dello zio era chiusa in un continuo sospiro.
Demetrio nel frattempo si era fermato, aspettando che Anteles continuasse il suo discorso.
Era fastidioso non poter vedere il volto di Demetrio. Potevo affidarmi solo all'immaginazione di quelle sue pozze bluastre e perfette, le cui cui costellazioni sembravano essere incastonate.
«Ma non posso permettere che tu torni da quelle megere da solo...» aggiunse Anteles sfilando dalle mani di Demetrio le quattro teste che avrebbe dovuto trascinarsi dietro.
Non vidi ancora una volta la sua espressione, ma immaginai che stesse ridendo, visto che lo zio sorrise dopo una manciata di secondi, come in risposta al nipote. Il suo doveva a essere un sorriso angelico.
A quel punto avevo visto fin troppo. Dovevo smetterla e chiudere il contatto, ma volevo capire.
Era ammirevole il suo tentativo di scovare il vero amore, ma erano tante le cose che mi turbavano. Perché il mio legame era avvenuto con qualcuno di così distante nel tempo? Quella situazione era persino più rara della probabilità di capitare con un altro stregone. E perché mai Demetrio avrebbe dovuto cambiare nome in Jack? Così attuale e moderno per giunta...
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Il loro viaggio duro più del previsto, in quanto navigarono su di una barca a vela.
Le quattro veggenti - da ciò che capii - erano situate in una grotta aldilà del mare, che separava l'isola di Polenteste da quella del regno di Grenvesa.
Scoprii anche che le prove nominate da Demetrio consistevano nella decapitazione di diverse creature mitologiche, a me davvero sconosciute.
Tutte visioni raccapriccianti, che mai avrei potuto dimenticare.
Dopo e aver attraccato la nave, ed essere scesi a terra con i sacchi colmi di teste, Demetrio iniziò a far strada lungo l'intricato garbuglio di cunicoli che partivano da una fessura dalla grandezza assai improbabile.
Anteles era titubante ad ogni passo, mentre Demetrio avanzava spedito e fiero dinnanzi a lui.
Mi chiesi sempre più insistentemente quanti anni potesse avere...
«Siamo quasi arrivati.» annunciò Demetrio. Per risposta però ricevette solo un sospiro amareggiato dello zio.
Un uomo della sua età così spaventato all'idea in incontrare qualcuno che dalla descrizione somigliava agli incantatori della mia epoca, mente un ragazzo così giovane non aveva il ben che minimo timore. Dal mio punto di vista Anteles doveva solo vergognarsi.
I cunicoli terminarono con una specie di caverna ovale, circondata da acqua proveniente dal mare e innumerevoli stalagmiti e stalattiti. Al centro di tutto, poggiato su di una parete in roccia umida, vi era uno specchio. Questo era molto simile a quello presente nella sala dell'iniziazione. In effetti avrei detto quasi identico.
«Ben arrivato futuro re.» disse una voce femminile con un eco fastidioso al seguito.
«Il re che possiede il favore degli dei è qui.» aggiunse una voce simile alla precedente, ma proveniente da una posizione differente.
«Il piccolo re che cerca risposte.» quelle voci era simili ma differenti alla stesso tempo.
«Hai mantenuto la parola, e questo a noi sorelle basta. Forse potremmo anche darti ciò che cerchi.» l'ultima voce non aveva alcun eco a seguito, ed arrivò direttamente da una donna, seguita poi da altre tre sue copie.
Non erano sue gemelle, anche se Anteles e Demetrio sembravano crederlo, era solo un semplice incantesimo di duplicazione.
Streghe iniziate nell'antica Grecia?
Era davvero surreale.
«Ecco le teste che mi avete chiesto. Ora ditemi veggenti : Chi sarà la mia futura amata?»
Osservavo avidamente senza mai staccare lo sguardo. Volevo saperne di più, volevo conoscere la risposta! Però qualcuno mi disturbò ancora una volta, in maniera decisamente più violenta.
Mi venne infatti, letteralmente, strappato lo specchio dalle mani.
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Ecco a voi la terza parte ^^ spero che troviate questa storia interessante \*^*/
Ho letto già alcune delle parti scritte per il concorso degli altri concorrenti, davvero una bella concorrenza, spero di farcela XD
In ogni caso per me l'importante è che apprezziate quello che scrivo ❤️ cosa che sto notando con enorme piacere (*^*)
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