1.
Questo in effetti è più una specie di breve introduzione ;) :
Osservavo ormai da ore quel pezzo di vetro traslucido, su cui poche chiazze argentee mi davano la prova della sua reale funzione, affibbiatagli dai maghi più esperti.
"Pensa" aveva detto Josefin, "Pensa intensamente, così che lo specchio possa carpire i tuoi desideri."
Per lei era facile, l'iniziazione era stata la sua più grande conquista.
Essere legata ad un altro stregone era qualcosa di raro, oltre ogni dire. Ma io non ero lei, e avendo già passato ore ad osservare quell'oggetto incantato, senza che l'oracolo apparisse, potevo dirmi già un completo disastro.
Nella sala c'ero solo io, ma da qualche parte gli anziani del concilio mi stavano osservando. Ridevano forse di me? Un piccola ed inetta ragazzina che non riusciva ad evocare un oracolo centenario...
La mia famiglia mi avrebbe quasi certamente ripudiata se non avessi superato l'iniziazione. Ero sempre stata la pecora nera del mio stipite, incapace di apprendere anche le più semplici delle magie. Ma nessuno aveva tenuto conto della mia anima ribelle, di quanto trasgredire mi rendesse libera.
E mai nessuno aveva tentato di capirne il perché.
Samira Morderols, l'ultima figlia della casata dei Morderols, la minore di sette sorelle, una NeoMagis.
I NeoMagis erano sempre visti nei peggiori dei modi, in quanto stregoni e incantatori al cento per cento ma resti all'apprendimento della magia sotto il diretto controllo del concilio. Esserlo era già di per se una specie di reato, anche se non punibile legalmente. Ma esserlo pubblicamente, a soli 16 anni, e provenire da un delle famiglie più influenti del regno magico, beh, era il colmo.
Non è che non mi sforzarsi, o che odiassi la magia, in realtà odiavo il modo in cui la nostra società era suddivisa. Si poteva descrivere in una classica divisione in caste per possedimenti familiari. I miei bisnonni erano stati maghi potenti, quindi io avevo diritto ai migliori privilegi.
Io non lo trovavo giusto, e i metodi di insegnamento erano basati sulle più riprovevoli delle preferenze. Il mio cognome detrminava troppe cose della mia vita, mi sentivo come in gabbia.
E nessuno poteva tenermi in gabbia.
Sospirai irritata. Era tutto una vera perdita di tempo.
Afflitta, annoiata e soprattutto stanca di stare seduta in quella piccola stanzetta vuota ad osservare uno specchio centenario, senza che accadesse nulla, mi alzai e fissai le quattro pareti prive di finestre o porte che mi circondavano.
Il problema era che, fino a quando l'oracolo non fosse apparso, io non potevo lasciare la stanza e non essendoci vie di uscita, dovevo aspettare che il concilio creasse un passaggio per me.
Quanti giorni avrei passato in quel luogo, cercando di concentrarmi e superare quell'iniziazione usando solo i miei ristretti poteri da NeoMagis?
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Alla vista della mia inettitudine, e al passaggio di un intero giorno, il concilio decise di darmi una scadenza. Cosa assurda se si pensava che in duemila anni nessuno ne avesse mai avuta una, principalmente perché nessuno aveva mai avuto problemi con l'iniziazione.
Con solo due ore di sonno e una fame accecante, distinsi a mala pensa dei granelli di sabbia fluttuanti dinnanzi al mio naso. Questi, prima che potessi anche solo stupirmi, si raccolsero in un groviglio. Intorno ad esso si costruì una corazza cristallina, che a magia terminata diede all'oggetto - sospeso ancora a mezz'aria - l'aspetto di una clessidra. Sotto, marchiate a fuoco librante, c'era un tipico messaggio magico :
«Se al termine delle sabbie non avrai evocato l'oracolo e instaurato il legame, verrai retrocessa alla prima classe.»
Un messaggio tutt'altro che affettuoso e rassicurante, che lessi nella mente dandoli anche il tono di voce tipico del capo concilio : Virgurs Bodveck.
In altre occasione avrei trasgredito, creando qualche messaggio di risposta poco educato, in cui esprimevo tutti miei ideali. Essendo però in procinto di retrocessione al primo anno, ovvero quello dei bambini di 4/5 anni - una vergogna che persino io non ero in grado di affrontare - filai subito dinnanzi allo specchio e mi diedi da fare. Non potevo permetterlo, non ero così sprovveduta.
«Spero che funzioni prima che la sabbia smetta di scorrere.» mugugnai tra i denti. Sentivo l'assurdo rumore dei granelli che piombavano sul fondo del contenitore di cristallo. Era surreale quanto veloce scivolassero...
Chiusi gli occhi, scollai le spalle e mi concentrai su di un'immagine del possibile oracolo. Uomo vecchio, barbuto e acido, che si mostrava a me con i suoi numerosi secoli di saggezza alle spalle e mi scherniva per il tempo che ci avevo messo ad evocarlo.
Concentrarsi mi era sempre venuto difficile, ma mai quanto concentrarmi su qualcosa di cui non conoscevo forma o lineamenti. La magia che io seguivo, data dagli insegnamenti di antichi NeoMagis, era tutta basata sull'immaginazione delle cose. Come potevo, quindi, evocare con quello stesso metodo qualcosa di indefinito?
Ebbene, ci misi un po' ma ebbi dei risultati.
Basatami solo sulla descrizione dell'oracolo di Josefin, ebbi il piacere di scoprire che il mio oracolo era differente.
Una donna, alta e snella, con zigomi infossati e pelle candida, mi squadrava con aria di sufficienza dalla punta dei capelli a quella delle scarpe.
I suoi capelli albini le donavano un'aria elegante, ma associati all'abito rosso tempestato di pietre, la rendevano solo apparentemente altezzosa.
«Samira Morderols, finalmente hai cercato di impegnarti - anche se minimamente - usando le tue capacità di incantatrice di stipite puro.» la voce della donna era come mistificata da effetti sonori provenienti dallo specchio stesso. Appariva ovattata, cupa e lontana, percossa persino da innumerevoli echi assordanti.
«Saltiamo i convenevoli grazie. Dimmi chi è lo sfortunato individuo con cui condividerò il mio legame, così posso andarmene.» dissi accelerando la questione. Era tutto troppo lento, ed ero rimasta in quel luogo fin troppo allungo.
«Ragazzi di oggi, sempre di fretta.» commentò la donna alzando gli occhi al cielo. La vedevo solo a metà, le chiazze argentee le coprivano parte del corpo. Avevo forse sbagliato qualcosa nell'evocazione?
«Si, sai com'è, la sabbia scorre!» dissi indicando la clessidra con tanto di messaggio ancora visibile - anche se in fase di schiarimento - alle mie spalle.
«Se ti fossi impegnata prima, avresti risparmiato tempo.» mi fece notare lei.
«Non concentriamoci su ciò che poteva essere, parliamo invece di ciò che sarà.» dissi gesticolando e indicando ancora la clessidra.
«Se non ti disturba prima sapere il mio nome...» disse allargando le braccia con fare teatrale. A che mi serviva sapere il suo nome?
«Basta che ti sbrighi.» risposi io guardando altrove.
«Sono Solange, l'oracolo di questo specchio, e grazie a me la tua iniziazione sarà completa tramite il legame. Non sarò io a scegliere il tuo compagno di anima, il destino farà da se.» Solange tendeva a rendere il tutto più tragico e mistico di quanto non fosse. «Poggia una mano sullo specchio incantato, e rivela a me parte del tuo essere. Le antiche forze che aleggiano qui, in questo limbo eterno, ti mostreranno il volto della persona a te destinata. Sappi che potrà essere una creatura di qualunque genere, persino un essere magico del tuo modo. Ma questa eventualità è assai lontana dalla realtà, quel genere di legame è---» non riuscii a lasciarla terminare, mi annoiava.
«Sisi, è rarissima ora va avanti.» dissi poggiando una mano sul vetro quasi ghiacciato dello specchio.
Lei, con un'espressione di sdegno, praticò il suo "lavoro", accerchiandosi di una nube rossastra che si espanse su tutta la superficie dello specchio, fino a coprire totalmente la sua stessa figura.
Dopo di che, disse con voce leggera e priva di mistificazioni «Il suo nome sarà Jack, e si trova aldilà dei mondi, in un passato simile al futuro, in cui il tempo si ferma e riparte in continuazione.
Non è umano, non è una delle creature che coesistono con gli umani. Non è neanche uno stregone. È qualcosa di più e di meno allo stesso tempo. È un dio del suo mondo, al pari delle abilità della tua casata.
Da oggi sarete legati. Tu sentirai lui, e lui sentirà te. Ti dono questo frammento per poterlo osservare, ma mai vi sarà permesso qualsiasi genere di contatto.» rimasi a bocca aperta, da come un frammento dello specchio si staccò e si posizionò sulla mia mano libera. Un brivido di piacere mi pervase, lasciandomi un po' scossa.
«Osserva il suo volto.» aggiunse Solange mentre il fumo si dissolveva.
Un volto che mai avrei dimenticato comparve su entrambi gli specchi.
Era un ragazzo, forse poco più piccolo di me. Capelli biondi con sfumature ramate; occhi blu come il cielo notturno, costellato di piccole miriadi di stelle; fisico asciutto e stranamente pallido, una visone celestiale per così dire. Ciò che mi lasciò perplessa fu il suo vestiario : tonaca bianca, in stile greco-romano.
In che epoca viveva?
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