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QUARTA PROVA: AMORE E LIBERTA'

C'era una volta una ragazza, cavalcava sul suo destriero lungo la costa rocciosa e frastagliata di quel regno che sentiva come una prigione. Lei era un animo ribelle, il suo sangue bramava libertà senza confini. Il mantello nero, come la criniera del suo cavallo, sventolava dietro la sua schiena mosso dalle folate di vento della notte che volevano ostacolarla, proprio come avevano fatto tutti quelli che lei reputava familiari e amici.

Era scappata dalla finestra della sua piccola stanza, una notte di inverno. Si era allontanata dal suo villaggio, baciata dal chiarore della luna, ora sua unica amica. Era seduta nel suo posto preferito: sotto una grande quercia in una radura in mezzo al bosco, posta su una collina.Stava leggendo l'unico libro che si era portata dietro. Raccontava di principi e principesse, di castelli enormi e di amori eterni: ciò che aveva sempre desiderato.

Si addormentò sotto le fronde verdi e sussurranti della quercia, accarezzata dai raggi dolci e caldi del tramonto.

Il giorno dopo si recò in una piccola locanda della capitale del regno. Si sedette in un tavolo appartato senza essere vista da nessuno. Bevve la sua tazza di latte, mentre la posava sul tavolo di mogano non le sfuggì il suono echeggiante del corno reale. Tutti i presenti della città si sarebbero dovuti recare nella piazza principale. La ragazza presa dalla curiosità, sua caratteristica principale, seguì gli abitanti della città fino ad arrivare ad una grande piazza davanti al palazzo reale. Si nascose ancora di più dietro il tessuto nero del suo mantello. Il ciambellano annunciò l'arrivo del Re e del principe. Fecero la loro entrata scenica tra applausi e fischi. Tutti gli abitanti, compresa la ragazza, s'inchinarono al loro cospetto.

<<Oggi mio figlio Nathan ha raggiunto la maggior età>> annunciò il Re, indicando il ragazzo vicino a lui. Possedeva lineamenti perfetti, pelle bianca come la neve faceva risaltare occhi neri come la pece tanto profondi quanto un tunnel senza fine. E per finire setosi capelli color platino entravano in contrasto con i suoi occhi.

Tutto il paese era percorso da da sussurri ed esclamazioni, che vennero interrotte immediatamente dalla voce possente e tuonante del Re <<Silenzio! Ci siamo riuniti tutti qua perché è tempo che mio figlio trovi una sposa . Oggi ne sceglierà una fra voi!>> il silenzio era calato sui presenti,rigido e teso.

<< Che tutte le fanciulle qui presenti ,di età inferiore ai diciotto anni, si facciano avanti>> ordinò il Re. La ragazza cercò di fuggire da lì anche se era quello che aveva sempre sognato e bramato. Scivolò tra le persone, stava per raggiungere un vicolo quando una guardia la fermò e lei, contro la sua volontà, si ritrovò davanti al principe insieme ad altre venti ragazze. Esse cercavano di farsi vedere: si slegavano i capelli, continuavano a sbattere le ciglia, sbottonavano qualche bottone della scollatura. Lui le esaminava una ad una ma non sembrava molto interessato. Quando arrivò da lei si sentì addosso il peso del suo sguardo tenebroso.

<<Scopriti il volto, o bella fanciulla!>> le chiese ma lei non si mosse.

Il principe le scostò il cappuccio con mani esili e leggermente tremanti. La sua chioma rossa e riccia si distese come fuoco sulle sue spalle. Il principe rimase interdetto. La scrutò per diversi minuti e i loro sguardi rimasero incatenati uno all'altro. Per qualche strano motivo la ragazza era attirata dal principe Nathan. Le piacevano i suoi occhi, il suo sorriso e i suoi capelli. Era il solito bello e tenebroso, con un segreto da nascondere.

Lui si girò di scatto infrangendo quel momento e rivolgendosi al proprio padre disse <<Oh Padre! Questi ricci ribelli, rossi come il fuoco. Questi occhi verdi come le praterie del nostro regno. La sua pelle bianca e delicata come la porcellana. O Padre! Questa è la ragazza giusta . Il suo sorriso, che cela con tanto egoismo, è più bello della luna stessa. E' Lei!>> il Re sorrise compiaciuto. La folla esplose in una serie di applausi e di canzoni di gruppo.

Si rivolse di nuovo a lei a prendendole le mani le chiese <<Come ti chiami fanciulla?>>. Lei non sapeva cosa fare e tanto meno cosa dire. Aveva sempre desiderato una vita da principessa e ora che l'aveva a portata di mano aveva paura.

<<Chiara...>> riuscì solo a sussurrare. Fu catapultata completamente in un altro mondo :vestiti bellissimi, pranzi abbondanti, un castello enorme e l'amore del principe verso di lei. Almeno era quello che credeva.

Le mancavano le sue cavalcate notturne , le letture solitarie, il volto coperto dal mantello... Lei aveva sempre aspirato ad oltrepassare i confini che il mondo aveva imposto ad ognuno di loro . Voleva vedere cose ci fosse oltre quel mare o dietro quelle montagne. Nessuno aveva mai creduto in lei, ma Chiara sapeva quello che voleva. Essere libera ed arrivare dove nessun altro aveva neanche pensato di avvicinarsi. Animo ribelle, così si sentiva. Neanche con quel vestito, con i capelli ben pettinati, con quella vita lussuriosa lei sarebbe cambiata.

Di quando in qua si ritirava nella biblioteca del palazzo. Unico luogo in cui si sentiva al sicuro. Quel giorno era più pensierosa del solito, mancava una settimana al matrimonio, ma lei non era affatto sicura. Quelle volte che era andata non aveva trovato nessuno, ma quel giorno si ritrovò davanti ad un bel giovanotto. Era immerso nella lettura ma si accorse ben presto della sua presenza.

<<Buongiorno signorina, come mai da queste parti?>> le chiese il ragazzo sconosciuto. Non sapeva chi fosse?

<<Buongiorno, in realtà passo spesso in biblioteca, ma non l'ho mai vista. E' nuovo?>> chiese Chiara cercando di non fargli vedere il rossore sulle guance.

<<Magari non ci siamo mai incontrati. Mi chiamo Julian, e lei? Se posso chiederlo>> le chiese inchinandosi dopo aver posato il libro sul tavolino.

<<Io mi chiamo Chiara>> rispose la ragazza. Julian rimase stupito.

<<Oh, lei è la promessa di mio fratello.>> disse osservandola da capo a piedi e deglutendo.

Chiara non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, aveva un non so che di magnetico. I capelli neri come la pece cadevano sugli occhi azzurri ghiaccio, essi erano risaltati dalla pelle bianca e dalle labbra rosse e carnose.

Lo stesso era per Julian. Era attratto dalla figura davanti a lui, dai suoi capelli rossi e voluminosi, dalla pelle bianca e dagli occhi verdi. Ma sapeva che non sarebbe stato giusto per suo fratello posare gli occhi sulla sua promessa.

<<Come mai ha scelto questo posto come rifugio?>> le chiese il ragazzo giusto per interrompere il silenzio che si era creato.

<<Oh, credo che possiamo darci tranquillamente del tu. Comunque, per rispondere alla tua domanda, mi sono sempre piaciuti i libri e il silenzio. Quindi credo sia il posto perfetto per me. E poi ho avuto qualche disguido con tuo fratello.>> rispose Chiara iniziando a girovagare per la stanza enorme e tappezzata di scaffali pieni di libri.

<<E cosa è successo?>> chiese Julian seguendola per i corridoi creati dagli scaffali.

<<Non riesco a lasciarmi andare completamente. Non sento brividi quando lo bacio e molte volte vorrei che fosse da un'altra parte. Mi sento imprigionata.>>

Chiara non si fidava mai di nessuno ma con quel ragazzo era diverso e ciò la spaventava .

<<Lo ami?>> le chiese lui a bruciapelo

<<No...>>rispose lei sospirando <<All'inizio pensavo che avrei potuto provarci, ho sempre sognato una vita da principessa ma lui è così orribilmente malvagio....>> Chiara alzò leggermente la testa, tenne gli occhi chiusi. <<Mi obbliga a fare cose che non voglio fare, a vivere una vita che non voglio vivere. Ho bisogno di non essere confinata e lui mi ha sbarrata in una prigione.>> continuò la ragazza con voce tremante. <<Io voglio essere libera. Vivere essendo me stessa.>>

I due ragazzi fecero amicizia e Chiara passava ormai più tempo in biblioteca che in altri luoghi del castello, qualche volta si vedeva con Nathan ma le veniva il ribrezzo, mentre con Julian era diverso. Non si stancava mai di parlare con lui o anche solo rimanere in silenzio e guardarsi negli occhi. Con lui non aveva paura, si sentiva protetta e libera mentre con Nathan era esattamente l'opposto.

Arrivò il giorno delle nozze e lei non era ancora arrivata ad una conclusione: avere la vita che aveva sempre desiderato o seguire l'istinto e correre via?

La cerimonia ebbe inizio.

<<Principe Nathan, vuoi sposare Chiara?>> chiese il prete mentre l'intera chiesa, stracolma di gente, era in silenzio. <<Lo voglio>> rispose convinto.

Il prete si girò verso di lei e le fece la fatidica domanda <<Chiara, vuoi sposare il principe Nathan? >>
Seguì il cuore e iniziò a correre lungo la navata sotto gli sguardi increduli degli spettatori. <<No!>> urlava al vento.

Fu bloccata dalle guardie quand'era vicinissima alla porta di uscita. Con ancora il magnifico abito bianco fu sbattuta nelle segrete del castello. La luce non filtrava attraverso i buchi nel muro in mattoni di pietra, il pavimento era rigido e freddo e una puzza di fogna regnava in quel luogo dimenticato.

<<Perché lo hai fatto?>> chiese una voce che avrebbe riconosciuto subito, era il principe Nathan.

<<Perché la mia anima non è adatta a ciò >> gli rispose senza peli sulla lingua. Lui aprì la cella e si sedette di fianco a lei <<Io ti amo e ti voglio al mio fianco, capisci questo mio gesto>> disse mentre la prendeva e la costringeva a terra, le aprì la bocca con la forza e le fece ingoiare una sostanza violacea e amara.

<<Sono andato dalla fattucchiera del regno . Con questa pozione durante il giorno sei imprigionata nel castello perché se dovessi mai uscire inizieresti a bruciare lentamente e moriresti. Mentre durante la notte la pozione non ha alcun effetto. E' per questo, mia amata, che di notte ti terrò prigioniera qui. Io lo sto facendo per noi e per il nostro amore. Il nostro destino è stare insieme per sempre.>> lui cercò di avvicinarsi a Chiara ma lei si ritrasse <<Non ti capitò mai!>> gli rispose lei.

<<Forse hai bisogno di qualche tempo per riflettere, tra due giorni ci sarà di nuovo il matrimonio. Fino ad allora tu rimarrai chiusa qui, poi sarai definitivamente mia!Non potrai più scappare!>> esclamò per poi andarsene. I suoi passi riecheggiarono nei sotterranei seguiti dalla voce di Chiara che imprecava <<Sei un mostro! Non ti amerò mai!Un maniaco, non puoi farmi questo! Sei malvagio! Senza cuore!>> continuò ad urlare ma lui se ne era andato come un vigliacco. Chiara rimase rannicchiata in un angolo: arrabbiata, impaurita e confusa. I confini la stavano schiacciando perché ormai troppo piccoli per lei. Si addormentò con le lacrime agli occhi.

Si svegliò sentendo qualcuno entrare nella cella , non sapeva quanto tempo fosse passato. Forse era mattina.

<<Ti ho portato qualcosa da mangiare>> disse la voce.

<<Julian?>> chiese Chiara sorridendo al buio davanti a lei.

<<Perché hai detto di no? Hai visto pure tu che era un essere malvagio, perché lo hai istigato?>> chiese Julian cercando risposte alle sue domande.

<<Perché non voglio passare il resto della mia vita con una persona che non amo>> rispose Chiara convinta del suo pensiero.

<<O santo cielo, guarda come ti ha ridotta>> Julian si sedette accanto a lei e le prese il viso tra le braccia, non sapeva della pozione e Chiara non aveva intenzione di dirglielo, lo avrebbe fatto solo stare male. Con la sua vicinanza il cuore della ragazza pompava più velocemente e periodicamente le sue guance si arrossavano. Il suo tocco le produceva mille brividi sulla schiena dolorante.

<<Come fai a capire che non lo ami. Sai cos'è veramente l'amore?>> chiese Julian a pochi centimetri dal suo viso. Chiara annuì. I loro occhi si imprigionarono a vicenda e riuscirono a vedere cosa si celava dietro la loro maschera, con un solo sguardo riuscirono a leggere il libro della loro essenza.

Questo loro momento fu interrotto da una serva che doveva preparare Chiara per il matrimonio.

Le loro mani congiunte si sfilarono e gli occhi disperati di lui si staccarono da quelli in lacrime di lei.

Si ritrovò per la seconda volta davanti a quegli occhi neri e terribili. Il prete, il quale si trovava abbastanza in imbarazzo, chiese alla ragazza che indossava un nuovo vestito bianco ancora più bello: <<Chiara vuoi sposare il principe Nathan?>> ci fu un attimo di esitazione , poi la risposta <<Sì>> Il prete continuò <<Prima di sigillare il vostro amore con un bacio, c'è qualcuno che è contario a quest'unione?>> Chiara si girò verso la folla con un briciolo di speranza in cuore. Passarono i secondi ma non successe nulla. La ragazza si girò delusa e fu in quel momento che solo una mano si alzò, la mano della persona che Chiara amava <<Io mi oppongo!>> urlò <<Chiara, scappa con me! >> lei corse per la navata seguendo la voce che aveva imparato ad amare

<<Mi dispiace! Io non ti amo! Voglio essere libera e tu non me ne dai la possibilità>> urlò lei rivolta a Nathan che era rimasto sbalordito.

<<Non uscire! Ti brucerai!>> riuscì solo a dire il ragazzo. Ma lei non lo ascoltò, prese la mano di Julian e uscì dal palazzo. Si può essere solo attratti da un corpo, perché alla fine ci si innamora della mente.

Un dolore atroce le percorse il corpo appena oltrepassata la soglia del palazzo. Iniziò a gridare e a dimenarsi cercando di far smettere quel dolore che la dilaniava dall'interno . <<No! Ti prego non mi lasciare!>> chiese Julian disperato.

<<Mi fai provare emozioni che non avrei mai pensato di avere. Grazie, ti amo Julian!>> ammise Chiara stendendosi a terra esausta.

<<Ti amo anch'io>> rispose Julian.

Per la prima volta i due si baciarono e il tramonto assistette a tutta quella disperazione.

Solo in quel momento Chiara si sentì veramente libera e capì cosa fosse l'amore: l'amore era vedere il mondo a colori, non sentirsi oppressi dai confini perché con esso non esistevano più. Con Julian era come volare. L'amore non era possesso, l'amore era tenerezza. L'amore non si poteva comprare con pozioni o simili. L'amore ti faceva provare brividi di piacere non di terrore. Nessuno deve essere obbligato a stare con qualcuno che non vuoi, l'amore bisogna dimostrarlo e se si alza anche solo una mano contro l'altro non è più amore, è possesso.

Chiara iniziò a tremare poi chiuse gli occhi e il suo corpo s'irrigidì. Julian, con ancora le labbra appoggiate alle sue, piangeva e le sue lacrime cadeva sul viso di lei, sembrava piangessero entrambi con le stesse lacrime.

Ad un tratto una nuvola di gas violaceo fuoriuscì dal petto della ragazza e i suoi occhi si riaprirono.

<<L'amore vince su tutto>> disse Chiara semplicemente.

Galopparono via verso nuovi confini. Diventarono principe e principessa della Notte. Attraversarono foreste, superarono fiumi e scavalcarono montagne, sempre baciati dalla luce della luna.

Vissero, nel loro eterno amore, felici e contenti.

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Mi alzai dal divano con le lacrime agli occhi. Avevo scritto quella Fiaba quando avevo ancora quattordici anni. Non sapevo ancora cosa volevo dalla vita ma con il passare degli anni avevo deciso che avrei speso il mio tempo aiutando gli altri.
Ero una psicologa infantile e ogni giorno un nuovo incubo da cacciare mi si presentava davanti, all'inizio sembrava sempre imbattibile ma poi riuscivo a cancellarlo dando al bambino la pace che meritava. Lavoravo in ospedale e, nel tempo libero, avevo organizzato un corso di recupero per tutte le donne che avevano subito violenza da parte dei mariti o dei fidanzati. Era per quello che avevo riesumato quella vecchia fiaba, avevo intenzione di farla leggere alle mie donne per far capire loro che l'amore non è violenza, non è schiaffi e neanche urla. L'amore è tenerezza, carezze e parole dolci sussurrate mentre ci si abbraccia.

Mi affacciai alla finestra del mio appartamento, era abbastanza grande e accogliente, pieno di librerie. Scostai la tenda bianca e osservai gli alberi del vialetto che piano piano perdevano le foglie creando un tappeto scricchiolante sul marciapiede.

<<Amore? Dove sei?>> mi chiamò una voce dalla cucina.

<<Sono qua>> risposi .

Mio marito mi raggiunse e mi circondò la vita con le sue braccia muscolose. <<Cosa succede?>> mi chiese. I suoi capelli neri mi solleticavano l'orecchio. <<Oh, nulla.>> sorrisi e mi girai per ritrovarmi davanti a lui. <<Devi andare anche oggi?>> mi chiese facendo gli occhi dolci.

<<Sì, Will. Hanno bisogno di me >> fissai i miei occhi nei suoi azzurri e grigi, solo in quel momento mi accorsi di quanto fosse simile a Julian. Anche da ragazzina, inconsapevolmente, ero innamorata follemente di lui. <<Perché mi guardi così?>> mi chiese lui sorridendo.

<<Mi dispiace di non essere abbastanza per te, non sono bella e tu invece sei stupendo. Come fai a stare con me?>> gli chiesi trovando finalmente il coraggio di dar voce a quella domanda che mi echeggiava nella testa da anni. Lui afferrò il foglio stampato della fiaba, lo osservò e dopo poco riportò il suo sguardo azzurro nel mio.

<<Non devi avere capelli rossi e pelle bianca, non devi avere una risata cristallina o un fisico perfetto. Ho scelto di stare con te perché amo anche tutte le tue imperfezioni. Amo quando inizi a ridere come una pazza, amo quando ti ingozzi con i pop-corn al cinema, amo quando preferisci rimanere sdraiata a letto piuttosto che andare in palestra come le altre, amo quando fai la gelosa ma poi mi dai un bacio, amo quando piangi quando muoiono i tuoi personaggi preferiti dei libri, amo tutto di te. Mi dispiace che tu non l'abbia ancora capito...>> lo guardai e capii che quando avevo scritto quella fiaba avevo colpito a pieno ciò che significava l'amore. Appoggiai le mie labbra sulle sue e una scarica di brividi mi percorse la schiena. Lui non cercava di confinarmi e non aveva mai alzato una mano su di me. Le donne che seguivo dovrebbero trovare un uomo come il mio Will, se lo meritavano, ognuno si meritava un amore vero.

Con William volavo. Lui mi amava per quello che ero. Il nostro era amore e libertà.

Insieme avremmo vinto su tutto.

@Dreamer1810 @Akela00 @lumosetnox

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