HUSH
Titolo: Hush
Autrice: MagicMad_Madness
Cosa dice l'autrice di sé:
Se qualcuno fosse interessato a sapere chi sono davvero lo potrà comprendere leggendo quel che scrivo, perchè in ogni parola che imprimo nero su bianco lascio parte della mia anima; è così che meglio riesco ad esprimermi: scrivendo. So di essere ancora molto giovane e di avere molta strada da percorrere e proprio per questo mi metto in viaggio adesso.
La storia in breve:
Ciò che più li tormenta è il fatto di sapere che tutto quello che non ricordano sia dentro di loro, invisibile ai loro occhi, ma presente come la sensazione di vuoto che popola la loro mente e il loro cuore. Ma "un ricordo è come il dolore: puoi coprirlo e scofiggerlo, non ucciderlo", come aveva detto una volta il Professor K. Condannati ad una vita che scorre senza che loro riescano ad esserne trasportati, sognando di cristallo e fiamme ardenti, i due cercano costantemente di afferare pezzi del loro passato, un luogo senza tempo, un volto senza nome. E mentre la magia di un forte sentimento spinge nelle loro menti per combattere per ritrovare l'altro, c'è quel nome, una potente traccia del loro passato: Hush.
Estratto (dal capitolo 4):
Il mio pollice esitò un attimo prima di spingere sul tasto "play".
Nel piccolo quadretto della videocamera si poteva osservare una stanza illuminata solo dai raggi lunari, provenienti probabilmente da finestre non presenti all'interno dell'inquadratura; delle tende rosso sangue contornavano il palco dominato da un pianoforte a coda i cui tasti bianchi, sui quali la luce della notte si andava a riflettere diretta, brillavano nell'oscurità. La figura snella seduta allo strumento iniziò a premerli, inizialmente talmente lievemente che non riuscii a sentire gli accordi iniziali, ma in cambio potei ammirare la scenografia. Con il movimento delle mani diafane del pianista anche le ombre della stanza avevano iniziato a danzare, ipnotiche e leggiadre. Sulle tende appena illuminate degli astri nel cielo queste andavano a formare forme indefinite che variavano continuamente; prima sembrava formassero una rosa, poi un cappello, poi una forma molto simile al Big Ban, e continuavano inesorabilmente a creare nuove figure, così incantevoli da rendermi impossibile catalogarle come un semplice intruglio di ombre. Progressivamente, la danza era stata seguita da una melodia che provocò in me l'effetto di un tubo di scarico stappato; sentii risucchiare via tutte le certezze che avevo, percepii abbattere le mura che mi proteggevano dal passato dimenticato. Dire che mi sentii vuota come mai mi ero sentita prima era un eufemismo, perché una voragine nel mio petto non solo si era improvvisamente impossessata di me, ma si occupava di sgretolare ogni singola parte del mio corpo che riusciva a catturare tra le sue affilate fauci. La musica continuava ad echeggiare nella stanza e nella mia testa, un motivo commovente e doloroso, dolce e disperato. Il fiume malinconico di note era a momenti quieto e scorrevole, a tratti pieno di onde che si abbattevano contro altre; prima estremamente profondo, la pressione delle acque che premeva e l'impressione che l'aria non sarebbe mai più riuscita ad arrivare ai polmoni, poi un fiume dalle acque limpide, cristalline; c'erano inoltre passi in cui l'acqua era gelida, altri in cui era tiepida e accogliente.
Queste emozioni contrastanti imperversavano dentro di me, la bocca della voragine che si espandeva. Immaginai di poter rimanere per sempre ad ascoltare quella melodia, nonostante fosse così caotica e triste. Quella melodia ero io, le pulsazioni costanti del mio cuore che fungevano da perfetto metronomo e i pensieri e i sentimenti di mille intensità diverse, di mille note diverse.
La porta dei miei ricordi si socchiuse leggermente, quanto bastava da far tornare alla mia mente la traccia di quella melodia già ascoltata, insieme ad un altro particolare: la stanza era la scuola di musica.
È stato dato il via alle danze, quindi... Balla, Ashley.
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