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Traccia n. 4 - Non È Come Sembra

Survive


La punta della freccia luccicava alla luce del tramonto. Le dita esili e bianche la trattenevano, tendendo l'arco di mogano, fino al punto in cui la corda arrivava a sfiorare un boccolo scuro, sfuggito all'acconciatura. In un attimo, la mano si aprì e la corda spinse la freccia fino al bersaglio di paglia lontano circa un centinaio di metri.

Non un soffio di vento disturbò l'allenamento della ragazza, fino a che il bambino seduto su un masso poco lontano, proprio affianco a una grande quercia, non si alzò e parlò.

"C'è una cosa che non riesco a capire, Lily."

La ragazza abbassò l'arco e si girò verso di lui.

"Il Maestro Aeris dice che alcune stelle che vediamo siano già morte."

"La velocità è energia, e come tale si muove ad una certa velocità. La luce delle stelle, eccetto il Sole che è vicino, ci mettono anni ad arrivare fino a noi. Alcune sono talmente lontane che la loro luce ci mette milioni di anni a passare per lo spazio. Nel momento in cui muoiono, quindi, c'è un po' di luce che sta viaggiando e noi ci rendiamo conto che è scomparsa solo quando tutta la luce emessa nei precedenti anni ha finito il suo viaggio. Come se tu mandassi una lettera al giorno, e il postino ci mettesse un mese a consegnarla. Se un giorno tu smettessi, il ricevente se ne renderebbe conto solo dopo un mese: quando il postino avrà finito di consegnare l'ultima lettera."

"Non sono molto convinto..."

Vennero interrotti da del subbuglio appena fuori dal bosco. Sulla collina, un gruppo di ragazzini agitati indicava una figura scura che correva lungo la valle, incespicando tra l'erba alta, mentre degli uomini salivano a cavallo pronti a inseguire il fuggitivo.

"Siamo stati scoperti" disse uno di loro diretto a Lily. "Se riesce a scappare siamo finiti."

Lily mosse qualche passo fino a trovarsi esattamente in cima. Inforcò una freccia e puntò il bersaglio sempre meno visibile per qualche secondo, prima di spostare la mira tra le nuvole e tirare cinque frecce una dopo l'altra.

Appena finito, si girò verso il bambino che l'aveva seguita.

"Vedi, lui è già morto, ma tu lo vedi ancora correre." spiegò prima di allontanarsi verso il bosco, mentre le frecce, ormai arrivate in cima alla loro traiettoria, cominciavano a cadere verso il basso, trafiggendo infine l'ombra, senza pietà.

Un coro di applausi la raggiunse subito dopo, ma lei non si girò.

***

"Mi hanno raccontato le tue imprese di oggi pomeriggio."

"Dovere, Matthew." rispose lei senza smettere di camminare. Avevamo entrambi uno zaino in spalla ed erano circondati da bambini di ogni età. Una decina di metri davanti a loro dei soldati armati di fucili aprivano la file, mentre i carri trainati da muli la chiudevano.

La notte era fonda, ma il gruppo si muoveva silenzioso e ordinato.

"Certo, però te ne sei andata prima che le frecce lo raggiungessero. Sei un po' arrogante, lo sai?"

"Sapevo che lo avrebbero colpito, lo avevo calcolato."

"Comunque sia, siamo costretti a cambiare rifugio." sospirò il ragazzo passando una mano tra i capelli biondi.

Un'esplosione in lontananza attirò l'attenzione di tutti. I carri si fermarono, i soldati tolsero la sicura alle armi, e i bambini corsero verso i rispettivi genitori. Soltanto i due ragazzi non si mossero.

"Prendete i bambini e avanzate." ordinò uno dei soldati correndo verso i carri. I giovani annuirono e procedettero velocemente.

"Guarda, c'è una caverna. Possiamo passare la notte lì e ripartire all'alba." indicò il ragazzo.

"Siamo troppo vicini, ci troveranno."

"Hanno bisogno di riposare!"

Lily storse la bocca, ma li seguì in silenzio. "All'alba tutti pronti a partire." ordinò, per poi dirigersi verso l'entrata dell'apertura.

Le montagne erano state il loro rifugio per mesi: si muovevano spesso, riuscendo così a prevenire gli attacchi degli Altri. La luna piena bastava, quella notte, a permettere di vedere la forma di ciò che li circondava. Quando fu certa che non ci fosse nessuno appostato negli angoli ombrosi, rientrò nel buio pesto della grotta per risposarsi.

Non si svegliarono fino a che il sole non raggiunse le profondità della cava in cui erano ammassati per tenersi al caldo. Una voce leggera li stava chiamando.

Riaprirono gli occhi all'improvviso, afferrando le armi pronti a difendere sé stessi e i loro compagni quando ciò che videro gli fece spalancare occhi e bocca.

Una donna sulla quarantina, con una pesante treccia su una spalla, stava cercando di svegliarli senza spaventarli troppo, mentre dietro di lei c'erano tre uomini che osservavano i dintorni con sospetto.

"Sono esseri umani?" chiese Matthew, più a sé stesso che a loro. Lily rimase in silenzio, ma abbassò l'arco.

"State tutti bene?" chiese la donna, osservandoli con calma. "Io sono Martha. Viviamo in una colonia poco lontano da qui. Voi da dove venite?"

"Il nostro gruppo si è diviso dopo gli attacchi di ieri e siamo scappati in questa direzione."

"Da dove venite?"

"Non ci ricordiamo, era molto buio." rispose Lily per lui. "Avete del cibo da darci?" chiese cambiando argomento.

Si incamminarono presto, diretti verso quello che sembrava essere un rifugio. Arrivati in prossimità di un vecchio edificio, si avvicinarono a una porta diroccata.

"Qui sotto abbiamo allestito la nostra base" spiegò uno degli uomini.

"Non mi spiego ancora come ci abbiate trovati..." cominciò Lily, fermandosi.

"In realtà vi stavamo seguendo da un po'. Abbiamo visto le tracce di un convoglio e abbiamo deciso di osservare un po'. Una volta certi che non ci fossero Altri nei paraggi siamo partiti per contattarvi, ma i bombardamenti ci hanno impedito di avanzare per qualche ora. Per fortuna vi abbiamo trovato nella grotta. Non preoccupatevi, presto ritroveremo anche i vostri genitori..."

"Non ce ne sarà bisogno." rispose lei piantando una freccia nel petto dell'uomo. Matthew si mosse come il vento, tagliando le gole degli altri due e piantando poi il coltello nel petto di Martha. "Arriveranno presto." finì, con una voce sempre più gutturale e la pelle che si increspava fino a mostrare delle lucide squame nere.

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