(Round #1) @Timcheall
ONE-SHOT SCRITTA DA timcheall
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Corri, corri e non fermarti, corri fino a che le gambe non ti fanno male, corri fino a che i polmoni non riusciranno più a fornire aria al tuo corpo, corri e sentiti bene, corri e non pensare a niente se non al piacere del vento sul tuo viso, del terreno sotto i tuoi piedi. Corri senza una meta e sentiti libera, libera dai tuoi doveri, dai tuoi obblighi, dalle tue occupazioni, perché questo momento di solitudine e tranquillità è per te e quando avrai finito, quando ti sentirai sfinita, allora tornerai a guardare ciò che c’è intorno a te a pensare a tutto quello che dovrai fare, ma per ora corri, salta, schiva, devia e non pensare.
Correre mi piace, mi aiuta a calmarmi e quando ho finito sto meglio. Ogni volta che sento di poter uccidere qualcuno mi metto a correre, è il mio modo di scaricare la tensione. Oggi di tensione dentro di me ne ho molta e di certo ciò che il Consigliere scritto non mi aiuta: devo cercare un ragazzo che ha dei poteri magici che non sa di possedere e devo farglielo capire prima che lo capisca lui e sia troppo tardi.
Il ragazzo si chiama Fin Baker, ha 23 anni, ha i capelli biondo-ramati, è alto un metro e ottanta, vive a Milano, ed è un tirocinante presso uno studio di architettura . Questo è tutto quello che so su questo tipo; ho soltanto oggi per prepararmi, dopodiché dovrò: trovarlo, accertarmi che sia lui, escogitare un piano di avvicinamento, spiegargli la situazione e portarlo al Consiglio.
Non mi da fastidio andarci, del resto è il mio lavoro e mi piace vedere nuovi posti, però vorrei solo avere più tempo.
Visto che la lettera di convocazione da parte del consiglio recitava la dicitura “URGENTE”, arrivata alla mia casa di appoggio nel mondo umano che si trova a Dublino in Irlanda mi faccio subito una doccia calda, poi mi vesto con il mio maglione rosso preferito e dei jeans neri. Alle quattro in punto esco e mi dirigo verso il portale che mi condurrà al Consiglio.
Il portale si trova non lontano da casa mia, in un vicolo isolato, dentro ad un cassonetto. Lo so che è abbastanza squallido ma passa inosservato. Appena arrivo li mi guardo intorno e appoggio la mia mano destra sopra al coperchio, aspetto qualche secondo, una nausea improvvisa e un senso di vuoto e in un minuto sono dall’altra parte, in un vicolo uguale.
C’è tantissima gente, Dominatori di tutti i poteri, Guerrieri, Maestri, Curatori, Cercatori, questa città è enorme e non ci sono solo maghi ma anche creature fantastiche, enormi o piccolissime, letali o innocue, delle più svariate forme e capacità, mi piace stare qua soprattutto nel Mercato, dove si può vendere o comprare di tutto: dal cibo alle armi, dai medicinali alle erbe miracolose, dalle pozioni alle profezie, insomma molte cose. Purtroppo la mia destinazione non è quella ma gli archivi del Consiglio, dove mi attende Gam che mi darà tutte le informazioni sulla mia ricerca, anzi sono anche in ritardo. Faccio apparire la mia spada e mi incammino a passo spedito verso il l’enorme struttura. Come ho detto prima c’è moltissima gente e si accalca tutta davanti all’entrata del Mercato, o almeno la maggior parte, perché tanti altri si dirigono alla mia stessa destinazione.
Entro dalle enormi porte, quasi sempre aperte, e imboccando il corridoio sulla mia destra mi dirigo verso le scalinate che portano ai piani superiori. Arrivo all’ultimo piano e apro la prima porta subito davanti alle scale ed entro nell’Archivio; come sempre rimango a bocca aperta davanti alla quantità di scaffali che ho davanti e che si estendono per diversi metri ai miei lati, questi contengono soprattutto fascicoli, informazioni, fotografie, ma andando verso destra ci sono anche libri che illustrano la storia della magia, che parlano di creature, di poteri, di dominatori, di maghi e streghe, di pozioni e armi, di tutto insomma. Questo posto è aperto solo a certe persone e cioè i Cercatori e i Cacciatori che devono ricevere informazioni su quello che dovranno trovare, mentre alla biblioteca, divisa dall’archivio da una barriera invisibile, ci si accede da una porta in fondo al corridoio e quella è sempre aperta. Io faccio un po’ di tutto, mi sono specializzata in varie cose: sono una Cacciatrice e insieme agli altri ho scovato molte nuove creature, sono una Guerriera anche se ancora non ho combattuto, tuttavia mi piace molto vedere nuovi posti, infatti sono anche una Cercatrice, il mio o meglio, il nostro compito è quello di cercare persone che non sanno di possedere un potere e portarle qui in città prima che lo scoprano da sole e sia troppo tardi, perché molte volte se non si conosce la natura del proprio potere o del proprio essere, si rischia che questo sia letale. È un po’ come con le persone, finchè non le conosci bene non sai se fidarti, e a volte anche quando le conosci bene non ti puoi fidare comunque.
Gam non c’è, poco mi importa, il fascicolo è sulla sua scrivania e sopra c’è scritto il mio nome quindi lo prendo ed esco dalla biblioteca rifacendo il mio percorso all’indietro fino alla sala dei Cercatori dove prendo una pozione addormentatrice e la mia felpa rossa. Mi smaterializzo di nuovo nel mio appartamento e infilo in una borsa qualche cambio, per essere sicura di non avere sempre gli stessi abiti: già è difficile avvicinare gli umani, se poi sembro una barbona è ancora peggio.
Leggo la destinazione del mio monolocale sul fascicolo, scoprendo che è esattamente nello stesso palazzo del tipo di cui ora non ricordo il nome, mi smaterializzo nel corridoio ed entro sbattendo leggermente la porta, non tanto da svegliare qualcuno ma abbastanza forte per far sapere a orecchie indiscrete che c’è qualcuno in casa, è una tecnica che uso da un po’ dato che un paio di mesi fa ho fatto a botte con una persona che voleva sabotare il Consiglio, catturando la prima persona che gli venisse a tiro che lavorasse li, beh ovvio che dovevo essere io no? Fortunatamente è andato tutto bene.
Torniamo all’appartamento, non è enorme, ci sono le cose essenziali: una mini cucina alla mia destra, un bagno con la doccia in una porta alla mia sinistra, un letto sempre alla mia sinistra con vicino un comodino dove ci è appoggiata una televisione dell’età della pietra, e al centro della stanza un tavolino rotondo con due sedie. La luce che vedo proviene da una enorme finestra che mostra la strada a destra e da una più piccola vicino al letto, c’è un lampadario niente male appeso al soffitto e una lampada da notte attaccata sopra la testiera del letto, le pareti sono bianche e il pavimento nero. Devo dire che è uno dei più bei monolocali in cui abbia alloggiato, stavolta si sono superati a scegliere. Mi siedo con uno sbuffo, sono già stanca. Prendo il fascicolo ed inizio a leggerlo, si comincia!
Gam è sempre bravissimo nel fare sopraluoghi e ricerche, dovrebbe farlo diventare il suo lavoro a tempo pieno, invece che dividersi tra questo e il Guaritore.
Scopro molte cose su Fin, e sapendo che vive a una porta di distanza dalla mia mi fa sentire direttamente parte della sua vita.
I suoi genitori erano due maghi e per questo sono stati schedati al nostro anagrafe, ora loro vivono a Como e non fanno più parte del mio mondo. Hanno fatto la loro scelta quando è nato il loro primo figlio, non volevano farlo crescere circondato dalla magia e speravano forse che non avesse ereditato il loro seme;
Ha una sorella più piccola e vive anche lei a Milano ma frequenta legge.
Deduco che Fin non ha la più pallida idea di essere un mago, altrimenti sarebbe già al Consiglio e frequenterebbe la nostra scuola. Questo è tutto ciò che mi interessa, decido di uscire e aspettare un po’ fuori dal palazzo, c’è un piccolo bar dall’altro lato della strada e non ho ancora bevuto il caffè.
FIN
Mi alzo di malavoglia dal letto e scosto le tende, il cielo è grigio e pieno di nuvole, anche oggi pioverà quindi. Odio la pioggia e odio il rumore che fa quando si abbatte sulla strada, sui vetri o sui muri. Odio la sensazione di bagnato sulla pelle e l’odore che lascia quando ha finito di cadere . Il rumore di una porta che sbatte mi distoglie dai miei pensieri, deve esserci un nuovo inquilino nell’appartamento vicino al mio.
Guardo l’orologio e mi affretto a vestirmi, sono in ritardo, come se fosse una novità. Mi infilo in bagno e qualcuno bussa alla porta, con lo spazzolino ancora in bocca vado ad aprire. È Jessica, una mia amica con la quale dovevo incontrarmi per finire un lavoro per lo studio dove sto facendo il tirocinio, è un buon posto e spero vivamente che decidano di assumermi.
“Scusami Je ma non mi è suonata la sveglia, comunque devo solo lavarmi i denti e possiamo scendere, vieni entra pure e siediti”
“Oh tranquillo, tanto il bar è vicino” non la conosco da molto, sto facendo il tirocinio da più di lei e ci hanno accoppiati per vedere quanto riusciamo a lavorare bene, spero d riuscire a soddisfare il mio capo.
“Eccomi andiamo, hai tu le carte o porto le mie?”, mi risponde che forse è meglio portare anche le mie così riusciamo a studiarle insieme e abbiamo entrambi gli appunti.
In effetti ha ragione.
Appena usciti dal portone ci incamminiamo verso il bar, non andiamo in quello di fronte al mio palazzo perché è troppo piccolo e affollato per poter lavorare in pace, ma comunque per abitudine butto un occhio alle offerte del pranzo e noto che in vetrina è seduta una ragazza che non ho mai visto qua in giro.
Sotto alla giacca nera ha un maglione rosso acceso con una scollatura a v che lascia vedere una carngione bianca, i capelli rossi e mossi ricadono sul viso e le danno un’aria piuttosto misteriosa. Mi sento piuttosto a disagio dato che mi sta fissando, allo stesso tempo però mi sento attratto da lei. Continuo a guardarla, finchè Jessica non mi scuote e ce ne andiamo.
La mattina passa velocemente, la mia amica è piuttosto brava e infatti riusciamo a finire tutto in poco tempo, così che dopodomani sarà abbastanza facile l’esposizione.
“Ah Fin ti va se pranziamo insieme? Potremmo ordinare una pizza oppure andare da qualche parte qua vicino, tanto non abbiamo nulla da fare, giusto?” Sto per rispondere di no, perché avevo altri impegni per quel pomeriggio ma noto che sulla panchina della fermata del tram c’è la ragazza di stamattina, sono curioso, voglio conoscerla. Mi blocco un attimo e infatti Jessica mi guarda stranita ed esitante, mi affretto a risponderle e a salutarla, aspetto qualche secondo che lei svolti l’angolo e attraverso la strada.
HELEN
Mi siedo su una panchina di attesa dei tram e mi rannicchio un po’ nella mia giacca, mi tolgo il cappellino lasciando che i miei capelli si spargano sulle mie spalle, divertente no? Il mio lavoro consiste in questo: seguire persone, dire loro la verità e fare in modo che ti seguano, e se non lo fanno addormentale; invece se non sono maghi e ci si sbaglia fargli scordare tutto.
Da delle soddisfazioni enormi davvero.
Ve lo consiglio se volete crearvi un esaurimento nervoso.
Mi accendo una sigaretta magica, ogni volta che aspiri il fumo senti dei sapori diversi e non danneggia l’organismo, non come quelle umane che fanno venire tumori e altre malattie.
In questa città fa un freddo cane e in giro c’è ancora delle neve, non mi aspettavo un inverno così freddo.
Vedo un ragazzo venirmi incontro e guardando meglio scopro che è LUI. Davvero niente male, prima l’ho visto solo di sfuggita bene, si è lascito la giacca aperta, ancora addosso il calore del bar i capelli ramati corti gli arrivano sulla fronte, ha gli occhi grigi, il che potrebbe significare che ha il potere dell’elettricità ma non ne sono ancora sicura, è più alto di quanto pensassi, è lui davvero. Continuo a guardare davanti a me con disinvoltura e a fumare anche quando si siede vicino a me mi osserva, lo lascio fare assaporando l’aroma di mirtillo della mia sigaretta. Non parla e si limita a guardarmi e dopo un po’ chiedo spazientita
“Che vuoi?”
“Osservo la stalker che sembrava molto interessata a me stamattina”
“Non sono una stalker e stamattina ti avevo scambiato per un mio amico, estremamente uguale a te ma decisamente più carino” vediamo se abbocca, sentendosi offeso nell’orgoglio.
“Beh comunque piacere, sono Fin” dice porgendomi la mano, ah, è più facile di quanto pesassi. “Hope” meglio non dare il mio vero nome, dico stringendogli la mano. La lezione numero uno dei Cercatori è appena andata a farsi due passi per Milano.
Sta per dire qualcosa quando suona il suo cellulare e si allontana un attimo per rispondere, aspetto paziente, magari si scorda di me e posso semplicemente continuare a seguirlo.
Devo ricordarmi di non mettere più vestiti con colori accesi se voglio pedinare qualcuno.
Ritorna dopo un paio di minuti.
“Allora che ne dici se ci prendiamo un caffè insieme… diciamo domani pomeriggio? Mi hanno appena chiamato e devo andare via, ti va?”
“Ehm va bene, ho scoperto che c’è un bar di fronte al mio condominio, mi sono trasferita ieri”
“E’ anche il mio condominio Hope!, Vedi che mi stavi spiando!” “Ripeto stavo aspettando un mio amico che abita nella via dopo la mia!”.
“Farò finta di crederti, devo andare, a domani
“Ci vediamo domani, alle 16 Fin”.
FIN
Non ci potevo credere avevo appena chiesto ad una ragazza, sconosciuta, che mi osservava come un lupo osserva un coniglio, di prendere un caffè insieme. Di solito non sono così, di solito una ragazza la devo conoscere bene prima di chiederle cose simili e soprattutto devo essere sicuro di potermi fidare. Che cosa mi sta capitando?
Il pomeriggio è passato velocemente, non è molto tardi e non ho fame quindi accendo la TV, c’è un film tra poco e voglio vederlo, mentre mi tolgo la camicia mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia veloce, butto tutti i vestiti nella cesta e mi butto sotto il getto tiepido beandomi della sensazione fantastica dell’acqua sulla mia pelle. Appena esco dal bagno la prima cosa che attira la mia attenzione è un foglio sul pavimento vicino al divano, è ripiegato su se stesso e dice: SEI IN PERICOLO. TORNA INDIETRO. LASCIA PERDERE. G. Dice solo questo. Tre frasi e una lettera che credo sia del mittente. Tre frasi senza alcun senso per me. Dove devo tornare? Chi ha scritto il biglietto? Un brivido freddo mi attraversa il corpo, mi giro verso la finestra, è aperta ed è da li che arriva il freddo. La chiudo e mi rivesto con dei vestiti comodi. Mi siedo sul divano con il foglio in mano. Tante domande affollano la mia mente, me lo rigiro tra le mani più e più volte ma non c’è scritto altro ed è frustrante non capire. La sigla del film parte e riesco a distrarmi per un po’.
Mi risveglio indolenzito sul divano, sono le 12, ma quanto ho dormito?! Non ho mai dormito così tanto, mi sta succedendo qualcosa di strano davvero
Dalle persone comuni viene chiamata stanchezza
taci coscienza. Mi preparo velocemente un toast per poi vestirmi e portare la roba sporca della cesta nella lavanderia di fronte a casa mia, mentre aspetto ripenso a Hope e mentre penso a Hope mi ricordo che l’ho invitata a prendere un caffè e sono le tre! Ovvio, sempre di corsa devo fare le cose!
La lavatrice finisce in poco tempo e per fortuna ho ancora 20 minuti, mi metto una maglia bianca con dei jeans neri strappati, un maglione bianco, la giacca ed esco.
Questo posto non è male devo ammetterlo il bancone è lungo e liscio e ci sono vari tavolini intorno, sparsi qua e la. Hope indossa dei jeans chiari e una camicetta nera, la giacca è sullo schienale della sedia.
Ci sediamo al tavolo e ordiniamo due cappuccini, mentre bevo il primo sorso e appoggio la tazzina mi accorgo che Hope si è sporcata con la schiuma il labbro superiore.
“Che c’è?” mi chiede stranita,
“Ti sei sporcata di schiuma il labbro” le sorrido porgendole un tovagliolo.
“Quindi Fin, parlami un po’ di te dato che mi hai invitato qua”
“Beh, ho una storia molto normale: vengo dall’Inghilterra, ho 23 anni e mi sono trasferito qua quando ne avevo quindici, ho una sorella, lavoro in uno studio di architettura, vivo in un appartamento minuscolo, con una cucina minuscola e un bagno minuscolo, non sono fidanzato… e beh direi basta, le cose importanti sono qua”.
“Tu invece Hope?” le chiedo, sono curioso, lei da un colpo di tosse appoggiando la sua tazzina sul tavolo.
HELEN
Merda, merda e poi merda, e ora? Mi sono preparata una storia falsa della mia vita falsa, diamine, però pensavo avrebbe parlato un po’ di più volevo conoscerlo bene.
Ciao, niente sono una maga, ho quattro fratelli di cui uno gemello, sono qua per portarti in un posto a te sconosciuto, che non hai mai sentito nominare e probabilmente dato che non vorrai venire dovrò addormentarti e portartici a forza?... ah no, quello avverrà dopo.
“Beh la mia storia non è molto interessante, sono nata in… Germania e cinque anni fa sono venuta qua, non frequento nessuna università e sto cercando lavoro, anche il mio appartamento è piccolino però domani verranno alcuni miei amici che mi aiuteranno a mettere tutto a posto e così magari lo renderemo un po’ più carino e vivibile” dai sono preparata ad altre domande, su, avanti.
“E i tuoi?”
“I miei?” il mio sguardo si incupisce, e so perfettamente di non sorridere più, le mani stringono le mie gambe mentre i ricordi si fanno strada nella mia mente. I miei?
Non sono più nulla i miei, non ci sono più i miei. Ero pronta a tutto ma non a questo, è una cosa ancora piuttosto fresca e nessuno di noi fratelli si è ancora ripreso, ero riuscita a non pensarci ma evidentemente era destino.
Vedo che mi guarda curioso, ha capito di aver detto qualcosa di sbagliato, ma non gli do il tempo di aprire bocca perché mi alzo di scatto, mugugno uno scusa per poi andare verso la porta del bar, non ho la più pallida idea di dove andare. Giro subito a destra e fatti pochi passi noto che c’è un parco e decido di andare li. Sono così concentrata a guardare in basso sull’asfalto invece che intorno per le macchine che sento a malapena la voce di Fin che mi chiama, poi vengo tirata indietro, non da una mano, non da un braccio ma da uno spostamento di energia bianca, che mi fa andare a sbattere contro il petto della persona che l’ha usata. Fin.
Velocemente gli prendo la mano prima che si renda conto dell’accaduto, e stavolta guardando la strada lo conduco nel parco, è domenica e per fortuna c’è poca gente. Ha lo sguardo sconvolto, non riesce a capire, io invece ho la conferma che possiede il potere dell’elettricità.
“Che cosa era? Cosa ho fatto?”
“Stai calmo, ora ti spiego…” non mi fa finire, i suoi occhi si spalancano per lo stupore e indietreggia di qualche passo da me
“Come mi spieghi? Sai che cosa mi capita? Come lo sai?”
“Sarò estremamente breve, perché non è mio compito spiegarti tutto: tu hai dei poteri magici, probabilmente controlli l’elettricità, perché il colore dell’energia che hai usato per salvarmi è bianca, e vorrei sapere se ti sono capitati altri episodi strani”.
Non risponde, invece, si mette a ridere, una risata sentita ed estremamente divertita. Ah certo, perché non mi crede mai nessuno? No ora lo picchio, piantala, per tutti i fuochi non la smette! Okai ora basta!
Gli prendo il viso con le mani e lo costringo a guardarmi, e lui si calma un pochino.
“Non ci posso credere, vuoi dirmi che non sono normale e ho dei poteri come i supereroi?, e vuoi farmi credere che tu non sia una pazza che mi sta mentendo spudoratamente?, dove sono le telecamere, in che programma siamo?” questo atteggiamento non mi piace, mi sta facendo arrabbiare, non ho tempo da perdere io.
“Senti, coso, vedi di ascoltarmi e di capire: sono stanca, ti osservo da due giorni, so più o meno chi sei e sto cercando di farti capire che sei un mago, che hai il potere dell’elettricità e che dato che non sai usarlo potresti morire. Non mi interessa se non mi credi, sono qui per darti una mano che tu lo voglia oppure no e ti porterò con me in un posto che ti salverà la vita che tu sia volente o nolente, quindi per favore dimmi se hai avuto episodi simili a questo adesso.- dico tutto velocemente e urlando. Lui mi guarda stranito, lo lascio andare e incrocio le braccia in attesa.
“Mi è successo una volta: una sera stavo camminando per tornare a casa da una cena con alcuni mie amici e all’improvviso mi sono sentito molto stanco e le mie gambe non riuscivano a reggermi, quindi mi sono appoggiato ad un palo della luce e dopo pochi secondi la luce ha iniziato a tremolare fino a spegnersi e io non ero più stanco, anzi mi sembrava di poter correre per chilometri senza mai fermarmi, è stato strano.”
“Bene Fin, grazie, ah a proposito, Io mi chiamo Helen e non Hope” mi guarda leggermente titubante ma non dice nulla.
“Beh Helen tu sai che cosa è questo?” mi chiede mentre tira fuori un biglietto dalla tasca dei pantaloni, lo prendo in mano e lo leggo, dice solo: SEI IN PERICOLO. TORNA INDIETRO. LASCIA PERDERE. G.
Un senso di insicurezza mi pervade, insieme ad una leggera ansia, ho una mezza idea di chi possa essere il mittente ma per quale motivo Gam mi avvertirebbe di un pericolo apparentemente inesistente?
“So chi lo ha mandato ma non so perché” dico con la fronte aggrottata; alzo la testa e mi guardo attorno, non mi sento più tranquilla e al sicuro continuo ad osservare come se la neve e gli alberi potessero rispondere ai miei dubbi e un tremolio vicino ad un albero attira la mia attenzione; mi avvicino e lo esamino, è un portale e costruito piuttosto male perché la mia mano riesce a penetrarne la superficie senza problemi quando invece dovrebbe essere impossibile.
Mi giro verso Fin ancora più preoccupata e pensierosa “C’è un portale qui, ma è aperto e fatto molto male, non so cosa c’è dietro di esso quindi non ho intenzione di entrarci ma se è aperto non è una cosa buona, quindi andiamocene e subito anche”.
Fin mi guarda stranito ma non fa in tempo ad aprire bocca che viene sbalzato lontano da qualcosa di invisibile e va a sbattere contro un albero. La cosa non deve essere tanto piccola per averlo lanciato così dato che è tutt’altro che basso.
Vedo il ragazzo muoversi, buon segno e guardandomi intorno noto che vicino allo scivolo dei bambini, non lontano da me alla mia sinistra c’è una vasca con la sabbia innevata mentre esattamente vicino alla mia mano destra c’è una fontana;
mi è venuto in mente un modo per rendere visibile la creatura.
Anche se l’acqua non è il mio dominio, riesco comunque a sollevarla con uno sforzo incredibile, e facendo appello a tutta la mia concentrazione scaglio il globo addosso a delle impronte che vedo sul terreno subito con un gesto della mano sinistra faccio alzare un turbine di sabbia e neve che va a scontrarsi e ad appiccicarsi con l’acqua facendomi vedere che la creatura è molto alta e che sta tornando visibile.
La prima cosa che vedo sono le corna, appuntite, lunghe e nere; poi vedo le braccia muscolose e le mani enormi, capaci di staccarmi la testa con un solo colpo: un Cornalunghe.
Certo che la mia giornata non poteva andare meglio, dico davvero. Mi tolgo la giacca velocemente per evitare che intralci i miei movimenti.
È arrabbiato, anzi furioso, e avere a che fare con un Cornalunghe furioso non è nella mia lista delle cose preferite. Non parla estrae solo la spada lunga dal fodero sulla schiena e mi guarda; poi improvvisamente si lancia contro di me.
Presa alla sprovvista schivo i primi colpi e faccio apparire la mia spada. Indietreggio parando un affondo e tento un fendente che va parzialmente a segno procurandogli un taglio sul braccio destro che lo fa indietreggiare a sua volta. Ci guardiamo ancora e stavolta sono io a lanciarmi verso di lui, colpendolo sull’elsa della spada, lui grugnisce arrabbiato più di prima, così io aumento la sequenza dei colpi e noto che il Cornalunghe riesce a pararne solo una parte. Lo disarmo e lui cade in ginocchio davanti a me. Gli immobilizzo le mani con un incantesimo e rinfodero la spada.
“Che cosa vuoi e chi ti manda?” come mi aspettavo non parla
“Non sono paziente e te lo ripeto solo una volta che cosa vuoi e chi ti manda?” non apre bocca ma mi sorride beffardo.
“Bene, suppongo che se non vuoi parlare con me lo farai davanti agli Incantesimi del consiglio, dico bene?” il sorriso gli muore sulle labbra e questo mi fa capire che ha già avuto a che fare con gli Incantesimi di Rivelazione, quindi decido di farlo smaterializzare al Consiglio con un messaggio da parte mia.
Stacco quindi un foglio da un palo li vicino e dietro, con la magia, scrivo: Importante, Cornalunghe catturato in missione, spiegazioni al mio arrivo, pericoloso. Da interrogare.
Mittente: Helen Horne.
Scritto ciò sferro un calcio alle tempie della creatura che sviene e subito dopo la faccio svanire.
Mi ricordo di Fin e vado da lui, non ha nulla di rotto, soltanto un livido sul fianco sinistro causato dall’impatto con il tronco dell’albero; lo aiuto ad alzarsi e lo faccio sedere sul bordo della fontana.
Lui sposta lo sguardo da me alla spada nel mio fodero e poi al punto in cui prima c’era la creatura,
“Quanto hai visto, non era una messinscena, quella creatura e altre molto più pericolose esistono davvero, e mi dispiace che tu ne sia venuto a conoscenza così ma imparerai a difenderti”. Fin si alza improvvisamente, è stupito, impaurito e non capisce cosa sta succedendo; comprensibile.
“Helen, perché quella cosa era qui, insomma cosa voleva?”
“Non lo so, cercherò di interrogarlo quando saremo tornati, ed era qui grazie al portale. I portali collegano diversi mondi, come il mio e il tuo”
“Esistono altri mondi, perché nessuno è a conoscenza del tuo?”
“È una storia lunga e complicata che in questo momento non posso raccontarti perché probabilmente stanno arrivando altri compagni del Cornalunghe che ho smaterializzato e non posso preoccuparmi di proteggere anche te in questo momento, giuro che ti spiegherò tutto, e che risponderò alle tue domande, ma non ora”. Fin apre bocca per parlare ma le parole gli muoiono in gola, guarda alle mie spalle verso il portale e mi giro anche io: altri tre Cornalunghe escono dal tronco dell’albero, incrocio lo sguardo di Fin “Ascoltami, prova a scappare e se uno di loro ti inseguirà vai in un posto affollato, verrò a prenderti io”
“Non ci penso neanche, voglio aiutarti”
“Come pensi di fare scusa?”
“Troverò un modo, questi cosi sono enormi non ci riuscirai mai!” sorrido, non mi conosce.
“Corri e non preoccuparti, io ce la faccio benissimo”. Fin si volta per scappare quasi nello stesso istante in cui un quarto paio di enormi corna si piazza dietro di lui bloccandolo.
Spalanco gli occhi consapevole della situazione, molto… affollata.
Mi giro verso i miei avversari e faccio comparire due globi di fuoco nelle mie mani, all’ultimo penserò dopo. Avanzo lentamente: entrambi mi scrutano per un istante e come da copione si lanciano verso di me con un urlo, lance in pugno.
Riesco ad atterrare quello di destra con un globo, purtroppo però nel farlo espongo la gamba sinistra e sento la lancia del secondo tagliarmi la coscia, tre gocce di sangue cadono sulla neve, sibilando e sporcano il candido manto.
Allora volete la morte, e morte avrete.
Il muscolo mi abbandona e rovino sul ginocchio e mi accorgo che quello al tappeto si è rialzato, doveva essere morto; tira un calcio al mio stomaco facendomi cadere sulle mani, cerco di rialzarmi e riesco a parare un pugno diretto al mio occhio, in compenso mi arriva un gancio sulla mascella che mi stordisce, ma non troppo.
Vedo con la coda dell’occhio che sono accerchiata e sento urlare il mio nome, credo sia Fin perchè subito dopo lo vedo cadere per colpa del poderoso pugno del quarto gigante; faccio forza sulle braccia e mi alzo, preparando altre fiamme perché non sono intenzionata a lasciarli vivere: si muovono in cerchio e puntandomi contro tre lance e spade e mi muovo anche io, schivo un pugno e subito dopo lancio un globo, fuori uno.
Quello con la spada tenta un affondo ma schivo anche quello lanciandogli una fiamma addosso, siamo a due, sorrido trionfante quando anche il terzo cade ma un dolore acuto alle tempie e all’orecchio destro mi fanno cadere a terra, poi il buio.
La prima cosa che noto sono gli alberi alti che coprono il sole che sta tramontando, una sensazione di freddo e di bagnato proviene dalle mie gambe appoggiate alla neve e completamente indolenzite poi il dolore alle braccia e ai polsi mi invade la mente. Sono legata ad un tronco con una corda e sono sola. Nessuna traccia di Fin o altri, sono sorda dall’orecchio destro e la gamba sinistra sanguina. Direi di non essere riuscita nell’impresa di uccidere quattro Cornalunghe da sola, tre però sono sicuramente morti e sono molto felice. Creature inutili.
Roteo la testa appena sento un rumore attutito provenire dalla mia parte sorda e un uomo armato, alto e con un ghigno in faccia appare nel mio campo visivo, un coltello appeso alla cintola. L’uomo si avvicina e controlla che le corde che mi legano siano ben salde, sento che non sono incantate e che quindi potrei bruciarle benissimo in pochi secondi.
Questo mi fa capire una cosa sul mio rapitore, non sa che ho il potere del fuoco, perché una persona con un po’ di senno non legherebbe mai una dominatrice del Fuoco con una corda normale.
“Ciao, Helen, vedo che il Consiglio non ti lascia molto tempo libero, avrai sicuramente molte cose da raccontare su di esso giusto?” Non rispondo, non sa davvero nulla di concreto, deve aver letto di sfuggita la mia scheda personale attaccata al fascicolo di Fin dentro al mio borsone, apparentemente scomparso ora, come la mia arma.
Gam aveva ragione, lui o altri come lui sono entrati nel mio appartamento.
“Beh sarò breve, cosa ci facevi vicino al nostro portale?” Non rispondo, lo guardo soltanto. Non mi sembra una persona comprensiva e affabile ma del resto mi è capitato di peggio.
“Non sei una ragazza di molte parole eh?” già e io direi che non sei l’uomo più intelligente al mondo.
“Ti chiedo di rispondermi per favore, o sarò costretto a farti parlare in altri modi, cara” non emetto alcun suono e infatti il pugno non tarda ad arrivare. Oddio come sei originale caro.
“Davvero niente male, ma dovrai fare di meglio” una scarica di calore si irradia nel mio corpo fino ai polsi e la corda inizia a bruciare, rompendosi. Mi alzo e chiudo le mani a pungo, non voglio usare il mio potere, non è ancora sulla lista di morti questo tipo.
Il soggetto estrae il pugnale e me lo punta contro, fa un passo verso di me tenendo alta la guardia e si prepara ad un fendente di lato che io schivo con facilità. Lui riprova ma riesco a sfuggirgli afferrandogli il braccio libero e torcendoglielo dietro la schiena, al che lui molla il pugnale e mi tira un pugno sulle costole. Me ne tira altri e la mia gamba ferita rischia di non riuscire a sorreggermi; per fortuna riesco a bloccargli anche l’altro polso. Gli tiro una ginocchiata nello stomaco che gli fa uscire l’aria dai polmoni con un sospiro, lo spingo contro l’albero facendolo svenire e con la magia lo lego.
Spedisco anche lui al Consiglio perché sono sicura che ci aiuterà.
Prendo il suo pugnale e con l’altra lancio un incantesimo di ritrovamento che mi aiuta a percepire il calore corporeo di Fin, mi dirigo in quella direzione.
Cammino per qualche minuto e poi lo vedo legato come me ad un albero e ancora svenuto; nell’albero vicino vedo la mia spada e il mio borsone, come ci è arrivato qua?
Taglio la corda e schiaffeggio Fin che si sveglia con un sussulto, ha un taglietto in fronte ed è un po’ sconvolto ma sta bene
“Helen ma che è successo?” lo aiuto ad alzarsi e solo ora sento il dolore pungente alla gamba.
Ah l’adrenalina, che meraviglia.
Fin mi guarda preoccupato ma io non ci faccio molto caso perché sono troppo occupata a capire dove siamo e come tornare al portale; tutti i miei sensi sono al lavoro e cerco di percepire tutto quello che mi può aiutare a tracciare una posizione, sta facendo buio.
Sei in un bosco, che posizione vuoi tracciare, cammina un po’ e non rompere.
Arrivi sempre nei momenti migliori davvero, ma perché ho una coscienza?
Perché sono te, stupida
Taci.
Anche il mio compare si sta guardando intorno “So dove siamo, ci venivo sempre da piccolo in questo bosco”
“Oh fantastico, quindi sai come tornare indietro, così possiamo finalmente andare al portale?”
“Non ho ancora deciso se venire con te”
“Beh le opzioni sono: venire con me e... morire”
“Davvero?!” mi chiede infuriato.
“Forse non hai notato che stavo per morire per colpa di qualche strano mostro con le corna!”
“E forse tu sei diventato cieco dato che ti ho salvato la vita, piantala di fare la femminuccia e riportaci in città così, poi, potrò scaricarti in custodia di qualcuno più paziente che possa insegnarti qualcosa da mettere in quel tuo cervello inutile!” questo è davvero troppo, sono infuriata, pappamolla che non è altro, ho una gran voglia di accoltellarlo ma non saprei come tornare indietro.
Faccio scomparire la mia spada e chiudo il mio borsone.
“Non sono comunque convinto di venire con te, io ho u…”
Quasi non si accorge di quello che faccio, si ritrova solo attaccato al tronco con un coltello che gli preme sulla gola.
“Tu devi venire, perché altrimenti il tuo potere ti distruggerà, lentamente: prima paralizzerà gli arti, poi anche gli organi, il cervello e, dato che possiedi il potere dell’energia alla fine ti arriverà una scossa al cuore che ti farà morire sputando sangue” odio essere aggressiva con chi non può difendersi, ma deve capire.
Mi guarda per un istante “Okay posso provare a venire” Ma va?
Rimetto il coltello nella manica e prendo il mio borsone, probabilmente sono entrati nel mio monolocale e lo hanno preso, senza però ispezionarlo a fondo. Quindi sapevano solo il mio nome e che probabilmente lavoro per il Consiglio. Posso stare tranquilla, non hanno controllato nulla.
Fin si incammina silenzioso e io lo seguo.
Dopo mezz’ora ad un passo sostenuto sono madida di sudore e la gamba pulsa e sanguina anche se non molto grazie alla fasciatura improvvisata che ho fatto poco fa. Prima o poi cederà e io cadrò, me lo sento.
“Come diamine hanno fatto a portarci fin giù?” ho il fiatone e il ragazzo se ne accorge
“Non lo so ma tu non stai bene, devi fermarti”
“Quanto manca?” ti prego dimmi poco, ti prego dimmi poco.
“Circa un quarto d’ora” Beh dai tutto sommato mi è andata bene.
“Ce la faccio” ne sono sicura, devo.
Fin mi guarda scettico e poi mi prende il borsone riprendendo a camminare. Lo guardo per un attimo e poi lo seguo.
Mentre camminiamo la gente ci guarda, o meglio guarda me e la mia gamba e si allontana, quindi se dovessi accasciarmi qua morente nessuno mi aiuterebbe? Beh gente comprensiva vedo.
“Dov’è il portale?”
“È nell’edificio abbandonato davanti al nostro condominio, quindi sali e fai un borsone e poi ci ritroviamo qui”.
“Io cosa devo dire alla mia famiglia?”
“Potrai raccontarle quello che succede, ma non adesso che non siamo sicuri di nulla, quando avrai imparato qualcosa allora potrai dirle tutta la storia. Ora dille che vai via e che tornerai il mese prossimo. Se mai dovesse chiamarti le scriverai una mail dove le spiegherai che non hai più il tuo cellulare e che la richiamerai appena potrai”
“Avete un computer?” mi chiede stupito.
“Non è che se combattiamo e abbiamo spade non abbiamo contatti con il vostro mondo, abbiamo dei telefoni fissi e dei computer, non nuovi ma funzionanti, ci servono per le ricerche e altre cose”.
“Beh bene allora la contatterò più avanti”. Fin sale e io mi accascio contro il muro non appena lo vedo sparire, la mia gamba mi sta urlando di lasciarla in pace ma posso riposarmi poco perché a al ragazzo bastano 10 minuti ed è di ritorno con un borsone e un giacchino di pelle neri.
Mi alzo e metto la mano sul muro dove ero appoggiata, sento la magia che mi invade il corpo e la mente e una sensazione di tranquillità si insinua in me:- Prendi la mia mano e non mollarla per nessun motivo-
Fin me la stringe, insieme attraversiamo il portale sbucando nella città principale del mondo magico dopo pochi secondi: anche se è notte per strada c’è comunque molta gente, faccio comparire la mia spada e mi dirigo verso il Consiglio con Fin un po’ frastornato alle mie spalle.
Casa dolce casa.
FIN
Helen mi fa strada zoppicando e io ci metto qualche secondo a riprendere il controllo del mio corpo, come se passare attraverso quel muro mi avesse completamente bloccato gli arti. Non so come faccia a schivare la gente che la guarda e non si sposta, probabilmente è abituata.
Mi affianco a lei e le prendo il borsone notando che la sua mano è bollente come credo anche il resto del suo corpo; lei mi guardare mi fa un cenno con la testa per ringraziarmi poi riprende a camminare.
Guardo intorno curioso e vedo di tutto: persone come Helen, donne, bambini e uomini che all’apparenza sembrano normali ma non credo siano del tutto umani. Vedo degli uomini alti quasi quanto quelli con le corna che ci hanno attaccato, dei nani con delle asce appese dietro la schiena e barbe lunghe e folte, anziani con lunghe vesti oppure in camicia e pantaloni, mostri verdi con la coda e cani lupo che stanno immobili davanti ad una taverna scrutando la folla con occhi esperti e vigili.
Guardo in alto e spalanco la bocca davanti ad un enorme, se così si può dire perché è alto come un palazzo di 10 piani, uomo fermo davanti ad un portone di legno massiccio rinforzato in ferro, ora aperto. Devo avere un espressione buffa perché quando Helen si ferma e si gira scoppia a ridere
“Perché ridi?”
“Sembra che tu abbia visto qualcosa di spaventoso” alzo lo sguardo verso il gigante e lei capisce.
“Thurd non ha un’indole aggressiva a meno che non lo si attacchi, è un gigante buono, quindi stai tranquillo” saluta il gigante ed entra.
La luce mi investe, noto che davanti a noi si estende un corridoio molto grande e molto illuminato, per molto grande intendo che ci potrebbero passare tre auto affiancate con uno spazio abbondante di rimanenza, le volte sopra la mia testa sono alte come un palazzo di trenta o quaranta piani; alla mia destra e alla mia sinistra si allungano altri due corridoi di poco più piccoli e meno illuminati.
“Gigante buono? Ne esistono di cattivi?”
“Oh si e sono molti più numerosi di quelli come lui, ne ho catturato uno una volta ch…”
“HELEN” una voce preoccupata mi fa voltare verso il corridoio di destra e vedo un uomo spuntare dalla semi oscurità, Helen sorride e va verso di lui incespicando:
“Gam!” lui la abbraccia e staccandosi nota la gamba. Sembra preoccupato, mi avvicino a loro.
“Helen, per gli Dei, non hai ricevuto il mio messaggio?”
“Non mi è arrivato nessun messaggio, hai sbagliato appartamento mandandolo in quello di Fin”
“Oh, quanto mi dispiace! Che stupido incapace” Helen sorride e gli appoggia una mano sulla spalla
“Gam, io sto bene, dovresti solo disinfettarmela” l’uomo annuisce e poi si gira il capo verso di me; noto che i capelli castani si stanno ingrigendo però i suoi occhi non tradiscono alcuna stanchezza come del resto i suoi gesti. Indossa un paio di pantaloni marroni e degli anfibi neri, sopra una camicia bianca arrotolata fino ai gomiti.
“Allora, tu devi essere Fin...giusto?”
“Oh, si, Fin lui è Gam, uno dei nostri guaritori e custodi; Gam lui è Fin, probabile dominatore dell’energia”
“Molto piacere, Helen andiamo, così potrete riposare entrambi tra poco” dice mentre mi stringe la mano, Helen annuisce sollevata.
Percorriamo il corridoio centrale fino ad una porta a due ante, scorre da sola come quella di un’ ospedale
E al suo interno ci sono molti letti, varie attrezzature e altre cose che servono per curare persone, è molto grande e sul fondo vedo brillare delle luci rosse a forma di croce sopra a delle altre porte.
Gam fa sedere Helen sopra ad un lettino per poi sparire dietro ad un’altra porta con sopra scritto “MAGAZZINO”, vedo Helen alzarsi e iniziare a slacciarsi i pantaloni per poi toglierli direttamente.
Ora che non ci sono più vedo chiaramente i muscoli, ma soprattutto vedo bene il sangue che senza il tessuto ora scende liberamente; lei impreca in una lingua che non conosco e allunga una mano verso un mobiletto che si apre da solo, da esso esce un fascio di garze che le si posa delicatamente nel palmo.
“Sai, se devi rimanere a guardarmi almeno siediti e appoggia i borsoni” dice ridendo.
Io mi ridesto e faccio come mi dice “Scusa è che non mi sono abituato a questo fatto della magia”
Sicuramente è la prima ragazza che si leva i pantaloni davanti a me senza conoscermi, o senza che glieli debba togliere io, sono stupito.
“È comprensibile ma ti ci abituerai presto, ti piacerà” non sembra davvero minimamente preoccupata che io la stia guardando.
Gam ritorna con un vassoio con sopra delle pinze, del filo, cerotti e bende e Helen sembra molto sconsolata.
“Guarda che è un graffio, non li voglio i punti, domani devo fare un interrogatorio importante”
“Poche storie, ora te le devo chiedere io un paio di cose e dirtene altre molto più importanti”
Ti sto medicando per far si che tra tre giorni la gamba sia completamente guarita, devi andare via di nuovo ma non per un mago, la vostra squadra di Cacciatori è stata richiesta al completo.”
Abbassa la voce e si avvicina ancora di più ad Helen per questo non riesco a sentire più nulla, ma del resto non voglio intromettermi, non sono di sicuro affari miei.
“Ah Fin…” esordisce Gam dopo aver finito la fasciatura, e i punti.
Senza anestesia o altro, sono impaurito, non vorrei mai farmi male qua.
Dove mi hanno portato?
“…il tuo appartamento è di fronte a quello di Helen, ci andrete insieme”.
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