vvogliolaluna

Una camminata verso l'orizzonte
La grande palla infuocata sta lentamente schiarendo il cielo avvolto dalle tenebre mentre dei deboli raggi solari si riflettono quasi con gioia sull'acqua cristallina, creando un grazioso gioco di luci.
Il mare è calmo e le sue acque brillano mentre, sulla fredda sabbia umida, una figura femminile ha appena fatto la sua comparsa.
Non appena i piedi nudi incontrano quella tiepida distesa liquida ella sorride gioiosa mentre osserva con serenità la spiaggia deserta, pullulante di meravigliose conchiglie che aspettano solo di essere trovate.

Un passo.

Comincia a camminare lentamente, sorridendo e ridendo, mentre il cielo diventa sempre più chiaro ed il mare sempre più giocoso.
Ed è come se, con la ragazza, anche il mare ed il sole gioissero.

Quella che prima era una leggera e calda brezza ora è diventata un tiepido e piacevole venticello, che scompiglia i suoi lunghi e chiari capelli lisci, ed anche la gonna in seta del suo bianco vestito danza con esso.

D'un tratto, lei si ferma.

Si gira con calma, ammirando serena il cielo roseo, prima scuro, sempre più vivace, sempre più felice.
E questa felicità si riflette sulle acque limpide del vasto oceano, un luogo meraviglioso e spaventoso al tempo stesso, secondo lei.

Si guarda attorno con malinconia, ora.
I suoi occhi scrutano nuovamente la spiaggia deserta, soffermandosi poi sulla sedia a rotelle fin troppo distante per essere vista nitidamente.

Lei non dovrebbe essere qui, dovrebbe essere su di un lettino d'ospedale, ad annoiarsi pensando alla sua triste condizione.
Eppure per lei era passato troppo tempo da quando aveva visto un'alba così bella, era passato troppo tempo da quando aveva sorriso in modo così radioso, così decise di trasgredire le regole, per una volta.
Anche i suoi genitori, una volta, le dissero che era sempre stata fin troppo obbediente, quindi questa piccola disubbidienza non può certamente farle male.

All'improvviso il calore di quei colori smette di raggiungerla, le acque del mare non sembrano più rilassanti e giocose, bensì impetuose e violente, pronte a travolgerla.
Improvvisamente il suo animo ha freddo.
La felicità viene sostituita dalla malinconia, la serenità dall'inquietudine, la calma dall'agitazione, la tranquillità dal disagio.
Prima si sentiva leggiadra come una farfalla, ora si sente così male che potrebbe cadere a terra piangendo.

In questo momento tutto le sembra come immobile, come se lei fosse l'unico essere vivente presente sulla Terra.
Eppure sa che non è così.
E mentre guarda il mare, tiene stretta tra le mani una conchiglia bianca, raccolta appena aveva messo piede in questa spiaggia.
D'un tratto comincia a camminare, però la sua andatura è molto lenta, come se non volesse realmente camminare verso l'orizzonte.
Dopo qualche minuto l'acqua le arriva alle ginocchia: il mare, che per lei è sempre stato fonte di gioia, la sta forse accogliendo sotto la sua protettiva ala? Oh, lei non lo può sapere, è troppo incantata dalla sua meraviglia.
È persa nei suoi pensieri, che sembrano riflettersi sulla superficie dell'acqua, quasi come se fossero dei raggi solari.

Passano altri lunghi minuti, e solo la sua testa non è a contatto con l'oceano.
Versa qualche calda lacrima, prima che le sue gambe cedano alla sua grave malattia.
Lei sapeva che sarebbe morta in un breve lasso di tempo, quindi decise di farlo nel luogo in cui era nata.
La sua conchiglia giace ora sul fondo del mare, trasportata lontano da diverse correnti, mentre l'ultima  cosa che lei vide fu un gioioso oceano, pronto ad accogliere un'altra sua figlia.