vvogliolaluna

Ho aspettato, e continuerò a farlo...
L'attesa è una delle cose che, sinceramente, odio di più in questa realtà.
Anche il semplice arrivo del mio ordine in un ristorante mi rende nervosa e, certe volte, anche paranoica.
Sono sempre stata una ragazza impaziente, per questo spesso venivo come allontanata dalle altre persone, anche se questo non mi interessava più di tanto: mi bastava chiudermi nel mio mondo per dimenticare ogni sentimento negativo, ogni dolore, ogni delusione.

Allora perché, se odio l'attesa, sono qui al gelo ad aspettare una persona che probabilmente non arriverà?
Perché, se sono sempre stata una ragazza impaziente, spero ardentemente che lui torni da me?

«Tornerò da te, te lo prometto» mi aveva detto, stampandomi un bacio sulla fronte.
La speranza di rivederlo, da quel giorno, andava sempre più crescendo: non ero sicura del suo ritorno e le probabilità di non rivederlo mai più erano davvero alte, però lui mi aveva promesso che sarebbe tornato, sapendo benissimo che se lui avesse infranto quella promessa io non l'avrei perdonato, perché io odio le menzogne.

Mi ha fatto davvero tante promesse, e non ne ha mai infranta una, quindi perché dovrebbe farlo ora?
Mi ha promesso che sarebbe tornato da me, ed io ci credo, quindi lo aspetterò, perché la mia speranza non si spegnerà mai.

Io so che tornerà, me lo sento, eppure non posso fare a meno di provare terrore... Perché? Perché la perdita del proprio innamorato fa male.
Non voglio fuggire dalla realtà: so che potrebbe infrangere la nostra promessa, ma io so che lui è consapevole del fatto che io, ogni giorno, lo aspetto speranzosa fuori dalla nostra dimora.

È partito ai primi di Aprile, me lo ricordo come se fosse ieri: i suoi capelli chiari ondeggiavano in balia del fresco venticello primaverile, i suoi occhi scuri e profondi mi scrutavano con tristezza, anche se le sue labbra rosee erano piegate all'insù.
Ed ogni volta che penso al suo triste sorriso, quello che mi ha mostrato quel giorno, mi pento di averlo lasciato partire, perché se mi fossi ribellata, se avessi insistito un po' di più, probabilmente io non sarei qui, a sperare nel suo ritorno.

Poi, però, la primavera lasciò spazio all'estate, che poi venne sostituita dall'autunno, ed infine fu l'inverno a congelarmi il cuore.
In un giorno particolarmente freddo diverse carrozze, trainate da cavalli dal manto scuro, attraversarono le strade di questo piccolo ed insignificante villaggio.
Portavano alcuni cadaveri recuperati dal campo di battaglia: alcuni erano stati mutilati, altri erano morti a causa di emorragie particolarmente gravi.

Lui, però, era ancora vivo: me lo sentivo.
Ammetto di aver avuto un tuffo al cuore quando vidi tutto quel sangue e tutti quei cadaveri, ma quando notai che il suo non era presente, mi rassicurai.
Mi bastava sapere che lui era ancora vivo, perché speravo, e spero, ardentemente nel suo ritorno.

Ormai la candida neve ha completamente coperto tutti gli edifici attorno a me, come se una bianca coperta fosse caduta sopra questo villaggio, e questo mi ricorda i suoi abbracci caldi, le sue braccia forti, pronte ad accogliermi.
Mi ricorda il suo gioioso modo di fare, mi ricorda il suo caloroso sorriso nel gelo dell'inverno, mi ricorda semplicemente lui.

Ha appena cominciato a nevicare, quindi torno dentro, affranta.
Lo sto aspettando da ormai tre lunghissimi anni, passati nella più completa solitudine.
«Tesoro, il tuo amato è morto, lo vuoi capire?» mi disse mia madre, in un caldo giorno d'estate.
Io non diedi peso alle sue menzogne, io sapevo che era vivo, perché lui doveva mantenere la nostra promessa.

Io ho aspettato per tre anni, quindi che differenza potrebbe mai fare un giorno in più?
Io spero nel suo ritorno, spero con tutta me stessa che mantenga la nostra promessa, per questo lo aspetto ogni giorno.
Io ho aspettato, e continuerò a farlo...
Anche a costo di morire per la nostra promessa.