OS di ForEverMe97
One shot di ForEverMe97
Inverno.Neve.Freddo.Buio.Vacanze.Natale.Famiglia.
Felicitá.
Questo è quello che si vede dalla mia finestra,questo è quello che vedono tutti.
Inverno.Neve.Freddo.Buio.Tristezza.Solitudine.
Vuoto.
Questo é quello che c'è nel mio cuore.Freddo,come questo inverno.
Non potevo immaginare che si potesse stare così male.Se é per questo non pensavo neanche che una persona potesse sparire così giovane,ingenua,gentile,solare e innocente.Non pensavo che una vita potesse finire all'esatto momento in cui un'altra stava nascendo.Non pensavo che avrei sofferto così tanto per qualcuno,né che dopo una perdita una persona cambiasse tanto.Dimenticasse tutto e tutti a causa di una solo persona,pur importante,ma una solo persona.
Il mio nome è Gaia. Un tempo amava il mio nome, e il suo significato,infatti ero una persona solare, allegra,sempre con il sorriso sul viso.Ora sono tutto il contrario.Abbracciata a dormolo,sento il mio viso bagnarsi per le lacrime che non smettono di scendere,di uscire dai miei occhi troppo chiari per ricordarmi che non è affatto vero che il tempo cura le ferite,le cicatrici sono lì,visibili da te che sai della loro esistenza,a ricordarti in interrottamente che sei stata male,che prima di loro c'erano delle ferite che ci hanno fatto soffrire.Non si smette mai di star male.E con questo pensiero esplodo.Mi porto dormolo sulla faccia, caccio un urlo che mi fa bruciare la gola e inizio a piangere a più non posso.
-mi manchi così tanto-..sussurro tra le lacrime.Con uno scatto di ira lancio il peluche dall'altra parte della stanza e mi butto al fondo del letto per prendere la mia borsa. Dal suo interno tira fuori un pacchetto di sigarette,ne prendo una, e, dopo aver aperto la finestra la accendo. Aspiro ed espiro quella droga, il modo che conosco per sfogando e quando è morta. Non faccio altro dalla mattina alla sera: mi drogo. Dopo 10 tiri, la sigaretta è già consumato, così la butto dalla finestra e mi volto con estrema lentezza. Vedo dormolo addossato alla parete,con la testa al posto delle zampe,sorrido amara e mi avvicino. Mi inginocchio e lo prendo tra le braccia,lo guardo attentamente, come se lo vedessi per la prima volta davvero:il pelo marroncino ormai ingrigito,gli occhietti neri che mi guardano tristi, un orecchio scucito,la pancia sgonfia per via della mancanza di imbottitura,le cuciture sulle zampe staccate e riattaccate innumerevoli volte.
Quell'orsacchiotto ne ha passate tante,cadute da alberi, bagni nei fiumi,capriole nel fango...ma è ancora qua, un po' come me. Mi rialzo e porto l'orso con me, mi siede sul letto con dormolo sulle gambe, sorride vuota e ripenso a come nato quel nome. È stata lei a sceglierlo,volevamo dargli un nome strano, diverso dagli altri. Così le è venuto in mente questo e mi è piaciuto da subito. Altre lacrime silenziose mi solcano le guance, non ce la faccio più. Vado in bagno e cerco di trattenere le lacrime,non ce la farò mai a superare la sua perdita. Mi tira su le maniche della maglia e vedo le mie braccia attratti bianche a tratti rosse. Accarezzo le ferite che mi sono inflitta da sola e provo una sensazione di pace e benessere.
Prendo la lametta dallo scompartimento del lavandino,E mi siedo per terra, con la schiena appoggiata alla vasca. Stendo il braccio sinistro e appoggio la lama su di esso. Chiudo gli occhi e, stringendo i denti, incido la mia pelle.
Il primo taglio è sempre il peggiore,perché pensi di non doverlo fare,che ti fai del male inutilmente,ma dopo aver visto il sangue fuoriuscire ti senti felice e allora continui,diventa difficile poi fermarsi. Incide una seconda volta e sospiro di piacere. Sento il sangue sulle dita,che rendono scivolosa la presa della lametta.
Il terzo taglio è più doloroso perché spingi più forte. Dilanio la mia pelle in modo convulsivo.
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciasette tagli come gli anni di mia sorella. Diciassette bruciature. Diciasette fuoriuscite di sangue. La mia linfa vitale cade copiosa sulle piastrelle bianche. Vi poggio un dito sopra il disegno una "M". Poi porto il dito insanguinato sul braccio E con la mano lo spargo su tutto il mio corpo. Mi tolgo la maglietta e mi stendo,con la lama taglio la mia pancia. Brucia. La ferita non è profonda ma fa male. E io sto bene. Più fa male più sono felice. Un altro taglio e sorrido. Con la mano insanguinata e la linfa che ancora gocciola apro il rubinetto e faccio scorrere l'acqua nella vasca. Mentre aspetto che si riempia continuo con questa tortura.
Piango. Lacrime salate cadono e si mischiano con il sangue. Mi porto le mani sugli occhi per eliminare le lacrime e mi sporgo di rosso il viso.
La vasca e piena così mi sollevo sfinita e mi immergo nell'acqua bollente. Appena tuffo le braccia all'interno,la pelle mi va a fuoco. E io sorrido. Chiudo gli occhi e, con una linea incurvata delle mie labbra, mi addormento.
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