Principessa
"Principessa, principessa... c'è dolore intorno a te.
Sei malata di tristezza,
si domandano perché...
Nei tuoi occhi di smeraldo
sta per spegnersi il sorriso,
l'alba di ogni nuovo giorno,
fa più pallido il tuo viso".
Lucio era un ragazzo di ventisei anni, e, dall'ultimo anno bisestile, era fidanzato con una tale biondina ventottenne di nome Marta.
Aveva gli occhi chiari, lei, zigomi alti, ed un gran sorriso elegante, dall'alto del suo metro e sessantotto.
Entrambi si erano piaciuti da subito: a lui piacevano i modi di lei, e a lei piacevano i modi di lui... così delicati, e meravigliosamente perfetti.
Un giorno poi, a tre anni di distanza dal loro fidanzamento, mentre aspettava dal parrucchiere, Marta aprì una rivista di moda. Un gesto comune, che la maggior parte delle donne (e una piccola parte di uomini annoiati) fa di consueto. Girando le pagine a gran velocità poi, la donna si trovò davanti ad un servizio fotografico; ove una ragazza giovanissima, pallida e scheletrica, dai capelli rasati e l'abbigliamento mascolino, attirò la sua attenzione. Era... particolare, Marta non riuscii quasi a toglierle gli occhi di dosso; certo, non sarebbe mai stata magra come lei, ma in qualche modo avrebbe potuto assomigliarle.
Quella sera dunque, l'allora giovane ventisettenne, tornò a casa coi suoi bellissimi capelli biondi, ridotti ad un taglio trasgressivamente corto. Lucio, appena la vide, spalancò gli occhi per lo stupore, e l'unica cosa che le disse fu... -Sei bellissima-.
Ella rise. -Lo so!- poi continuò
-Prestami qualcosa di tuo, voglio vedere come sto!-
Lucio fece per rispondere, ma Marta semplicemente iniziò a correre verso la loro camera da letto, spalancò l'armadio del compagno, e tirò fuori di tutto e di più. Prima che potesse indossare qualsiasi cosa però, Lucio aprì le ante dell'altro armadio, quello di Marta; la guardò con un sorrisetto stampato in faccia, tirò fuori una gonna e disse -Parità di sessi! Se lo fai tu, lo faccio anch'io-.
Entrambi risero di gusto.
-Se stasera devi essere Lucia- disse Marta, avvicinandosi al compagno,
-Mi aspetto che tu ti sottoponga a qualche trattamento- continuò sorridendo, mentre tirava fuori da un cassetto la sua palette di trucchi.
Ci volle una mezz'ora per preparare entrambi; ma alla fine, la sfilata più chic dell'appartamento tredici, che aveva come spettatori alcuni dei più importanti stilisti a livello mondiale quali: Tiglio il coniglio di pezza; Madame Tartarug d'acqua, nella sua vaschetta privata; Betta la civetta rosa; Vercingetorige il gatto demoniaco; una miniatura di Daenerys Targaryen nata dalla tempesta, regina degli andali e dei primi uomini, Khaleesi del grande mare d'erba etc... etc; ed il signor Otto il maialotto, ebbe inizio.
La prima ad uscire fu Marta. Con la matita aveva inspessito le sopracciglia, e creato un minimo di rasatura sul mento. Aveva addosso una camicia bianca, chiusa fino al collo, accompagnata da giacca e cravatta. Non era credibile come uomo; era di corporatura robusta, dunque pur essendo magra, fianchi e seno non potevano non comparire in qualche modo. Aveva però un fascino misterioso e particolare, ma mai quanto il suo ragazzo.
Quando fu il suo turno infatti, Lucio entrò nel salone a lunghi passi, con indosso un vestito rosso da sera, perfetto da far svolazzare. Anch'egli era poco credibile come donna, alto giusto un metro e settanta; aveva poca barba, (quella sera rigorosamente rasata e coperta col fondotinta) i suoi capelli castani erano stati piastrati, acconciati e laccati; mentre sugli occhi... su quegli occhi verde smeraldo, erano stati buttati chili e chili di trucco nerissimo; che li aveva resi penetranti ed ipnotici.
I due andarono avanti tutta la sera, provando decine e decine di look. Davanti a quella giuria tanto severa, ebbero il coraggio di ridere, di inciampare, di rimanere incantati davanti all'aspetto dell'altro; di rimanere incantati davanti al proprio aspetto. Lucio, ogni qual volta passava davanti allo specchio, rimaneva ipnotizzato; spalancava gli occhi, li socchiudeva, assumeva espressioni tal volta lussuriose e tal volta allegre.
-Certo che anche da donna, sono super seducente!-
Disse, alla fine della serata.
-Lo sei- Marta si avvicinò. -Ed io? Come sto così?-
-Sei meravigliosa- disse lui in un respiro; prima di baciare le labbra di lei, e di lanciarsi insieme sul letto, per iniziare assieme, il meraviglioso giuoco dell'amore.
Da quella sera poi, passò un anno. Marta aveva tenuto per qualche mese il taglio corto, ma alla fine aveva deciso di lasciar crescere i capelli; esattamente come aveva fatto Lucio.
Egli infatti portava un cespuglio mosso che arrivava quasi fino alle spalle. Sempre più spesso, scherzava sulla sua femminilità; quando incontrava uno specchio si fermava, assumeva pose particolari e si lanciava sguardi penetranti; provava nuove acconciature; leggeva riviste di moda, ed aiutava la sua ragazza ad abbinare i vestiti.
-Fossi stato donna, sarei stato una bomba sexy- diceva a volte, per scherzare con amici ed ospiti. Era diventata la sua particolarità; il suo vanto: il saper atteggiarsi come ambo i sessi, il poter beneficiare in qualche modo da entrambe le parti.
-Mi insegni a truccarmi?- aveva chiesto un giorno a Marta, con tutta l'innocenza e la buona volontà di questo mondo. Ella inizialmente l'aveva guardato confusa, ma in un secondo momento, gli aveva sorriso.
-Va bene, stasera faremo qualcosa-
E di nuovo, con la stessa audience della sfilata precedente; andò in scena una sfida di bellezza, che aveva come modelli i due fidanzatini. Si truccavano a vicenda, ogni sera un paio di volte. Il make-up fatto da Marta era sempre perfetto, mentre quello di Lucio, inizialmente pieno di imperfezioni e di sbavature, divenne pian piano uguale a quello della sua maestra.
Più i giorni passavano, più il ragazzo si sentiva bene; sapere di essere diverso dagli altri uomini, sapere che qualsiasi altro ragazzo, pur essendo almeno dieci volte più femminile di lui in quanto ad aspetto, non avrebbe potuto mai eguagliarlo in quanto a conoscenza del campo, mentalità ed esperienza; sapere di poter divenire in un momento, con un semplice cambio di sguardo, ed un movimento azzeccato, la donna più sensuale di tutte, faceva sentire il piccolo veniseienne Lucio, una spanna sopra al mondo intero.
Lui poteva fare tutto,
poteva ESSERE tutto,
ma poteva amare solo una persona: Marta.
Proprio Marta, una mattina di Dicembre, era uscita dal bagno con un'espressione euforica e le mani tremanti. -Sono incinta- aveva detto sottovoce. Il cuore di Lucio si era fermato. -D-davvero?- aveva risposto con voce tremante. -Sei incinta?!- aveva detto più forte. -Sono incinta!- aveva risposto lei in un gridolio. I due poi s'erano abbracciati, Lucio l'aveva sollevata in aria, e s'erano baciati.
L'euforia più completa riempì l'appartamento per almeno due settimane; quando però il ventiseienne, s'accostò allo specchio per la sua solita trasformazione, ebbe come un sussulto; tutto il suo corpo s'intorpidì, e la gola gli divenne secca.
-Sarei una fantastica... donna- pensò; fece poi scivolare la mano destra sotto la maglietta, fino a toccare l'ombelico.
-Ma questo... non potrò mai farlo- sussurò stavolta.
Improvvisamente, la testa incominciò a pesargli, il respiro divenne affannoso, ed il cuore iniziò a correre come mai aveva fatto prima d'allora. Lucio fece di tutto per muoversi, ma la sua vista s'era come abbassata. Fortunatamente riuscì a barcollare fino al divano, a sedersi e a chiudere gli occhi. Quando finalmente fu calmo, il ragazzo tornò a vedere, strinse con la mano la pancia e disse in un soffio, con gli occhi lucidi
-Io non potrò mai avere un bambino-.
E da lì, cominciò il periodo forse più triste della vita dell'allora quasi ventisettenne. Al contrario di come molti potrebbero pensare, egli si confrontò con Marta, che lo ascoltò e lo consolò come era solito fare in quella casa... ma non bastò.
-Se fossi una donna, dovresti per forza accettarmi, ho troppo charm- ecco ciò che solitamente diceva Lucio; ma quella volta, la sua domanda, posta a sguardo basso e con voce tremante fu
-Se volessi essere una donna, mi ameresti ancora?-.
Marta non battè ciglio, si avvicinò al suo compagno e lo strinse forte a sé.
-Io ti amerò sempre- sussurrò, prese poi la mano di lui e se la mise sulla pancia. -NOI ti ameremo sempre, qualsiasi scelta farai... ti saremo accanto-.
Lucio stavolta iniziò a piangere; ma di gioia. Tutte le sue preoccupazioni passarono in secondo piano, grazie all'appoggio della SUA famiglia, e quel bambino, finalmente, divenne di entrambi.
Il ragazzo era però sicuro di voler cambiare sesso, e per fare ciò, decise di partecipare ad un incontro stile "alcolisti anonimi". Marta non era con lui, ma questo non lo destabilizzò; lui era lì solo per confrontarsi col mondo, perché in sé, aveva già accettato il suo modo di essere.
-Ciao, sono Lucio, ed ho ventisei anni-
-preferisci farti chiamare Lucia?-
-Ehm... no, devo ancora decidere che nome prendere-
-Ti sei sempre sentito una ragazza?-
-Ecco... no-
-Vuoi dire che NON ti senti una donna?-
-Cosa... sì! È solo che... ho cominciato da un anno o poco più-
-Mai avuto comportamenti diversi dagli altri maschietti durante l'infanzia?-
-Diversi? No. Giocavo a calcio con bambini e bambine, correvamo, e a volte, quando alle femmine non andava, giocavamo con i bambolot-
-ECCO! Lo vedi, giochi da ragazze, quindi un minimo ti sentivi una femmina!-
-NO! Io non... io non sono una "femmina" o una "ragazza"... io sono una donna. Una donna elegante e sensuale, delicata quanto potente, capace di amare la famiglia, e di vivere nella passione; ho vissuto la vita del "maschio" e del "ragazzo", e mi sono piaciute, le ho ADORATE... Ma ora, vorrei fare ahah... la vita da signora-.
-...Quindi hai scoperto di essere nel corpo sbagliato-.
-Che... brutte parole, comunque NO. Non sono nato nel corpo sbagliato, somo padrone di me stesso; ora ho deciso di cambiare... cos'è, non posso?-
-Certo certo! Ma... si nasce così di solito...-
-Si nasce.... SI NASCE?! Cos'è? Una sindrome incurabile? Scopri di esserlo, e questa? Come i tumori? Se vuoi stare bene con te stesso, devi rifilarti una di queste opzioni?! Non posso semplicemente... essere? È così difficile?-
-...È raro che qualcuno decida di cambiare così, di punto in bianco; di solito sin da bambini ci sente... diversi-
-Ho capito... chissà, forse anch'io avevo modi particolari da piccolo, ma nessuno mi ha mai esiliato; i miei genitori non sono mai stati aggressivi... forse ero semplicemente stupido, e non ho notato nulla; ma per questo, io sarei meno meritevole di diventare donna?-
-Quindi ammetti di essere sempre stato diverso!-
-Dio mio... no! Sono semplicemente... cambiato; perché mi sento bene. Mi sono sempre sentito splendidamente con me stesso, ed ora, voglio sentirmi altrettanto bene con me stessa-.
-Va bene... passiamo ad altro: sei attratta da altri uomini?-
-No-
-Sei attratta da altre donne?-
-Prima sì! Ora... solo dalla mia ragazza-
-Ok... attrazione sia fisica che sessuale?-
-Sì-
-Hai in mente di tenere il pene?-
-Per ora sì, sto per diventare... madre, dovremo entrambe fare dei sacrifici economici, aspetterò-
-Bene, a quanto abbiamo capito, Lucio, sei una transgender demiromantica e demisessuale. Spero che il nostro confronto ti sia stato d'aiuto. Arrivederci-.
Tra tutte quelle parole, a Lucio era piaciuto solo l'articolo indeterminativo femminile singolaria tantum: "una".
Era davvero così difficile per il resto del mondo... accettare una cosa così semplice? Servivano davvero tutti quei termini? Non bastava un -Ciao, sono Lucio, presto diventerò una donna, sono fidanzata con Marta ed avremo un bambino-?
Evidentemente no.
Evidentemente, lei senza quel suo passaporto di paroloni non avrebbe potuto muoversi in nessun modo... improvvisamente si sentì bloccata, come in una gabbia; una gabbia che l'accompagnò addirittura fino al suo nido, al suo appartamento tredici.
Da lì, passò un mese, forse due... il morale di Lucio era a terra; era a terra perché aveva scoperto che, nel mondo, lui non poteva semplicemente ESSERE, non poteva vivere tranquillamente, senza dare spiegazioni e raccontare storie. Non poteva...
-E invece sì che puoi!- le disse un giorno Marta, in risposta alle sua lamentele.
-TU puoi, perché nessuno può dirti chi devi essere; tu non sei un transgender, sei una donna; non sei una demisessuale, sei la mia compagna a letto; non sei una demiromantica, sei la mia fidanzata-
-Ma cosa ne vuoi sapere... tu- rispose Lucio... la risposta più ORRIBILE che potesse darle; anche lei, si stava riducendo all'odio.
-Non potrai MAI capirmi- disse poi, con la voce più acida che aveva.
Silenzio. Lo sguardo di Marta si fece duro, i suoi occhi di ghiaccio divennero inespressivi; era una ventinovenne forte, lei; che non permetteva MAI a nessuno dei suoi cari, di soffrire in alcun modo.
D'un tratto poi, il rumore di uno schiaffo secco ed energico, che si schiantava sul volto di Lucio, ruppe il silenzio.
Ella rimase scossa, non pianse, ma il suo sguardo divenne come sofferente.
Subito Marta portò le mani alla bocca, mormorando scuse su scuse; carezzò poi il volto dell'altra ragazza.
-Non dire mai più una cosa del genere...- la giovane ventinovenne aveva la voce leggermente spezzata.
-Non proviamo di sicuro le stesse cose, nessuno di noi umani soffre ed ama allo stesso modo, ma... se continuiamo a dirci vicendevolmente che non possiamo capirci, che i nostri singoli problemi sono più grandi di tutti gli altri, allora non li supereremo mai, in nessun modo, e mai più, saremo felici-.
Lucio incominciò a piangere... si era ridotto come gli altri abituati alle etichette, abituati a soffrire in gabbia.
-hai scelto un nome?- le chiese Marta
-Moira-
-Moira... vuol dire destino-
-Vuol dire anche parte... ed io, ora, sono parte di questa famiglia-.
Marta sorrise.
-Ascoltami bene Moira, io e te avremo questo bambino, lo cresceremo e saremo due bellissime madri, e ci sposeremo, e saremo moglie e moglie, e se vorrai avremo altri bambini, altri gatti, altre tartarughe, e la nostra vita sarà meravigliosa-.
Poi senza preavviso, Moira prese il viso di Marta tra le mani e la baciò, facendo scontrare le loro labbra.
-Vi amo- sussurrò
-E noi amiamo te, Moira-.
-Principessa principessa
c'è la gioia intorno a te;
sei guarita tanto in fretta
sei guarita... più di me
ma perché quegli occhi bassi
per rispondere al mio inchino
quando vieni per i campi
col tuo principe vicino-
-Gianni Morandi-
Eh già, una vecchia canzone d'amore sentita chissà quanti anni fa... si storce il naso, spesso, davanti ad autori del genere, è QUESTO che ci scandalizza; non il fatto che di questi tempi, la prima cosa che si chiede a qualcuno subito dopo il nome, è l'anno di nascita, come si trattasse di formaggi stagionati, di vini invecchiati o di prosciutti. Poi, se il personaggio con cui si parla sembra particolare, si chiede "sei lesbica?" Oppure "Sei gay?" E ciò può risultare spiacevole; avere un marchio stampato in fronte, con su scritto: gay, lesbica, bisex, scaricatore di porto. È spiacevole perché quel marchio resta per sempre, perché gli altri devono avere un'immagine di chi gli sta davanti, e se si deve risultare particolari allora, non si può cambiare.
Va molto di moda dire di essere gay o lesbiche, ma bisogna per forza avere un presupposto, un passato, un QUALCOSA che ti giustifichi... non si può semplicemente ESSERE, come Moira, non si può, secondo le credenze popolari.
I trans non vogliono essere transgender, vogliono essere UOMINI E DONNE; i gay e le lesbiche vogliono essere AMANTI, i demiromantici, gli asessuali, le lipstick lesbian, gli etero... vogliono solo AMARE,
Siamo tutti persone, esseri umani; c'è chi vuole farsi riconoscere, chi vuole un termine per definirsi, e chi non lo vuole. Non c'è bisogno di odio, non c'è bisogno di costrizioni...
Siate liberi e libere di cambiare e di non farlo, in ogni momento, e non abbiate paura di condividere i vostri problemi, perché...
-Siamo tutti soli a questo mondo... ergo, siamo tutti insieme-
Luigi Pirandello.
Concorso by LiveForWriteAndDance
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