Natale (12/12/17)
Nel piccolo appartamento si accese una luce. Era la mattina di Natale, ma l'albero non si vedeva; fuori, le lucine a intermittenza erano spente e fulminate; di regali neanche l'ombra. Un ometto esile e con gli occhi allegri apparve sulla porta d'ingresso: aveva un cappotto verde a motivi cachemire, che un tempo doveva essere stato invidiabile. Le due grandi buste che spostava quasi oscuravano la sua piccola mole.
Anche la famiglia della porta accanto si preparava ad uscire. -Buongiorno, signor Altmann!- Lo salutò una donna con una neonata in braccio. -Cosa fa con tutte quelle borse?-
L'omino sorrise: un sorriso innocente, luminoso. -Vado a fare la mia solita passeggiata, mia cara-
-Ma, Fred...- Il marito della donna provava a parlare, ma con un bambino di quattro anni che ti ballonzolava sulle spalle era abbastanza difficile. Alla fine riuscì a togliersi le dita del bambino di bocca. -... Con questo freddo? È sicuro che non le farà male?-
Fred Altmann rise. -Ho una saluta di ferro, signor Velasquez, non si preoccupi! Vi auguro una buona giornata!- Detto questo, si incamminò per le scale con passo malfermo sparì alla vista.
Quel vecchietto caracollante attirò l'attenzione di molti: alcuni si offrirono di aiutarlo, ma lui continuava a rifiutare con un sorriso.
Tutto da solo attraversò quasi mezza città. Piano piano il traffico si diradò, e si videro meno persone a passeggio o nei negozi. Era impensabile trovare un angolino di pace in mezzo alla città, eppure non si potevano trovare parole migliori per descrivere il posto dove si fermò finalmente Fred Altmann: un parchetto di salici ricoperto di neve, circondato da un recinto di ferro battuto. Arrivava fino al mare, e dava proprio l'impressione di continuare anche sott'acqua. Un parco per pesci? L'idea faceva sempre sogghignare il signor Altmann. Si sedette su una panchina con un gran sbuffo, facendo sbattere il contenuto delle buste. -Ah, Maria, divento ogni anno più vecchio...- Fece un sorrisetto. -Mi par di sentire la tua voce. "Certo che invecchi anno dopo anno, cosa volevi, ringiovanire?". Mi ricordo che i tuoi fratelli dicevano che se continuavi ad essere così sarcastica non ti saresti mai sposata, e per tutta risposta tu gli pestavi i piedi. Che tempi!- Rise di gusto. -Avevamo quindici anni, te ne rendi conto? Sembra un secolo fa... Devo dire, però, che non sei cambiata di una virgola. L'ho sempre detto, che saresti rimasta sempre giovane, sia nell'aspetto che nell'animo-
Fece una pausa, poi si illuminò. -Non crederai a cosa ti ho portato!- Tirò fuori dalle buste un pacchetto di una nota pasticceria, e ne tirò fuori una tortina Sacher. -Proprio come quelle che mangiavamo a Vienna! Ogni anno me ne dimenticato, ma stavolta... Dovresti farmi i complimenti- Annuì compiaciuto al silenzio, come se il vento gli avesse sussurrato una risposta. Tirò fuori un'altra cosa, un piccolo alberello di Natale. Lo guardò con gli occhi sgranati, poi lo posò accanto a sé. -Non ho mai capito la tua passione per l'albero addobbato. Insomma, a casa non ce l'avrebbero mai permesso! Eppure, ogni anno da quando siamo arrivati, hai insistito per farlo anche se non significava nulla per noi. Ti piacevano le luci? I festoni? Gli omini di marzapane? Chi lo sa.- Infilò la mano nella borsa, tirando fuori una confezione di bastoncini di zucchero e altri dolci da appoggiare accanto all'albero. -Mi ricordo quando il piccolo Albert se ne mangiò uno, andasti fuori di te.- Gli occhi cominciarono ad inumidirsi, ma Fred si affrettò ad asciugarli. -Dovresti vederlo, il nostro Al. Ora è tornato in Austria, fa l'avvocato. Specializzato in... Fai un bel respiro... Restituzione di opere d'arte- Sorrise, con le labbra leggermente tremolanti.-E qui, mia cara Maria, arriva l'ultimo regalo, da parte mia e di Al.-
Dall'ultima busta, Fred Altmann tirò fuori un dipinto dall'aria originale, e molto costosa: non era molto grande, ma la cornice era rifinita d'oro. Rappresentava una donna vestita in stile ottocentesco, con un vestito svolazzante e un parasole, che camminava in un campo di lavanda. -Me ne parlavi spesso- Sussurrò l'omino. -L'originale di Monet, regalato alla tua famiglia nel '33. Bellissimo, devo ammetterlo. Verrà appeso alla Galleria d'arte in centro, come volevi. E con i soldi che guadagnerò... Farò in modo che nessuno dimentichi. Mai più.- Si alzò lentamente, ritrovando il suo sorriso caloroso. -Presto ci rivedremo, amore mio, me lo sento. Fino ad allora vivrò la mia vita a pieno, come mi hai insegnato.-
Senza dire altro, appoggiò dei grossi sassi su una piastra marmorea e si allontanò. Due pietre perfette, che sembravano vagamente a forma di cuore. Sotto, c'era una lapide simile alle decine di altre del piccolo cimitero, solo che quella era l'unica non ricoperta di neve. Recitava:
Qui giace Maria Altmann, nata Schultz
03/02/1929
-
25/12/2005
Amata dal marito e dal figlio
Sopravvissuta all'Olocausto, ha ritrovato la luce
Per non dimenticare.
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