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I ~ Terza Prova - L'Incipit

Erano ormai le ultime battute dell'opera. Quelle battute che ti fanno davvero apprezzare lo spettacolo, nonostante esso sia stato stancante e lungo. Eravamo arrivati all'ultima scena, vicini al tanto atteso epilogo, che avrebbe messo la parola fine alla storia.
Tradotto, era l'ultimo giorno di scuola della Seconda Media, che, una volta finito, ci avrebbe finalmente portato le nostre tanto amate vacanze.

E menomale, aggiungerei. Un altro giorno in quella «gabbia di matti», citazione presa direttamente da uno dei monologhi-tutti-urli della mia povera insegnante di Italiano, e probabilmente mi avrebbero rinchiuso in manicomio, o in carcere, con l'accusa di aver tentato di infilzare uno, o anche più, dei miei compagni con la riga di Arte. Oppure di aver tentato di sgozzarne uno con le squadre da disegno. Con il secondo metodo avrei anche potuto scegliere tra la squadra a 45° e quella a 60°.

La giornata iniziò come tutte le altre: il sole sorse a est e la sveglia suonò alle 6:45.

Anche a scuola tutto normale, con l'eccezione che era l'ultimo giorno e che, stranamente, i professori parevano felici per qualche motivo.

Nessun insegnante pensò nemmeno per un secondo di fare lezione con la mia classe. La «gabbia di matti» sapeva essere molto convincente.
Per farla breve, qualunque professore, eccezion fatta per il vicepreside e per quella di Francese, che si sarebbe anche solo azzardato a proporre l'idea dei dieci minuti di lezione, si sarebbe ritrovato tra le mani una classe (che in quelle condizioni classe non sarebbe più stata, in quanto si sarebbero potuti trovare più caratteri simili con la scimmia che con l'uomo anche solo lontanamente civile) perfettamente indecente, alla quale sarebbe mancata solo l'uniforme per essere spedita in riformatorio.

E fu in questo scenario buio e tempestoso che fece il suo ingresso nell'aula della II B nientepopodimeno che la mia sopracitata insegnante di Lettere.

La classe, a parte le solite 3 persone (meglio conosciute come martiri), che rispondevano ai nomi di Sara (io), Marta (mia sorella) e Iuliana (una delle mie compagne di classe), stava facendo la cosa che le riusciva meglio: dimostrare che l'uomo deriva dalla scimmia, ovvero confusione.

Cosa pensereste se vi dicessi che confusione è un eufemismo?
Beh, probabilmente la cosa giusta, quindi sappiate che ciò che vi siete immaginati è probabilmente una piccola parte di quello che facevamo davvero.

Come al solito, tentai di salutare la professoressa con un buongiorno abbastanza forte da sovrastare gli schiamazzi dei miei compagni.
Tentativo inutile, visto che probabilmente il saluto non arrivò neanche alle orecchie del mio compagno di banco.

«SILENZIO!» ruggì la professoressa.
Beh, non fu proprio un ruggito.
In effetti la mia insegnante si potrebbe paragonare più a un gatto che a un leone.
Ci vollero altri 5 minuti buoni di urla per riuscire a far abbassare il livello acustico di qualche decibel.

La professoressa si sedette alla cattedra.
«Devo darvi i compiti delle vacanze.» disse, e un attimo dopo si scatenò l'Inferno.
Lamentele di tutti generi esplosero contro la professoressa, che riprese il suo sport giornaliero: cercare di mantenere l'ordine.

La mia stima per quella donna crebbe: chiunque passi 8 ore a settimana con la mia classe per un anno senza mai dire una parolaccia e senza prendersi un esaurimento nervoso merita tutto il mio rispetto.

Trascorsi vari minuti, la classe tornò nel suo abituale stato di calma, che consisteva nel chiacchierare e fare altre cose mentre la professoressa parlava.

L'insegnante tirò fuori dalla borsa delle schede, delle quali io conoscevo già il contenuto.

Qualche giorno prima, insieme a mia sorella e a Iuliana, avevo chiesto alla professoressa cosa ci avrebbe dato da fare per le vacanze.  All'intervallo ci aveva mostrato una scheda con scritti gli esercizi e i titoli di vari libri, tra cui dovevamo sceglierne due.
Una volta controllati i titoli, io e mia sorella eravamo giunte alla stessa conclusione, conclusione che ovviamente avevamo illustrato alla professoressa: non c'erano né libri fantasy, né libri gialli.
Essendo due delle poche che la stavano a sentire durante le lezioni, non ci volle certo la scienza infusa per convincerla a metterci anche qualche titolo dei due generi mancanti.

Ed ecco arrivare la mia lettera per Hogwarts, che mi avrebbe aperto la strada per un altro mondo, che mi avrebbe cambiato l'esistenza, che avrebbe segnato l'inizio di una nuova storia, di una nuova avventura.
Tradotto, mi consegnarono la scheda.

Notai con piacere che erano stati aggiunti alcuni titoli all'elenco dei possibili libri da leggere.

Mentre la professoressa ingaggiava una nuova Guerra Fredda (fatta di minacce) con il resto della classe, cominciai a leggere la scheda.

Di esercizi ci aveva dato poco. Era una dei pochi che avevano capito che caricare di compiti i pochi alunni che li avrebbero fatti era una cosa alquanto stupida.

Erano stati aggiunti tre libri alla lista: Il Segno dei Quattro, di Arthur Conan Doyle, una piccola raccolta di storie brevi di Agatha Christie, e Harry Potter e la Pietra Filosofale, di J. K. Rowling.

L'unico libro che decisi di prendere subito fu Il Diario, di Anna Frank.
Quel libro mi interessava perché parlava di un argomento che avremmo fatto l'anno seguente, e che volevo capire fino in fondo.

Per quanto riguardava il secondo libro, non avevo la più pallida idea di cosa scegliere.

Ovviamente, io e Marta avremmo scelto due libri a testa differenti, e entrambe avremmo letto anche i libri dell'altra.
Urgeva quindi un confronto tra gemelle per capire quali libri scegliere.

Finite le ore di scuola, i saluti, gli abbracci e i «Buone vacanze!», io e mia sorella tornammo a casa, come di nostro solito, a piedi.

Tre mesi dopo sarei dovuta rientrare, speravo con qualche alunno di meno, nella mia classe, e passare altri nove mesi con loro.
Avevo tre mesi per abituarmi all'idea.

Tornando a casa, io e Marta cominciammo a parlare, appunto, dei libri da scegliere.
«Tu cosa vorresti leggere?» chiesi io.
«Ho già deciso, voglio leggere Il Segno dei Quattro e Harry Potter e la Pietra Filosofale

Due libri interessanti della lista erano stati già scelti. Non rimaneva molto tra cui scegliere, visto che volevo uno di quei libri che avevo precedentemente targato come interessanti.

«Va bene. Io volevo prendere Il Diario di Anna Frank, e poi non lo so.»
«Ok per Il Diario, per quanto riguarda l'altro libro, perché non prendi l'altro Giallo della lista?» mi chiese.
«In effetti avevo già pensato di prendere un Giallo. È della Christie, quindi sarà bello sicuramente.»
Mia sorella annuì.
Poco dopo arrivammo a casa.

Qualche giorno dopo...

«Sbrigati, Marta! Faremo tardi!»
«Ma se mancano ancora quindici minuti e siamo praticamente in palestra!»
Io e mia sorella stavamo andando all'allenamento, e, come al solito, io stavo entrando in ansia perché avevo paura di fare tardi.

In effetti per arrivare in palestra bastavano due minuti, ma nel mio cervello probabilmente servivano due giorni a bordo di una navicella spaziale.

Arrivate in palestra, andammo nello spogliatoio, dove mia sorella si cambiò.
Io mi ero già cambiata a casa.
L'ansia cominciava a farsi sentire circa mezz'ora prima dell'allenamento.

Il riscaldamento fu lo stesso di sempre.
Durante esso, una tortura visto che da quanto faceva caldo si era lamentato anche il congelatore (che battuta orribile!), cominciammo a parlare tra noi dei compiti per le vacanze.

Tra chi aveva ricevuto una montagna di compiti di Italiano e chi in confronto aveva ricevuto l'Everest per Matematica, venne fuori anche la storia dei libri da leggere per le vacanze.

Qualunque professore di Italiano che si rispetti dà dei libri da leggere per le vacanze.
E visto che le insegnanti di Lettere della nostra scuola si consultano spesso per decidere quali compiti delle vacanze darci, avevano tutti ricevuto per compito di leggere due libri a scelta da una lista, che però non era la stessa per tutte.

«Io penso di prendere Harry Potter.» disse mia sorella ad un certo punto.

Neanche avesse detto la parola magica.

«Non avete mai letto Harry Potter?» chiese a me e a mia sorella l'allenatrice.
«Ehm... no.» risposi.
«Non avete mai letto Harry Potter.» ripeté, come se non riuscisse a crederci.
«Ma avete almeno visto i film, vero?» continuò.
«No.»
«Oddio, siete della Babbane. Voi dovete assolutamente leggere Harry Potter. È un obbligo. Dovete leggerlo per forza! È un libro troppo bello!»

Tralasciando il fatto che non riuscii a capire il termine Babbano, che attualmente uso in media 4/5 volte al giorno, mi convinsi davvero che io e mia sorella avremmo dovuto leggere quel libro.

Parlammo un altro po' di Harry Potter con l'allenatrice, poi continuammo l'allenamento.

Epilogo

Alcune settimane dopo, due ragazzine, un uomo e una donna escono da una libreria.
Una delle ragazzine ha in mano un sacchetto con dentro dei libri.

La sera stessa, una delle due, Marta, comincia a leggere uno dei libri comprati.

Comincia a leggere un libro che parla di maghi, streghe, di magia.
Due giorni dopo, ha finito il libro.

Cinque giorni dopo, la seconda ragazzina, Sara, comincia a leggere lo stesso libro della sorella.
Due giorni dopo, ha finito il libro.

A entrambe il libro era piaciuto tantissimo, così si fecero portare dal padre a comprare anche i due libri successivi.

In poco più di un mese, tutti e sette i libri della saga erano stati comprati e letti dalle due.
Le ragazzine erano ormai diventate Potterhead.
E da Potterhead a Fangirl il passo è breve.

Sara diventò una vera Fangirl leggendo i primi tre libri di un'altra saga, sempre durante la stessa estate.

Tutto cominciò quando il padre delle gemelle, vedendo che le figlie avevano finito i libri da leggere in seguito alla lettura seriale della saga di Harry Potter, decise di fare loro una sorpresa.
Regalò tre libri ad entrambe.
Ma questa è un'altra storia.

sognatricelettrice

Angolo autrice
sognatricelettrice , questa è la mia One Shot per la terza prova.
Spero ti piaccia, sono 1616 parole.
Se dici sedici sei ripetitivo.
Ok, basta.
Comunque, è così che sono diventata una Fangirl. Non ho aggiunto niente.
Ho messo una parte diversa rispetto a mia sorella, perché altrimenti la storia veniva identica. La prima parte che si svolge a scuola era indispensabile, per cui l'abbiamo raccontata entrambe.
Per quanto riguarda, invece, la parte all'allenamento, mia sorella ha preferito saltarla e raccontare del ritrovamento della scheda.
Buona lettura!😘
Ark_Gabriel_Jackson

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