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capitolo 15

"Hai paura della morte?"

È stato Reed a pormi questa domanda all'età di undici anni. Due bambini sul tetto di una casa e un cielo stellato sopra di noi. Rammento quel momento come se fosse ieri. Ricordo perfino l'aria fresca autunnale che sferzava i nostri visi; i capelli che svolazzavano davanti al mio sguardo impedendomi di ammirare le stelle. E il modo tenero e protettivo  in cui Reed cercava di abbracciarmi, ma eravamo entrambi troppo piccoli per poter sembrare già grandi.

E ora, se mi facesse la stessa domanda, direi che non lo so.
Cosa si nasconde dietro alla morte?
Cosa succederà quando non ci saremo più? La vita che viviamo ce la siamo creata noi così? È il destino o è colpa nostra?

Non per caso anni fa mi sono definita un'esistenzialista. Faccio domande e ho bisogno di risposte. Forse è vero che ognuno abbellisce la propria vita come meglio può e crede, ma cosa succede quando uno ci rinuncia? Quando uno non ce la fa più e subentra il pessimismo ogni volta che senti di non poter arrivare a domani e vedi le cose in modo totalmente diverso? Cosa succede quando sono le emozioni a dirigerci verso scelte che forse non faremmo mai se fossimo lucidi e di buonumore?

E dunque, ho paura della morte? Sì. O forse no. Ho paura perché non so cosa mi aspetta dopo. Il nulla? Si spegne tutto e non esisti più? Oppure la tua anima si reincarna in un altro essere vivente? E Dio esiste?

Perché sono stata probabilmente ad un passo dal non esistere più. Ma sento il mio cuore battere ancora. Sento il mio corpo indolenzito come se un intero esercito di bisonti mi fosse passato di sopra.

So di non essere morta, perché la morte non sarebbe così gentile da farmi sentire l'odore di cannella e vaniglia. Penso ai cinnamon rolls appena fatti dalla mia cuoca e il mio stomaco approva.
Apro gli occhi solo di una fessura.  Percorrono lentamente ogni angolo della stanza illuminata e sento i brividi lungo la schiena. Dove sono finita?
Abbasso lo sguardo sul mio corpo coperto da un lenzuolo bianco fino alla vita e giro la testa verso la poltrona vuota accanto a me. Sul comodino c'è un sacchetto dal quale proviene un profumino delizioso. Allungo la mano per prenderlo e lo apro, sgranando gli occhi alla vista dei cinnamon rolls; sono ancora caldi.

Qualcuno è stato qui. Ma dove sono esattamente? Sembra un ospedale.
Mi prendo qualche minuto per ricordare ciò che è successo, ma è come se avessi un blackout nella testa. So che ero in macchina con Joseph, c'era qualcuno in mezzo alla strada, ma poi non ricordo più niente.

La porta si apre in uno spiraglio e la testa di Reed fa capolino nella stanza. Mi guarda con i suoi occhioni azzurri e il ciuffo riccio che ricade sulla sua fronte come sempre. Sorrido, perché mi mancava tanto e saperlo arrabbiato con me mi distrugge.
«Ehi» dico in un sussurro, facendogli segno di avvicinarsi a me. «Mi sei mancato.»

Reed chiude la porta e avanza verso di me come se avesse timore di starmi così vicino. Si siede sulla poltrona, un po' incerto, e mi sorride timidamente.
«Come stai?» domanda in modo un po' impacciato.

«Beh, sto bene come puoi vedere.» rispondo e tra di noi cala un silenzio imbarazzante. Reed si morde il labbro, come se volesse dirmi qualcosa ma non sa come.

«Tutto bene?» gli chiedo, corrugando la fronte. Si muove in modo impacciato sulla poltrona, cercando di trovare una posizione giusta, e poi allunga la mano verso la mia. Ha l'espressione mortificata.

«Mi dispiace per averti tenuto il broncio. Non volevo litigare con te.» ammette, facendomi sorridere.

«È acqua passata, Reed. Però, dimmi, perché sono qui?» so già la risposta, ma ciò che mi lascia parecchio perplessa è la mancanza di lesioni sul corpo.

«Joseph ha detto che hai avuto di nuovo giramenti di testa e ti ha portata qui, così ti tengono sotto osservazione.» bugia. Joseph ha mentito.

«Joseph... Sta bene?» chiedo, giocherellando con le mie dita in modo nervoso. Lui stava guidando, non ho avuto le allucinazioni, so cosa ho visto. Se lo dicessi a Reed probabilmente mi prenderebbe per pazza. Soprattutto per quello che è successo dai Turner. So che non è una mia invenzione, l'ho visto davvero.

«Sì, certo. È a lavoro.» mi acciglio così tanto che l'espressione preoccupata di Reed tramuta in un'espressione confusa. «Tutto ok?»

Deglutisco e annuisco. No, non va niente bene. Qualcosa sta succedendo dentro il mio corpo, nella mia testa. Magari sono malata?
Reed nota il mio nervosismo e inizia a preoccuparsi sempre di più. «Moon, ti ha fatto del male?» domanda, facendosi cupo in viso.

E cosa potrei dirgli? No, non mi ha sfiorato, ma la nostra macchina si è praticamente ribaltata, io sono qui senza nemmeno un graffio e lui è al lavoro? Ma chi vuole credere a questa stronzata? Se gli dicessi come stanno le cose realmente chiamerebbe l'infermiera e mi darebbe un sedativo.

«No, niente.»

E rimaniamo in silenzio a fissarci.
«Ti è successo qualcosa di strano ultimamente?» forse la mia voglia di scoprire se anche lui si sente come me è più alta della voglia di tenermi tutto per me per non sembrare una squilibrata.

«No, perché?» chiede, piegandosi verso il mio corpo e appoggiando gli avambracci sul letto. Prendo un cinnamon roll e inizio a dare qualche morso, facendo spallucce. Avevo proprio bisogno di mangiare qualcosa.

« Va bene, so che l'ultima volta sono stato un po' stronzo, ma non volevo parlare di lui.» esordisce, sospirando in seguito, come se l'argomento lo tormentasse.

«Perché?»
Distoglie lo sguardo dal mio. Ecco, mi sta mentendo di nuovo.

«Perché se ti dicessi una cosa potresti prendermi per pazzo, Moon. E poi non è nulla, è solo un presentimento. Provo a non pensarci, perché penso sia meglio così. Non voglio illudere me e neanche te.» eppure ancora non accenna a ciò che pensa davvero.

E so che probabilmente negli ultimi giorni di bugie me ne dice a iosa, ma così mi dimostra soltanto che ciò he ho detto è vero: faccio bene a diffidare.
Si comporta come se avesse preparato un suo copione a menadito e lo ripetesse ogni giorno a me, perché tanto la povera scema, cioè io, è facile da ingannare.

Eppure mi ritengo una ragazza accorta. Magari a volte ingenua, ma comunque non sono scema come pensano gli altri.
«Io l'ho cercato, comunque. Magari finirò nei guai, non me ne importa niente. Ma almeno posso dire di averci provato, Reed. A me non piace vivere con i dubbi.»

Reed gonfia il petto e dall'espressione offesa che ha sul viso immagino che io mi debba subire la solita filippica da parte sua.

Ancora prima che apra bocca, alzo la mano e lo fermo. Gli faccio segno di stare zitto, perché so di non aver sbagliato. Non questa volta. Forse sbaglio a sperare che qualcosa cambi sempre. Forse sbaglio quando sogno cose che vorrei accadessero in vita reale. Sbaglio quando pretendo che gli altri mi trattino come io li tratto.

«Reed, sono due anni che vado a dormire infelice e penso soltanto "Finalmente questa giornata è finita, spero domani vada meglio"» faccio il segno delle virgolette con le mani. «E non ho più pensato "Oh no, è già finita questa giornata, spero domani vada bene come oggi". E fa male. L'unica certezza nella mia vita sei tu.» gli dico, puntandogli il dito contro. «E ti sei rifiutato ad aiutarmi.»

«Ho le mie ragioni.» si mette subito sulla difensiva.

«Chi? Ashley? Il tuo orgoglio? La tua paura di essere rimpiazzato?» chiedo, alzando la voce.

Reed diventa rosso in viso e si alza in piedi, facendo avanti e indietro.
«Va bene, se lui fosse vivo tu gli daresti più importanza di quanta ne dai a me. Perché so che con lui hai sempre avuto un rapporto bellissimo, va bene? E sono stato felice per voi, ma ho soltanto paura che tu ti dimentichi di me.»

«Non potrei mai metterti da parte per lui, Reed. Siamo cresciuti insieme. Voler sapere se è vivo non significa "Ora saremo migliori amici per sempre e Reed lo manderò a quel paese". » il tono aspro.

«Se fossi stato tu al suo posto avrei fatto la stessa cosa.»
Reed abbassa lo sguardo sulle sue scarpe. È pentito.
«E so che lo faresti anche tu per me.» gli dico e sorride lievemente.

«Scusa, sono un cretino» viene a sedersi accanto a me e mi prende la mano tra le sue. «È solo che certe volte penso a quando eravamo adolescenti e mi mancano quei momenti. Mi manca vederti felice. Mi manca andare a fare i nostri stupidi pic-nic al parco, vederti con quella stupida coroncina di fiori sulla testa e gli occhi che brillano di gioia. Mi manca vederti sorridere perché io ti rendo felice, e ora ho paura di non essere più in grado di farlo. Mi manchi tu, Moon. Quella che eri.» mi bacia il dorso della mano e mi guarda negli occhi.

«Mi manca il tuo sorriso vero. Quello che vedo ogni minuto e non soltanto quando sei insieme a me per qualche ora. Mi manca saperti senza pensieri, ecco. E ora ne hai troppi. E questi pensieri ti rendono infelice. Più vuoi sapere, più stai male.» mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e non posso fare a meno di abbassare lo sguardo.

«So che hai ragione, ma-» tento di dire.

«Non ci deve essere alcun ma. Sei la mia migliore amica e voglio vederti felice, sempre.»

«Kíndynos...» sento qualcuno sussurrare.

«Kindynos...» lo sento di nuovo e mi acciglio. «Eímai edó.»

«Che stai dicendo?» chiedo a Reed in tono arrabbiato.

Lui mi guarda come se fossi appena impazzita. «Non ho parlato.»

«Eímai edó...» un sussurro freddo, quasi come se ci fosse uno spettro accanto a me a dirmi parole incomprensibili all'orecchio.

«Stai bene?» chiede Reed e annuisco.
Va bene, sto impazzendo sul serio.  Sto perdendo seriamente la ragione. Sento lo stomaco stringersi e la porta si apre all'improvviso. Un dottore mi guarda e sorride sornione, poi esclama: «Sei pronta per tornare a casa?» e non so nemmeno da quanto tempo sono qui, non oso fare domande, so soltanto che voglio svignarmela da questo posto prima di essere rinchiusa sul serio.

***


Venti minuti dopo sono pronta per andare a casa. Sto bene. Riesco a camminare senza problemi, non ho nemmeno un livido. Perché?
Man mano che io e Reed ci allontaniamo da questo posto una miriade di domande e dubbi si insinuano dentro di me. Non è normale. Sono qualche specie di alieno?

«Si può sapere che hai?» mi chiede il mio migliore amico.

«Joseph sa che sto tornando a casa?» domando, cambiando argomento.

«Moon, dimmi la verità. Cosa ti sta succedendo?»

«Ciò che voglio davvero dirti è ineffabile. Quindi smettila di chiedere, Reed.»

Joseph non è venuto nemmeno a visitarmi. Torno a casa e non so nemmeno cosa è successo. Questa situazione mi dà sui nervi. Ci dirigiamo verso la sua macchina in un silenzio tombale. Reed sembra più infastidito che mai, e non posso dargli torto. So che non mi crede, e mi piacerebbe davvero tanto dirgli ogni cosa che mi passa per la testa, ma non ci riesco.

Due figure nere sono a pochi passi dalla macchina di Reed. Lo trattengo per il braccio e con un dito gliele mostro.

«Cosa?» mi chiede. Lui non le vede?

«Andiamo via.» gli dico, indietreggiando.

«Moon, dobbiamo prendere la macchina. Non fare capricci proprio ora.» mi prega, sbuffando.

Indietreggio sempre di più, aumentando il passo. Il mio migliore amico mi guarda come se non sapesse cosa fare. Poi una delle figure scatta alla velocità della luce verso di me insieme all'altra, e crollo in ginocchio gridando e mettendomi le mani sopra la testa.

Si sente un boato. Il grido preoccupato di Reed giunge alle mie orecchie.
Apro gli occhi e mi guardo intorno. Dal cielo cadono piccoli fiocchi neri; sembra cenere.

«Dimmi che l'hai visto anche tu, Reed.» dico, gattonando verso di lui. Si sente un altro boato e mi copro le orecchie con le mani.

«Ma che cazzo sta succedendo?» urla Reed.

Un ragazzo vestito di nero, con mezza faccia coperta, cammina tra le macchine parcheggiate, venendo dritto verso di noi.

È arrivata la mia ora. Morirò davvero.
Il ragazzo si ferma davanti a noi. Guarda Reed e alza un sopracciglio. Poi si sofferma con lo sguardo su di me, piega la testa e avanza di un passo, dicendo: «Quanto odio salvare il culo alla gente.» alza gli occhi al cielo.

Non ricevendo alcuna risposta, incrocia le braccia al petto e continua a dire: «Sono Royal. Tieni a mente il mio nome, perché probabilmente ti starò sul cazzo per il resto dei tuoi giorni.» sorride a trentadue denti.

😂💕

Io vi ripeto ancora, l'apparenza inganna sempre, attenti 🧐

Royal è stato nominato nel prologo 💕 quindi...

Vabbè, ormai avete capito che è un Fantasy, sì?

Non so, ma io faccio sempre questa cosa strana, scrivo su wattpad ma poi correggo i capitoli su Word giorni dopo e li scrivo molto meglio rispetto a questa versione. Amen, più in là la revisionerò.

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