Lavoro - Capitolo 2
Iniziammo a mangiare, il pollo era davvero buono ed i Gallagher erano una famiglia squisita.
"Famiglia che si mangia?" Frank entrò ed io subito mi paralizzai.
Mickey subito si sollevò andando verso l'uomo appena entrato, ma venne trattenuto da Ian. Carl si alzò parandosi davanti a me e protraendo un braccio su di me.
"Che cazzo succede? Cos'ha combinato ora Frank?"
"Prima ha molestato Jessica in doccia."
"Molestato mi sembra una parolona figliolo, lei era in doccia ed io sono entrato in bagno, le ho un po' scherzato tutto qui."
"Mi hai rubato i vestiti!"
Gli animi iniziarono a scaldarsi, Debbie prese Franny e Liam tirandoli via con se, cercò di portarsi anche me ma io volli rimanere lì ad affrontare la situazione.
"Andate a fanculo, rimanete con questa ragazzina del cazzo, io torno all'alibi."
Frank se ne andò, poi si congedò anche Lip per riunirsi alla sua famiglia e rimasi con Mickey, Ian e Carl.
"Ma Debbie e i bambini?" Chiesi con curiosità.
"Saranno andati a fare un giro tranquilla, tu come stai ora?"
Era molto carino Mickey con me.
"Bene, siete stati molto gentili prima vi ringrazio."
Ci sedemmo tutti e quattro sul divano.
Prima si sedette Ian e accanto a lui Mickey, poi feci per sedermi io e poi Carl, ma si stava stretti.
Mi alzai osservata da tutti.
"È stretto il divano per tutti noi,mi siedo qui a terra tranquilli."
"Ma no dai, siediti sulla poltrona." Fu Ian ad insistere.
Ma quella poltrona aveva una chiazza enorme di sporcizia poco ben identificabile quindi rifiutai.
Guardammo la tv finché Ian non decise di portarsi via Mickey col quale stavo morendo dal ridere.
"Tranquillo che non te lo voglio rubare il maritino, ma riportamelo presto che mi fa morire dal ridere." Gli urlai mentre andava con lui verso le scale.
"Lo so che non me lo rubi, infatti sto andando io a scoparmelo."
"Fai pure io mi scopo qualcun altro!"
Ridemmo tutti e quando loro salirono calò il silenzio.
"Ora puoi anche metterti sul divano, lo spazio c'è." Mi disse Carl indicandomi lo spazio vuoto accanto a lui.
Ero seduta ai piedi del divano è proprio quando mi girai e feci per sollevarmi mi ritrovai in ginocchio davanti a lui.
Sollevai lo sguardo verso di lui e lo vidi deglutire.
"Vuoi che ci spostiamo di sotto?" Ma come si permetteva?!
Mi sollevai da terra e mi sedetti in braccio a lui, in fin dei conti era un bel ragazzo, non c'era nulla di male nel provocarlo un po'.
"Possiamo anche rimanere qui tranquillo."
Lo guardai dritto in viso, lui poggiò la sua mano destra sulle mie cosce mentre con la sinistra mi cingeva i fianchi.
"Avevo notato prima non ti dispiacesse vedermi in boxer... vorrei poterti vedere anche io svestita." La sua mano, mentre scandiva queste parole, saliva sempre più su; le sue labbra si avvicinavano al mio collo, quando venimmo interrotti dalla porta di ingresso che si apriva.
"Eh no cara, non ti ho portata qui per combinare guai con Carl, forza vieni con me, ci darai una mano all'alibi!" Ed ecco V interrompere tutto.
Mi avvicinai all'orecchio di Carl ridendo e gli dissi "Tanto non avremmo fatto niente." Gli mordicchiai l'orecchio e scesi dalle sue gambe.
"All'alibi non ci vengo, c'è Frank."
"Non mi interessa proprio, Frank è cliente e all'alibi non ti darà problemi! Portati il tuo bodyguard se ti senti meglio. Forza vatti a cambiare, ti aspetto lì! Carl sa dov'è, fattici portare entro mezz'ora."
Veloce come arrivò se ne uscì ed io rimasi di nuovo sola con Carl.
"Dov'eravamo rimasti?" Carl si avvicinò a me e mi strinse i fianchi.
Iniziò a lasciarmi dei baci sul collo.
"Scendiamo?"
"Mh, no grazie Carl, sono apposto così, se vuoi ti dò cinque minuti per riprenderti." Mi staccai da lui ridendo.
"Cinque minuti solo con te li avrei voluti passare, vatti a cambiare e poi andiamo all'alibi."
"Sono pronta, possiamo andare!"
Lui rimase lì a fissarmi.
"Non penso tu possa venire all'alibi conciata così, anche perché attraverso la mia camicia si vede il reggiseno, quella gonna di jeans è corta e fa freddo, devi mettere delle calze o qualcosa ti prego. Non posso stare a fare dei casini tutta la giornata per difenderti all'alibi, non sono davvero il tuo bodyguard."
Decisi di provocarlo di nuovo, tanto avevamo ancora tempo e avrei avuto proprio il piacere a farlo impazzire un po'.
"Vuoi costringermi a cambiare la camicia?"
Un sorrisetto furbo si disegnò sul suo volto, lo vidi incamminarsi verso di me, le sue mani leggere mi hanno afferrato i lembi della sua camicia e mi ha avvicinato a lui.
Iniziò ad accarezzarmi i fianchi e man mano indietreggiò fino al divano.
Si sedette e mi tirò su di lui.
Mi sistemai a cavalcioni su di lui ed appoggiai le mani sulla sua felpa.
"Mi dai questa felpa in cambio?"
"Iniziamo a togliere quella camicia magari."
La sua mano sinistra si posizionò sul mio lato b e con l'altra iniziò a slacciare la camicia; nel frattempo i suoi baci al collo mi mandavano in frenesia.
Inizia a muovermi ritmicamente su di lui, poggiai una delle mie mani sulla sua sinistra, lo sentivo ansimare sul mio collo, quando mi ritrovai con la camicia aperta.
"Dai Carl devo andare all'alibi, V mi uccide se non vado, glielo devo mi ha trovato un tetto sotto il quale stare."
Si staccò dal mio collo e mi lasciò un bacio a fior di labbra, si tolse la felpa e me la porse.
"Dai forza andiamo all'alibi, è stato piacevole."
Mi misi la sua felpa e la infilai nella gonna.
Uscimmo di casa e silenziosamente lo seguì.
Arrivammo fuori da un locale, appena entrammo vidi seduto al bancone Frank ed altri due uomini.
"Carl ma tu stai qui si?"
Lui scosse la testa.
"Bellezza sei arrivata!! Allora ora io ti lascio con Kev, starai con lui qualche oretta, ti insegnerà a stare dietro il bancone, mi raccomando, ti mettiamo in prova e se tutto va bene ti daremmo una paga giornalmente, così che tu possa mantenerti dai Gallagher! Ora io vado che portò le bambine a scuola! Carl tu non sei in servizio spero oggi..." V mi abbracciò e corse via.
"Carl tu vai?"
Non fece in tempo a rispondere che Kev si intromise.
"Certo che se ne va, non mi serve uno sbirro, ciao ciao Carl!"
Io lo salutai sorridendo e mi misi a lavorare con Kev.
—————————
Dopo 3 ore con Kev in formazione mi lasciò l'alibi per tutto il pomeriggio e mi raggiunse alla chiusura.
"Allora com'è andata? Tutto bene al bancone?"
Io annuì contenta, era stata proprio una bella giornata, mi era piaciuto, eccetto qualche commentino dagli uomini che sentivo ogni mezz'ora.
Lo ringraziai e me ne andai fuori dal locale, lui si era offerto di fare la strada assieme, ma io testarda decisi di andare da sola e non aspettarlo.
Le strade erano molto buie, mi incamminai verso casa dei gallagher, ma questo lato del quartiere per me era nuovo e così mi persi nelle vie a me sconosciute; ed ecco che mi ero ufficialmente persa...
Non trovavo la via per i Gallagher, tanto meno per casa di mia zia o per casa di V.
Avrei davvero passato la notte sotto un ponte in mezzo ad una strada.
Decisi di sedermi su di una panchina in un parchetto vicino l'alibi.
Faceva freddo sfortunatamente e la gonna di jeans copriva davvero il giusto, almeno la felpa di Carl era abbastanza calda.
Passò del tempo e per me era anche troppo, mi alzai e decisi di vagare un altro po', piansi anche un po', ero distrutta e anche arrabbiata con me stessa, questo era successo perché non ero stata attenta alla strada mentre Carl mi accompagnava all'alibi.
Carl! Certo era in servizio mi bastava andare in una stazione di polizia, ottimo! Qualche incrociò precedente l'avevo intravista e quindi tornai indietro.
Entrai spavalda in quella piccola stazione che era grande quanto due uffici.
Mi avvicinai al bancone e attesi che lo sguardo del poliziotto si incrociasse col mio.
"Mh, salve... Avrei bisogno di parlare con l'agente Gallagher...."
"Si al momento è in servizio, non è nemmeno di questa stazione, dovrebbe tornare alla sua proprio tra mezz'ora. Buona serata."
Mi aveva liquidato così, ma non mi sarei arresa.
"No guardi, forse non sono stata abbastanza chiara. Ho un'emergenza, sono la sorella Debbie, ho un problema con mia figlia, deve venirmi a prendere qua immediatamente, sono senza telefono, devi chiamarlo!"
"Si signorina, lo sportello d'ascolto psicologico è chiuso, vada a farsi un giro."
Mi aveva rotto il cazzo questo.
"Senti bello, adesso chiami Carl e lo fai venire qui!"
Battei i pugni ed urlai!
"Va bene signorina... mezzi matti voi Gallagher."
Chiamò Carl e mi disse che potevo attenderlo fuori.
Uscì perché se fossi rimasta altri cinque minuti lì dentro con quello sbirro lo avrei aggredito.
Mi sedetti sugli scalini davanti all'ingresso e lo attesi.
Un auto di servizio si fermò davanti a me ed abbassò il finestrino.
"Jessica! Ma che cazzo combinate tu e Debbie! Che succede e lei dov'è?"
"No lei non c'è, mi sono persa e non sapevo tornare a casa e l'unica idea che mi è venuta è stata spacciarmi per Debbie e farti chiamare."
"Dai forza sali! Andiamo a casa."
Salì e mi allacciai la cintura; lo guardai, la divisa gli stava benissimo.
"Sentimi un po' poliziotto, ma sono sotto arresto?"
"No sennò saresti ammanettata e seduta dietro."
Volevo davvero provocarlo....
"Vuoi ammanettarmi?"
Gli tesi i polsi giunti e lo guardai.
Mentre con una mano teneva lo sterzo, con l'altra mi afferrò strettamente i polsi e mi tirò verso di lui.
"Fosse per me ti avrei già scopata oggi pomeriggio, ma ora sono in servizio, non posso."
Mi lasciò un bacio a fior di labbra e mi lasciò di nuovo i polsi.
Mi lasciai andare di nuovo sul sedile, abbassai il finestrino e presi un po' d'aria.
Cullata dalla breccia del vento mi addormentai.
Mi svegliai nel letto del seminterrato, avevo il vago ricordo delle braccia di Carl che mi portavano fino al letto e nient'altro.
Mi svegliai da sola, con solo la sua felpa indosso ed un pantaloncino sportivo.
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