The sound of silence (2° parte)
Skyler
Per tutta la cerimonia Nick non fece altro che sorridermi. Avevo come il sospetto che non si fosse accorto della presenza di Dylan. E non mi sbagliavo.
Sarah aprì i rubinetti giusto un secondo dopo il tanto atteso "Sì, lo voglio.". Io cercai il più possibile di trattenermi, ricacciando indietro le lacrime, ma fu tutto tempo sprecato, alla fin fine erano pur sempre lacrime di gioia, quindi perché nascondersi?
"Ancora un'ultima foto e poi vi lascio andare." Ad ogni scatto ripete sempre la stessa cosa, soffre di memoria a breve termine? "Un bel sorriso...okay, grazie. Potete andare." Finalmente! Dovevo a tutti i costi togliermi le scarpe. Basta tacchi fino al giorno del mio matrimonio.
"Skyler, aspetta." Sarah mi chiama proprio nel momento fatidico. "Arrivo subito." Dice rivolta verso il fotografo. "È tutto okay? Riguardo a Dylan intendo." Abbasso le spalle, ormai rassegnata. "Va tutto bene. Spero solo che Nick non dia di matto."
"Oh. Oddio spero di no. Vado, ci vediamo dopo."
Abbandono il salone e fuggo in camera per il cambio scarpe. "Ehi. Dove scappi?"
"Caz...zolina Nick. Mi hai spaventata." È appoggiato alla colonna di marmo pregiato adiacente all'entrata e tra le mani ha due calici di..."Che roba è?"
"Aperitivo alla frutta." Dice. Per poi sottolineare: "Analcolico."
"Grazie, però prima fammi andare a cambiare le scarpe. Mi accompagni?"
"Certo piccola." Possibile che non abbia ancora visto Dylan?
Devo dirglielo. "Senti...Nick..."
La porta del bagno si apre e non serve che io dica proprio un bel niente perché Dylan è difronte a noi. Guarda prima me, poi Nick, poi di nuovo me. Con la cosa dell'occhio sbircio il mio futuro marito, che sta diventando a poco a poco sempre più rosso...e la colpa non è dell'alcol. Merda!
Nessuno dei due apre bocca, a quanto pare i miei piedi dovranno soffrire ancora per molto. Rompo il ghiaccio salutandolo. "Ciao Dylan." Risponde allo stesso modo, ne una parola di più, ne una di meno. "Ciao Skyler."
Devia il suo sguardo dal mio per imbattersi in quello di Nick. "Parker." Voce secca e per nulla intimorita. "Dottor Jones. Anche lei qui." Gli occhi di Nick mi lanciano due frecciate. "Sono qui per conto di mio padre. Lui non ha potuto presenziare e ha chiesto a me di prendere parte alla cerimonia."
"E non poteva proprio fare a meno di rifiutare, vero?"
"Nick!" Lo ammonisco. "Non preoccuparti Skyler. Va bene così. Tolgo il disturbo, torno al buffet." Lascio che se ne vada, mandando giù il groppo che ho in gola. È colpa mia. È solo colpa mia.
Entro in camera seguita da Nick e lancio le scarpe sul pavimento. Nota subito che qualcosa non va e non perde tempo nel farmelo notare.
"Qual è il problema Sky?"
"No! Tu che problema hai Nick? Hai intenzione di battibeccare per tutto il giorno?" Chiedo furiosa. Lascia i calici sopra il comò e valuta se mantenere le distanze o avvicinarsi.
Non si schioda da lì. Ottima scelta. "Lo stai difendendo Sky?"
"Io non difendo proprio nessuno Nick. Solo che non merita di essere trattato"
"Non merita cosa Sky?" Interviene. "No perché la situazione inizia ad essermi poco chiara. Secondo te come dovrei reagire?" Faccio scena muta.
Ne approfitto per sedermi e indossare i sandali raso terra. La quiete dura ben poco perché Nick continua a spronarmi. "Rispondimi Skyler." Lo guardo. Mi ha davvero chiamata Skyler?
Scivolo sullo schienale della poltrona e cerco nella mente una valida risposta che aiuti a metter fine a questa discussione. "Lascia perdere, Nick. Non capiresti." Contrae la mascella, non sembra per niente estusiasta delle mie parole.
"Non capirei é...illuminami allora."
"Skyler, Nick, siete qui?" Mia mamma irrompe nella stanza con un sorriso a trentadue denti. "La cena sta per iniziare, muovetevi."
"Arriviamo subito, Susan." Nick risponde senza mai perdere il nostro contatto visivo.
"Bene. Ah, dimenticavo. Ho fatto mettere il Dottor Jones nel nostro tavolo dato che avanzava un posto. Povero, mi è apparso un pò spaesato. Non ti dispiace, non è vero tesoro?" Mi domanda. "No mamma. Hai fatto bene. Tu vai pure avanti, due minuti e vi raggiungiamo."
E adesso? "Ahu. Cazzo!" Una contrazione. Stringo gli occhi e respiro. Non adesso, non adesso. "Che succede?" Respira. Respira. Respira. "Sky? Ti senti male?" Apro gli occhi e mi ritrovo Nick in ginocchio difronte a me. "È passato. Credo che ha tuo figlio non piacciano i litigi." Mormoro.
"Senti, Nick...Dylan mi ha aiutata a riprendere in mano la mia vita. Quello che sono, le scelte che ho fatto, in gran parte è merito suo e non puoi pretendere che io dimentichi...nel bene o nel male. È difficile, ma prova a vederlo come una persona che è riuscito a salvare la donna che ami. Te ne prego."
"Mi chiedi tanto Sky." Sì passa una mano fra i capelli, spettinandoli e poi risponde: "Però ci proverò." Tende la mano. "Andiamo, piccola?"
"Andiamo, anche perché inizio ad avere fame."
"Ma va? Strano." Commenta, beccandosi un pugno in pieno petto.
"Ahi!" Gridacchia. "Te lo sei meritato. Così impari."
*****
Dylan ha appositamente evitato di parlarmi per tutta la durata della cena e Nick sembrava apprezzare lo sforzo. In compenso ci hanno pensato i miei genitori.
Dapprima mia mamma, che quando ha scoperto la sua passione per la cucina ha tirato fuori carta e penna annotando ricette di nouvelle cousine.
Poi è stata la volta di mio padre, che ha iniziato col parlare della sua passione per le barche fino ad arrivare, non so come, a parlare di vacche, maiali e capre. Da non crederci.
"Adesso basta papà. Non credo che a Dylan interessi sapere come avviene la mungitura delle pecore." Dovevo intervenire, per il mio cervello più che altro. Stava andando in black out.
"Oh. Mi trova noioso Dottor Jones?"
Più esplicito di cosi non si muore.
"Io si!" Mi affretto a rispondere. "Lasci perdere sua figlia Mr Carey. Non è affatto noioso, glielo garantisco." Ribatte Dylan. "Hai visto Skyler? Solo tu hai sempre da ridire su"
"Bla bla bla. Come non detto papà." Lo zittisco. In questo momento non so cosa darei per una dose di gin o whisky o tequila. Nick é troppo concentrato a parlare con Ester e mia mamma sulla scelta della location del nostro matrimonio per accorgersi della noia che mi sta assalendo. Sbuffo.
"Ti va di ballare...Skyler?" Ecco, è bastato che Dylan pronunciasse il mio nome per riportare la sua attenzione su di me. Cosa devo rispondere? Se dico si, Nick si arrabbierà di certo, se azzardo un No, è più facile che mia mamma mi guardi storto per il resto della serata.
"Va pure." Sussurra Nick. Scruto il suo viso e ancor di più i suoi occhi, ma sembra essere tutto nella norma. È sereno e rilassato. Possibile si sia convertito in così breve tempo? "Okay. Torno subito." Dico con voce bassa, in modo da farmi sentire solo da lui.
In quel frangente Dylan si alza da tavola domandando umilmente scusa e mi accompagna a centro pista. Oltre a noi ci sono solo altre due coppie, quindi per forza di cose mi sento...al quanto osservata. "Ho pensato ti stessi annoiando e quindi ne ho approfittato per chiederti di ballare. Sono o non sono il tuo supereroe?"
Faccio un piccolo cenno di approvazione con la testa. "Grazie." La musica si interrompe per poi ripartire giusto qualche secondo dopo con...La colonna sonora di The Great Gatsby? Mi irrigidisco all'istante e lui con me.
"Come stai, Skyler?" La qualità che apprezzo di più in lui? Che in tutte le situazioni in cui mi sento a disagio, Dylan mi trascina via in un'altra dimensione. "Sto bene e tu?"
"Non mi posso lamentare." Sforza un sorriso. "Credevo avessi già partorito, non dovrebbe mancare tanto, oppure ho fatto male i calcoli?"
"No, manca poco. Una settimana. Anche se credo sarà meno. Inizio già a sentire qualche doloretto di tanto in tanto. Vedremo."
"Tua mamma mi ha detto che non avete voluto sapere il sesso e che è arrabbiata perché non vuoi dirgli neppure quali nomi avete scelto."
Socchiudo gli occhi e sposto il busto leggermente all'indietro per scrutarlo meglio. "E bravo Dylan. Me la stavi quasi per fare. Riferisci a mia mamma che il nome del bambino lo saprà il giorno in cui verrà al mondo." Esclamo. Inizia a ridere. "Scusami. Riferirò." Dice.
"Mi hai invitata a ballare solo per questo, di la verità." Enfatizzo. La sua espressione cambia radicalmente. Si incupisce. "La verità, Skyler? Ero abituato a vederti una volta a settimana. Mi mancavi. Volevo vederti. Non sai quante volte sono stato tentato di chiamarti solo per sapere come stavi."
Abbasso lo sguardo, cercando di concentrarmi sui miei passi di danza e non sul tremolio al centro del mio petto. "E ora che mi hai vista?" Biascico. "Vorrei solo poter tornare indietro nel tempo e cambiare il nostro destino."
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