Capitolo 6
"È dentro al mio fiore che mi sono nascosta, così che tu, quando quel fiore appassirà dal vaso, senza saperlo, possa sentire per me quasi una Solitudine."
Emily Dickinson
Nick
Quando apro gli occhi è già buio. Devo aver preso sonno. La sveglia sopra il comodino segna le 9.
Merda, e adesso chi la sente quella?
Mi sistemo i capelli alla rinfusa, infilo scarpe e occhiali ed esco. Proprio mentre sto per bussare sento un tonfo. Qualcosa di vetro dev'essersi rotto. Mi sa che non è serata, ma decido di bussare ugualmente.
Pochi istanti dopo apre la porta e noto subito che ha uno straccio premuto sulla mano. "Tutto bene, Skyler?" Indossa un paio di short neri e un top bianco che mette in risalto il tatuaggio che ha sulla spalla: un fiore di loto rosa con delle sfumature rosse.
Ha i capelli ancora umidi. Prima non mentiva, doveva realmente farsi la doccia. Un piccolo chihuahua beige si fa spazio tra i suoi piedi iniziando a scodinzolare.
"Ciao. Beh, a dire il vero non proprio. Ne ho combinata una delle mie. Comunque prego, accomodati pure. Lui è Bri. Bri, ti presento Nick. Ora va a cuccia, da bravo." Dice.
Bri abbia una volta e come per magia se ne torna nella sua cuccia azzurra.
L'appartamento è molto ben arredato, sui toni del bianco e nero. Le pareti bianche hanno delle leggere sfumature di grigio e su una predomina un quadro paesaggistico con un tramonto a dir poco paradisiaco.
Il divano ad L nero è grande abbastanza per ospitare comode dieci persone e la libreria alla sua destra è ricolma di libri incastrati a regola d'arte. Donne! Solo loro hanno il potere magico di scovare angoli nascosti dove poter conficcare qualsiasi cosa.
"Hai qualcosa per poter medicare la ferita?" le domando. Mi guarda con aria interrogativa, come per farmi capire che qualcosa non va.
D'istinto mi guardo le scarpe, forse nella fretta ne ho indossate due paia diverse.
Le scarpe sono apposto: stesso modello, stesso colore. Una destra e una sinistra.
"C'è qualche problema, Skyler?" Ride. "Perché porti ancora gli occhiali da sole?" Già, gli occhiali. "Scusami. Non sono un maleducato o un demente che se ne va in giro con gli occhiali da sole a qualsiasi ora. Ho subito un piccolo intervento e la luce mi da ancora fastidio. In questo modo li tengo al riparo da possibili infezioni."
Il sorriso scompare dalle sue labbra. Ora credo sia imbarazzata. "Oh, mi dispiace. Scusami. Non volevo essere inopportuna." si giustifica.
Questa volta sono io a ridere. "Non c'è problema. Ammetto di essere un po fuori dal comune ultimamente. Ora però è meglio se ci occupiamo della tua mano."
Finita la medicazione insisto per aiutarla a sbarazzarsi del non più vaso da terra. "Grazie. Ultimamente non so dove ho la testa." ammette.
"Figurati. Come va la mano?" Guarda la fasciatura che le ricopre il palmo e alza le spalle. "È okay." mi sorride.
Più la guardo e più sembra bella. Il suo sguardo è ipnotico, a tratti intimidatorio, ma basta un sorriso per far brillare il verde dei suoi occhi. La sua pelle è dorata dal sole e sa di zucchero filato. Lo si sentirebbe lontano un miglio. Si è accorta che la sto fissando.
"La signora Garzia non viene. Dice che ha un terribile mal di testa. Io direi che è una tira pacchi a tradimento." Pronuncia quelle parole aspramente, forse perché non gradisce restare sola con me.
"E io che pensavo di essere in ritardo. Avevo preso sonno. Ci sarà un'altra occasione. Tolgo il disturbo."
"No." Sussurra. "Resta. Se ti va." Sembra quasi una supplica.
Che cosa stai facendo Nick? Se resto sarà la fine e l'inizio di tutto. Vattene Nick! Fanculo.
"Okay. Assaggiamo questo dolce da MasterChef." rispondo.
La cheesecake era davvero ottima, ma tre fette sono un tantino pesanti da digerire. "Sicuro di non volere un digestivo, Nick?" Sono seduto sul divano. Skyler sta preparando un tè caldo con la speranza di abbattere il macigno che è dentro il mio stomaco.
"No, va bene il tè. Grazie." Esce dalla cucina con una tazza fumante. La posa sopra il tavolino e prende posto sul divano. "È bollente. Aspetterei qualche minuto."
"Oh, si. Mi manca solo di ustionarmi il palato." dico, e nel mentre mi accorgo che ha di nuovo quello sguardo triste.
"Sai." Inizia. "Delle volte mi ricordi tanto qualcuno." Sento i battiti del cuore che aumentano.
"Ah si? Chi?" domando. All'improvviso i suoi occhi diventano lucidi e credo anche stia tremando. "Ehi. Stai bene?" sussurro. Faccio per avvicinarmi, ma cambio subito idea.
"Sì, tutto bene. Scusa, mi sono sbagliata." Fa un respiro profondo e si asciuga una lacrima. Dobbiamo cambiare direzione altrimenti andrà di male in peggio.
"Allora, oltre a combinare danni cosa fai? La signora Garzia prima aveva accennato ad un lavoro."
"Faccio la cameriera al Wallas. È un locale a due isolati da qui. Lo avrai sicuramente notato: ha un'insegna grande quanto un grattacielo." commenta.
Ed io che lo avevo scambiato per un nightclub. "Sì, ho presente. Lavori li da tanto?" Annuisce. "Sono quasi tre anni ormai. Il college non faceva per me. C'ho provato. Più che altro per far contenti i miei genitori. Ma ho scoperto che essere indipendenti gratifica di più di una lode e quindi...eccomi qua."
Bevo un sorso di te. È ancora caldo, ma non eccessivamente. "E tu? Di cosa ti occupi?" Lega i capelli in una coda di cavallo. Il tatuaggio è tornato allo scoperto e ora che lo guardo bene intravedo un piccola scritta, ma sono troppo distante e gli occhiali non contribuiscono affatto.
"Lavoro nel campo dell'industria. La società è di mio padre. Mi piace, ma avrei preferito fare altro. Però sai com'è. Un giorno resterà tutto nelle mie mani e bla bla bla." Ride.
"Sì. Posso immaginare. E cosa avresti voluto fare?"
Il rumore delle chiavi nella serratura interrompe la conversazione. Quando la porta si apre vedo entrare una ragazza con in mano una decina di borse.
"Maledette scarpe." Impreca su stessa. Con uno scatto d'ira alza una gamba alla volta e le décolleté rosse dal tacco vertiginoso precipitano lungo il pavimento.
Bri le corre incontro e si mette a pancia all'aria aspettando qualche grattino.
"Tutto bene Sarah?" Domanda Skyler. "Porca merda. Vuoi farmi venire un infarto, Skyler?" sbraita, ma non appena nota la mia presenza cambia subito tono.
"Oh. Chiedo scusa. Skyler non mi aveva detto di avere ospiti."
La somiglianza è notevole. Lei però ha i capelli neri come la pece e lisci all'inverosimile. Occhi grandi e marroni ed è un po più bassa di Skyler. Ha qualche chilo in più, non che sia robusta, ma Skyler sembra essere quasi consumata. Distolgo quel pensiero dalla testa e mi presento.
"Piacere. Io sono Nick. Tu devi essere la cugina di Skyler?" Accenna un sorriso.
"Sarah, ti presento il nostro nuovo vicino. Sai quello che trapanava a qualsiasi ora..."
"Ho. Capito. Skyler." Dirigna tra i denti.
"Ero venuto oggi pomeriggio per scusarmi. So di aver disturbato ad oltranza. In ogni caso i lavori sono terminati." la informo.
Appoggia le borse vicino la libreria e poi senza peli sulla lingua dice: "Beh, spero per lei ne sia valsa la pena. Mai visto tanti operai per un solo appartamento."
Poi, ad un certo punto inizia a scrutarmi, fino a quando sul suo volto non appare un'espressione che io definirei scioccata.
"Oh...ma forse lei? Gli occhiali? Mi dispiace io non immaginavo." Guardo Skyler e lei guarda me dopodiché scoppiamo a ridere.
"Sarah..." Fa fatica persino a parlare. "Non. Non è cieco. Oh mio Dio non ce la faccio." Intervengo al posto suo. "Non sono cieco Sarah. Ho subito un intervento e devo portare gli occhiali per un po di tempo per evitare complicazioni." spiego brevemente.
Alza un sopracciglio, come se non credesse ad una sola parola. "In ogni caso non ci trovo nulla da ridere. Vado in camera mia. Buona serata." risponde seccata. Raccoglie le borse e sparisce nel corridoio.
"Credo sia arrivato il momento di andare." dico.
"Grazie. Per la serata e per questo." risponde alzando la mano bendata. Lascio che mi accompagni alla porta. "Buonanotte, Skyler." Le sorrido e lei ricambia. "Buonanotte, Nick."
Skyler
"Sabato ho conosciuto un ragazzo." confesso. Il Dottore mette da parte il diario e mi ascolta attentamente.
"Tecnicamente è il mio nuovo vicino di casa. È simpatico. Abbiamo mangiato una fetta di cheesecake insieme, anzi io ne ho mangiato una fetta, lui tre. Avrebbe dovuto vederlo dopo. Stava un male atroce. Doveva esserci anche la signora Garzia, è lei che ha fatto il dolce, ma anche se non vuole ammetterlo, lo ha fatto di proposito a lasciarci da soli. Mal di testa allucinante, ha detto. Sì, certo. È come se le dicessi che io credo ancora a babbo natale. Ma per piacere!"
"Ti ha dato fastidio che si sia comportata così?"
Alzo il tono di voce. "Certo che mi ha dato fastidio. Lo conoscevo da un minuto e lei voleva già appiopparmi un fidanzato."
"Ti sei sentita a disagio da sola con lui?"
"Stranamente, no." È la verità.
"Sei stata bene, Skyler?"
"Stranamente, si." Non mi sentivo così bene da tanto. "Sa Dottore...in un certo senso, sotto molti aspetti mi ricorda Brian. Oh mio Dio! Adesso penserà che sono ancora più pazza di quanto non lo sia già."
"Io non penso che tu sia pazza, Skyler. Se lo pensassi a quest'ora saresti in una clinica psichiatrica, non in uno studio di psicoanalisi distesa su una poltrona. Dimmi ciò che pensi realmente, senza nasconderti."
Butto fuori l'aria. Dopotutto non posso nascondermi per sempre, giusto?
"Penso sia bello. Molto bello. Porta la barba incolta e ha i capelli neri leggermente lunghi tirati all'indietro. Tipo alla David Beckham, ha presente?" Lo guardo, ma lui resta impassibile.
"È alto. Quindi centimetri abbondanti più di me. Non che sia un problema, cioè volevo dire...vabbè, mi ha capita. Quando gli ho stretto la mano ho sentito una leggera scossa. Li per li non ciò fatto caso, ma poi ho ricordato quando accadeva con Brian. Solo, con Brian. Io dicevo che era elettrostatico, lui invece si ostinava a dire che la sentivo perché eravamo 'compatibili'. Due calamite che si attraggono. Mi sono lasciata trasportare dalle emozioni. Non nego che è stato bello poter parlare con un ragazzo ed essere di nuovo se stesse. Ma c'è qualcosa che mi dice che devo stargli lontana. È come se fosse il ragazzo sbagliato nel momento sbagliato e allo stesso tempo il ragazzo sbagliato nel momento giusto. Che sia oggi o domani sarà sempre sbagliato dottore. Io ci provo. Davvero. Ce la metto tutta per ricominciare a vivere la mia vita, ma quando mi sembra di poter finalmente respirare la bolla intorno a me si fa sempre più stretta e inizio a soffocare. Sempre si più. Sempre di più. Fa un male atroce pensare ad un futuro e vedere il nulla. Vuoto assoluto. Ho sempre sognato una famiglia, dei bambini, un cane ce l'ho già per mia fortuna e vorrei anche una di quelle belle macchine, come si chiamano...ah si, un Suv. Possibilmente nero, con gli interni in pelle e che sia in grado di parcheggiare da solo. Sa, in questo sono proprio una frana.
Comunque vuol sapere qual è la cosa più buffa di tutte? Che non ho visto i suoi occhi, ne il loro colore. Il suo sguardo. Non posso dirle se è dolce, come penso, o maligno e perfido, ma non m'importa. Per me andava bene così com'era. Per una volta qualcuno era tutto ciò che speravo arrivasse."
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