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CAPITOLO 05 - Nothing else matters


A Victor il tempo pareva volergli sfuggire di mano, le ore, i giorni scivolavano rapidi e in men che non si dice si ritrovò con la valigia in mano a varcare la soglia del suo appartamento.

Da quella fatidica sera Levi aveva eretto un muro tra loro, mettendo una sempre più crescente distanza da Victor.
Il giorno seguente non Victor lo aveva cercato invano ovunque e alla fine sue era dovuto arrendere.
Lo aveva ritrovato solamente il giorno dopo alla conferenza, gli aveva rivolto la parola solo lo stretto necessario, solo brevi bruschi ordini.
Ed allo stesso modo si erano svolti tutti i giorni seguenti, l'umore di Victor era caduto in picchiata, era anche arrivato a pensare di essersi sognato tutto, perché non poteva essere successo veramente.
Invece i ricordi del suo gattino erano ben vividi stampati nella sua mente, lo aveva stuzzicato tutto il tempo finché non aveva capitolato raccontandogli ogni cosa.

Di come i due si fossero avvicinati sempre più ed infine si erano decisi ad ammettere l'attrazione reciproca.
Yuri gli aveva raccontato anche di una frenetica corsa in moto, doveva battergli ancora il cuore, Victor lo percepiva, che invidia... E lui? si struggeva per una creatura di un altro pianeta, perché Levi non poteva che essere un alieno con quel suo algido sguardo.

Victor chiamò Adrian, aveva voglia di bere e l'amico era la sola persona con cui si sarebbe potuto aprire, più o meno....

"Ho una sorpresa per te" gli aveva detto Adrian ammiccando.
Ma si.... vediamo, si disse Victor tra sé e sé.
Aveva davvero bisogno di una sorpresa, che pareva essere un nuovo pub, il locale era in uno scantinato, era piccolo e l'aria era rafferma era satura di fumo.
"Questo posto non è certamente a norma" borbottò tossendo Victor, si chiese perché lo avesse portato in un posto di quel tipo, Andrian Sapeva bene che non fumava, la sola consolazione fu la birra, almeno quella era buona, si disse tra se e se sorseggiando una pinta di chiara.
Victor era davvero molto frustrato, era a quota due birre e cinque shots quando Adrian gli indicò i musicisti che stavano salendo sul palco e a Victor andò di traverso la birra iniziando a tossire... Levi?
Il suo Sensei stava salendo sul palco, era vestito di nero aveva un bracciale borchiato e indossava degli anfibi.
Victor lo osservava rapito, non conosceva le persone con cui suonava, imbracciava un coloratissimo basso acquamarina, in netto contrasto con i suoi vestiti neri.
Victor non credeva alle sue orecchie e ai suoi occhi, si sentiva sopraffatto, la voce di Levi era graffiante e carica di rabbia, dolore, un travolgente groviglio di emozioni.
Quando Levi lasciò il palco Victor scattò e lo seguì, doveva parlargli.
Si sentiva egoisticamente tradito, era infantile da parte sua ma non sopportava che il suo Sensei gli avesse precluso questa parte della sua anima.
Levi si era fermato davanti ai bagni e gli dava le spalle "pensi di dire qualcosa?".
Victor sobbalzò, lo aveva notato?
"Non te ne stupire, ho percepito il tuo sguardo per tutto il tempo, potresti anche smetterla".
Victor si sentì avvampare, forse era l'alcool, forse la frustrazione accumulata in quei giorni, o il desiderio represso di anni a farlo muovere, ma senza quasi accorgersene si ritrovò ad afferrarlo per i polsi spingendolo dentro il bagno, baciandolo con rabbia.
Più che un bacio a Victor parve di assaggiarlo, voleva assaporarlo, voleva riprovare quel brivido provato quella notte sul pavimento del suo appartamento.
Senza staccarsi un momento lasciò correre le mani lungo le braccia, sulle spalle, scivolò sul torace si insinuò sotto la maglia e lo percepì rabbrividire al contatto.
Indugiò un attimo sui fianchi per poi passare ai bottoni dei pantaloni.
Una volta sbottonati insinuò una mano e finalmente riuscì a sfiorarlo, quasi fu deluso di non trovare nell'altro la sua stessa eccitazione.
Lo voleva, doveva averlo, non resisteva più.
Quando si Victor si distaccò estrasse la mano pieno di vergogna, Levi era immobile ad occhi serrati e Victor provò orrore per se stesso.
Perché non lo aveva respinto? Perché lo aveva lasciato fare?
"Va via" sibilò Levi con voce tremante "vattene prima che ti colpisca".
Victor voleva scusarsi ma Levi lo interruppe colpendo con un pugno la parete "vattene" urlò pieno di rabbia.
Victor indietreggiò e uscì dal bagno.
Altri colpi seguirono il primo, Levi continuò a colpire la parete con sempre più rabbia fino a spaccarsi le mani finché il dolore non fu insopportabile da farlo urlare.
Victor inciampò e per poco non cadde, cosa aveva fatto?

Il giorno seguente Victor si recò al loro solito in biblioteca e atteseil suo Sensei per ore.
Non aveva chiuso occhio, non era nemmeno riuscito a dire niente nemmeno aAdrian nonostante le mille domande del ragazzo.
L'attesa si era fatta insopportabile e così alla fine Victor si decise achiamarlo ma il telefono era staccato.
Alla fine Victor prese coraggio e si recò a casa di Levi, stava per aprirequando la porta si aprì e Levi ne uscì.
Il volto era pallido e le mani erano entrambe fasciate, Victor sentì una morsaserragli lo stomaco, era colpa sua.
"Stavo arrivando, non fare quella faccia sconvolta idiota" ringhiòLevi.
Victor deglutì, doveva farlo...
infilò le mani in tasca prese le chiavi e gliele porse "volevo dirti che intendo dare le dimissioni, volevo prima restituirti queste, non credo sia ilcaso che le tenga".

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