Capitolo 6
Abbie continua a ridere per qualcosa che gli ha detto Ross, ignorando me che le ho chiesto di passarmi un pezzo di pane mezz'ora fa. Mamma sorride, anche se continua a guardarmi un po' basita. Forse perché ho ancora un occhio viola, la faccia gonfia e vari lividi sugli zigomi. «Sembri uscita da un incontro di pugilato.»
Inclino un po' la testa. «Sí, è più o meno andata così.» Solo che non c'era un arbitro e di certo non era un incontro amichevole. Mio padre alza gli occhi al cielo e io trattengo un sorriso. Non approvano molto il mio lavoro, ma questo non mi interessa. Voglio aiutare gli altri, non stare chiusa in un ufficio per tutta la mia vita.
«Almeno il sarcasmo è sempre lì.» Commenta Ross, facendo un occhiolino. Mi trattengo dal fargli un brutto gesto. È quasi un fratello per me, anche se lui ed Abbie non stanno insieme da così da tanto da pensare di conoscerlo da tutta la vita. Quasi tre anni, mi pare.
Mia sorella gli lascia un bacio sulla guance e, finalmente, mi passa il mio amato pane. «Quando devi tornare a lavorare?» Chiede, infine. L'FBI, dopo quella bellissima visita in ospedale, mi ha dato tre giorni di ferie. Ho cercato di insistere e dire che stavo bene, ma Ty non ne ha voluto sapere niente. In realtà è anche stato piuttosto dolce: ha dormito in ospedale con me e Abbie.
«Domani.» E in realtà non vedo l'ora. Non posso proprio credere che dopo il mio secondo giorno sono stata costretta a non andare a lavorare perché mi sono fatta picchiare da un assassino. Il mio addestratore dell'FBI, se lo venisse a sapere, sarebbe deluso, quasi quanto lo sono io. «Per fortuna.»
Mamma e papà si lanciano un'occhiata. Mamma ha i capelli ricci legati in una coda, i tratti del viso stanchi. È molto simile ad Abbie, in pratica la sua fotocopia, solo con gli occhi più chiari. Io da lei ho preso solo il colore scuro dei capelli, perché per il resto siamo l'una l'opposta dell'altra. «E Ty come sta?» Fa un sorriso malizioso mia sorella, mentre vorrei lanciarle un piatto in testa.
«Non lo so, Abbie, l'ultima volta che l'ho visto e sentito c'eri pure tu.» Bevo un sorso d'acqua per non aggiungere altro, magari un "e fatti gli affari tuoi". Non mi va di essere cattiva con lei, però.
Di nuovo, mamma e papà si lanciano un'occhiata. «Chi è costui?» Domanda invece mio padre, usando di proposito una voce più profonda del solito. Alzo di nuovo gli occhi al cielo, sorridendo. Mio padre da geloso è adorabile.
Abbie, d'altra parte, si crea film mentali che non ho mai visto fare a nessuno. «La cotta di Elodie, anche se lei non lo ammette. Dovevate vedere come è arrossita quando Ty le ha detto che non l'avrebbe lasciata da sola all'ospedale.»
«Non sono arrossita.» Mi difendo subito, corrugando la fronte. «Era la mia faccia che era tutta rossa perché sono stata pestata.»
«Certo.» Annuisce Abbie, con un sorriso furbo. «E la tua faccia è diventata rossa proprio quando Ty ha iniziato a parlare e dire cose carine. Ross, ti immagini che appuntamenti doppi che faremo? Sarà meraviglioso. Voi due ci venite a prendere, vi comporterete come dei veri gentiluomini ed Elodie da innamorata sarà dolcissima. Poi tra un anno andrete a vivere insieme, Ty ti chiederà di sposarlo perché non ha senso aspettare anni dato che sei l'amore della sua vita e vivrete felici e contenti con cinque o sei bambini.»
Lancio un'occhiata ai miei genitori, che sembrano sconvolti quasi quanto me. Ross annuisce, incapace di dire altro, ma sembra abbastanza divertito. «Cinque o sei bambini un corno.» Rispondo, comunque. «Non so neanche se ne voglio uno.»
«Non hai negato il resto, però.» Osserva la mamma, come se quello che avesse detto Abbie fosse sensato.
Continuo a guardare tutti come se avessero tre teste. «Lo conosco da neanche una settimana. Che problemi avete tutti quanti?» Non sono sicura di voler sapere la risposta.
Finisco di mangiare in fretta, per poi aspettare che il discorso cambi. Non mi piace parlare della mia vita sentimentale inesistente, figuriamoci del mio caposquadra dell'FBI. L'argomento viene presto dimenticato, così riesco di nuovo a rilassarmi. Abbie è quella che parla di più, come al solito. Ci racconta di come le sta andando bene l'università -sta studiando psicologia- e inizia a spettegolare di qualche sua amica che non conosco con Ross. Lui ha quattro anni più di lei, ovvero ventotto, mentre io ne ho soli ventisette. Anche se ogni volta che ci penso mi suona l'allarme "trenta" in mente, ma cerco di ignorarlo.
Abbie prende infine la mano di Ross e guarda rispettivamente me, mamma e infine papà. «Vi dobbiamo dire una cosa. Una bellissima cosa.» Inarco un sopracciglio. O è incinta o si sposano. Lo vedo da come brillano gli occhi di mia sorella e da come Ross è imbarazzato. Mia sorella non aspetta neanche che qualcuno di noi provi ad indovinare. «Io e Ross andremo a vivere insieme! Abbiamo trovato una casa molto carina a Venice beach, con il giardino e tutto. È a due piani, con una soffitta. Adorabile. Ha anche tre stanze da letto, per il futuro, una cucina niente male e un salotto abbastanza grande. Ci credete che c'è anche il camino? L'unica cosa che non ci convincono sono i vicini di casa, ma ahimè, ce ne faremo una ragione.»
Papà si mette a guardare male Ross, anche se di solito vanno d'accordo. «Mi sono perso a "tre camere da letto per il futuro".» Abbie scoppia subito a ridere, coprendosi poi la mano con la bocca.
Io, invece, sorrido e basta. «Congratulazioni, ragazzi. Se avete bisogno di una mano per il trasloco contate pure su di me.»
Mia sorella mi risponde mandando un bacio voltante. «Grazie, sorellona. È meraviglioso. Ho già detto a Ross che se non vuole dormire sul divano deve prepararmi la colazione per almeno un anno, possibilmente portarmela pure a letto il giorno del mio compleanno, la domenica e a Natale. Che poi secondo voi per il salotto è migliore dipingere le pareti o una carta da parati? Secondo me è meglio dipingerle, ma quello dell'agenzia immobiliare era molto restio su questo. D'altronde aveva anche una certa età, perciò questo non mi stupisce... Comunque, un vostro parere ci farebbe davvero comodo quando metteremo tutto in ordine. Elodie, tu ti concentrerai principalmente a portare gli scatoloni. Non te la prendere, ma abbiamo gusti troppo diversi.»
«Non credo che il mio cuore potrà reggere tale offesa.» Mi porto una mano sul cuore, portando drammaticamente la testa all'indietro. Mia madre mi dà un colpetto sul braccio, per dirmi di smetterla. Mi rimetto composta, schiarendomi la voce. «Quando saprete se sarà effettivamente casa vostra?»
Ross stringe di più la mano di Abbie. Purtroppo sono adorabili insieme. «Lo sappiamo già, in realtà. Abbiamo firmato proprio stamattina.»
Mamma si alza subito. «Ho capito, vado a prendere lo champagne per festeggiare.» Ritorna dopo qualche secondo con cinque calici da champagne e una bottiglia, con un sorriso sornione. Non mi ricordo che ha preso l'alcol quando ho annunciato il mio trasferimento, ma mi rendo conto che andare a vivere da sola e andare a convivere sono due passi completamente diversi.
«Grazie, famiglia.» Abbie viene ad abbracciare tutti noi, ma lascia che Ross apra la bottiglia. Facciamo una specie di brindisi e bevo tutto d'un sorso. Papà mi sgrida sempre perché dice che così mi ubriaco, ma non riesco a farne a meno: odio lo champagne.
Abbie sta per iniziare un altro dei suoi monologhi da mezz'ora, ma viene interrotta dal mio telefonino. «Scusate.» Dico, corrugando la fronte quando vedo che mi sta chiamando l'FBI. Mi alzo, andando in corridoio per non dare fastidio ai miei parenti e per capire qualcosa di ciò che mi diranno a telefono. «Pronto?»
«Ciao, Elodie, sono l'agente Price.» Riconosco la voce di Camden ancora prima che mi dica che è lui. «C'è un caso molto urgente ed è stata richiesta la tua presenza. Credi di potercela fare?»
Si rivolge, ovviamente, a ciò che è successo l'altro giorno. Gli dico senza un attimo di esitazione che, certo, ce la posso fare. Non avevo neanche bisogno di questi giorni di riposo. «Perfetto, l'agente Cooper sta venendo a prenderti. Dovrebbe arrivare tra qualche minuto, ha una cartella con il caso, in modo che tu lo studi in macchina mentre andate sulla scena del crimine.»
Corrugo la fronte. «Non serve che venga Sarah a prendermi. E poi scusa, ma come diavolo sa dove sto?»
Camden ride. «Non hai la patente, Elodie, abbiamo pensato che era il modo più veloce. E per rispondere alla domanda, ti ho appena finito di localizzare attraverso la chiamata.»
«Poco inquietante.» Alzo gli occhi al cielo, cercando però di avere un tono scherzoso. Peccato, però, che io non stia scherzando affatto. Mi devo ancora abituare a tutto questo. «Mi farò trovare fuori il cancello per fare prima.»
Io e Camden ci salutiamo e ritorno in sala da pranzo, dove sia i miei genitori che Abbie e Ross stanno ridendo e sembrano felici. Alcune volte mi sento fuori posto con loro, come se non capissi a pieno la loro felicità, forse perché a me manca qualcosa. Ma ora che sono nell'FBI, le cose stanno iniziando ad andare meglio, anche se mi sento ancora mortificata per il mio piccolo incidente. «Devo andare, mi dispiace.» Interrompo il loro momento di allegria, facendo subito allarmare Abbie.
«Mio Dio, non possono chiamarti per lavorare anche la sera. Che poi, dovresti tornare domani a lavorare. Io li avrei mandati a quel paese, agenti di sto cavolo. L'unica cosa per cui credo che valga la pena di andare, non prendertela Ross, è quel bel faccino di Ty.» Inizia, e quasi urlo dalla frustrazione. «Non fare quella faccia, Elodie. Non c'è nulla di male ad avere una cotta.»
La ignoro e lascio un bacio sulla testa di mio padre e stringo la mano di mamma. «Mi farò perdonare, ve lo prometto. Ci sentiamo domani.»
«Non morire.» Si raccomanda Ross, guardandomi serio. Poi accenna un sorriso. Alzo un pollice all'insù e me ne vado senza dire nient'altro. Quando esco in giardino vedo subito il suv dell'FBI parcheggiato oltre il cancello. Salgo subito, sorridendo a Sarah che sta sbadigliando. «Scusami se ti ho fatto aspettare. Sei qui da tanto?»
Lei fa spallucce. «No, sono arrivata due minuti fa. Ero in zona quando Camden ha mandato la posizione.» Mi porge la cartella con tutte le informazioni sul nuovo caso. «Quattro omicidi fatti nell'arco di due o tre ore, oggi pomeriggio. Stessa zona, stesso modus operandi.» Mi si gela il sangue nelle vene quando vedo le foto. Sarah deve accorgersene, perché mette in moto e parte, ma mi lascia una piccola gomitata prima di andare sulla strada principale. «Magari respira un attimo prima di leggere. Capisco che passare da una cena in famiglia dove te ne devi andare a leggere di un serial killer è passare da una tortura all'altra. Mio marito ci mette sempre mezz'ora a farmi uscire di casa per tutte le raccomandazioni che fa, perciò non oso immaginare i tuoi genitori.»
Non mi va di correggerla e dire che solo mia sorella ed il suo ragazzo si sono davvero preoccupati, perciò cambio argomento. «Sei sposata?» Non ho mai notato la fede sul suo dito e, in effetti, adesso non la porta.
«Sì, abbiamo anche due figli. Sono gemelli e hanno sei anni.» Aspetta di essere ad un semaforo rosso per farmi vedere una foto che porta sempre nel portafoglio. Sono identici a lei, una fotocopia al maschile.
Sorrido. «Sono bellissimi.» Abbie vuole come minimo tre figli, io al momento zero. Immagino che sia difficile decidere quando non ho nessuno con cui progettare di averne.
«E anche due pesti. Tutte le cose adorabili che stai pensando in questo momento te le rimangerai non appena te li presento.» Sarah ridacchia, ed io con lei.
«Tu aspetta di conoscere mia sorella, logorroica.» Ribatto, sfiorando con le dita il medaglione che mi ha regalato per il mio diciottesimo compleanno. Si apre e, dentro, c'è una foto di noi due.
Sarah allarga il sorriso. «Scherzi? Io amo le persone che parlano tanto.» Non le dico che, per mia sfortuna, le amo anche io.
Apro la cartella del caso e, ignorando la stretta allo stomaco che mi si forma, inizio a leggere.
Nel prossimo capitolo Elodie scoprirà qualcosa su Ty che non si aspettava... qualche idea? 🙈❤️
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