Capitolo 15
Qualche giorno dopo siamo tutti coinvolti in una missione sotto copertura. Non ho idea di come sia possibile, ma il soggetto ignoto è impossibile da trovare. L'unico luogo che sappiamo è dove trova le vittime: ad un parco, nel pieno pomeriggio. I suoi bersagli sono giovani donne, perciò Sarah si fingerà una di loro. È su una panchina, con gli occhiali da sole a coprirle gli occhi in modo che sembra stia riposando.
Joey ha portato un cane dell'FBI e finge di portarlo a spasso, mentre Ty ed io stiamo semplicemente passeggiando. «Non sembra una missione.» Sussurro, facendo scappare un sorriso a Ty. «Sembra che stiamo solo passeggiando.» Da più di un'ora, in realtà, ma è piacevole. Stiamo camminando e parlando normalmente, come se fossimo due persone normali e non due agenti dell'FBI.
«Sì, con una pistola nascosta nelle felpa.» Mi prende in giro, prendendomi la mano. Quando sento il freddo delle sue dita, intrecciate alle mie, sussulto. «È per renderlo più credibile.» Si giustifica quasi, così annuisco per rassicurarlo. Non mi dispiace, in fondo.
Passiamo un po' di tempo in silenzio, facendo avanti ed indietro e sedendoci alla fine sul prato, l'uno di fronte l'altra. Ty sembra a disagio. «Allora, come va con Noah?» Lo guardo come per dire "sul serio?" e lui alza gli occhi al cielo. «Dobbiamo aspettare, tanto vale che ne parliamo.»
Accenno un sorriso e strappo qualche filo d'erba per l'ansia. Non per la missione, piuttosto perché sto parlando con lui. «Siamo andati due giorni fa a prendere un caffè insieme. Nient'altro, non ci siamo neanche scambiati i numeri di telefono.»
Non so perché glielo sto dicendo, quasi lo stessi rassicurando. Ty non sembra più rilassato, comunque. «Ma tu ci vorresti tornare insieme? È per questo che l'altro giorno era lì, no?»
Mi stringo nelle spalle. Non so proprio come dirglielo. «Non credo molto nelle seconde possibilità, almeno dal punto di vista di una relazione amorosa. Non siamo andati bene da piccoli, figuriamoci ora. E poi io continuo a pensare solo al lavoro, che è il motivo per cui mi ha lasciato.» Mi ricordo i pianti disperati sulla spalla di Abbie, il senso di colpa di non essere stata una brava fidanzata. Ma alla fine mi sono ripresa, soprattutto rendendomi conto che non c'era più niente che mi impediva di diventare davvero una federale.
Mi mordicchio il labbro. «A te come va nel nuovo appartamento?» Non riesco a guardarlo negli occhi, perché la domanda che in realtà vorrei fargli è "pensi ancora a Brooklyn?" così mi concentro su Sarah. Nessuno le si sta avvicinando.
Ty ridacchia, forse pensando alla sua nuova esperienza. Anche se viveva con la sua ragazza era comunque in compagnia, io ci ho messo un po' ad abituarmi al silenzio intorno a me o a non chiamare i miei genitori ogni volta che avevo bisogno di una mano. Ma vivere da sola mi fa anche sentire più libera. «Abbastanza bene, faccio ancora troppo caffè però. Dovrei prendere una macchinetta più piccola.»
«Già, forse.» Accenno un sorriso, riguardando Sarah. Ty le è di spalle, perciò non può più vederla, mentre sono io ad osservarla facendo finta di guardare lui. Mi avvicino, quasi lo volessi baciare, e sfioro il lobo del suo orecchio con le mie labbra. «C'è un uomo vicino a lei. Le sta dando una bottiglia d'acqua.»
Ty mi prende per la vita, come ad abbracciarmi. «È così che droga le vittime. Nell'acqua c'è qualcosa.» Intuisce ed io annuisco piano. «Joey si sta avvicinando, andiamo anche noi.» Si alza, porgendomi entrambe le mani per aiutarmi a fare lo stesso.
Sarah sta ancora sorridendo all'assassino, che si è seduto di fianco a lei. Ha la bottiglietta d'acqua in mano e stanno parlando a bassa voce: è chiaro che non ha attirato attenzioni durante gli altri crimini. Ty interrompe qualunque contatto fisico tra noi e si dirige verso la nostra collega, con una mano nella tasca larga della felpa, dove c'è la pistola. Lo seguo in silenzio, maledicendomi perché avrei voluto che questa nostra quiete durasse un po' di più.
La mia amica si schiarisce la voce, puntando gli occhi nei miei. Ora non sorride più, sembra incavolata. «Caro Sam, ti presento gli agenti Evans, Lewis e Myers. Ti accompagneranno in centrale per essere interrogato. Bello, eh?»
Il soggetto ignoto -che ora ha un volto, con gli occhi neri e i capelli biondi tinti- si alza per scappare, ma Ty tira fuori la pistola e Joey libera il cane. «Io non ci proverei se fossi in te.» Commenta il ragazzo al mio fianco, mentre io prendo la bottiglia dalle mani di Sarah. La dobbiamo mandare in laboratorio per confermare che sia quello che pensiamo.
Joey approfitta dello smarrimento di Sam per prendergli le braccia e, dopo avergliele portate alla schiena, gli stringe ai polsi le manette. Siamo con due macchine, decidiamo che Sarah e Joey vanno con Sam, per andare ad interrogarlo, mentre io e Ty riportiamo il cane alla sua casa. Ci vuole tutto il mio autocontrollo per non accarezzarlo o comprargli qualche biscotto, ma so che non posso. I cani addestrati non possono essere abituati a questi tipi di attenzione.
Una volta in macchina, però, approfittando di assicurarmi che non si stia per chiudere la coda nello sportello, leggo il nome sulla targhetta. Benjamin. Non so perché o chi gli abbia dato un nome così umano, ma è carino. Gli lascio una piccola carezza sul muso e chiudo il portabagagli. «Ti ho vista.» Mi riprende Ty, non appena salgo in macchina.
Alzo gli occhi al cielo, trattenendo una risata. «È così carino. Da piccola chiedevo sempre un pastore tedesco e nessuno me l'ha preso.»
«Grazie.» Mi lancia un'occhiata divertita. «Ora so cosa regalarti per il compleanno.»
Mi scappa un sorriso. «Passo troppo tempo fuori casa per avere un cane, ma apprezzo il pensiero.» Infondo quando abbiamo un caso all'FBI ci vediamo la mattina e finiamo il pomeriggio tardi, per non parlare se escono casi durante la notte. Prendersi cura di un cane, soprattutto quando é cucciolo poi, richiede tantissimo tempo.
Anche Ty ricambia il sorriso e tra noi cade il silenzio. Non uno di quelli imbarazzanti dove alla fine si finisce per parlare del tempo, ma uno di quelli rilassanti, di due persone che passano tempo insieme e che finiscono per rilassarsi. Una volta arrivati alla tenuta di Benjamin rilascio un sospiro di sollievo. Questa giornata di lavoro è stata meno faticosa del previsto.
Una volta scesa dalla macchina apro il portabagagli e prendo Benjamin, che era separato dai nostri sediolini solo da una grata in plastica nera. Tutti i cani-poliziotti sono tenuti fuori città, in un bel luogo. C'è un grande prato dove possono correre e stare all'aria aperta e una casa modesta con alcune stanze per la notte e per il veterinario. È qui che vengono addestrati fin da cuccioli, immagino. «Andiamo.» Ty poggia una mano sulla mia schiena per invitarmi a camminare, facendomi sentire le farfalle allo stomaco. Dovrebbe smetterla di comportarsi così, sapendo benissimo quello che provo.
Annuisco e tengo stretto il guinzaglio per non far scappare Benjamin. Ty apre il cancello e ad accoglierci c'è un poliziotto in borghese. «La missione è andata bene, agenti?» È stato Joey stamattina a prendere Benjamin, per cui questa è la prima volta che sono qui. Ogni esperienza mi fa sentire più vicina a questo lavoro e, non pensavo fosse possibile, me ne innamoro sempre di più.
«Sí.» Rispondo io, consegnandogli Benjamin. Stiamo qualche minuto a parlare della missione -soprattutto Ty, che a quanto pare lo conosce- e poi ce ne ritorniamo in macchina. Questa volta non riesco proprio a dare una carezza al pastore tedesco prima di essere trascinata via. «Non è stato carino. Potevi almeno lasciarmelo salutare.»
Ty alza gli occhi al cielo, ma ha un tono di voce divertito. «Elodie, tra un paio di giorni non si ricorderà neanche di te. È orribile, ma è così.»
«Vai a quel paese.» Gli dò un colpetto sulla spalla e lui in risposta mi tira una ciocca di capelli, che ho raccolto stamattina in una coda bassa. Il viaggio in macchina di ritorno è molto più sereno, forse perché non abbiamo più l'ansia addosso per la missione. Ieri notte a stento ho dormito pensando a tutte le possibili situazioni che potevano andare male, ma è andata meglio del previsto. Io e Ty non parliamo molto, l'unico suono è il cd degli U2 che si è portato da casa per la macchina. Quando gli ho chiesto spiegazioni, stamattina, mi ha risposto che tanto nella sua nuova casa non ha ancora uno stereo e che gli piace di più ascoltare la musica in macchina. Io credo che semplicemente non volesse parlare molto con me.
Una volta arrivati a casa mia, si offre di accompagnarmi fino a sotto il cancello. «Beh, è stato divertente.» Non saprei in che altro modo definirlo. Meglio questo che andare sulle scene dei crimini o in obitorio a vedere cadaveri. «Sarebbe quasi da rifare.»
Ty inarca un sopracciglio. «Intendi che la missione sotto copertura è da rifare o noi due che usciamo insieme?» Sorride, infilando entrambe le mani in tasca e guardando alle mie spalle. Sembra quasi in imbarazzo. «Perché io preferisco la seconda.»
Sento il viso andare in fiamme, ma non sarò la stupida che ci casca. Ho già fatto abbastanza figuracce. «Tu avevi detto...» Inizio, ma vengo interrotta proprio da lui. Ha la voce seria, ma bassa e roca. «Lo so cosa ho detto. Ma se ti dicessi che non me ne frega niente delle regole o dell'FBI?»
«Ti proverei a baciare di nuovo.» È imbarazzante dirlo, ma è così. Mi sento attratta da lui così tanto che fa quasi male. Faccio un passo verso di lui, mentre le sue mani si posano sulla mia vita.
«E io ricambierei.» Mi lascia un bacio poco sotto l'orecchio, strofinando il naso contro la mia guancia. Chiudo per un attimo gli occhi. Dovrei calmarmi. Dovrei se avessi un minimo di controllo sulle mie reazioni quando mi è vicino, ma per mia sfortuna sono impotente.
«A quel punto dovrei cambiare lavoro.» Mormoro, con il cuore che va a mille. È la prima volta che l'idea non mi sembra tanto sbagliata. Lo farei per lui.
Ty sorride. «No, restiamo entrambi.» Raddrizza la testa, in modo che adesso i nostri nasi si stanno sfiorando. Ho il respiro corto, le mani poggiate goffamente sui suoi avambracci. «E baciami per favore.» Ma neanche ho il tempo di farlo io, che le sue labbra toccano le mie.
Pensavo che, se mai ci fossimo baciati, sarebbe stato qualcosa da film. Quelle scene dove ci si bacia appassionatamente e senza curarsi di dove ci si trova o cose del genere. Invece il nostro bacio è dolce, lento. Ci prendiamo tutto il nostro tempo per approfondirlo, come due ragazzini che stanno sperimentando per la prima volta com'è premere le labbra su quelle di qualcun altro.
Poggio una mano tra i suoi capelli, sorridendo non appena mi rendo conto che li ha tagliati appena. Sono corti, così mi limito a spettinarglieli un po' senza mai separarmi da lui. «Vuoi entrare?» Gli domando in un sussurro.
Cerco di non sorridere alla sua vista. Ha gli occhi aperti, vivi, le labbra gonfie per i miei baci ed i capelli leggermente spettinati. Io devo essere nelle stesse condizioni. Mi va bene. Non mi importa il mio aspetto in questo momento.
Ty fa slittare un sopracciglio verso l'alto. «Mi stai provocando?»
Le mie guance si tingono velocemente di rosso non appena mi rendo conto di quanto possa essere stata fraintendibile la mia domanda. Non c'era malizia, era solo per passare un po' di tempo insieme. «Non intendevo in quel senso.» Mi giustifico subito, schiarendomi la voce. «Voglio dire, non ti stavo invitando a casa per fare quello.»
A quel punto Ty sorride un po' di più, forse pensando a come non prendermi in giro. Inizio a riconoscere i suoi sguardi. «In tal caso va bene.»
Alzo gli occhi al cielo, senza smettere di sorridere, e prendo le chiavi di casa. Ma neanche ho il tempo di infilarle nella serratura, che ci stiamo baciando di nuovo.
L'impensabile è appena successo 🙈Cosa pensate che accadrà ora? Cerco di aggiornare presto, vi mando un abbraccio 💕
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