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Un bel casino

Sono tornato a casa e ho deciso di farmi un bagno caldo. Questa giornata mi ha proprio stremato, sarò pure un marinaio ma ho sempre il cuore fragile d'un bambino. Riempio la vasca fino all'orlo e poi mi immergo, scendo giù fin quando non sento l'acqua calda che mi accarezza tutto il corpo. Sprofondo completamente giù, metto anche la faccia sotto e resto così. Finalmente tutti i cattivi pensieri se ne vanno, li sento scivolare via piano dalla mia pelle e morire sul fondo della vasca. Quando esco il freddo mi picchia addosso e cerco qualcosa per coprirmi. Mi accorgo che l'acqua calda ha sparso vapore per tutto il bagno. Mi guardo allo specchio che è tutto appannato. Vedo la mia figura dietro uno strato di nebbia. Poi guardo meglio e noto qualcosa nell'angolo sinistro del vetro.

"Sei un bel casino tu"

Leggo ad alta voce quella scritta e rido di gusto.

Sono completamente nudo e solo ma mi rendo conto che Evy, ovunque io sia, sa sempre come esserci. Me l'ha scritta proprio lei quella frase, neanche una settimana fa, sullo specchio col dito, dopo che avevamo fatto il bagno assieme.

Ci stavamo schizzando come due ragazzini al mare. Poi mi sono fermato improvvisamente a guardarla: bellissima. Le gocce d'acqua che le scendevano dalle sopracciglia, i riccioli di capelli che le scendevano a grappoli sulla schiena e sulle scapole. La pelle nuda, bagnata, liscia, perfetta. Lei, perfetta in tutto. Ricordo di essermi avvicinato piano al suo volto, di averlo preso tra le mani e di averla baciata a lungo. Era distesa schiena a terra nella vasca, il collo poggiato al marmo freddo. L'acqua la copriva completamente, fuori solo i capelli bellissimi raccolti in una coda scompigliata. Io una stella cadente che piombava con tutto l'amore del mondo nel suo universo. Entro nel suo mondo e lei inarca la testa all'infinito. I suoi seni sono pianeti di passione che mi sfiorano il petto e io sono un'astronauta. Entro ed esco dalle sue costellazioni. La sua bocca è un buco nero di piacere e le mie labbra ne percorrono l'orbita senza fermarsi. Un nuovo big bang, la creazione di nuovi mondi e nuove stelle avviene mentre sento il piacere esplodere alla fine del mio corpo e andare a morire nel suo. Poi lei è uscita dalla vasca e io sono rimasto dentro, immobile a fissare le sue linee che su tutto trovo sensazionali. Lei mi osserva dallo specchio appannato e mi trova che la fisso con lo sguardo da idiota e un sorriso sincero. Allora la vedo mettersi sulle punte, slanciare tutte le sue curve all'insù, e scrivere sullo specchio quella frase.

Sono un bel casino, io

Ha ragione, lo so. Ed è per questo che ancora non riesco a rendermi conto di come lei possa stare con me. Mi ama. Capite? Lei mi ama. Ama uno come me. Uno che è tutti sogni e poca concretezza, tutte illusioni e ancor più delusioni. Ama me, che sono il casino più grande dell'universo, sempre inadatto, sempre imperfetto. Uno che la notte se ne esce di casa all'improvviso per contare le stelle, che quando cammina sta faccia a terra per evitare di calpestare le strisce bianche sull'asfalto, che quando va al mare aspetta la notte e chiude gli occhi perché è convinto di sentire il Piccolo Principe ridere solo per lui. Ama tutte le mie fragilità, i miei momenti no, tutte le mie paure che sono tante e addirittura più delle stelle. Sorprendente. Ma dove la trovo una come lei?

Mentre sono perso nei miei soliti pensieri suona il campanello, o almeno mi sembra di averlo sentito suonare. Il cuore inizia a martellarmi nel petto all'idea che finalmente Evy possa essere tornata a casa. Vado ad aprire ed entra un freddo da fuori che mi disorienta. Spalanco la porta e a primo impatto non la vedo, fuori è buio e non capisco perché Evy sia salita a luce spenta. Cerco a tastoni l'interruttore interno e non lo trovo, allora mi giro per cercarlo e poi accendo la luce. Quando sposto di nuovo lo sguardo fuori mi ritrovo lo spettro della donna che amo davanti. Mi spavento a morte, è pallidissima e ha gli occhi gonfi, oserei dire di pianto. Non esce una parola dalla sua bocca smunta e smorta. La prendo tra le braccia per farla entrare in casa e mi sembra di stringere del fumo, mi scivola via lontano distese di incomprensioni e io non so raggiungerla. Mi sembra leggera come un fantasma, la stringo più forte perché si radica in me la paura infondata che un soffio potrebbe portarla lontano, strapparmela dalle braccia. Deve sicuramente essere successo qualcosa, inizio a pensare che sia per la donna morta affogata. Di nuovo, come questo pomeriggio, la parola morta mi si aggrappa come una molletta ai pensieri.

"Tutto bene, Evelyn?"

La chiamo con il suo nome completo. Non lo faccio mai, solo quando ho bisogno di catturare la sua attenzione nell'immediato. Lei sta lì, ferma e immobile e neanche mi guarda. Mi avvicino e la stringo forte a me, forse l'amore può guarire ferite lontane che le parole non possono neanche raggiungere. Quando appoggio il mio petto alle sue spalle mi accorgo che è completamente zuppa. Non mi sembrava che fuori piovesse, ma tutto preso com'ero dal bagno e dai miei pensieri non devo aver sentito assolutamente nulla.

"Sono tanto stanca Daniel, voglio riposare."

Andiamo in camera. La spoglio, l'asciugo, la rivesto. Mi prendo cura di lei e cerco di essere il più delicato possibile. Non diciamo una parola ma ci amiamo lo stesso. Sono preoccupato per lei ma la conosco bene, so che non mi dirà nulla ora. Quando qualcosa la turba ha bisogno di un secondo tempo di recupero per reagire. Allora ce ne stiamo così, alla fine del mondo rannicchiati nel nostro angolo di paradiso. Lei si gira di schiena nel letto e io mi aggrappo a lei e mi chiudo come un riccio, io fuori a proteggerla dal mondo e lei dentro a proteggere me. Siamo una cosa sola. Le mie braccia sono un ancora intorno alla sua cassa toracica, lei è il mio ancora. Ancora e sempre. La vita si fa sonno dentro di me così è io non me ne accorgo.

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