Nel cuore del mondo
E niente, Evy non ha detto più niente. Io sono rimasto sotto la pioggia ad aspettarla per qualche minuto, poi quando è scesa era bellissima e io ho dimenticato la pioggia, il freddo e tutto il resto del mondo. Siamo andati ad un cinema all’aperto a vedere un film di cui non ricordo neanche il nome. Non l’ho guardato proprio il film, preso tutto com’ero dalla meraviglia che avevo accanto. Non avevo occhi che per lei. Alla fine del film ricordo di averle poggiato una mano sulla coscia, dolcemente.
“Ti è piaciuto il film?” Mi chiede.
Ma io sono milioni di miliardi di galassie distante da quel posto e sono perso nell’infinità degli occhi suoi.
“Daniel, perché mi guardi così?”
“Non l’ho visto il film, Evy. Non l’ho visto. Avevo te da guardare e mi bastava.”
L’unica cosa che ricordo è il calore delle sue mani morbide che mi si aggrovigliano intorno alla mascella, le sue labbra che piano si avvicinano alle mie e io che chiudo gli occhi. Mi bacia piano, dolcemente, come io fossi la cosa più preziosa al mondo. Il sapore della sua bocca si mischia all’odore di balsamo dei suoi capelli che mi scendevano a grappoli sulle ginocchia nude che uscivano dagli strappi dei jeans.
Ed eccolo, dopo dieci anni, lo stesso odore che è diventato l’essenza dei giorni miei. Sono quasi arrivato a lavoro di Evelyn senza neanche accorgermene. Mi capita spesso di vagare con la mente e di ritrovarmi a pensare a tutti i momenti felice che ho passato con lei. Sarà che ho il terrore che tutto mi scivoli improvvisamente dalle mani e che l’unica cosa che mi resti siano i ricordi. Ho parcheggiato la macchina nel parcheggio sul retro, così Evy non potrà vedermi dalla finestra del suo ufficio. Ho la fortuna di avere accanto una delle giornaliste più affermate degli ultimi anni. È bellissima quando è tutta presa dai suoi affanni e dai suoi impegni. Entro con un sorriso enorme sulla mia faccia squadrata e il mazzo di fiori nascosto dietro la schiena e mi avvio verso la segreteria. Per poter entrare nell’ufficio di Evelyn devo prima parlare con la sua segretaria, Grace. L’ambiente qui è molto formale e si respira un’aria di serietà e costanza.
“Ma cosa ci fai, qui, Daniel?”
È Grace che mi parla, sta sull’uscio della porta e mi osserva con una strana espressione.
“Sono venuto a fare una sorpresa ad Evelyn, è nel suo ufficio?”
“Daniel… Evelyn non è qui…”
“Ma cosa dici, Grace! Lo so che è in ufficio, questa mattina doveva scrivere un articolo molto importante. E poi, a casa non c’era, deve essere per forza qui.”
“Daniel, forse non è il caso che tu vada da lei…”
Le sorrido teneramente. Sono contento che abbia tanta premura nei confronti di Evy e che lei sia una donna così rispettata nel suo ambiente di lavoro. Ma so che potrebbe solo renderla felice vedermi entrare nel suo ufficio così, d’improvviso. Ci amiamo perché amiamo allo stesso modo l’inaspettato e lo sregolato della vita.
“Non preoccuparti, sono sicuro che Evy non sarà infastidita da questa mia visita improvvisa. So che non vuole essere disturbata durante il lavoro, ma sono pur sempre la sua eccezione alla regola.”
Vedo l’occhio destro di Grace scattare verso l’alto, un gesto inconsapevole, un tic, qualcosa che non so decifrare.
Mi giro e inizio a salire le scale che finalmente mi porteranno da lei. Sono così euforico, sono come un ragazzino al suo primo appuntamento. Rende così maledettamente sorprendente la vita continuare ad amare così forte anche quando adolescenti non siamo più. Ci separa solo un ultimo gradino, che salgo lentamente. Mi godo fino in fondo quell’attimo che mi separa dalla gioia più grande. La luce è spenta, la porta è chiusa. La apro, piano, senza bussare. Evy è seduta sulla sua sedia di pelle nera e mi da le spalle. Guarda fisso davanti a sé nel silenzio più totale. È da giorni che sta pensando a come scrivere nel migliore dei modi questo importantissimo articolo. Mi avvicino piano e in silenzio, le peggio una mano sul braccio nudo che ha poggiato sulla sedia.
“Daniel!”
E mi salta al collo, mi stringe, sento il suo profumo e finalmente mi sento bene, mi sento a casa, nel mio posto nel mondo. Tutta l’ansia che sentivo questa mattina appena alzato dal letto è svanita completamente. Avevo solo bisogno di lei. Sono un uomo di mare, un capitano pieno di fragilità che sa domare solo un’unica donna nel mondo. Senza lei sarei un naufrago alla deriva della vita.
“Questa mattina non ti ho trovata a letto e volevo salutarti.”
La afferro per un polso e la tiro verso di me, sorridiamo e il mondo intero potrebbe anche bruciare che noi non ce ne accorgeremmo. Le nostre labbra prima inarcate all’insù, arcobaleno rovesciato, ora si aprono tendendo all’infinito, unendosi a creare galassie e costellazioni di emozioni. Ci baciamo e restiamo così, attaccati l’uno alla vita dell’altro senza bisogno d’altro.
Non resisto più, tiro fuori da dietro la schiena il mazzo di girasoli che le ho portato e glielo poggio tra le braccia, poi faccio un passo indietro e resto a guardare la sua dura compostezza che lentamente si infrange sbattendo contro onde anomale di fragilità e dolcezza.
“Ma tu sei proprio pazzo!”
E ridiamo.
E viviamo.
Poggia i fiori sulla sua scrivania e resta lì a guardarli. Io resto lì a guardare lei.
“C’è un bigliettino tra i fiori, aprilo, amore.”
La osservo che con le mani dolci e affusolate sposta i petali con estrema delicatezza e immagino quelle stesse dita di bisso mandarmi in estasi accarezzandomi i capelli, il collo, il petto nudo.
“Domani sera alle 8 fatti trovare pronta, passo a prenderti”
Legge ad alta voce il contenuto della busta e mi guarda con quello sguardo sorpreso che poi finisce per sorprendere me per quanto la renda inspiegabilmente bellissima. Sorprenderla è difficile e riuscirci è una conquista.
Mi sento l’unico uomo felice nel cuore del mondo.
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