Capitolo 53: Extra 3 - Hayden (parte 4)
13 anni dopo l'epilogo, 15/09
Città di San Diego
"Ma chi me lo ha fatto fare?" Penso, rimanendo a lungo fuori dalla porta di casa, sentendo già le urla assordanti da qui.
"Ma quelle sere non saremmo potuti andare al cinema?" Continuo a chiedermi, in silenzio, indeciso se aprire la porta o scappare via.
Il pesante borsone che tengo sulla spalla, però, fa sentire il suo peso e sono costretto a entrare dentro casa mia, dove, non appena metto un piede oltre la soglia d'ingresso, mi ritrovo catapultato a terra.
"Placca meglio lei dei miei avversari." Continuo a pensare, mentre una chioma scura mi finisce in faccia.
«Papi!» Avvolgo le mie forti braccia attorno al piccolo e fragile corpo di mia figlia e la stringo a me, dimenticandomi immediatamente di tutti i pensieri avuti fino a poco fa.
«Mi sei mancato!» Una piccola goccia fuoriesce dai miei occhi, emozionandomi per le parole della mia piccola Leyla e mi alzo in piedi, tenendola addosso a me. «E poi, devo tenerti lontano dalla cucina, ordini della mamma.» Mi sussurra all'orecchio e, anche se non riesco a vederla perché è del tutto nascosta dai suoi lunghi scuri, come i miei e quelli di Olly, so che sta sorridendo.
Il suo sorriso, tale e quale a quello di sua madre, è capace di farmi toccare il cielo con un dito e farmi sentire l'uomo più felice di questo mondo.
Compio un paio di passi, dopo aver abbandonato il borsone a terra e chiedo a Ley il motivo, ma lei fa il segno della serratura sulla bocca e si mette a ridere quando io le faccio il solletico per farla parlare. Solo che, come sua madre, riesce a scapparmi in un battito di ciglia e va a nascondermi. Tiro un sospiro e riprendo il borsone, per poter andare a buttarlo in lavanderia, visto che, altrimenti, mi ritroverei con una moglie infuriata e una notte sul balcone per punizione.
"Almeno così Leyla non mi vede sbatterti a dormire sul divano." Ricordo che mi disse, al nostro primo litigio da genitori. Provai a protestare, dicendo che eravamo in pieno inverno e sarei morto di freddo, ma la sua unica risposta è stata lanciarmi addosso un paio di coperte calde e chiudermi la finestra in faccia.
Quando vuole, la mia dolce Olly sa essere veramente tremenda.
Salgo il primo gradino, ma mi fermo subito, perché un piccolo cucciolo di koala umano, chiamato comunemente Iris, mi impedisce di continuare.
«Papà!» Sorrido davanti a quei occhi scuri e a quelle guance rosse e piene che mi guardano con amore. Mi abbasso e prendo anche la mia secondogenita tra le braccia; le stampo un sonoro bacio sulla guancia che la fa ridere e la porto con me.
«Avete vinto, papi?» Mi chiede, mentre io sistemo le mie cose in maniera perfetta. Le sorrido, fermando un attimo i miei movimenti e osservando come i suoi occhi seguono tutto quello che faccio, anche il più banale.
«Certo, amore mio bello. Il tuo papà è il migliore, lo sai?» Annuisce alla mia domanda e si distrae guardando qualcosa oltre la finestra, seguo il suo sguardo e vedo del fumo nero salire per raggiungere le nuvole.
«Che cos'è, papà?» Chiede Iris, artigliandomi di nuovo la gamba come protezione; finisco velocemente di sistemare e prendo la mia piccola in braccio, pronto a proteggerla da tutto e tutti.
«Non lo so, piccola mia.» Rispondo e, nel frattempo, quasi volo per raggiungere il piano inferiore: ho un brutto presentimento.
«Perché no?» E alla prima domanda con la parola perché all'interno, smetto di rispondere a mia figlia, conoscendo questa fase della sua crescita, e la stringo maggiormente a me.
Che stai combinando, amore mio?
Arrivo al pian terreno della casa che io e mia moglie abbiamo comprato quando è rimasta incinta di Leyla e mi vedo proprio la primogenita venirmi incontro con le lacrime agli occhi.
«Amore! Che è successo? Perché piangi?» Si stringe a me e singhiozza un pochino, poi si stacca per asciugarsi e guardarmi in volto.
Sei uguale a lei.
«La mamma... Ho paura che si sia fatta male.» Mi basta questo per lasciare la mia piccola Iris nelle mani di sua sorella e correre per vedere mia moglie, la quale sta uscendo proprio ora dalla cucina. E non è da sola.
«Alex! Che cosa ci fai qui?» Chiedo alla migliore amica di mia moglie, non aspettandomi una sua visita al mio ritorno da questa partita.
«Oh, ciao Hayden!» Mi saluta, ma si rimette a controllare la salute di Olly e accorro anch'io, chiedendo che cosa sia successo.
«Ci aveva invitati qui per prepararti una festa a sorpresa, sai, per il tuo compleanno e ti stavamo cucinando una torta. Non ha voluto ascoltarmi quando le ho detto di lasciar cucinare me e ha fatto esplodere il forno.»
Cerco di stringere a me mia moglie e la maledico in diecimila lingue nella mia testa, ma cerco di aiutarla senza commentare e, poco dopo, la vedo tirarsi su e riuscire a respirare in maniera normale, seppur con ancora un po' di difficoltà.
«Non saresti dovuto tornare così presto, è tutta colpa tua.» Mi dice con le lacrime agli occhi e mi abbraccia, in cerca di conforto. So che non voleva sgridarmi, ma che le sue parole nascondo più di quel che si possa credere e la cullo, carezzandole i capelli per farla stare meglio.
«Non preoccupatevi, ho già chiamato chi di dovere e tutto sarà sistemato in poco tempo.» Mi volto verso una voce conosciuta che non avevo ancora individuato e non mi sorprendo di vedere Nat con Sergio.
Gli mimo un ringraziamento senza smettere di coccolare mia moglie e aspetto che si calmi del tutto per poterla guardare negli occhi e assicurarmi che stia bene.
Quando si stacca, però, non guarda me, ma si rivolge ad Alex, chiedendole qualcosa che avevano già previsto e poi si alza, lasciandomi un freddo addosso che non sentivo dall'ultima volta che mi ha rinchiuso in balcone e la osservo andare dai bambini.
Prima raggiunge Leyla, abbracciandola e assicurandole che va tutto bene, poi le sussurra di prendersi cura dei suoi fratelli e che deve divertirsi stasera da zia Alex; sposta lo sguardo su Iris che le si aggrappa alla gamba per non lasciarla andare. La prende in braccio e la culla un po', raccontandole di come, quando torneranno, domani, si metteranno a ballare. Al che, la piccola si illumina e si stacca. Infine, mia moglie raggiunge il mio migliore amico e si fa dare il nostro piccolo.
L'unico maschio della famiglia, il nostro piccolo Sergio.
Distolgo lo sguardo, puntandolo sulle mie figlie che mi vengono a salutare e a darmi delle carezze sulle guance quando raggiungo il loro livello.
«Ti vogliamo bene, papi.» Mi dicono in contemporanea e un altro paio di lacrime lasciano i miei occhi. Le stringo in un abbraccio di gruppo e, ora, sono io quello che singhiozza un po'.
Qualcuno, Nathan presumo, mi tira una pacca sulla spalla e mi dice di mostrarmi il duro che sono sempre stato.
«È solo per una notte, mica stai partendo per la guerra.» Abbraccio anche lui, preso dal momento e lo sento rigido a questo contatto inaspettato che poche volte ci siamo scambiati.
«Chissà che cosa direbbero i nostri vecchi compagni di scuola vedendo adesso il grande cavaliere H.» Scoppia a ridere e io lo mando a quel paese, attento a non farmi sentire dalle piccole.
Saluto anch'io il piccolo Sergio e gli lascio un bacio sulla guancia poco prima che LexLex me lo rubi e porti mio figlio nella loro casa, a cinque minuti a piedi da qui.
Vedo Olly che evita il mio sguardo e il contatto con me, rimanendo in silenzio e inizio a innervosirmi.
Sono appena tornato da una trasferta e questo è quello che mi aspetta? I figli rapiti dai nostri migliori amici e una moglie che mi evita?
«Perché i bimbi sono stati portati via?» La vedo sussultare alle mie parole e mi avvicino quando lei si volta verso di me. I suoi occhi sono ancora velati di lacrime e si lancia sul mio petto. Sento dei leggeri colpi sulle costole e avvolgo le mie braccia attorno a lei.
«Stava andando tutto bene, poi Leyla è venuta a dirmi che eri arrivato e sono andata nel panico.» Comincia a spiegare, smettendo di darmi dei pugni. «La torta era uscita bene e avrei dovuto cuocerla prima di inserirci dentro la sorpresa, ma non me ne hai dato il tempo.»
Che cosa stai dicendo, amore mio?
Tira su con il naso e si scosta, facendo in modo di potermi vedere in volto. I suoi occhi rossi, lucidi ma sempre bellissimi mi colpiscono come una valanga inattesa e mi sembra di non riuscire più a stare a galla, di essere sul punto di annegare nelle sue lacrime e nel suo dolore. Stringo un suo braccio, cercando di non farle male, e cerco in lei la forza che mi sta venendo a mancare.
Solo tu riesci a destabilizzarmi così, amore mio.
All'improvviso, sorride e sento il mio cuore sciogliersi, mentre il mondo torna al suo posto originario; ritrovandomi a sorridere con lei.
«Spero che abbiate vinto, perché la tua sorpresa avrà bisogno di molta adrenalina per essere digerita, un po' come ci vuole uno stomaco di ferro per poter trattenere quel che cerco di cucinare.» Ridiamo insieme e mi siedo sul divano di tessuto nero, così che i nostri figli non avrebbero potuto sporcarlo, mettendola poi seduta a cavalcioni su di me.
La bacio sulle labbra, preso dalla nostalgia che ho avuto e la voglia incontenibile di lei; scendo a contornarle la mascella per poi giungere sul suo collo. Mi fermo sulla giugulare e ci passo la lingua, sentendo mia moglie sciogliersi su di me.
Mugola qualcosa e inizia a strusciarsi, cercando un maggior contatto.
«Amore... non dovremmo.» Nonostante le sue parole, lei continua a chiedermi di più e io non riesco a fermarmi: le slaccio la camicia azzurra che indossa e mi fermo a osservare il suo corpo sempre perfetto, notando subito un particolare.
«Mi sembra familiare.» Mi lascio sfuggire a mezza bocca, prendendo tra le mani quel ciondolo strano. Il suo sorriso torna a far capolino sul suo viso rosso per l'eccitazione e i suoi occhi perdono quella scintilla lussuriosa che mi piace molto.
Ora sono birichini e ho paura di quel che potrebbe accadere da questo momento in poi.
«Certo che ti è familiare, l'ho usato per molto tempo, in passato.» Una piuma bianca è ancora appesa al suo collo, sotto questo nuovo e vecchio pendente, a ricordarci sempre di una parte che è stata perduta troppo presto.
«Vuoi giocare agli indovinelli, amore? Sai che non sono un tipo molto paziente.» La guardo negli occhi e vedo una nuova scintilla al loro interno. Una scintilla che sono sicuro di aver già visto, che sa di speranza e di belle notizie.
Anche se le mie intere budella si stanno rivoltando per una strana sensazione.
«D'accordo, d'accordo. Certo che sei antipatico.»
Il suo occhiolino mi dimostra lo scherzo nascosto nelle sue parole e la vedo prendere un grosso respiro. Sorride.
Un sorriso che mi mostra gioia e paura, un sorriso che riesce a tenermi sul filo del rasoio fin quando non parla.
«Sono incinta.»
Prima di tutto, voglio ringraziare IlariaCaraglio per la "malsana" idea che mi hai fatto venire (*coff coff* non pensare male, non pensare male *coff coff* e sì, lo stavo dicendo anche a me stessa) con i tuoi scleri sugli figli tra Hayden e Olly. Eccoti accontentata! 😂
Spero che il capitolo ti sia piaciuto, così come a tutti gli altri lettori che sono arrivati fino a qui.
Ora, però, voglio lanciarvi una sfida: ditemi quale potrebbe essere stata la reazione di Hayden all'ultima frase di Olly! 😂
Voglio leggere le vostre teorie ahah, non vedo l'ora!
Prima di lasciarvi, voglio avvisare a chiunque abbia intenzione di leggere ancora qualcosa di mio, che sia nuovo o ispirato a qualche cosa che già avete letto ancora non ve lo posso dire che Mercoledì 15/04/2020 pubblicherò il capitolo delle informazioni e il prologo della storia intitolata "Il mio amore sbagliato".
Vi aspetto in molti per scoprire il (o la) nuovo protagonista della storia, chissà che già non lo conosciate 🤭
Ora vado a mettere davvero il "completato" a questa storia.
E buona Pasquetta a tutti!
Bene, ora vi lascio e torno alla mia vita, privandovi della sottoscritta, ma ci rivedremo presto!
A mercoledì!
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