Capitolo 80
Questo ragazzo ha quasi gli stessi atteggiamenti presuntuosi e sfottenti di Russel; parlargli in questo momento accresce la mia rabbia come la faceva crescere Russel, non ci sono differenze fra i due se non estetici. Eppure tutti e due hanno quel qualcosa che mi attira a tal punto da non importarmene se andare dove sono loro mi porta alla morte certa, ne sono attratta come una calamita.
"Se ci fosse un motivo o meno bé...io non lo conosco." sbotto di colpo allontanandomi quanto più possibile da quegli occhi così scuri e profondi e quella bocca tentatrice.
Si mette dritto infilando le mani nelle tasche, non si muove di un passo ma non smette di fissarmi:"E non vuoi nemmeno conoscerlo?" il suo tono è provocatore, ben diverso da quello usato pochi minuti fa.
Deglutisco prendendo tempo per pensare a cosa rispondere, sono davvero interessata a conoscere la sua risposta ma a cosa servirebbe? Non resterò a lungo in questa città, non credo cambierebbe ciò che voglio se sapessi cosa questo ragazzo vuole da me.
"N-non credo di essere interessata." balbetto senza perdere la mia difficilmente conquistata stabilità che mi allontana da strane tentazioni.
Fa un passo solo verso di me e basta a far crollare la fortezza che stavo costruendo nei miei dintorni:"Tu non lo sei ma la tua mente vuole sapere."
Sussulto corrugando la fronte:"Cosa?" la mia domanda suona molto acuta.
"Vedi Emily, non mi avresti detto dove alloggi questa notte e non avresti accettato la mia uscita questa mattina, se non avessi un minimo di interesse nel sapere chi sono e perché non ho alcuna intenzione di allontanarmi da te."
Mi sbagliavo poco fa nel pensare che questo ragazzo e Russel hanno poco in comune se non la capacità di mandare in fumo ogni mio briciolo di razionalità perché, dopo queste parole, è come avere difronte il suo gemello o clone perfetto. E adesso non posso fare nulla, mentire sarebbe stupido tanto non mi crederebbe e andare via accrescerebbe solo la paura che ho di lui. Quindi non mi resta che stare qui e reggere il gioco fino all'ultima carta disponibile nel mazzo.
Sospiro stringendo i pugni e affrontando il suo sguardo:"Hai ragione Logan, hai vinto tu."
Fa un ghigno divertito, sembra che gli piaccia mostrare quel suo sorriso perfetto:"Cara Emily, non è la vittoria che voglio."
"C-cosa?"
Socchiudo appena gli occhi:"E che cosa vuoi?"
Toglie le mani dalle sue tasche e comincia ad avvicinarsi a me, in automatico indietreggio senza sapere perché il mio corpo abbia preso a muoversi da solo:"Voglio fare un gioco."
"C-che gioco?" continuo ad indietreggiare lentamente e Logan ad avanzare.
"Usciremo insieme per una settimana." l'ultimo passo e mi trovo con le spalle al muro:"Alcun contatto fra di noi, solo uscite, giri turistici, ristoranti e divertimento." deglutisco quando si ferma davanti a me, pochi passi ci dividono:"Trascorrerai una settimana indimenticabile." la sua voce diviene un sussurro che con il tono della sua voce fa vibrare ogni mia vena; poggia entrambe le mani al muro ai lati del mio viso ingabbiandomi, avvicina il suo volto al mio come questa notte, quasi a far toccare le sue labbra alle mie:"Se al termine della settimana le tue labbra saranno sulle mie...tu dovrai essere mia."
Deglutisco a queste parole:"E...se...non cedo?" balbetto scandendo ogni parola.
Logan si mette dritto di scatto allontanandosi da me e voltandomi le spalle avviandosi verso la porta del palazzo:"Se non cedi sarai libera." "Libera?" rimango immobile attaccata al muro fissando il vuoto, sono rimasta così spiazzata da queste parole che non riesco a muovermi:"Allora? Vuoi rimanere incollata al muro per tutto il giorno?" ma la sua voce mi fa spaventare costringendomi a sbloccarmi e raggiungerlo di corsa alla porta.
Come per prima, questa volta scendiamo le scale per arrivare all'ascensore e nell'attesa della chiamata, mi fermo il più lontano possibile da Logan ma lui sembra impassibile e tranquillo.
Penso e ripenso alle parole che mi sono state appena dette, alla scommessa e al fatto di essere sua qualora avessi ceduto; deglutisco immaginando le giornate che potrei passare in sua compagnia e non capisco perché ma ora più che mai desidero fortemente tornarmene a casa e lasciare tutto sospeso, senza alcuna mia traccia.
L'ascensore arriva, entro poggiandomi alle pareti di ferro freddo e nuovamente osservo le spalle possenti di Logan. Fisso la sua schiena come fosse un dipinto di Monet, dove soffermarsi alla semplice osservazione visiva non aiuterà a capire cosa rappresenta la sua opera.
Poi dal nulla scatta qualcosa in me che non so ben capire:"Torno in albergo." spalanco gli occhi e metto subito una mano davanti la bocca quando mi rendo conto di aver pensato ad alta voce.
Deglutisco quando lui si volta verso di me con aria tranquilla e pacata:"Non puoi."
"P-perché?" balbetto poi l'ascensore si ferma e i portelloni si aprono davanti a noi.
"Dobbiamo ancora fare colazione insieme e..." si avvicina di poco verso di me:"...il mio gioco inizia proprio adesso." sussurra con mezzo sorriso per poi uscire dall'ascensore.
Una volta lasciato il palazzo a vetro, non riesco proprio a camminare al suo fianco come prima, motivo per cui mi ritrovo spesso indietro al suo passo lento ma dalle lunghe falcate. Non lo avevo notato prima o forse non ci avevo fatto molto caso ma, Logan non è molto alto, almeno non quanto Russel o Robert. E' qualche centimetro più alto di me ma, quando mi si avvicina con quell'aria seducente e misteriosa, riesce a sembrare più alto di chiunque altro.
La strada percorsa conduce di nuovo alla piazza ed io, anche a questa distanza, cerco di intravedere il bar di Jessica che mi sembra esser ancora chiuso.
"Allora, cosa ti piacerebbe mangiare?" domanda Logan, non mi ero ancora accorta si fosse fermato poco distante l'entrata di un lussuoso bar.
Guardo verso l'interno, un profumo intenso di cornetti appena sfornati stuzzica il mio appetito facendomi brontolare lo stomaco.
"Buongiorno." una voce femminile da dietro le mie spalle mi fa sussultare, voltandomi mi trovo davanti questa ragazza con un vassoio pieno in mano e dei lunghi capelli rossi raccolti in una coda alta:"Volete entrare?"
"Si, grazie." risponde Logan che segue la ragazza all'interno.
Mi sento alquanto sciocca e impacciata, da quando ha detto quelle cose sul terrazzo, non riesco più a riprendere la mia coscienza e comportarmi come una ragazza normale. .
"Gradite un tavolo?"
"Si."
"Prego, accomodatevi."
"Vieni, Emily." e la sua mano sul mio braccio lascia entrare dentro me una scossa di adrenalina improvvisa, la stessa che provai quando le mani di Russel hanno esplorato ogni parte del mio corpo nudo e desideroso del suo calore.
Lo seguo verso il tavolino più lontano e nascosto del bar, mi siedo difronte a lui e cerco invano di fermare il tremore che ho alle gambe.
"Allora Emily, come mai sei venuta qui?" Logan congiunge le mani davanti a sé, ha lo sguardo serio e curioso.
"E ora, che cosa gli racconto?" "Avevo bisogno di cambiare aria." dico d'un fiato, dopotutto è la verità.
Fa un verso muto poi lascia scivolare le sue mani sul tavolo:"E come mai hai scelto proprio questa città?"
"Non l'ho scelta, mi sembrava quella più lontana da..." mi blocco di colpo accorgendomi di star per dire qualcosa che non dovrei dire, non ora e non a lui.
Socchiude gli occhi:"Da?"
Deglutisco e mi schiarisco la voce per cercare di mandare giù il solito nodo alla gola.
Non voglio dirgli che sono qui per non pensare più a Russel, sarebbe una bugia a me stessa perché, nonostante adesso io sia seduta davanti un ragazzo attraente e con tutte le intenzioni di avermi per sé, io non riesco a non pensare a lui. E sono sicura che uomini come McRoverguy non ne incontrerò mai nella mia vita ma, devo anche pensare che per lui altro non ero che una semplice scommessa, un giocattolo da manipolare a suo piacimento. E ora che ci penso, non ho ricevuto neppure una sua mail da quando sono andata via da casa sua.
Mi faccio coraggio smettendo perfino di tremare, c'è in balia un gioco che ne vale la mia libertà, non voglio perdere e se continuo a lasciarmi tentare o impaurire da Logan, tutto ciò che ho lasciato indietro non tornerà più.
"Lontana da tutto lo stress lavorativo." ora sono io a portarmi una mano sotto il mento e assumere una posizione più elegante e pacata, lui mi guarda con aria stupita e ammirata ed io ringrazio il fatto che intravedo la ragazza dai capelli rossi avvicinarsi al nostro tavolino.
"Signori, volete ordinare?" estrae il blocchetto con la penna e rimane in attesa.
"Io vorrei un caffè." ordina Logan.
"E per lei, cosa le porto?"
"Un caffè anche per me, grazie." sussurro.
La ragazza ci lascia con un sorriso e Logan torna serio a guardarmi.
"Dicevamo?" domanda.
Adesso voglio sapere io qualcosa di lui:"La discoteca che gestisci, è tua?"
"E' diventata di mia proprietà da circa un anno, prima avevo un socio che ora non c'è più."
Mi sfrego le labbra:"E...dov'è adesso, se posso?"
"Ha riempito di debiti il locale e poi ha deciso che non era faccenda sua ripagare tutto il danno, così ha lasciato nelle mie mani i suoi guai."
Rimango basita da tutta la leggerezza con cui ne parla, come se non gli importasse nulla di quanto accaduto.
"Mi dispiace, non è stato un gesto carino da parte sua." sussurro.
"Non importa, i debiti sono stati saldati e il locale funziona alla grande anche da solo." fa un mezzo sorriso poi la cameriera si avvicina consegnandoci i caffè:"Sicura per te vada bene solo il caffè?" annuisco bevendone un sorso:"E tu invece, di cosa ti occupi?"
A questa domanda il mio cuore balza rapidamente in gola, non voglio che lui sappia chi sono realmente non per mancanza di fiducia ma, semplicemente, vorrei che il mio lavoro per chi non mi conosce rimanga un segreto.
Bevo un po' di caffè sperando mi aiuti a mandar giù il cuore balzatomi in gola:"Sono una veterinaria." la prima cosa che mi è venuta in mente, Christina mi sgriderà per averlo fatto.
"Amante degli animali, interessante."
"Eh già." sorrido imbarazzata per la bugia.
"Ho un cane, Spike, quando avrò bisogno di aiuto per lui saprò già a chi chiedere." sorride mandando giù l'ultimo sorso di caffè che io, presa dall'isteria, ho mandato giù tutto d'un fiato:"Bene, vado a pagare." ci alziamo dal tavolo e mentre lui si avvicina alla cassa, io esco fuori.
Al contatto con l'aria fredda, faccio un grosso respiro come se fossi rimasta in apnea per tutto questo tempo.
"Ecco, mi sono cacciata ancora una volta nei guai."
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