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Capitolo 68

Dopo aver a lungo chiacchierato con Cristina e Scott sulla mia decisione di lasciare la città per un paio di giorni, mi stiracchiai un po' e mi alzai dal divano.
"Cristina, Scott..." guardai entrambi:"Non so come ringraziarvi per il vostro appoggio e la vostra ospitalità".
"Ma che scherzi Em?" sbottò Cristina:"Questa è casa tua e la porta per te rimarrà sempre aperta, lo sai", si alzò per darmi una piccola pacca sulla spalla.
Sorrisi:"Vado in camera, dovrei prenotare un volo il prima possibile". 
"Non rimanere sveglia troppo a lungo", anche Cristina sorrise .
Presi la mia valigia ed il mio portatile, volsi un altro sorriso ad entrambi e mi allontanai per rinchiudermi in camera mia.
Era rimasto tutto come lo avevo lasciato, a parte per la trapunta e la tenda che conferiva alla stanza un colore acceso e vivace. Mi sentivo sempre come se non avessi mai lasciato questo appartamento, come se non avessi mai deciso di cambiare casa per un progetto che ora volevo solo dimenticare.
Stavo vedendo uno dei miei sogni frantumarsi in mille pezzi e i piedi di chi li aveva distrutti camminarci sopra per sbriciolarli ancor di più.
Sospirai chiudendomi la porta alle spalle e lasciando la valigia all'angolo della stanza, mi sedetti sulla sedia poggiando il portatile sulla scrivania. Appena lo schermo si illuminò, apparve una mail che non ebbi neanche più la voglia di vedere chi l'avesse inviata.
Cominciarono così le mie ricerche per voli ed hotel, una lunga ricerca che mi tenne sveglia quasi tutta la notte.

Con la stanchezza nel corpo e negli occhi, arrivò l'alba senza dormire che dovetti già prepararmi per andare via; il mio volo sarebbe partito verso le nove e la stazione distava un'ora dal Roxi Street. Guardai l'orologio, avevo tempo sia per una doccia rigenerante che per una colazione calda così, uscendo dalla camera, mi assicurai di poter fare tutto senza dare disturbo o essere disturbata.
In casa, quando lasciai la mia camera da letto a piedi nudi, c'era un pesante silenzio che mi diede a comprendere Cristina e Scott stessero ancora dormendo. Ne approfittai, dunque, per usufruire del bagno prima che uno dei due potesse farlo a discapito della mia partenza.
Quando entrai nella doccia, il getto dell'acqua sul mio corpo provocò la stessa sensazione della bocca di Russel quando assaporava ogni centimetro di me. Al pensiero chiusi gli occhi cercando di scacciare via la scena, sentii un senso di vergogna per quanto accaduto che non riuscii più a cancellare l'immagine dalla mia testa.
Sospirai rassegnandomi all'idea che per un po' avrei vissuto con questo ricordo, dopotutto erano passate solo cinque ore da quel momento, dovevo darmi tempo.
Lasciai la doccia senza coprire la mia nudità, mi guardai allo specchio, sfiorai con le dita alcuni segni lasciati da Robert la notte prima e mi stupii di come Russel non li avesse visti.
"Era tutto buio Em e se anche fosse, tu sei stata solo una scommessa". 
Forse la mia parte razionale diceva la verità, ero stata solo una scommessa, non avrebbe fatto alcuna differenza per lui immaginare o capire di poter essere andata a letto con un altro uomo, soprattutto con Robert che lo odiava più qualsiasi altra cosa al mondo.
Dopo poco, ancora fissandomi allo specchio, fra tutti i miei pensieri confusi e distrutti, sentii bussare tre colpi alla porta.
"Emily, sei dentro?" sussurrò Cristina.
Mi guardai intorno per cercare l'asciugamano da girare intorno al mio corpo:"Sì, sto per uscire".
Mi assicurai di essere abbastanza coperta prima di lasciare il bagno e trovare Cristina davanti la porta a sorridermi.
"Buongiorno", sorrise.
"Buongiorno", sorrisi di rimando entrando di tutta fretta nella mia camera.
Non volevo che Scott mi vedesse così.
Cristina mi seguì in camera:"Quindi sei decisa a partire?"
Mi bloccai prima di vestirmi, non mi vergognavo a mostrarmi nuda davanti a lei.
Mi voltai verso Cristina spegnendo quel sorrisetto che cercavo di tenere acceso su di me ancora per un po', annuii alla sua domanda incapace di rispondere senza diventare più triste di quel che in realtà ero.
"Hai deciso la destinazione?" si sedette sul letto, feci lo stesso anche io.
"Credo me ne andrò in Europa, ancora non ho scelto la destinazione precisa. Credo mi lascerò trasportare dal primo aereo con quella tratta". 
"Un viaggio molto lungo, direi", osservò lei. 
"Tredici ore di volo, qualcosa di più o qualcosa di meno".
"A che ora è la partenza?"
Seppur non lo facesse vedere, anche Cristina era triste per la mia improvvisa scelta; sembrava che, come me, non avesse dormito molto.
Sospirai:"Alle nove".
Cristina si alzò dal letto:"Mi permetti di accompagnarti alla stazione?"
La guardai per un istante, uno solo, poi spuntò fuori quel sorriso che avrei voluto avere sempre sul mio viso:"Certo che puoi".
"Preparo la colazione e lo spuntino per il viaggio", sorrise avvicinandosi a grandi passi verso la porta.
"Cris, non c'è biso..."
"Non dire niente, va bene?" si girò di scatto fulminandomi con lo sguardo come sempre quando osavo ribellarmi alle sue scelte, poi sorrise:"A fra poco".
Chiuse la porta della mia camera ed io rimasi a fissare il vuoto.

Dopo una colazione abbondante, una chiacchierata veloce ed interessante con Scott che nel frattempo si era unito a tavola, l'attesa che Cristina si preparasse e me che realizzassi davvero l'idea di star partendo, si erano fatte le otto.
"Ragazze, vengo anche io con voi", annunciò Scott appena Cristina uscì dalla camera pronta ad uscire di casa:"Non voglio che poi Cristina torni da sola a casa".
"Tesoro, le farai fare tardi", suggerì Cristina dolcemente.
"Vengo direttamente così", i due si scambiarono una rapida occhiata:"Anche io voglio esserci per la partenza di Emily", deglutii, non mi ero mai sentita così felice prima di ora.
"Va bene, andiamo", esclamò Cristina lasciando l'appartamento.
Il viaggio fino alla stazione durò un'ora precisa, arrivammo all'aereoporto che Cristina era più agitata di me anche se avevo il cuore in gola.
Deglutii vedendo persone scendere dal taxi con valigie più grandi e sicuramente piene della mia; con lo sguardo soddisfatto o triste in volto per l'idea di dover lasciare il proprio posto, la propria città, i propri cari e i loro amori.
Arrivammo all'ingresso quasi pieno di gente, la stazione era sempre un posto molto affollato ed io che non ero tanto alta avevo difficoltà nel trovare la giusta direzione.
"Emily, di qua", ma fortuna che Scott era venuto con noi, lui era molto alto e non aveva i miei stessi problemi.
Lo seguimmo fino ad arrivare al tabellone che indicava il mio volo per l'Europa, rimasi colpita dall'enorme vetrata interna che lasciava intravedere la zona esterna, con i suoi enormi aerei bianchi con la scritta rossa.
[Tutti coloro che sono diretti al volo per l'Europa si mettano in fila sulla sinistra. La receptionist controllerà il vostro biglietto ed il vostro passaporto, partiremo fra venti minuti. Rispetto per la fila, grazie].
La comunicazione si interruppe ed io feci come annunciato dalla donna, seguita da Cristina e Scott.
"Non ci voglio pensare", la  voce di Cristina tremò ma ero certa stava seriamente impegnandosi per non piangere davanti a me.
Passarono cinque minuti prima del mio turno, mi fermai davanti il banco ed una ragazza con gli occhiali mi fece una serie di domande per giungere alla conclusione ovvia.
"Biglietto e passaporto, grazie", sorrise.
"Ho qui con me il passaporto, il biglietto l'ho prenotato online", consegnai il passaporto.
"Mi dia i suoi dati, nome e cognome vanno bene".
"Emily... Emily Castle", la ragazza mi guardò stupita.
"Aveva un volto conosciuto", sorrise, ricambiai. Dopo qualche secondo di ricerca mi consegnò il passaporto:"Prego, passi il tunnel che la conduce all'esterno. Buon viaggio". 
"Loro possono venire?" prima di lasciare la sala, indicai Cristina e Scott.
Vederli mi metteva tenerezza, lui le cingeva la vita mentre Cristina aveva il capo chinato sulla sua spalla.
"Sì, ma per rientrare dovranno poi fare il giro", spiegò la ragazza.
Li guardai e senza aggiungere niente mi seguirono verso l'esterno passando per il tunnel.
Raggiungemmo l'aereo GRO e davanti le scalinate un uomo in divisa mi ferma:"Europa?"
"S-sì", balbettai.
"Conosce tutte le regole in caso di emergenza?" domandò, annuii:"Prego e buon viaggio".
Mi voltai verso Cristina che, come non mi aspettavo, la vidi piangere.
"Non fare così", le sussurrai abbracciandola.
"Torna presto, ti prego", sussurrò singhiozzando.
"Prima di quel che pensi", lasciai l'abbraccio e guardai Scott.
"Fai buon viaggio", mi sorrise, annuii ed inaspettatamente mi abbracciò.
"A presto", sussurrai sospirando.
Una volta saliti i gradini, ritrovandomi all'interno dell'aereo, cercai un posto libero qualunque. Mi sedetti al posto N°14 lato finestrino del corridoio est, posai la mia valigia in alto e mi accomodai volgendo senza attese il mio sguardo verso l'oblò.
L'immagine lontana di Cristina, abbracciata al suo amato, fece scivolare incontrollate tutte le lacrime che avevo trattenuto.

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