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Capitolo 62


Quando entrai in camera e mi chiusi la porta alle spalle, uno strano tonfo arrivò dal corridoio, come se Russel avesse tirato un pugno al muro o gli avesse lanciato contro qualcosa di pesante. Sobbalzai all'idea che potesse aver fatto una cosa simile, che si fosse potuto far male, poi nella tentata voglia di raggiungere la calma, mi sedetti sul letto cominciando a piangere. Mi sentivo terribilmente sciocca a pensare ogni volta che fra noi potesse davvero nascere qualcosa di vero e non più falso ed ipocrita.
Mi portai una mano sulle labbra bagnate di lacrime, accarezzandone i contorni come aveva fatto lui prima; scivolai le dita sul collo percorrendo la stessa strada fatta da lui con la lingua, mi fermai al bordo dell'asciugamano e cominciai a tremare al pensiero che era ad un passo dallo scoprire il mio corpo e farne ciò che voleva senza il mio oppormi. Chiusi gli occhi un istante tirando su con il naso, poggiai i gomiti sulle gambe e mi presi la testa fra le mani sentendola gonfia e pesante.
"Ma come ho potuto ricaderci di nuovo? Come posso continuare a sperarci ancora nonostante fosse tutto così evidente?"
Deglutii colta improvvisamente da una strana rinascita e voglia di riprendermi immediatamente; mi alzai dal letto avvicinandomi alla porta, sbirciai in corridoio per vedere se Russel fosse ancora lì e quando notai che non c'era, rientrai in stanza, mi vestii con le prime cose che trovai, sistemai i miei capelli e lasciai la camera in punta di piedi cercando di fare il meno rumore possibile. Mi guardavo continuamente intorno fin quando non arrivai all'ingresso, presi le chiavi della mia auto e lasciai la casa.
Colpita dal vento gelido delle quattro di notte, entrai in auto senza alcuna idea di dove io volessi andare né perché stessi compiendo questo gesto; ma appena misi in moto, tutto partì spontaneo specialmente la strada da me percorsa.

Arrivata nella città deserta e silenziosa, svincolare in una di queste traverse era diventato un dubbio soffocante e fastidioso. Ma il piede sull'acceleratore era come se avesse vita propria e le mani sul volante si muovessero in direzione da me non scelta. Deglutii quando mi resi conto di essere davanti il vicolo in cui si trovava l'appartamento di Robert.
Sospirai mentre accosto e spensi il motore.
"Ma che cosa sto facendo?"
Mi rimproverai e nonostante sapessi che era tutto così dannatamente sbagliato, sentivo il bisogno di andare oltre e sbagliare ancor di più, come se volessi dimostrare a me stessa che anche io ero capace di fare ciò che volevo della mia vita senza dare conto ai sentimenti di chi mi circondava.
Scesi dalla macchina a denti stretti, decisa ormai di compiere uno dei gesti più azzardati e folli della mia intera vita; varcai il cancello dell'abitazione arrivando al portone fortunatamente aperto. Una volta entrata, tentennai un po' ma non mi tirai indietro.
Avevo il cuore in gola, le mani calde e sudate seppur facesse freddo e lo stomaco in subbuglio dato dalla forte adrenalina che sentivo addosso. Arrivata davanti la porta dell'appartamento, feci un respiro a pieni polmoni per poi suonare al campanello. Attesi qualche secondo che mi parve lungo ore ed il rumore della maniglia fece aumentare il mio tremore e la mia ansia.
"Emily?" lo sguardo confuso ma allo stesso tempo meravigliato di Robert mi fece quasi sentire male:"Che cosa ci fai qui?"
Non sapevo che faccia io avessi in questo momento, ma sicuramente una di quelle sconvolte e preoccupanti che Robert conosceva a memoria..
Deglutii avvicinandomi di un passo verso di lui:"Posso entrare?"
"Certo", sussurrò lasciandomi lo spazio per entrare.
Avanzai passandogli accanto, c'erano candele accese sparse un po' ovunque e un profumo di cera sciolta che riempiva la stanza. Sentii chiudere la porta alle mie spalle ma non vidi Robert avanzare né al mio fianco e né dietro di me.
Avevo il cuore a mille, il nodo allo stomaco cominciò a farsi strada verso la mia gola, le mani raffreddarsi e tremare e un senso di impotenza cadermi giù fino alle ginocchia. Sospirai, attesi, pensai; cercai di riprendermi da ogni sensazione negativa e la cosa più improbabile che mi venne da fare in questo istante fu girarmi di scatto verso Robert, fermo immobile dietro le mie spalle, avvolgere le mani intorno al suo collo e baciarlo come se fosse l'unica cosa in grado di tenermi in vita.
Rispose al bacio come se non aspettasse altro, stringendo in contemporanea la mia nuca fra le mani e lasciando alle sue voglie di esplodere attraverso un dolce ansimare.
Lentamente mi allontanai dalle sue labbra sentendole umide e bagnate, la stessa sensazione provata con Russel, deglutii lasciando che Robert continuasse ad accarezzarmi i capelli questa volta in modo molto più dolce e delicato.
Sorrise:"Devo dare un nome a questo bacio?"
Lo guardai attentamente poggiando un dito sulle sue labbra:"Voglio solo capire cosa si prova a fare qualcosa di sbagliato", sussurrai.
Mi prese per il polso allontanando la mia mano:"Che cosa vuoi dire?"
Mi sollevai verso di lui alzandomi sulla punta dei piedi e poggiando di nuovo le mie labbra sulle sue che non opposero alcuna resistenza:"Che voglio venire a letto con te, ora".
Pronunciata questa frase, le sue braccia si avvolsero alla mia vita per stringermi sempre più forte al suo corpo caldo e possente.
Le sue mani dapprima dolci e delicate sui miei capelli, ora erano vogliose e desiderose di esplorare ogni centimetro di me e fare suo ogni gemito che sarebbe uscito dalla mia bocca.
Mi guardò dritto negli occhi poi mi posò rapido un morso sul labbro; mi baciò sul collo che io gli cedetti volentieri come fossi la preda e lui il più assetato vampiro; mi spinse a camminare verso il divano per poi farmi sedere su di esso e osservarlo mentre levava via la sua maglietta. Mi baciò ancora e più lo faceva e più volevo essere baciata fin quando non mi prese in braccio e mi fece sedere sulle sue gambe.
"Quanto sei bella", sussurrò spostandomi i capelli dal viso.
Sorrisi accarezzandogli la guancia per poi levar via la mia maglietta con un solo gesto, ritornai a baciarlo come non avevo mai fatto prima e come mai avevo desiderato fare.
Il silenzio della casa venne immediatamente disturbato dai nostri gemiti e dalle nostre labbra bagnate che schioccavano al contatto; questa volta era tutto molto più feroce, violento, come se dovessi pagare ogni peccato fatto contro di lui per averlo rifiutato quando avrei dovuto solo avvicinarmi un po' di più. 
"Mi vuoi?" domandai fra un ansimare e l'altro.
"Sì", sussurrò ansimante anche Robert.
"Dimmelo".
"Ti... voglio, Emily".
"Fammi tua, allora", ordinai sulla sua bocca.
Era bastata questa frase per farlo scoppiare completamente.
Mi adagiò violentemente sul divano slacciando via i miei jeans e tirando giù i suoi.
Tutti i suoi baci percorsero una strada che partiva dal mio collo, sul mio seno, sulla mia pancia per poi fermarsi al bordo in pizzo dei miei slip.
Mi guardava mentre accarezza il calore emanato dalle mie voglie, dalle mie lussurie; mi contorsi sotto di lui cercando il suo viso con le mani. Poi tutto si trasformò in un attimo quando la sua pelle calda e sudata fu sulla mia ed i suoi movimenti violenti e decisi son dentro di me.

Spazio autore:
Ops Emily, ma cosa stai combinando?

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