Capitolo 56
Nel frattempo erano trascorse all'incirca due ore da quando mi ero risvegliata, finalmente potevo lasciare l'ospedale e quando mi avviai verso le scale insieme a Cristina, nell'attesa che l'ascensore arrivasse, anche Russel e Robert ci seguirono.
Mi fece stranezza vederci tutti e quattro insieme o meglio, vedere loro due insieme seppur l'odio reciproco. C'era tensione fra i due, era palpabile, quasi la si poteva toccare oltre che percepire; era pesante, per nulla rilassante, mi sarei allontanata piuttosto che stare vicino a loro due che sembravano due blocchi di ghiaccio immobili.
Ma nel frattempo l'ascensore arrivò e si aprì, Cristina mi tenne sotto braccio mentre Robert e Russel si poggiarono alle pareti uno distante dall'altro. Raramente Robert mi dava qualche occhiata che, appena me ne accorgevo, cercavo di evitare a tutti i costi. Quando arrivammo al piano terra e le porte si aprirono, ringraziando dentro me che fosse stato breve, uscimmo tutti insieme fino a sentirmi sfiorare il braccio da Russel.
Quando la sua pelle fece contatto con la mia, mi irrigidii mentre lui si fermò a guardarmi; aveva uno sguardo spento, privo di ogni tipo di emozione, quasi mise i brividi. Sapevo per certo fosse deluso da me, anche se ero andata contro Robert per avvicinarmi a lui; forse voleva io mi opponessi anche a Cristina ma, come avrei potuto? Lei è la mia coinquilina, la mia migliore amica, il mio tutto, non potevo allontanare anche lei.
Deglutii attendendo che uscisse prima di me, poi lentamente raggiunsi Cristina che era appena qualche passo più avanti.
Uscendo dall'ospedale venni colta da un leggero vento fresco e pungente, tutto sommato un tocco piacevole e delicato da sentire sulla mia pelle calda e stressata.
"Devo avere un aspetto orribile" , pensai immaginando il mio viso screpolato, con occhiaie e borse sotto gli occhi.
"Sono ancora dell'idea che Emily debba tornare a casa con me", Robert insistette dietro le mie spalle.
Era un uomo abbastanza testardo, sapevo per certo non si sarebbe dato per vinto così tanto facilmente. Russel invece era a pochi passi avanti, non riuscivo a vedere la sua espressione facciale, ma lo vidi stringere i pugni dopo l'insistenza di Robert.
"Io sono convinta che tu ti stia seriamente sbagliando", ma fu Cristina a rispondere in modo del tutto poco delicato e signorile:"Non permetto a nessuno dei due di prendere ordini su di lei, chiaro?" si fermò guardando entrambi in modo altezzoso.
Sorrisi nella mia mente: era così dolce quando prendeva le mie difese che ogni volta avevo estremo bisogno di stringerla forte a me anche se non sempre amavo farlo.
Arrivammo all'auto di Cristina dopo dieci minuti buoni di cammino lento e silenzioso imbarazzo, tutti e quattro ci fermammo davanti la vettura a guardarci, tranne Russel che lanciò una furtiva occhiata a Robert e poi volse il suo sguardo altrove.
"Emily, entra in macchina. Voglio portarti subito via da qui", disse Cristina guardando i ragazzi in modo duro.
Feci come disse quando la voce di Robert mi bloccò:"Dici che non deve prestare ascolto a nessuno dei due ma pretendi che lei ascolti te? E' parecchio irritante come cosa, non trovi?"
"Stai parlando con me, Robert?" domandò stizzita.
"Sì, parlo proprio con te", sbottò lui.
Nel frattempo Russel si girò a guardare nella nostra direzione, fermo immobile con espressione indecifrabile quasi disinteressata nonostante sapevo che in realtà stava memorizzando ogni gesto o parola.
"Bene, io ci penserei due volte prima di farlo", Robert fece un ghigno che non era né divertito né infastidito, Cristina fece il giro corto della macchina per poi aprire lo sportello lato guida:"Em, andiamo", abbassai il capo aprendo lo sportello ed entrando in auto allo stesso tempo in cui entrò lei. Sbruffò mentre allacciava la cintura:"Ora capisco perché lo hai lasciato".
Mi misi a ridere, aveva la capacità di mettermi sempre il buon umore nonostante di ridere non ne avessi alcuna intenzione.
"Grazie Cris", sussurrai mentre eravamo per strada.
"Perché mai?"
"Senza di te chissà in quale altro guaio mi sarei cacciata".
"In molti guai, direi", ridacchiò:"Ma sai che su di me puoi sempre contare, per qualsiasi cosa", sorrise-
Ricambiai il sorriso.
Arrivate finalmente a casa, la prima cosa che feci fu stendermi sul divano e respirare l'aria di casa. Anche se vivere a casa di Russel era meraviglioso per la bellezza dell'appartamento, casa mia era sempre la miglior tana in cui potermi realmente sentire al sicuro.
"Preparo una tazza di thè, ne vuoi un po'?"
"Sì, grazie", risposi alzando il busto e mettendomi a sedere composta.
"Ti senti un po' meglio?"
"Abbastanza", mi stesi un po' per rilassare i muscoli indolenziti, poi mi alzai avvicinandomi verso la cucina:"In tutto questo tempo non te l'ho ancora chiesto: come stai?"
Sorrise:"Io sto bene, grazie".
Le guardai quel sorriso, era diverso dal solito: era più spontaneo, delicato, felice. Un sorriso così donava molto su un viso di porcella come il suo.
Non potevo fare a meno di ricambiarlo ed incuriosirmi da tanta gioia:"Tu devi raccontarmi ancora qualcosa, sai?"
Cristina arrossì mentre spremeva un paio di bustine nell'acqua calda:"Curiosa, eh?"
"Abbastanza", ridacchiai.
Si sedette porgendomi la tazzina, seguii il suo gesto sedendomi al suo fianco:"Io e Scott stiamo insieme".
"Oddio, davvero?" il mio stupore mi fece quasi ballare sulla sedia come una bambina.
Bevve un sorso di thè:"Sì".
"Raccontami, com'è successo?" battei le mani come di solito faceva lei.
Poggiò la tazza sul tavolo:"Avevamo appena finito di... ecco... sì, fare l'amore quando continuava a baciarmi e stringermi a sé. In tutto questo mi ha chiesto di metterci insieme ed io ho accettato".
"Oh mamma, sono felice per te", mi alzai di scatto dalla sedia per abbracciarla forte a me.
"Em, Em calmati", disse ridendo.
"Non posso, sono troppo felice", continuavo ad abbracciarla.
"Lo abbiamo fatto anche sul tuo letto".
Mi misi subito dritta, corrugai la fronte:"Cosa?"
Cristina scoppiò a ridere:"Sto scherzando, Emily".
Le diedi uno schiaffo che lei parò con il braccio:"Sei una stupida, mi hai fatto prendere un colpo".
Cristina continuava a ridere:"Em, dobbiamo parlare anche di te".
A queste parole mi fermai di colpo e tornai a sedermi.
"Che succede?" sussurrai.
Si fece seria:"Dopo quanto accaduto, non mi rende felice l'idea che tu torni in quella casa", disse d'un fiato:"Non hanno minima cura di te e se soffri, a loro non importa. Questa rivalità lavorativa fra i due sta troppo sfuggendogli di mano, non mi garba l'idea", fece una pausa:"Però comprendo sia anche il tuo lavoro e che ci tieni a questo progetto. Tu che cosa vuoi fare?"
Potevo immaginare la preoccupazione di Cristina dopo la mia quasi morte per annegamento in una piscina, o forse stavo sottovalutando ogni cosa ma, sentivo che la mia strada doveva continuare per come stava andando. Avevo ancora tante cose da scrivere e scoprire su Russel, non volevo mandare tutto all'aria solo per un incidente.
"Capisco che sei spaventata ma... ho bisogno di terminare il mio progetto", dissi.
Fu questa la mia scelta, se era giusta o sbagliata ancora non lo sapevo, al momento ero convinta fosse quella che più mi faceva piacere scegliere.
Non vedevo tanta accettazione nel volto di Cristina anzi, tirò un sospiro pesante per poi bere dell'altro thè.
Solo poco dopo si decise a rispondermi:"Va bene, lo accetto. Ma sappi che se capita di nuovo qualcosa di grave, ti porto via da quella casa e non ti permetterò mai più di metterci piede. Capito?"
Sorrisi felice di tanta preoccupazione:"Va bene, ci sto".
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