Capitolo 53
Così bella ma così gelida, l'acqua di questa piscina stava ghiacciando perfino le mie vie respiratorie.
Ma stavo così bene qua sotto: non sentivo la musica, avevo i timpani completamente tappati come se avessi dei tappi alle orecchie; non riuscivo a vedere niente al di fuori del buio e più stavo a fondo e più avevo la sensazione di cadere.
Ora riuscivo a percepire con il corpo cosa volesse dire venire trascinati giù, ma questa volta era diverso perché non opponevo alcuna resistenza, non cercavo più di salvarmi e salire a galla. Lentamente cominciai a perdere completamente l'uso della vista ed il respiro cominciò a strozzarmi fino a farmi perdere i sensi.
Chiusi gli occhi e sentii in lontananza qualcuno pronunciare il mio nome.
"Emily", poi questa voce cominciò a toccarmi e a chiamarmi ancora:"Emily, cazzo. Svegliati".
"Perché questa persona è così arrabbiata e preoccupata?"
"Porca puttana, svegliati. Emily apri gli occhi, apri questi maledetti occhi", continuavo a sentire le sue mani forti sul mio torace:"Non state lì impalati, chiamate un ambulanza", era rabbiosa, urlava:"Emily, Emily... dai cazzo, dai".
Ma da qui in poi, non ricordavo più niente.
Quando aprii gli occhi mi resi conto di trovarmi in una stanza che non era assolutamente quella di casa mia o di Russel.
Quando riuscii a mettere a fuoco le pareti e tutto ciò che mi circondava, capii di trovarmi distesa su un letto d'ospedale con attaccata al mio braccio una flebo. Mi sollevai di scatto quando immediatamente una mano delicata mi si posò sulla spalla.
"Em, non muoverti".
Guardai al mio fianco:"Cristina", borbottai ancora non del tutto ripresa:"Come mai sono qui?" deglutii tornando a guardare la stanza dell'ospedale.
"Stanotte ti hanno trovata annegata in piscina".
"C-cosa?" corrugai la fronte.
"Possibile che non ti ricordi niente?"
Cristina si alzò dalla sedia per sedersi al bordo del letto, più vicina a me.
Ci pensai un po' guardando fuori dalla finestra; da uno spiraglio di tenda scostato appena, riescivo a scorgere l'alba chiara e luminosa.
"Ricordo qualcosa ma non tutto", ammisi.
Forse ero ancora sotto shock e non riuscivo a pensare bene; quando mi sarei calmata,avrei sicuramente ricordato.
Cristina sorrise:"Certo che non imparerai mai a nuotare, eh?" mi diede un leggero pizzicotto al ginocchio:"In ogni caso dovrò avvisare il medico che ti sei svegliata per cui, stenditi un po' e aspettami qua".
"E dove vado, altrimenti?" risi indicandole la flebo attaccata al mio braccio.
"Hai ragione".
Cristina ricambia il sorriso alzandosi dal letto ed avviandosi verso la porta.
"Cris", la fermai.
"Sì?"
"Chi ti ha avvisata che ero in ospedale?"
Attese qualche secondo mentre abbassava la maniglia della porta:"Russel".
Sorrise ed uscì lasciandomi da sola in questa stanza.
Solo sentire il suo nome mi fece ricordare il motivo del mio incidente: stanotte lo avevo visto mentre baciava la sua ex ragazza ed io, senza sapere come, ero finita in acqua.
Guardai fuori dalla finestra una seconda volta, non pensavo di poter mai fare un gesto così avventato.
Mi sentivo terribilmente sciocca anche al sol pensiero che avrei dovuto riportare questo inconveniente nel mio libro. Certo, un po' di dramma era perfetto da inserire in un libro che voleva rappresentare le vere emozioni umane, ma non ero sicura di volerle inserire proprio tutte.
"Non ci pensare, alla fine in pochi sapranno che la protagonista reale sei tu". Sospirai.
Fra i miei tanti pensieri inerenti al libro ed all'accaduto di questa notte, sentii la porta cigolante della camera aprirsi. Non riuscii subito a vedere chi fosse poiché l'entrata era nascosta dal muro; ma quando l'ombra si avvicinò e mi trovai faccia a faccia con il suo volto sconvolto ed arrabbiato, subito mi salì l'ansia.
"Ti sei svegliata, finalmente".
Russel si avvicinò per poi fermarsi solo alla fine del letto, poggiando le mani alle barre di ferro.
"A quanto pare sì, mi sono svegliata".
Avevo la bocca secca, ma in me era appena uscito un tono di voce che non mi aspettavo di sentire.
Russel strinse i palmi alle barre, lo vidi deglutire ed indurire la mascella:"Che cosa ti è saltato in mente?"
"Niente, perché me lo domandi?"
"Emily, smettila di fare l'acida. E' solo preoccupato per te".
"Perché lo domando?" si avvicinò a me:"Hai solo una vaga idea di quanta paura mi hai fatto?" ringhiò cercando però di non alzare troppo la voce.
Deglutii ma non lo guardai:"Strano tu fossi preoccupato per me. Non sembrava affatto", non riuscivo proprio ad addolcirmi.
Dopo quel che avevo visto, provavo solo un senso di fastidio nei suoi confronti.
Ma un rapido movimento del braccio ed un forte rumore riuscirono ad attirare la mia attenzione spingendomi a guardarlo: Russel sbatté un pugno al muro
"SMETTILA DI FARE LA STUPIDA, EMILY", questo gesto e questo tono mi stavano davvero spaventando:"SONO IO CHE TI HO PORTATA A GALLA; IO HO CERCATO DI RIANIMARTI; IO TI HO PORTATA IN OSPEDALE..." cercò di calmarsi quando iniziò a tremare:"E mi dici pure che non sembrava fossi preoccupato?"
Guardai di nuovo dalla finestra, il sole era ormai alto nel cielo e allo stesso modo anche il mio cuore era salito in gola.
"Non lo so che cosa mi sia preso", sussurrai.
Russel si abbassò verso di me:"Perché lo hai fatto? Non mentire".
Trovai la forza di guardarlo:"Vi ho visti".
Si mise dritto come se si sentisse violato e scoperto:"Cos'hai visto?"
"Te, lei, tutto", deglutii mentre Russel mi voltò le spalle per raggiungere la finestra:"Ho visto il modo in cui la baciavi, come ridevi e parlavi con lei. Non si può dire che tu faccia lo stesso con me ma... ho pensato che fosse normale per uno come te fare determinate cose in un luogo pubblico".
Le ultime parole mi uscirono così rapidamente che non ero sicura lui avesse sentito attentamente.
"Non sono quel tipo di persona che pensi tu".
"Ah no? Hai un modo tutto tuo per dimostrarlo", sbottai appena.
"No Emily, ti sbagli", si voltò di scatto verso di me; il suo sguardo era serio, duro:"Non mi interessano gli scoop sulla mia persona né farmi vedere in giro mentre cerco di avere un dialogo o qualcosa di osé con una donna".
Feci un ghigno:"Dagli altri no ma, a quanto pare, da me sì".
"Non pensavo potessi vedere".
"Ho due occhi Russel, ho ancora un'ottima capacità nel vedere le cose", mi alterai leggermente.
Quando fece per controbattere, Cristina aprì la porta facendo entrare il medico.
"Pregherei i parenti di attendere fuori dalla stanza, grazie", annunciò il dottore.
Russel mi lanciò un'altra occhiata, poi lentamente lasciò la stanza insieme a Cristina.
SPAZIO AUTORE
Buonasera lettori e lettrici, come state?
Mi piacerebbe sapere un vostro parere sulla storia, qualsiasi cosa vi venga in mente di dire questa è l'occasione giusta. Un consiglio, una critica (costruttiva), un complimento. In questo capitolo voglio leggere voi ed il vostro pensiero.
Forza, fatevi sentire.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro