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Capitolo 52

Lentamente feci qualche passo in avanti, come se la musica mi avesse catturata e mi stesse spingendo verso di essa.
Mi feci spazio fra le persone anch'esse ammirate da tanta bravura fino a trovarmi davanti lo spazio in cui Russel eseguiva la melodia. Lo fissai in tutta la sua eleganza, con un espressione in volto di leggerezza e libertà, due elementi che mancavano al mio essere in questo momento.
Quando prima mi sentivo totalmente vuota, ora cominciavo a riempirmi di mille emozioni ripetute e sempre crescenti fra loro. Non riuscivo più a capire se ciò che sentivo fosse ammirazione per la naturalezza con cui faceva ogni cosa o se i miei fossero  sentimenti che stavano lentamente nascendo per lui.
Giunti al termine, Russel si alzò dallo sgabello inchinandosi ai presenti che non persero tempo ad applaudirlo; io mi unii a loro nonostante non ci avrebbe fatto poi tanto caso.
Continuai a fissarlo seppur sapesse che ero qui, ma evitò in tutti i modi di incrociare il mio sguardo desideroso di un suo anche solo rivolgermi la parola; ma nulla di tutto ciò accadde perché si mescolò con la folla che tornò a ballare non appena la musica house riempì l'esterno.
Abbattuta dalla sua indifferenza, cercai un modo per tornare dentro ma davanti a me si era formato come un muro di persone irremovibili dalla propria posizione.
Mi guardai intorno per cercare una via d'uscita, una scorciatoia sicura e tranquilla, un posto dove poter stare lontana da tutto e da tutti, quando sulla mia destra trovai un angolino libero da poter oltrepassare.
Mi guardai intorno e poco distante da me scorsi l'uomo di oggi pomeriggio, mi avvicinai ad esso cercando di farmi strada.
"Signore?" lo chiamai ma non mi sentì:"SIGNORE?" urlai un po' più forte fino a farlo girare.
"Oh signorina Emily, mi chiami Patrick", sorrise abbassandosi verso di me per farsi sentire senza bisogno di urlare.
"Ehm... va bene Patrick".
"Che succede?" domandò.
"N-niente, è solo che..." mi guardai attorno, non vedevo traccia di Russel nelle vicinanze e mi sentivo sciocca a sperare in una cosa simile:"Ho un po' mal di testa, vado a fare due passi".
Patrick mi guardò con aria preoccupata:"Non è meglio rimanere dove io possa vederla?"
"Non si preoccupi, sto bene", sorrisi cercando di essere convincente.
"Va bene ma... non si allontani troppo", annuii voltandogli le spalle.
Raggiunsi il tratto di strada libero che adesso era occupato da due o tre persone.
"Permesso", urlai per farli spostare.

Mi trovai davanti la piscina cristallina, riuscivo a vedere le luci gialle e l'acqua azzurrina sul fondo, uno spettacolo leggero e delicato ma pur sempre magnifico. Continuai a camminare seguendo il bordo; fissavo l'acqua quando al termine della piscina alzai il capo per trovare davanti a me a pochi metri da dove mi trovavo, Russel affiancato ad una donna bellissima dai lunghi capelli rossi.
In un attimo rividi quella bellezza attraverso la foto appesa nella stanza di Russel: la sua ex ragazza.
"Che cosa ci fa lei qui?"
Li vedevo sorridere e chiacchierare.
"Con me non ha mai sorriso così". pensai turbata da ciò, poi emisi un ghigno.
"Che stupida, io non sono nessuno per lui".
Tutto però, assunse una piega drastica quando, con questi stessi occhi, assistii all'avvicinamento lento di Russel al viso di lei ed un bacio passionale fece scintille come un fulmine nel cielo preannunciava l'arrivo di una turbolenta tempesta.

"Perché?"
Deglutii stringendo i pugni, quella che appariva tristezza due secondi fa si era chiaramente trasformata in rabbia.
"Perché baciarmi, farmi credere che di me gli importi qualcosa, che è geloso se parlo con altri uomini quando lui, in mezzo alla SUA festa, bacia la sua ex ragazza? Non se lo pone proprio il pensiero che io possa vederli?" mi portai una mano fra i capelli ancora umidi. "Evidentemente no, visto che non è la prima volta che lo becco fare il dongiovanni con un'altra donna".
Lasciatami attraversare da tutti questi pensieri devastanti, mi venne subito in mente Eva Malbow.
Ricordavo la prima volta che aveva partecipato alla festa della "Forgotten Editor" e al loro modo di guardarsi o parlarsi. Lo avrebbe visto chiunque che fra loro c'era del feeling e quando Russel stesso aveva avuto la forza di confermarlo avevo provato un senso di impotenza assoluto.
Ma adesso che la situazione era più chiara di quel che sembrava, non avevo né la forza né il coraggio di interpretare ciò che vedevo.
Continuare a vedere quella scena non solo mi stava uccidendo, stava facendo riemergere dentro me quel senso di vuoto ed impotenza che mi impediva di fare qualsiasi cosa potesse essere reputata razionale ed adulta. In tutto questo pensare, il mio corpo prese possesso di me facendo movimenti a proprio piacimento. Indietreggiai di uno, due, tre passi fin quando non mi gettai distrattamente nella piscina boccheggiando e agitandomi per salire immediatamente a galla.

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