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Capitolo 23

"Che buon profumo", esclamai mentre mi sedetti a tavola.
"Ho preparato tutte le pietanze che piacciono a te", Cristina sorrise mettendo a tavola un vassoio di ceramica bianca contenente delle penne al ragù.
"Non dovevi", mi strinsi nelle spalle come a voler mostrare tutta la mia gratitudine.
"Lo so, volevo semplicemente fare qualcosa di buono per te", si accomodò al lato destro del tavolo riempiendo il mio ed il suo bicchiere di vino bianco
"Ma tu fai sempre qualcosa di buono per me", esclamai.
"Adesso non pensarci", mi rimproverò:"Forza, serviti pure".
"Buon appetito", sorrisi ed assaggiai un boccone. Mi brillarono gli occhi al sapore gustoso del ragù:"Ma è...  ottimo".
"Sono contenta ti piaccia", anche lei ne mangiò un bel boccone, dopodiché bevve un sorso di vino:"Allora, cosa volevi raccontarmi?"
A questa domanda mi fermai e insieme a me, anche il mio entusiasmo frenò di colpo.
"Sai, dovevo darti ragione l'altro giorno".
Cristina corrugò la fronte:"In che senso?"
"Quando dicesti che vivere sotto lo stesso tetto con un ragazzo non sarebbe stato per niente facile", risposi d'un fiato giocherellando con la forchetta.
"Che cosa ti ha fatto?" il suo tono fu infastidito.
"N-niente", balbettai:"Niente di grave".
"E allora?"
"E' solo che... mi sono resa conto che la sua presenza non mi è del tutto indifferente".
Ecco, lo avevo detto e rimproveravo me stessa per averlo fatto. Forse cercavo solo un modo per accettarlo, per far seriamente capire a me stessa che l'interesse nei confronti di Russel si stava lentamente ramificando dentro me.
"Ti piace?" chiese Cristina sorseggiando altro vino.
"Se mi piace?" "E ora, cosa dovrei rispondere?" "E' complicato da spiegare", mi sfregai le labbra come se avessi il rossetto.
"Em, sono qui per ascoltarti. Parla pure".
Feci un bel respiro prima di cominciare a raccontare.
Volevo che lei sapesse tutto, ogni cosa, senza nulla tralasciato.
"Non riesco a comprendere alcuni suoi comportamenti. A volte è dolce, generoso e per ben due volte mi ha difesa ed elogiata pubblicamente; altre invece è..." solo a pensare alla parte tenebrosa di Russel fece aumentare il fastidioso nodo alla gola che impediva alle parole di uscire senza strozzarsi:"... tenebroso e freddo".
"Com'è il suo lato buio? Cosa fa quando è freddo?" chiese Cristina poggiando i gomiti sul tavolo.
"E' serio, infastidito, come se io non fossi in quella casa. L'altra sera, dopo cena, mi ha presa a ballare nel suo salotto. Ci siamo fermati dopo qualche minuto che la musica era finita e... dal nulla ha cominciato a parlare delle regole che devo rispettare per la casa", Cristina mi guardava stranita dopo ciò.
"Io non ci trovo nulla di strano", spero lei stia scherzando, pensai:"Nel senso che è normale comportarsi in un determinato modo. Non ti conosce e nonostante tutto ha deciso di dividere la sua casa con te".
"Sì, ma per tre mesi", le ricordai.
"A maggior ragione che sono solo tre mesi, Em. Sono troppo pochi per conoscere seriamente una persona, è chiaro che voglia mantenere un certo distacco da te", fece una breve pausa per bere dell'altro vino:"Dopotutto, perché legarsi ad una persona a cui servi solo per lavoro?" detto questo, si alzò dalla sedia e prese il mio ed il suo piatto per servire il secondo.
"Perché legarsi ad una persona a cui servi solo per lavoro?"
Pensai a questa domanda senza trovare risposta e fu strano perché io non ero mai arrivata a questa conclusione.
"C'è altro che ancora non mi hai detto?" Cristina mi risvegliò dai pensieri.
Mi schiarii la voce:"Ha una casa pazzesca", la frase mi uscì con grande entusiasmo.
Mi misi a spiegarle tutto della casa, dicendole che mi era stata affidata una stanza lussuosa, che gli interni erano moderni e spaziosi, l'esterno accogliente con una vista spettacolare ed una piscina da sogno al centro di un grande giardino.
Aveva esattamente tutto ciò che una donna avrebbe potuto desiderare per la sua vita.
"Ah dimenticavo, sa suonare il pianoforte", sorrisi:"La prima volta che sono entrata in quella casa e ho visto il pianoforte, lui ha suonato per me", mi alzai dalla sedia mettendomi a ballare al centro della stanza. Perché lo stessi facendo non lo sapevo, fu un gesto istintivo e spontaneo che sorprese anche me:"Oh Cris, è stato fantastico ascoltarlo", mi fermai di colpo quando notai che lei stava sorridendo:"Cosa c'è?"
"Dovresti vedere come ti si sono arrossite le guance", mi toccai il viso sentendo la pelle calda e sudata sui polpastrelli, staco sbagliando tutto e me ne rendevo conto:"Ma sento che qualche pensiero ti tormenta. Dico bene?" annuii:"E' sposato? Ha figli?"
"Nulla di tutto ciò", mi sedetti sulla spalliera del divano, incurvando la mia schiena fino a chiudermi come un piccolo riccio indifeso.
Giocai con gli anelli che portavo al dito senza mai alzare lo sguardo. Le raccontai alcuni punti svelati ieri sera del suo passato fino al momento del bacio.
"COSA? Ti ha baciata?" urlò.
"Si ma... mi ha immediatamente chiesto di dimenticare tutto e che non si sarebbe più ripetuta una cosa simile", ripensarci mi rese triste.
"Che stronzo, come può chiederti un'assurdità simile?" sbottò.
Feci un attimo di silenzio, qualcosa di peggiore avevo intenzione di dirle:"Ma non è tutto".
"Oh no, non mi dire che ha cercato di portarti a letto".
"Ma cosa dici Cris?" sussultai imbarazzata, anche se non avrei dovuto visto che non ero più vergine e che con lei argomenti simili ne avevo affrontati parecchie volte:"Robert Gibson mi ha trovata".
"Robert? Quel Robert del tuo romanzo?" anche lei fu incredula, proprio come la prima sera che lo vidi alla festa di Russel.
"Sì, il mio ex Robert. Colui da cui scappai e venni a vivere in questa casa, ora è qui".
"Ti ha vista?" si allarmò un po' avvicinandosi a me.
"Era alla festa organizzata da Russel quella sera. Accidentalmente gli sono finita addosso e da lì è nato tutto".
Anche di lui le raccontai, della breve presentazione alla Forgotten e al bacio nella stanza accanto la festa, alle frecciatine avvenute durante la cena della finta giovane Eva.
Le avevo persino raccontato delle gesta di Russel nel difendermi da lui e delle parole dette in macchina.
Cristina ascoltò tutto attentamente e silenziosamente fino a sospirare e tirarsi indietro i capelli come presa da uno strano caldo improvviso.
"Certo che sei davvero nei casini, Em. Credo che adesso dovrai scegliere: Russel o Robert?"
La guardai senza dire una parola. Dovevo scegliere?
"Russel o Robert?"
Certo che stava diventando davvero complicato.

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