Capitolo 103
Mi lascio alle spalle un Russel dallo sguardo cupo, spento per dirigermi in ascensore con la consapevolezza che una volta lasciato l'edificio, avrei fatto i conti con i miei sensi di colpa e la mia stridente curiosità nel voler a tutti i costi sapere. Poi però, una volta fuori con tutta l'aria fresca respirata a pieni polmoni, mi domando se questo è realmente ciò che voglio. Dopotutto, quanto può cambiare per me conoscere realmente Russel per costrizione e non per volere? Eppure, quando stringo nel pugno la chiave della sua camera, sento un pizzico forte che mi spinge ad entrare più dentro questa faccenda. Se starò sbagliando o meno, sarà la mia coscienza a suggerirlo.
La macchina del Signor Smith è parcheggiata poco più avanti rispetto a prima, ad aspettarmi poggiato al veicolo c'è Robert che appena mi vede arrivare apre lo sportello lasciandomi entrare. Una volta dentro entrambi, il silenzio interno mi mette quasi ansia.
Deglutisco:"Signor Smith, può accendere la radio?" mi chino in avanti, le gambe tremanti, Robert mi segue con lo sguardo.
"Certo signorina." risponde Smith accontentando la mia richiesta.
"Emily, stai bene?" sussurra Robert.
Lo guardo cercando di nascondere tutto:"Si, perché me lo chiedi?"
Fa spallucce quasi come se neppure lui sapesse il motivo della sua domanda:"Allora, dove dobbiamo andare adesso?"
"Tu se vuoi puoi tornare a casa, io devo andare a casa di Russel." il suo nome, pronunciato a Robert, vien fuori in un sussurro. Nonostante ormai avesse capito i miei sentimenti e li avesse in qualche modo accettati, mi spaventa pronunciare quel nome davanti a lui.
"Va bene." ma forse sono io che mi faccio troppi pensieri o è lui a nascondere bene il suo stato d'animo:"Smith, accompagna la signorina Castle nella proprietà McRoverguy."
"Sarà fatto."
Il piccolo viaggio verso la villa di Russel è stato tutto musica di radio e silenzio di voci, io e Robert non abbiamo profilato alcuna parola sul motivo per cui dovessi recarmi qui né tanto meno lui ha insistito nel chiedere. Si è limitato semplicemente alla gentilezza di portarmi fin qui ed io quasi mi sento sciocca ad averglielo chiesto. Potevo farmi lasciare nel mio appartamento e venire fin qui con la mia auto ma poi avrei incontrato sicuramente Cristina e adesso non ho molta voglia di impegnarmi in altre cose che non siano entrare in quella camera. Smith si ferma proprio davanti il cancello senza spegnere i motori, sospiro.
"Grazie Signor Smith." mi sporgo nuovamente in avanti fino a notare un piccolo sorriso sul suo viso:"Grazie Robert, davvero." torno indietro con la schiena per mettermi al pari con Robert.
"Ho fatto solo quel che potevo."
"Hai fatto tanto." poggio il mio palmo sul suo dorso, al contatto con la sua mano sento una leggera scossa ma nonostante tutto, non voglio perdere quel calore.
"Senti Emily..." fa una piccola pausa:"...se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamare."
Sorrido:"Certo, lo farò." lascio il suo dorso e scendo dalla macchina, mi volto salutando con la mano per poi oltrepassare il cancello ed avvicinarmi alla porta d'ingresso. Alle mie spalle sento il motore stridente della macchina e quando mi volto, noto di essere completamente rimasta da sola. Sospiro, posso farcela, e trovarmi dinanzi questa porta ancora una volta mi fa sentire come se non fossi mai andata via.
Una volta entrata non posso fare a meno di respirare l'odore di caffè rimasto ancora nell'aria e notare quanto ci tenesse all'ordine della sua casa. Ricordo che non c'era mai nulla fuori posto, nonostante sembrasse che il tempo per lui era molto più ridotto del mio e non avesse neppure il tempo di bere un bicchiere di acqua. Eppure, ogni volta che mi svegliavo e sapevo che lui era sveglio da qualche ora prima di me, non mi è mai capitato di trovare una maglietta sul divano o un bicchiere di vino sul tavolino nel salone.
Fisso le scale, alla fine di esse c'è la sua camera da letto, salgo i gradini e ad una ad una mi domando realmente che cosa spero di trovare una volta entrata in quella stanza. Più salgo e più mi sembra che esse aumentino, più salgo e più non vedo l'ora di arrivare. Quando finalmente mi trovo davanti quella porta, sembra quasi di vedere una luce accecante da sotto la fessura, come una visione, un miraggio. "Forse sto impazzendo. Dovrei calmarmi."
Mi avvicino ad essa e con titubanza, tocco la maniglia che sembra così gelida al contatto con il mio palmo, tanto che la ritraggo immediatamente. La fisso come fosse qualcosa di divino sceso in terra poi mi do qualche colpetto in viso e riprendo coraggio. Deglutisco inserendo con scatto la chiave nella serratura, un giro ed essa si apre. Un cigolio mi da il benvenuto, o forse no, e la stanza di Russel mi si presenta davanti come qualcosa di surreale ed impossibile. Entrare dentro mi ricorda quella sera quando vidi la foto di lui con la stessa ragazza che baciò dopo la piscina, guardo proprio sulla mensola dov'era incorniciata ma non c'è più. "Allora non è vero che è tutto rimasto com'era." sentenzio dentro di me.
Non so perché ma trovarmi in questa stanza mi da uno strano senso di angoscia e tristezza, mi sento fuori luogo e inadatta, come se fossi andata in una festa in maschera ed io fossi l'unica senza travestimento. Sarà che qui dentro sembra essere fatto apposta per un uomo i cui gusti vanno ben oltre la semplicità, ecco perché probabilmente non mi guarderà mai come vorrei mi vedesse. Io sono tutto fuorché una persona capace di stare al suo fianco, al di là di ciò che possa realmente nascondere il suo cuore. E non so nemmeno più io quanto male faccia pensarci ancora.
"Basta lagnarti Em, ai tuoi sentimenti ci pensi più tardi." rimprovero me stessa "Datti una mossa a trovare e aprire quella maledetta scatola. Sotto il letto, guarda sotto il letto. ORA!" sospiro dando ascolto alla mia mente, fisso il letto perfettamente aggiustato senza neppure una piega, mi accovaccio a terra ed alzo il piumone. Sussulto quando intravedo il fianco frontale della scatola. Mi allungo verso essa afferrandola, è pesante e profonda. Mi siedo a bordo letto poggiando la scatola al mio fianco, ne accarezzo il coperchio per poi sollevarlo. Al suo interno ci sono delle foto, delle lettere, delle pergamene e una sfilza di documenti più alcune cartelle.
"Delle cartelle. Guarda prima quelle Em. Guarda quelle!" questa volta non ho molta voglia di ascoltare la mia mente, se devo scoprire tutti i segreti di Russel, vorrei partire dall'inizio.
Quando prima cercavo con lo sguardo le foto di lui con quella ragazza e non le trovavo è semplicemente perché sono rinchiuse in questa scatola. Ce ne sono dieci e tutte ritraggono i loro momenti felici insieme. Guardando lei comprendo quanto poche siano le speranze di riuscire ad aver con lui tutto ciò che ha avuto lei o anche di più. Non posso di certo competere. Ma le foto non finiscono perché dentro una piccola busta fuoriesce un album ormai consumato e sbiadito in buona parte dei punti. Comincio a sfogliarlo e farlo mi blocca completamente il cuore: è pieno di foto scattate quando lui era piccolo insieme ai suoi genitori. Perché lasciarmi entrare in questo angolo privato proprio ora? Perché non lo ha mai fatto prima?
Come per l'album, anche le due pergamene e le lettere sono ormai consumate e sbiadite. Mi sento colpevole di quanto sto per compiere, forse sbaglio a leggerne il contenuto ma non riesco più a fermarmi.
Afferro l'unica lettera non sbiadita, quella che ai miei occhi e al mio tatto sembra essere recente, un bel respiro e comincio a leggere. E' una lettera scritta da Russel stesso, piena di scarabocchi in alcuni punti e sicuramente mai stata spedita. Ma più continuo a leggere e più capisco e più comprendo e più il mio cuore si ferma e i miei occhi si riempiono di lacrime.
"Cari mamma e papà,
so che quello che sto facendo mi farà sembrare un uomo debole e sentimentale, vi deluderò sicuramente per questo perché voi finché avete potuto, mi avete sempre insegnato a non mostrare i miei reali sentimenti.
Oggi è un giorno che vorrei dimenticare come ho dimenticato tutti gli altri: il mio ventiseiesimo compleanno. Ennesimo anno trascorso senza la vostra figura che anche se poco presente per via del lavoro, quando c'era mi dava conforto e mi faceva sentire meno solo.
Ieri notte ho corso di nuovo e vi ho visti...ho visto quella macchina lanciarsi sulla vostra e voi frantumarvi come il vetro. Odio dover pensare che quel bastardo sia ancora vivo e voi no. Voi, che non avete mai fatto del male a nessuno eppure qualcuno è stato capace di fare del male a voi, togliendovi perfino la vita. Una vita che oggi rincorro affinché sopravviva ma che al tempo stesso cerco di distruggere per potervi rivedere ancora.
Sono stanco di rimanere sveglio notti intere a trovare modi più rapidi per dimenticare tutto quanto ma non ce la faccio, è impossibile. Mi sono buttato a capofitto nel lavoro papà, proprio come volevi tu. Ma a cosa serve? Sei sempre presente in ogni romanzo che sfoglio durante le revisioni, ti sento bacchettarmi di continuo perché mi sarò perso qualche verbo sbagliato o i ritardi nella pubblicazione. Così giorno e notte mi sono messo d'impegno e adesso ho innalzato onore alla tua tanto amata "Forgotten Editor". E' diventata la numero uno al mondo, lo sapevi papà? Saresti almeno un po' fiero di me?
E tu mamma, che mi hai sempre insegnato a suonare il pianoforte e a non arrendermi mai, lo sai che adesso ho imparato a memoria la musica che suonavi per me le notti in cui non riuscivo a dormire? E la casa che tanto amavi e di cui ti prendevi ogni giorno cura, ripulendola dai miei disordini, non è più disordinata come un tempo.
Mi sono innamorato di una ragazza dai lunghi capelli rossi e il sorriso perfetto, le ho chiesto di sposarmi ma non so cosa sia successo. Sembrava così felice insieme a me e lo ero anche io ma poi ho scoperto che stava con me per interessi e che l'amore vero lo aveva incontrato qualche mese prima che le facessi la proposta. Che gran coglione a non essermi mai reso conto di nulla.
Ma ho detto basta a tutto, l'amore non mi appartiene.
Ho conosciuto una donna, è più grande di me. E' alta, bionda, sensuale...la classica donna che attirerebbe anche un cieco con il suo modo di fare. Non ho alcuna intenzione di amarla ma lei è stata abbastanza sciocca: ha tradito suo marito, accettato il divorzio e adesso pensa che io voglia stare con lei. Stupida."
Sussulto spalancando gli occhi. Nonostante questa sia la parte della lettera cancellata, non sono riuscita a fare a meno di leggerla.
"Mi sono davvero reso conto di essere diventato un mostro senza cuore ma non ce la faccio, non ci riesco. Ho cominciato a chiudermi in me stesso e non ho più permesso a nessuno di penetrare la mia corazza.
Mi sento vuoto e questo a volte mi piace e altre volte mi fa male ma cosa posso fare?
L'unica cosa che mi fa sentire davvero bene è il lavoro e il pianoforte, le uniche due cose che ancora mi legano a voi.
Non riesco nemmeno più a fingere che la vostra morte l'abbia ormai superata e invece, per me è come se foste morti ieri e ogni giorno è sempre la stessa storia."
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