Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cap 38

Tony

Faccio un occhiolino a Bea, invitandola a seguire mia sorella che dopo la nostra ultima discussione pare si stia sforzando di andare d'accordo con la mia ragazza.

Sorrido mentre le guardo allontanarsi insieme in cucina.

Bea è così bella, mi stancherò mai di ripeterlo?
Indossa pantaloni neri attillati. Troppo attillati. Mi basta guardarli per sentire la pressione salire a dismisura.
Una camicia morbida bianca più corta davanti e leggermente più lunga dietro, che rivela una delicata trasparenza, lasciandomi immaginare, anche se lo so benissimo,  cosa nasconde la sotto.
Ha i capelli mossi, voluminosi e spesso li districa con le mani lasciandoli cadere da un lato o dall'altro.

È sexy in ogni cosa che fa, cazzo.

-Minchia Tony! Non trovo le sigarette.  Devo averle lasciate in veranda o nel motorino.  Vado a vedere.- Dice Peppe mentre continua a palparsi in maniera comica.
Lo prendo un po' in giro provocando la sua reazione mentre si allontana.
Io resto lì sulla soglia della porta qualche istante.
Quando sto per uscire una presenza al mio fianco attira la mia attenzione.

-Ehi, ragazzo! Hai perso la strada?-

Riconosco quella voce scherzosa e la dolce risata che segue.
-Sarebbe davvero difficile perdere la strada a casa mia.-
Scoppia a ridere con discrezione, come al suo solito.
-Come stai?- Le chiedo mentre ci spostiamo sul terrazzo.
-Bene, grazie. Ho chiaramente avuto giorni migliori,  ma ne ho avuto anche di peggiori,  quindi mi accontento e ringrazio per quel che ho.-

È sempre lei.
Ha sempre la parola giusta al momento giusto.
Come se le sue parole prima di essere pronunciate fossero costantemente pesate su una bilancia che ne indichi il valore.

-E tuo padre come sta?-
-La situazione è stazionaria. Hanno sospeso la chemio per via dell'ultimo attacco che ha avuto, ma i dottori sperano di poterla riprendere presto.  Oggi sarei rimasta con lui, se tua madre non avesse insistito tanto. È così cara e affettuosa nei miei confronti.-
-Già. Ti ha sempre adorato. Diciamo che è difficile non volerti bene.-
-Grazie.- Dice sorridendo, con gli occhi che brillano.
-Sono felice di essere qui mi sento un po' come se fossi a casa, con la mia  famiglia.-
-Anche io sono felice che tu sia qui. E sono felice...che tu abbia conosciuto Bea.-
-È davvero bella.- Commenta accarezzandosi il collo.
-Oh si. E molto altro ancora.-
-Da come ne parli sembra sia una cosa seria. -
-Lo è, credimi.-
-Ti credo naturalmente. Solo...posso farti una domanda? -
-Certo che puoi.-

Indirizza i supi occhioni nocciola verso di me poi con voce morbida chiede:
-Sei felice Tony?-
-Sì.  Sono felice.-
-Mi fa piacere. Hai sofferto tanto. Te lo meriti più di me. -
-Non dire sciocchezze,  la felicità arriverà anche per te prima o poi.-

Oscilla la testa, contorcendo le labbra.
Suppongo sia poco convinta.

-Cosa farete quando l'estate sarà finita?-
-Lei tornerà in Trentino ed io avevo pensato di seguirla.-
-Wow. Davvero?-

Perché è così stupita?
Faccio un cenno col capo.

-Ho fatto qualche ricerca. Torino, Milano, Bologna e molte altre citta offrono corsi e master che potrebbero interessarmi.  Non starei proprio vicino a lei, ma comunque non sarebbe come stare in Sicilia a chilometri e chilometri di distanza.-
-Milano. Torino. Roma. Firenze.- Ripete incantata, come se stesse sognando ad occhi aperti.
-Avremmo dovuto andarci insieme, ricordi?- Chiede fissandomi con occhi  pieni di cosa?... nostalgia?

No. Impossibile.

-Certo che lo ricordo. Le cose non vanno sempre come vorremmo.-

È la verità.
Ci affanniamo ad immaginare la vita come vorremmo, ma alla fine tutto va a rotoli e le strade che credevamo maestre diventano sentieri scoscesi e pericolosi. Possiamo provare a scegliere che strada imboccare, ma spesso, troppo spesso, è la vita che sceglie per noi.

-Mi mancano i nostri momenti, i nostri progetti, le nostre discussioni. A te no?-

Merda.

Perché fa così? Rende le cose ancora più difficili.
Non voglio ferirla. Farle del male... ma è giusto che io sia sincero con lei e con me stesso.

-Certo che mi mancano.- Rispondo piano.

Mi sento in colpa nei confronti di Bea, ma non posso rinnegare quello che c'è stato tra noi, tra me e Licia. Ed è vero che ho sentito la sua mancanza, terribilmente.
Avrei voluto stringerla a me troppe volte.
-Tu mi manchi Tony.- Confessa infine sfiorandomi la mano. 

Quel tocco mi fa sussultare.
Non me l'aspettavo.
Che sta dicendo? È stata lei a lasciarmi, a far finire la nostra storia senza un motivo e adesso tira fuori la storia che le manco?
Sono confuso, eppure le parole mi escono da sole senza doverci pensare su troppo a lungo.

-Anche tu mi manchi.- Rispondo d'istinto.
Mi manca sentirla, parlare con lei, sapere come procede la sua vita.
Mi manca la sua amicizia.  Tutto qui.

-Tony mi dispiace. Mi dispiace tantissimo per il casino che ho combinato tra noi. È colpa mia se è finita. Colpa mia e dei miei dubbi,  delle mie fragilità,  dei miei momenti di debolezza. Nel momento in cui avevo più bisogno di te ti ho stupidamente allontanato, cercando conforto altrove. Mi dispiace.-

Stringo i pugni a causa dell'inaspettata rabbia che mi assale divorandomi da dentro.

-È acqua passata Licia, non pensarci più.-
-Invece ci penso.  Perché mi sento in colpa. Ti ho fatto soffrire quando invece non avrei dovuto.  Tony voglio solo che tu sappia che io...- Fa una breve pausa, poi continua: -Non ho mai smesso di amarti. -

Che cosa?

Non credo alle mie orecchie!

Che sta dicendo? E perché lo sta dicendo ora?
Ho immaginato mille e più volte di vederla tornare e pronunciare queste parole in passato ma niente, perché adesso?

-Che stai dicendo Licia?-
-Dico solo che ancora ti amo.-
-Perché adesso Licia? Perché me lo dici adesso? Perché mi vedi con un'altra?-
-No! Io l'ho capito durante tutti questi mesi, che nel mio cuore ci sarebbe stato posto solo per te! Purtroppo però non ho fatto in tempo a confessartelo.  Sono arrivata tardi, lei è stata più veloce.-

Scuoto la testa, stranizzato.
-Ho sperato che tu venissi a dirmi queste cose. L'ho fatto per tutto questo tempo. Ho vissuto aspettando te per giorni, settimane, mesi! Invece vieni a dirmelo  adesso? Ora che nella mia vita c'è Bea?-
-Mi dispiace.  Voglio solo che tu sappia che se vorrai, io ci sarò.  Ti aspetterò se vorrai.-

Non ci credo.
Mi sta cogliendo alla sprovvista.
Non immagino tanto.

-E quel ragazzo di cui mi hai parlato?-
-Non c'è stato niente tra noi. Solo qualche bacio. Presto mi sono resa conto che era te che volevo.-

Che situazione.
Dentro me una matassa di sensazioni diventa sempre più fitta. Sembra quasi che la rabbia, l'amarezza, il rimpianto,  la delusione possano soffocarmi da un momento all'altro. Soprattutto è rabbia quel che sento.
Rabbia nei confronti di Licia, che ha perso tutto questo tempo per dirmi queste cazzo di cose.
Rabbia nei miei confronti, perché ho sprecato mesi a logorarmi inutilmente in silenzio nella speranza di riaverla con me.
Rabbia verso questa cazzo di situazioni che finirà col fare del male a qualcuno. Soprattutto a Bea.

Cosa devo dire?
Mi passo una mano tra i capelli,  nervoso. Faccio qualche passo avanti e indietro. Infine stringo i pugni e pronuncio le parole che avrei dovuto pronunciare sin dall'inizio. La verità.  L'unica verità, ciò che mi ha fatto rivivere e che mi tiene in vita.

-Mi dispiace Licia. Io amo Bea.-
Sospira rumorosamente.
-Lo so ma...-
-Non capisci Licia. Ho passato mesi di merda per colpa...-
-Mia.- Dice veloce, completando la mia frase.
-Non volevo dire questo. Solo che ho passato le pene dell'inferno senza di te. Ho sognato questo momento milioni di volte. Ho sperato in queste tue parole ogni notte, ma niente. Poi é arrivata lei e la vita ha ricominciato a sembrarmi bella. Le giornate hanno cominciato a prendere colore. Lei mi ha fatto innamorare di nuovo, quando credevo ormai di non poterlo più fare. Adesso lei...è tutto per me.-

Ha gli occhi lucidi e le guance arrossate.
Odio vederla così. So che sta soffrendo.

-Lo vedo. E vi auguro ogni bene. Davvero! Volevo solo che lo sapessi. Per me sarai sempre l'unico, Tony. -
-Mi dispiace.-
-Non fa niente. Ti prego però, non avercela come me.-

Non potrei mai.
È sempre dolce e comprensiva. 
Nonostante il male che mi ha fatto, non riesco ad odiarla.  Non ci sono mai riuscito e credo che mai lo farò.
Si avvicina esitante e delicatamente si rifugia sul mio petto.
La abbraccio e restiamo così per qualche lungo istante, in cui mi sembra di tornare a ieri, quando la tenevo tra le braccia, non desiderando altro perché era mia ed era lei che volevo. Solo lei.
Eppure qualcosa mi ricorda che le cose sono cambiate.
Il suo profumo, che tanto mi ha inebriato e che avrei riconosciuto ovunque,  non corrisponde a quello della donna che adesso amo. Alzo lo sguardo e penso che devo andare da lei. Sento la necessità di trovarla, di stringerla a me, per ritrovare la familiare fragranza del suo corpo, così da riempire le mie narici ed il mio cuore di lei, l'unica che al momento  occupa quest'ultimo per intero.

Quando rientro in casa vado da Giulia, sperando di trovarla ancora con lei, ma non è così.
-Dov'è Bea?- Chiedo a mia sorella che cammina con attenzione, con le mani occupate da un vassoio pieno di coppe di gelato.
-Oh. Non saprei dove sia adesso.-
-Okay.-
Strano. Ero convinto che le avrei trovate insieme.-
-Ehi amico? La sigaretta!- Urla Peppe con la sigaretta spenta in bocca.
-Adesso non posso Peppe! Ti raggiungo fra un attimo. -

Agitato, inspiegabilmente agitato, vado alla ricerca di Bea.

Dove diavolo è andata? 
La cerco fuori, in veranda, nei due bagni della casa. Infine quando la mia ricerca è quasi conclusa la vedo, mi passa davanti silenziosa.

-Bea! Eccoti finalmente.-
-Tutto fatto? Sigaretta fumata?- Mi incalza con tono pungente.

Eh?

Ah giusto,  si riferisce a Peppe.

-Ehm...si. Be' non proprio, sai Peppe non trovava le sigarette ed...è andato a cercarle e nel frattempo...ho scambiato due parole con Licia.-
Non c'è niente di cui lei debba preoccuparsi, tuttavia provo imbarazzo e timore nel pronunciare quelle parole. Devo dirglielo, ma non posso raccontarle adesso quello che ci siamo detti con Licia, lo farò a casa, magari dopo aver fatto l'amore con lei. Ancora sento la pressione alta e il desiderio esplodere, specialmente se ripenso a quello che è successo in cucina qualche ora fa...

-Tu dov'eri?- Domando vedendola insolitamente silenziosa.
Pensavo mi avrebbe tartassato di domande dopo la mia confessione riguardante la chiacchierata con Licia, invece niente.
Continua a non rispondere,  va dritta da Rosa che con la manina agitata la saluta.

Strano.

-Beatrice! Io sto andando a casa a giocare con la mia bambola di Frozen.-
-È fantastico piccolina.  Magari qualche volta potremmo giocarci insieme. Che ne dici?-
Si piega in avanti per accarezzarla e noto che quel depravato di mio cugino Andrea le osserva il culo.
Ed io devo sopprimere la voglia pazzesca che ho di andare li e riempirlo di pugni.

Minchia, è proprio un maniaco.

Ricordo ancora quando ci ha provato spudoratamente con Licia mentre lei stava con me.
Brutto stronzo.
Per fortuna che Licia non era il tipo da cadere in trappole e in giochetti come i suoi e per fortuna lui non era decisamente il suo tipo. Fatto sta che resta comunque un bastardo anche solo per averci provato.

Mi piazzo dietro Bea. Impedendo  così la visuale a quel deviato di mente. Lui se ne accorge e dopo aver incontrato il mio sguardo fulminante, sposta immediatamente il suo altrove.

Dopo che Rosa finisce di salutare pure me con uno dei suoi dolci e affettuosi abbracci mi concentro sulla mia Bea, che di certo ha qualcosa.
Ha gli occhi visibilmente...strani, lucidi e arrossati.

-Va tutto bene?- le sussurro piano.
-Sì.- Risponde semplicemente.
Faccio spallucce poco convinto della sua risposta.

-Bea, vuoi una coppa di gelato?-
Chiede mia sorella ancora in giro con quel vassoio.
-No. Grazie.-
Avverto una strana tensione nelle sue parole.
Che cavolo ha?

-Bea, sicuro che va tutto bene?- chiedo di nuovo cominciando ad essere preoccupato.
Le sfioro un bracco e lei fissa il punto esatto in cui la tocco. D'istinto ritraggo la mano. Ho come l'impressione di averla infastidita.

Impossibile...

-Mi è scoppiato un terribile mal di testa, preferirei andare a casa a riposare.- Sì giustifica con un sorriso spento.

-Davvero? Giulia potrebbe darti un'aspirina se vuoi.-
-Le ho finite, mi dispiace.- S' affretta a puntualizzare mia sorella.
-Non sarebbe servita lo stesso. Preferisco andare a casa.-
-Va bene, allora andiamo subito. -

Ci affrettiamo a salutare tutti. 

Durante il tragitto non dice nulla.

Minchia.

Possibile che abbia davvero mal di testa o c'è dell'altro?

Questo silenzio è devastante.

Devo romperlo subito o rischio di diventar pazzo, così butto la prima cosa che mi viene in mente.

-La piccola Rosa si è totalmente innamorata di te.-
Lei annuisce, continuando a mantenere la testa dritta e gli occhi saldi sulla strada.

Porca miseria.
Ma che diavolo ha?

Fermo la macchina davanti casa sua e la accompagno. 
Quando apre la porta non mi chiede se ho voglia di entrare o no, quindi faccio di testa mia e la seguo.
Butta la borsa sul bancone della cucina, ed entra in bagno.
La aspetto fuori, mentre giocherello con le chiavi della mia macchina.
Quando esce, ha la faccia lucida, deve averla lavata.

Accidenti, ormai la conosco qualcosa non va e non vuole dirmelo.
Lei sa bene che erigere muri ci allontana, perché sta facendo così?

-Bea,- la chiamo ponendomi dinnanzi a lei. -Stai bene?-
Sbuffa irritata. -Sì cazzo! Sto bene! Non sai farmi nessun'altra fottuta domanda?-

Ma che...?

Eh si. Ha decisamente qualcosa.

-Non mi sembra il caso che tu reagisca in questo modo! Non dici nemmeno una parola, come posso capire cosa c'è che non va!?-
-Non c'è niente che non va! Va tutto bene! Sono solo stanca e provata a causa della merda di giornata che ho appena passato!-
Sbraita furiosa, poi di dirige in camera sua.

Respiro provando a mantenere la calma, ma temo che sia troppo tardi, sento d'averla quasi persa del tutto.

-Non eri coatretta a venire. Se non te la sentivi, avresti potuto dirlo, anziché tenere questo cazzo di broncio!-
Ringhio a denti stretti.
-Non credevo avrei avuto a che fare con persone così stronze!-

Non ci credo! Questa ragazza ha la capita di farmi arrivare il sangue al cervello in mezzo secondo.

-Ti ricordo che stai pur sempre parlando della mia famiglia.-
-Be' allora ti ribadisco che hai una famiglia di stronzi!-

Pazzesco stiamo insieme da quanto? Nemmeno due mesi e già litighiamo come se fossimo sposati da anni.

-Bada a come parli Bea, non esagerare. -
-Oh, scusami!  Ho dimenticato che anche tu sei stronzo come loro, d'altronde il DNA non mente!-
-Adesso basta, piantala di fare la cretina.-
-E tu smetterla di difenderli!- strilla come una pazza.
-Qual è il tuo problema Bea, eh?-
-Il problema è che...-

Non completa la frase. Sembra perdersi in un pensiero, in qualcosa che la blocca.
Devo capire cosa c'è che non va, quindi assumendo un tono più calmo e controllato chiedo:

-Non credo sia andata così male, perché sei così acida e cattiva nei loro confronti?-
-Che cosa? Non è andata così male? -
Ripete esasperata, poi scoppia.
-La tua cara nonnina mi ha praticamente guardato e trattato come se fossi la peggiore delle prostitute,  tua madre ha palesemente espresso la sua preferenza invitando e mostrando il suo affetto per  la perfetta "Kiss me Licia", lei che con occhi dolci cerca di farti tornate tra le sue braccia e  poi...-
-Non ti ho detto che sarebbe stato facile. Tu sei quella nuova è normale che ci avrebbero messo un po' a capirti e ad apprezzarti!-
-Io non sono semplicemente quella nuova, io sono l'intrusa vorrai dire! Perché è così che mi sono sentita, per tutto il tempo! Così mi hanno fatto sentire i tuoi adorabili parenti!-
Sbraita dandomi uno spintone.

-Non ci credo. Ti rendi conto in che diavolo si posizione mi trovo io? Ti ricordi tutte le stronzate del non litigare e così via? Ti avevo detto di andare via, ma tu hai voluto che restassimo a tutti i costi! E adesso siamo qui ad urlarci contro per una cazzo di ragione che vuoi avere ma che non hai!-
Urlo.
Urlo tutto d'un fiato liberando tutta la rabbia che ho dentro e l'effetto delle mie parole su di lei è immediato; grossi lacrimoni cominciano a scendere lungo il suo viso.
E vorrei prenderla tra le braccia, consolarla e darle ragione sulla mia famiglie e su tutto, ma non posso.
Non ci riesco.
Il mio maledetto orgoglio mi impedisce di avvicinarmi a lei, anche solo per sfiorarla.

Continua a piangere,  tenendo gli occhi bassi.

Provo a dire qualcosa, anche se non so bene cosa, ma lei mi anticipa e con una voce divorata dal dolore, sottile,  ma decisa, dice:

-Voglio che tu te ne vada.-

Cosa?
No!

-Bea, aspetta...-
Provo ad avvicinarmi a lei, ma le sue parole dette con più forza e scandite lentamente, una per una, mettono subito un freno alle mie intenzioni.

-Voglio-che-tu-te-ne-vada. Adesso. -

Scorgo una nuova espressione sul suo viso e resto a fissarla per qualche secondo per poterne decifrare il significato.  Non ci riesco, so solo che non promette niente di buono.  Troppa rabbia, delusione e troppo dolore animano i suoi occhi in questo momento.
L'unica cosa giusta da fare è andare via.
Così, con il cuore stretto in un pugno, e la voglia di rompere tutto ciò che mi si pone davanti, me ne vado.
E mentre lo faccio rivedo i suoi occhi, inondati di lacrime e spenti dai più negativi sentimenti.

Non riesco a pensare ad altro per tutta la notte e per tutto il giorno successivo.
Da una parte vorrei vederla, dall'altra credo che sbollentare un po' la rabbia le farà bene. Credo che abbia sollevato un polverone per niente, in fondo.
Avremmo potuto discuterne e risolvere la cosa tranquillamente invece lei ha reagito in quella maniera esagerata. Capisco che non è stata la migliore giornata del mondo e ammetto che i miei sono strani, ma avrebbe potuto evitare alcune puntualizzazioni.
Lei mi ha cacciato e io per adesso non ci torno.
Anche lei deve riflettere sulle sue azioni, proprio come faccio io.

Mi manca da morire, porca miseria, ma non posso cedere.
Non posso tornare sempre io da lei.
Aspetterò che si faccia viva.

Purtroppo però il tempo sembra aver avviato una battaglia contro di noi. 
Dopo quasi ventiquattro ore non ho ancora avuto sue notizie. E mi sento il cervello in fiamme.
Ho lavorato tutto il giorno ed ho tenuto più che ho potuto la mente occupata, ma ogni maledetto secondo che passava mi ricordava che lei era là,  oltre la spiaggia. E che avrei potuto raggiungerla se solo ne avessi avuto la forza.

Forse dovrei andare adesso.

È tardi, ho appena chiuso il lido. In spiaggia non c'è anima viva.
La luce della casa è accesa. Immagino Bea in pigiama nel letto con Sof e mi si stringe il cuore a sapere che sta soffrendo, forse come me, per causa mia.
Faccio qualche passo verso la viuzza che conduce alla porta d'ingresso, ma poi mi fermo.
Non ci riesco.
Perché stavolta è così difficile?
Perché non riesco a chiudere la bocca al mio orgoglio ferito?
Senza avere nessuna risposta, torno a casa.

Il giorno successivo non la incontro nemmeno.
Continuo a guardarmi intorno e a cercare con lo sguardo la biondina che amo tanto. La mia ragazza.
E mentre penso questo, un cupo dubbio mi investe: è se non fosse più la mia ragazza? Se stavolta volesse chiudere definitivamente ?
No può essere, non per una stupidaggine del genere. È una litigata come tutte le altre. Abbiamo risolto problemi più gravi.

Eppure dentro ho un angoscia tremenda.

Il mio telefono squilla ed io, assorto dai miei mille pensieri, rispondo senza dare troppa importanza al numero che lampeggia sul display.
-Pronto Tony! Ciao! Sono Giulio, dell'assistenza Infotel. -
-Ah, ciao Giulio! -
-Volevo comunicarti che l'I-phon della tua amica è pronto. Puoi passare in laboratorio a prenderlo anche in giornata.-
-Davvero? Ottimo! È tutto a posto?-
-Sì.  Certo è come nuovo. Avrei chiamato prima ma in questo mese  tra le ferie delle officine e il ponte di ferragosto mi è stato impossibile.-
-Non importa Giulio, l'importante che è pronto.  Passerò presto a ritirarlo allora.-
-Quando vuoi. Ci sentiamo.-
Riattacco e quando alzo lo sguardo vedo Sofia
Faccio un cenno con la mano e mi viene incontro.
Ha l'espressione accigliata e preoccupata.
-Ciao Tony. Possiamo parlare?-
-Ciao Sof. Certo. Come...come sta lei?-
-È di questo che voglio parlarti. Sta male. Non vuole uscire ed  è silenziosa. Ho provato a farla parlare, ma non ha voluto dirmi niente. Immagino che abbiate litigato, ma ti prego Tony. Non l ho mai vista così.-
-Sì.  Abbiamo litigato. Speravo che avremmo risolto ma...-
-Nessuno dei due vuole fare il primo passo! Ho capito.  Be' Tony, te lo chiedo per favore, so che non dovrei intromettermi,  ma se lei non cede fallo tu! Non dico che devi darle ragione, anche perché non so come stanno le cose. Ma parlate! Ti prego. Stasera esco con Salvo. Quindi..non volevo lasciarla sola, ma lei ha insistito che sta bene e mi ha fato capire che spera che tu vada a trovarla. -
-Davvero?-

Merda, mi sento cretino.

Sof sorride tutta soddisfatta.
-Sì,  l'ho percepito dalla sua voce. Quindi se ti va, se pensi che ancora tra voi ci sia qualcosa di forte, come penso io, vai da lei.-
-Grazie Sofia.-

Sì. 
Andrò da lei e sistemeremo tutto. Tra non molti giorni partirà e non posso permettere che la situazione resti così.

Devo vederla. Devo baciarla, devo sapere che tra noi non è cambiato nulla. Al diavolo l'orgoglio e al diavolo la mia famiglia. È vero, ha ragione; ho una famiglia di stronzi,  non capisco perché li ho difesi in quel modo.

Si. Le dirò porterò pure l'I-phon e sarà felice.
Finalmente tutto sarà al proprio posto e superaremo anche questa avversità.
Siamo forti e ci amiamo, andrà tutto bene.

Nel pomeriggio quando finisco di lavorare vado a ritirare il cellulare di Bea, poi vado a casa. Faccio una doccia, mi vesto, sistemo i capelli davanti allo specchio. 

Minchia, oggi non vogliono prendere la forma che dico io.

Porca miseria.

Alla fine dopo vari tentativi, li lascio nel modo migliore possibile. Spruzzo il mio profumo, Ugo Boss, quello che fa impazzire Bea. Me lo ha confessato una sera mentre eravamo a letto e da allora lo metto con più piacere sapendo l'effetto che provoca in lei.
Quando finalmente sono pronto per andare da Bea passo dal fioraio, compro un mazzo di rose rosse e con il cuore in gola mi dirigo da lei.
Suono il campanello dalla porta sulla strada. 
Suono un'altra volta, ma nessuno risponde così, come al solito, faccio il giro della casa e passando dalla spiaggia arrivo al portico e busso sulla porta finestra.

Una luce è accesa, ma si spegne immediatamente.

Che significa?

Possibile non abbia sentito il campanello o forse.... non vuole semplicemente aprirmi?

A quel punto apro la porta ed entro.
Il salotto è al buio, così come la cucina.
Forse sta dormendo.  Eppure la luce non posso averla immaginata.

E...no.

Non l'ho immaginata.

Proprio come temo che non sia frutto dell'immaginezione ciò che vedo.

In pochissimi secondi la mia mente si svuota, insieme a tutto quello che ho dentro.

Sento la vista annebbiarsi e la gola stringersi mentre il mio peggiore incubo e la mia più grande paura diventano realtà:

La donna che amo, sul divano, a cavalcioni su un ragazzo che non sono io; un ragazzo che la stringe a sé,  baciandola con forza.

Cazzo.
Non riesco a respirare.
Non posso crederci.
Deve essere un'allucinazione.

Percepisco salire dentro me i sentimenti più tetri e negativi, mentre i due si accorgono finalmente della mia presenza.

E la scoperta di chi sia lo stronzo che sta per farsi la mia ragazza mi devasta ancora di più:
mio cugino.

Quel bastrado di mio cugino Andrea, che vedendomi scoppia a ridere in modo malefico.

-Bruttissimo pezzo di merda!- Inveisco contro di lui.
Bea balza in piedi, con una faccia dispiaciuta, che non ha alcun effetto su di me.  Abbassa gli occhi, ma non me ne frega più un cazzo.
È stronza tanto quanto lui, anzi di più. 

Senza preavviso mi scaglio contro di lui e afferandolo violentemente per la maglietta lo costringo ad alzarsi dal divano prima di sferrargli un pugno.
-Maledetto, come hai osato venire qui e toccarla? Sei un bastardo!-

Lo colpisco, Bea urla spaventata e lui, nonostante il colpo, sorride spavaldo.
Resta inerte, mentre continuo a stringere la sua maglia.
-Andiamo Tony,  in una famiglia si deve condividere.-
Abbozza una una risata perfida. Vorrei cacciargli tutti i denti in gola e mi sto trattenendo dal farlo con tutte le forze, ma lui con le sue parole mi da il via libera:
-Se vuoi puoi unirti a noi cugino, dopotutto non c'è niente che tu non conosca già.-

Sghignazza.  Di nuovo. 

È un uomo morto.

Lo colpisco con un pugno e poi con un altro.

-Tony! Basta! Fermati!-
Bea mi tira e riesce a fatica a mettersi tra lui e me e con le mani distese gli fa da scudo, impedendomi di terminare ciò che ho cominciato.

Si è messa in mezzo. Si preoccupa pure per lui.

-Togliti dalle palle!-
-No! Togliti tu!- Urla rispondendomi a tono. Poi con una voce piu debole aggiinge: -L'ho chiamato io.-

Ed è quanto basta per disintegrare anche quel pizzico di volontà che stavo conservando per andare avanti, per provare a capire, a giustificare quanto sta accadendo in questa stanza.

È tutto chiaro.
E la consapevolezza di questo brutto colpo che mi è stato sferrato ha un sapore amaro. Disgustosamente amaro.

Mi rendo conto di avere ancora le rose, ormai sgualcite, in mano. Le fisso e lo fa anche lei con gli occhi gonfi di lacrime.

Che cazzo piange?
Stavolta i piagnistei non mi commuovono.

Stavolta.... è la fine.

Mi passo la mano indolenzita fra i capelli e deglutisco a fatica, provando a mandare giù il dolore.

Frugo in tasca e lancio sul divano  il pacchetto contenente il cellulare.

-Tra noi è finita. Stavolta, è finita...per sempre. -
Dico con il fiato spezzato, affannato e la voce tremante mentre il panico mi assale fino al midollo.
Butto a terra, ai suoi piedi, il mazzo di fiori e lei sussulta.

Cazzo.
Sento che potrei perfino piangere da un momento all'altro. 
Devo andarmene.

La guardo per l'ultima volta mentre le tremano le mani e piange come una fontana per il casino che ha combinato, credo.

Ormai è tardi.
Non c'è più posto per la comprensione o per la compassione nel mio cuore.

Sconfitto e ferito come non sono mai stato prima, scatto fuori da  quella casa, alla ricerca di aria che possa farmi riprendere.

Come ha potuto farmi questo? Diceva di amarmi. Che abbia mentito per tutto questo tempo?
Come ha potuto mandare in fumo tutto?

Alla fine lo ha fatto..per rabbia, per sesso, per disperazione, non so per cosa, ma lo ha fatto; mi ha tradito.

Mi ha tradito nel peggiore dei modi.

Barcollando raggiungo la mia auto e sfreccio sulla strada, mentre dubbi e domande continuano a martellare ed annientare la mia mente.

E non ho risposte, ne spiegazioni.

L'unica certezza è il dolore.

Il terribile dolore che mi attanaglia da dentro, ogni volta che respiro e che ripetutamente rivedo quella schifosa scena.

Il dolore provocato dal sapore del tradimento.

Il dolore che sento ogni volta che mi  ripeto e  mi convinco sempre di più,  che, stavolta, è davvero finita.

Spazio Autrice

Come promesso ecco il capitolo 38. È un pochino più lungo,  ma non ho potuto ridimensionarlo. Scusatemi! Nonostante non sia molto felice per i nostri protagonisti, spero vi piaccia!
Commentateeeee ♥♥♥

Vi ricordo che la fine della storia è quasi vicina, che ne pensate?!

Intanto vorrei ringraziarvi per aver superato già da qualche capitolo le 1000 visualizzazioni! Vi adoro ♥

Ps. Vorrei consigliarvi due storie da leggere che a me piacciono in particolar modo:
Detention di @serena_sloan  e
I hate That I love you di @tate_grier

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro