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Cap 33

Bea

Ormai è notte fonda e lui...non è ancora tornato.

Ho aspettato tutto il pomeriggio; all'inizio pensavo sarebbe tornato entro un'ora o poco più, invece sono rimasta ad aspettare e aspettare per ore.
Ho fatto una passeggiata, ho guardato la tv, ho rovistato negli armadietti alla ricerca...di non so cosa.

Adesso sono qui, da sola, sullo stesso letto sul quale fino a stamattina stavo tra le sue braccia. E mi sento maledettamente triste. Sento pure brividi di freddo percorrermi tutto il corpo, il che è strano dato che la temperatura è soffocante.
Mi copro con il lenzuolo e mi immergo di nuovo nei pensieri.

Non sarà mica andato da... lei?

Oddio. No!

Lei sembra sia stata così importante per lui e sembra così fastidiosamente perfetta. Deve essere bella, intelligente, ambizosa e chissa quanto altro.
E poi si sono amati tanto. Insomma, lui voleva sposarla! Qualcosa dentro me mi dice che ancora devo temerla. 

E se per vendicarsi di me fosse andato da lei?

La gelosia mi corrode,  non riesco nemmeno a pensare che...
Un nodo in gola mi soffoca quasi, forse perché sto trattenendo le lacrime.
Mi viene da piangere? Per un ragazzo?
Questa cosa ancora mi sorprende. Sono emozioni così nuove, così inaspettate che non so minimamente come gestirle.
So solo che lo amo e l'idea di perderlo mi provoca uno squarcio di dolore dentro.

Mi rifiuto di perderlo così.

Non possiamo rovinare tutto per... la mia stupidaggine, ecco per cosa. Questa storia tra noi, nata un po' per gioco è diventata vitale, almeno per me è così.

E se avesse avuto un incidente?

Mio Dio.

Ti prego  fa che non sia così.

Mi rigiro nel letto da un lato e poi di nuovo dall'altro.
Quando finalmente, ormai stanca per la giostra di pensieri che non vuole saperne di fermarsi,  sembro cadere in un lieve sonno, un rumore mi sveglia di soprassalto.

Il cuore comincia a martellare in maniera irregolare.

Istintivamente penso subito al peggio,  poi mi concentro sul fatto che deve essere Tony; è tornato.

Sollevo la schiena, mi sento distrutta quindi vado a rilento. Forse sta arrivando  l'influenza, merda.

Il rumore di passi accompagna il suo ingresso in camera da letto, poi lo vedo entrare in bagno.
Accendo la luce della lampada e mi alzo.
Aspetto che ritorni in camera.
Quando apre la porta si ferma qualche istante per guardarmi, poi va dritto di fronte l'armadio e prende un paio di pantaloncini morbidi.

-Pensavo non tornassi più.- Dico piano, restando alle sue spalle.
-Ho fatto tardi. Comunque non volevo...svegliarti. Mi dispiace.-

È ghiaccio.
Ed è terribilmente doloroso.

-Dove sei stato?- Azzardo.
Dopo una lunga pausa si degna di rispondere.
-Sono tornato a casa.-
-Oh.-

A casa? Perché? Sentiva il bisogno di andare così tanto lontano da me?

Sento un peso sul cuore.

-Dovevo passare dal lido, avevo una questione da sbrigare,- spiega subito, mentre si siede sul letto e si toglie le scarpe.
-Poi ho perso tempo, ho incontrato un amico e abbiamo bevuto qualcosa.-

Amico?

Merda.

-Amico?- Ripeto sospettosa.
-Sì.-
-Oppure amica?-

Finalmente si gira verso di me e incrocia i miei occhi. Non dice una parola, mi guarda e lo fa trafiggendomi,  come se volesse arrivare fino in fondo e leggere i miei pensieri o come se volesse semplicemente trasmettermi qualcosa con un semplice sguardo.

-Credi davvero che abbia incontrato una ragazza?-

La sua espressione sgomenta, mi spinge a rettificare, ma sono in preda al panico.

-No..ehm..non volevo dire questo...solo che...- Balbetto come un'idiota divorata dell'imbarazzo.
-E allora cosa volevi dire?-
-Solo che...sei stato via fino ad ora e credevo che...- Mi mancano le parole, sento la tensione concentrata nella gola.
Non voglio piangere, ma sento che sto per crollare.
Non devo piangere, ma ho passato una giornata di merda, lui mi è mancato da morire e adesso questa distanza, questo freddo glaciale che ci separa mi uccide. Non ce la faccio.
Mi sfugge un singhiozzo.
- Mi dispiace. Va bene? Mi dispiace davvero. Non voglio tenerti fuori dalla mia vita e dal mio passato, non voglio innalzare muri tra noi, come hai detto tu. È solo che mi fa male parlare di alcune cose...- Mi trema la voce, ma cerco di restare salda.
-Non sono abituata a relazioni e non so come comportarmi spesso,  ma in questo momento ho una maledetta paura...di perderti.-
-Bea, per favore. Non voglio parlarne adesso.-
Si alza,  forse l'ho infastidito. 

Forse ha perso le speranze. Ha smesso di lottare per me, per noi. Tutto per colpa mia.

-No ascoltami, ti prego! Non gettare la spugna! Non lasciare che le mie paure e i miei problemi interferiscano tra di noi. -
Sbuffa irritato. -Non è  così che funziona.-
-Lo so, ma fino a poco tempo fa non ne sapevo niente e adesso pian piano sto imparando.- 
Provo a fare qualche passo verso di lui per accorciare questa terribile distanza che mi sta dilaniando. Sfioro esitante i suoi bicipiti e poi con un filo di voce riesco a malapena a dire;

-Ti prego Tony.-

Fisso il mio sguardo sul suo, duro e accigliato. È chiaro che sta tenendo una battaglia interiore. Vorrei prendergli il viso tra le mani e baciarlo centimetro per centimetro, ma percepisco questa sua ostilità nei miei confronti che mi annienta.  Spero ancora di intravedere una luce di emozioni positive attraverso la durezza dei suoi occhi, ma è inutile.
Non riesco a sostenere il suo sguardo duro e freddo un secondo di più.  Non lascia il minimo spazio nemmeno alla compassione.

Solo rabbia e delusione.

Abbasso la testa e faccio a scivolare le braccia lungo i fianchi, consapevole del fatto che ormai lui ha deciso e lo ha fatto per entrambi.
Mi giro e mi incammino verso la finestra mentre tento di nascondere e frenare inutilmente le lacrime che continuano a sgorgare senza sosta.
Incrocio le braccia al petto e osservo oltre la tenda bianca,  il paesaggio sereno e tranquillo di quel luogo incantevole che racconta i giorni più belli della mia vita.

Non lo vedo, ma sento che è ancora nella stanza. La sua presenza è pesante e l'aria sa di lui.

Forse non riesce a lasciarmi andare.
Forse devo solo aprire il mio cuore...

Raccolgo tutte le forze che ho dentro, compresi i piccoli granelli sperduti chissà dove e dopo un bel respiro,  asciugo le lacrime con la mano e comincio a parlare.

-Una volta credevo nell'amore. Come tutte le ragazzine sognavo il principe azzurro, l'uomo perfetto e tutte quelle cose.-
Tiro su con il naso e cerco di controllare il tono della voce.
-Avevo quindici anni, quando per la prima volta ho provato qualcosa per un ragazzo. Era bello, forse troppo. Era più grande, dell'ultimo anno. Accidenti mi bastava vederlo per arrossire. Ero timida ai tempi, impacciata, insicura, innocente, romantica e...stupida, insomma un'altra Beatrice.  Lui mi dava ripetizioni di matematica, ed era pure bravo. Era paziente con me. E mi piaceva un sacco. Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondo cenere. Era il tipico bel ragazzo inseguito da tutte le ragazzine della scuola, immagino che anche per te sia stato così, quindi credo tu sappia cosa significhi.-

Spero in una sua risposta o reazione ma resta in silenzio, senza muovere un muscolo, così continuo il mio monologo.

-Io ero sempre più presa da lui. Lui dal canto suo sembrava dolce e spesso mi faceva anche complimenti. Speravo in qualcosa di più,  speravo fosse solo questione di tempo e che prima o poi ci saremmo innamorati, avrei vissuto con lui il mio primo amore. Speravo che avrei condiviso con lui la mia...prima volta. -

Mi si spezza la voce e per qualche secondo di troppo sono costretta a fermarmi.
Tony fa qualche passo, lo sento più vicino e questo mi da la forza necessaria per ricominciare.

-Studiavamo in uno scantinato arredato; un tavolo, un divano ed un cucinino. Una sera mi  trattenni a casa sua fino a tardi per i troppi compiti. Fuori pioveva e pure forte tra l'altro,  quindi  mi aveva pregato di restare,  con la speranza che da un momento all' altro avrebbe smesso. Eravamo soli in casa fino a quando non suonarono il campanello; erano i suoi amici avevano portato da mangiare e da bere.- Sospiro spostando per un attimo la tenda e godendo della luce della luna.
-Sembravano simpatici, scherzavano e mi facevano battute. Io ero piccola e...maledettamente ingenua. Mi offrirono da bere poi squillò il telefono di casa e Lorenzo si allontanò per rispondere. Era sua madre che lo avvertiva che sarebbe rimasta a casa del compagno quella notte. Come dicevo lui salì al piano superiore  per rispondere mentre io rimasi giù con quei ragazzi e... Oh mio Dio.-

Il dolore che credevo d'aver superato, la paura, la rabbia; tutto riemerge in un attimo quando quelle orribili scene  prendono di nuovo vita.

- È accaduto tutto così velocemente, hanno cominciato a fare apprezzamenti pesanti, a toccarmi... io ho reagito fino a quando ho provato a scappare correndo su per le scale ma mi bloccarono la strada prendendomi con la forza. Il più alto mi scagliò sul tavolo mentre gli altri due mi tenevano braccia e gambe.-

Scuoto la testa cercando di scacciare l'ondata di immagini, ricordi, sensazioni  che mi stanno sommergendo soffocandomi.

-I-io non volevo, m-ma loro...Erano in quattro e uno alla volta mi hanno...-

Scoppio in lacrime e mi copro gli occhi per la vergogna di quegli attimi, per il dolore di quei momenti che ancora continuano a vivere e a tormentare ogni mio singolo giorno ed ogni mia singola notte.

Immediatamente le braccia di Tony mi avvolgono in un caldo e confortante abbraccio.  Ed io sento di poter finalmente riprendere a respirare, godendo del suo profumo, del suo calore, della sua protezione.
Affondo il mio viso nel suo petto e libero il mio sfogo,  versando lacrime che in tutto questo tempo ho cercato di trattenere.

-Cristo Santo, Bea. Mi dispiace. Non è possibile. Non credevo che... -

Mi stringe forte ma paradossalmente con la sua stretta la sensazione di soffocamento che sentivo prima sparisce.

-È stato orribile e doloroso.- Riesco a mormorare tra un singhiozzo e l' altro.
-Lo so piccola. Perdonami ti prego, non avevo la più pallida idea....se solo avessi saputo... brutti bastardi pezzi di merda.-
Quando sento di poter controllare il pianto riprendo a parlare mentre lui mi tiene stretta e mi accarezza delicatamente i capelli.
-Quando tornai a casa ero...distrutta. Quei ragazzi mi avevano costretto a fare sesso. E la cosa peggiore era che Lorenzo dopo un minimo di resistenza si fosse unito a loro.-

A quelle parole lo sento aumentare la pressione della sua stretta.

-Si è unito a loro senza troppe storie, capisci? Io speravo mi avrebbe difeso, aiutata, liberata. Invece anche lui come gli altri si è comportato come un animale!-

Un conato di vomito sembra salirmi su per la gola mentre per la rabbia stringo talmente i pugni che sento le unghie affondare nella carne.

- Tutti i miei sogni erano infranti. Una ragazza di quindici anni che subisce qualcosa del genere deve per forza portare delle conseguenze. Loro avevano preso senza chiedere, così da quel momento promisi a me stessa che  mai e poi mai sarebbe accaduto di nuovo qualcosa del genere. Solo io avrei deciso a chi concedere di più e a chi no. Così pian piano ho cominciato a usare il mio corpo per divertire me e gli altri liberamente,  senza costrizioni, senza violenza.  Ho usato il sesso come arma per sentirmi forte, per comandare a mio piacimento la mia vita e spesso anche quella degli altri.  Fino a che sono diventata la Bea che sono adesso. O almeno che ero fino a qualche settimana fa.-
-Bea è...terribile. Quegli stronzi devono marcire all'inferno.-
-Invece sono liberi, felici e realizzati.-
-Che cosa?! Bea ma...ti hanno... stuprato.-
Deglutisce forte e pronuncia quelle parole come se fossero il peggiore dei veleni. 
-Dovrebbero stare in carcere! -
-Quando ho raccontato la cosa non mi hanno creduto.
Lui era figlio di un grosso imprenditore milanese, grande amico di mio padre. E indovina un po'? Mio padre ha creduto a lui e non a me, sua figlia. Lorenzo gli ha detto che ero brilla e che me la sono spassata con tutti loro da consenziente, e mi hanno convinto  a non sporgere denuncia. Ha detto a mia madre che ero solo una ragazzina viziata che aveva bisogno di attenzioni e che  lo facevo inventando balle. La verità è che mio padre è un grosso bastardo che si faceva la donna delle pulizie nel suo studio, mentre mia madre era in cucina ed  io cercavo di scacciare via i miei demoni.-
I suoi occhi sono carichi di compassione. E inalare il suo profumo dolce mi aiuta a proseguire il racconto sapendo di essere tra le sue braccia.
-Ma sei andata in ospedale? Insomma una visita avrebbe di certo confermato la presenza di...violenza.-
-Sì, Sofia è stata l'unica unica cui ho raccontato tutto  subito. Mi ha convinto ad andare in ospedale. Mi ha aiutato a superare questa storia e ad andare avanti. Poi ha parlato con mia madre, e le ha spiegato tutto allora lei ha insistito cercando di convincermi a sporgere denuncia ma orma era troppo tardi. Ormai avevo rinunciato sia alla denuncia che a me stessa.-
-Non è giusto. Eri una ragazzina e ti hanno fatto del male. Cazzo.  Dovevano pagare!-
-Ormai non mi interessava più di niente.  Dentro me non c'era più posto per i sentimenti, negativi o positivi che fossero. Ero morta. Ero arida. Sterile. Dentro ero ghiaccio. Neve gelida aveva indurito e pietrificato la mia anima, lasciando spazio sola all'indiffereanza verso tutto e verso tutti. Da quel momento ho preferito divertirmi e far divertire gli uomini con il mio corpo senza troppi problemi.-
-Ma perché Bea? Non avresti dovuto...avresti dovuto reagire e proteggerti non buttarti in pasto i cani!-
Data la delicatezza del momento si sforza di mantenere un tono di voce normale, ma le sue parole sono avvelenate da un'incontenibile rabbia.
-Perché? Ormai non avevo niente da perdere. Era andato tutto in fumo: sogni, speranze, progetti, sentimenti.  Non credevo più a niente e a nessuno! L'unica cosa che mi restava era il mio corpo, così ho cominciato ad usarlo...-
-E hai sbagliato! Tu non sei un oggetto Bea. Quello che abbiamo ci è stato dato in dono e abbiamo il dovere morale di proteggerlo.-
-Proteggerlo? Ormai ero stata marchiata, dentro e fuori...cosa avrei dovuto fare, eh!? Cosa avrei dovuto proteggere? Mi sentivo svuotata, nuda, sporca.- Riprendo a piangere disperatamente e lui mi stringe ancora di più,  accarezzando i miei capelli.
-Scusami. Volevo solo farti capire che non dovevi arrenderti, non avresti dovuto lasciarti andare. C'è sempre la possibilità di ricominciare, di vedere il sole.-
-Non ce l'ho fatta invece. Ho visto solo buio. Ancora oggi faccio incubi, rivedo i loro volti mentre provano piacere, sento  i loro gemiti,  le loro luride mani...-

Gli sfugge un lamento di dolore suppongo.
Lo guardo di sottechi e noto quell'espressione dolorosa. È chiaro che gli sto facendo del male. Parlare di queste cose lo sta facendo soffrire, ma sento di avere bisogno di lui. Per la prima volta sto aprendo totalmente il mio cuore e la mia anima ad un uomo, permettendogli di accedere a parti della mia vita che ho sempre preferito tenere nell'oblio.
So che sentire queste cose deve fargli del male, ma non riesco a smettere di piangere e di parlare.
Ho bisogno che lui sappia. Che mi veda per quello che sono realmente.

-Spesso mi alzo in piena notte, mi metto sotto la doccia tentando di levare via lo sporco che ho addosso, i sapori, gli odori, tutto quello che ho vissuto quella sera e che troppo spesso rivivo in sogno.-
-Mi dispiace davvero tanto Bea.-
-Non dispiacerti. -
Alzo il viso per incrociare il suo sguardo,  instaurando un contatto diretto coi suoi occhi verdi.

-Tu hai un animo così nobile. Sei l'unico uomo che mi ha dimostrato di avere un cuore, di avere dei principi,  dei valori. 
Mi hai fatto capire che non si è per forza costretti a seguire gli istinti,  ma che esiste altro nella vita. Esiste sempre la possibilità di scegliere.
E tu sei la mia scelta Tony.
Ed io, quando sono con te sono la Bea che voglio scegliere di essere da questo momento in poi.-

-Non permetterò che ti accada nulla. Mai più Bea.- Promette accarezzandomi la testa.

-In tutti questi anni ho dato il libero accesso al mio corpo, promettendomi che a nessuno mai avrei concesso tutta me stessa, la parte interiore e più intima di me. Solo piacere fisico, niente sentimenti. Solo sesso.
Poi sono arrivata in questa terra sconosciuta e tu sei entrato dentro me, piano piano hai fatto in modo che ti permettessi di arrivare in  profondità, di poter toccare la mia parte nascosta, arrivando dritto al mio cuore come nessuno aveva mai saputo fare prima.
Hai visto altro in me e hai scavato dentro, sei andato in fondo. Hai fatto in modo che mi fidassi, che mi innamorassi e  mi concedessi a te anima e corpo; che mi concedessi a te non per sesso, come accadeva in passato, ma per amore.-

Gli occhi mi si riempiono di lacrime, ma stavolta a spingerle e a farle sgorgare è la gioia.
Lui sorride, incorniciando il mio viso tra le sue mani, mentre con i pollici asciuga le indomabili lacrime.
- Mi hai fatto scoprire la bellezza e la purezza del vero amore. E adesso che sei nella mia vita, ti prego...resta con me Tony. Non lasciarmi.-
La paura di perderlo e la tensione che ho accumulato per tutto il giorno sembrano eruttare in quel momento, concretizzandosi in singhiozzi e convulsioni nervose.
-Sono qui. E non intendo andare da nessuna parte, non senza di te.-
Mi da un bacio casto, poi mi abbraccia e lo fa così forte che sembra voler arrivare a stringere la mia anima, fino a fondersi con essa per non lasciarmi più.

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